27-7 Ottobre 18, 1929 Bellezza della Creazione. Dio sta, per chi vive nella Divina Volontà, in atto di creare sempre. La creatura che vive nel Voler Divino duplica il suo amore verso Dio. Le due braccia: Immutabilità e fermezza.
(1) Mi sentiva nell’immensità della luce del Fiat Divino, ed in questa luce si vedeva schierata tutta la Creazione come parto di Esso, che volendosi dilettare delle sue opere pareva come se stesse in atto di crearle e di farle sempre col conservarle; ed il mio amabile Gesù, uscendo da dentro il mio interno in atto di guardare la Creazione per glorificarsi per mezzo delle sue opere, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, com’è bella la Creazione, come ci glorifica, come magnifica la potenza del nostro Fiat; essa non è altro che un’atto solo del nostro
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(1) Mi sentiva nell’immensità della luce del Fiat Divino, ed in questa luce si vedeva schierata tutta la Creazione come parto di Esso, che volendosi dilettare delle sue opere pareva come se stesse in atto di crearle e di farle sempre col conservarle; ed il mio amabile Gesù, uscendo da dentro il mio interno in atto di guardare la Creazione per glorificarsi per mezzo delle sue opere, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, com’è bella la Creazione, come ci glorifica, come magnifica la potenza del nostro Fiat; essa non è altro che un’atto solo del nostro Volere Divino, e se si veggono tante cose distinte l’una dall’altra, non sono altro che gli effetti dell’unico suo atto, che mai cessa e che contiene il suo atto operante continuo. E siccome il nostro atto possiede in natura come proprietà tutta sua: luce, immensità, impero e molteplicità d’effetti innumerevoli, quindi non è maraviglia che come il nostro Fiat formò il suo unico atto, uscirono immensità di cielo, sole fulgidissimo, vastità di mare, vento imperante, bellezza di fioritura, specie d’ogni genero, potenza, che come se fosse un soffio leggero, una piccola piuma, tutta la Creazione la mantiene sospesa, senza nessun appoggio, racchiusa solo nella sua forza creatrice. Oh! potenza del mio Fiat, come sei insuperabile ed inarrivabile. Ora, tu devi sapere che solo nell’anima dove regna il mio Voler Divino, stando che Esso regna in tutta la Creazione, ciò che fa l’anima si unisce all’atto unico che fa il mio Volere nella Creazione, per ricevere il deposito di tutto il bene che fu fatto in essa, perché questa gran macchina dell’universo fu fatta per darla alla creatura, ma a quella che avrebbe fatto regnare il nostro Voler Divino; è giusto che non usciamo dal nostro scopo prefissoci, e che la creatura riconosca e riceva il nostro dono. Ma come riceverlo se non sta in casa nostra, cioè nella nostra Divina Volontà? Le mancherebbe la capacità di riceverlo e lo spazio dove contenerlo, perciò solo chi possiede il mio Voler Divino può riceverlo. Esso si diletta col suo unico atto, come se stesse in atto di creare per amore di lei, le fa sentire il suo atto continuo di creare il cielo, il sole e tutto, e le dice: “Vedi quanto ti amo, solo per te continuo a creare tutte le cose, e per avere da te il contraccambio me ne servo degli atti tuoi come materia per distendere il cielo, come materia di luce per formare il sole, e così di tutto il resto; quanti più atti fai nel mio Fiat, tanta più materia mi somministri per formare in te cose più belle”. Perciò il tuo volo nel mio Volere non si arresti mai, ed Io prenderò occasione di sempre operare in te”.
(3) Dopo di ciò continuavo i miei atti nel Voler Divino, e facendo miei tutti i suoi atti fatti nella Creazione e Redenzione, li offerivo alla Divina Maestà, come il più bel dono che potesse darle come contraccambio del mio amore, e dicevo tra me: “Oh! come vorrei avere un cielo, un sole, un mare, una terra fiorita, e tutto ciò che esiste, tutto mio, per poter dare al mio Creatore un mio cielo, un sole che fosse mio, un mare e una fioritura, che tutti dicessero: Ti amo, ti amo, ti adoro”. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù stringendomi fra le sue braccia mi ha detto:
(4) “Figlia mia, chi vive nel nostro Volere, tutto è suo, essendo uno il volere suo col nostro, ciò che è nostro è suo, quindi puoi dirci con tutta verità: “Vi do il mio cielo, il mio sole e tutto; l’amore della creatura si eleva nel nostro amore e si mette a la pari con Noi. Nel nostro Fiat Divino la creatura duplica il nostro amore, la nostra luce, la nostra potenza, felicità e bellezza, e ci sentiamo amati non solo col nostro stesso amore duplicato, ma con amore potente, con amore che ci rapisce, con amore che ci felicita, e Noi, vedendoci amati con amore duplicato da parte della creatura che vive nel nostro Volere, ci sentiamo per amor suo d’amare tutte le creature con amore duplicato. Perché la creatura nel nostro Fiat, il suo atto perde la vita ed acquista il nostro atto come suo, il nostro atto possiede la sorgente della luce, della potenza, dell’amore, la sorgente della felicità e bellezza, e l’anima può duplicare, triplicare, moltiplicare quanto vuole le nostre sorgenti, e Noi, siccome sta nel nostro Volere, la facciamo fare, le diamo tutta la libertà, perché ciò che fa resta tutto in casa nostra, niente esce dai nostri confini divini ed interminabili, perciò non c’è nessun pericolo che la sorgente dei nostri beni possa ricevere nocumento alcuno. Quindi se tu starai sempre nel nostro Voler Divino, ciò ch’è nostro è tuo, e puoi darci come tuo ciò che vuoi”.
(5) Onde mi sentivo afflitta per tante cose che non è necessario dirle sulla carta, ed il mio adorabile Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, coraggio, non voglio che ti affligga; voglio vedere nell’anima tua la pace e la gioia della patria celeste, voglio che la tua stessa natura dia di profumo di Volontà Divina, ch’è tutta pace e felicità. Essa si sentirebbe in te a disagio e come compressa nella sua luce e felicità se non c’è in te pace e felicità perenne. E poi, non sai tu che chi vive nel mio Fiat Divino si forma due braccia? Uno è l’immutabilità, l’altro braccio è la fermezza d’operare continuamente. Con queste due braccia tiene avvinto Iddio, in modo che non si può svincolare dalla creatura, non solo, ma gode che lo tiene avvinto a sé. Quindi non hai ragione, qualunque siano le cose d’affliggerti quando hai un Dio ch’è tutto tuo. Perciò il tuo pensiero sia di vivere in quel Fiat che ti diede la vita per formare vita in te, ed Io ci penserò al resto”.
27-8 Ottobre 21, 1929 Paragone tra la venuta del Verbo sulla terra e la Divina Volontà.
(1) Mi sentivo tutta impensierita sul Fiat Divino, mille pensieri si affollavano alla mente di ciò che il mio dolce Gesù mi aveva detto sopra di Esso, specie sul suo regnare, e poi dicevo tra me: “Ma ora regna sulla terra la Divina Volontà? E’ vero che si trova dappertutto, non c’è punto dove non esista, ma tiene il suo scettro, il suo assoluto comando in mezzo alle creature? ” Ma mentre la mia mente si perdeva in tanti pensieri, il mio amabile Gesù uscendo da dentro di me mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la
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(1) Mi sentivo tutta impensierita sul Fiat Divino, mille pensieri si affollavano alla mente di ciò che il mio dolce Gesù mi aveva detto sopra di Esso, specie sul suo regnare, e poi dicevo tra me: “Ma ora regna sulla terra la Divina Volontà? E’ vero che si trova dappertutto, non c’è punto dove non esista, ma tiene il suo scettro, il suo assoluto comando in mezzo alle creature? ” Ma mentre la mia mente si perdeva in tanti pensieri, il mio amabile Gesù uscendo da dentro di me mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Divina Volontà regna. Essa è paragonata a Me, Verbo Eterno, che scendendo dal Cielo, mi chiusi nel seno della mia Madre Celeste; chi ne sapeva nulla? Nessuno, neppure San Giuseppe sapeva, a principio del mio concepimento, che Io già stavo in mezzo a loro, solo la mia inseparabile Mamma era a giorno di tutto. Sicché il gran portento della mia discesa dal Cielo in terra era avvenuta ed in realtà, e mentre con la mia immensità esistevo ovunque, Cieli e terra erano immersi in Me, con la mia personalità ero chiuso nel seno materno dell’Immacolata Regina, nessuno mi conosceva, ero ignorato da tutti. Ed ecco figlia mia, il primo passo di paragone tra Me, Verbo Divino, quando scesi dal Cielo e la mia Divina Volontà che fa il suo primo passo per venire a regnare sulla terra. Come Io rivolsi i miei primi passi verso la Vergine Madre, così Essa rivolse i suoi primi passi in te, e come ti chiese il tuo volere e tu lo cedesti, formò subito il suo atto primo di concepimento nell’anima tua, e come ti manifestava le sue conoscenze dandoti come tanti sorsi divini, formava la sua Vita e dava il principio alla formazione del regno suo. Ma per tanto tempo chi ne conosceva nulla? Nessuno, solo Io e te eravamo a giorno di tutto, e dopo qualche tempo fu a giorno il mio rappresentante di ciò che succedeva in te, colui che ti dirigeva, simbolo del mio rappresentante San Giuseppe che doveva figurarmi da padre presso le creature, che prima che Io uscissi dal seno Materno, ebbe il grande onore e dono di conoscere che Io già stavo in mezzo a loro.
(3) Ai primi passi feci il secondo: Andai a Betlemme a nascere; fui riconosciuto e visitato dai pastori di quel luogo, ma non erano persone influenti, si tennero con loro la bella notizia che Io ero già venuto sulla terra, quindi non si occuparono a farmi conoscere, a divulgarmi dappertutto, ed Io continuai a rimanere il Gesù nascosto ed ignorato da tutti, ma per quanto ignorato Io già stavo in mezzo a loro; simbolo ciò della mia Divina Volontà: Spesso spesso hanno venuto da te, e da lontano e da vicino altri miei rappresentanti, i quali hanno ascoltato la bella notizia del regno della mia Divina Volontà, le sue conoscenze e come vuole essere riconosciuta; ma chi, per mancanza d’influenza, e chi di volontà, non si sono occupati a divulgarla ed è restata sconosciuta ed ignorata, ad onta che già esiste in mezzo a loro, ma siccome non conosciuta non regna, regna solo in te, come me ne stavo solo con la mia Mamma Celeste e col mio padre putativo San Giuseppe.
(4) Il terzo passo della mia venuta sulla terra, l’esilio, e questo mi toccò che vennero i santi maghi a visitarmi, i quali fecero un po’ di rumore col cercarmi, questa mia ricerca mise in timore Erode, ed invece d’unirsi insieme per venire a trovarmi, mi voleva tramare la vita per uccidermi, ed Io fui per necessità costretto ad esiliarmi. Simbolo della mia Divina Volontà, spesso spesso sembra che fanno rumore, che la vogliono far conoscere col pubblicarla, macché? Chi è preso da timore, chi teme di compromettersi, chi non si sente di sacrificarsi, ora con un pretesto ed ora con un’altro, tutto finisce in parole, e la mia Divina Volontà resta esiliata da mezzo le creature. E come non mi partì al Cielo, nell’esilio restai in mezzo alle creature, e solo con la mia Divina Madre e con San Giuseppe che mi conoscevano benissimo e formavo il loro paradiso in terra, per gli altri era come se non esistessi, così il mio Fiat, avendo formato in te la sua Vita con tutto il corteggio delle sue conoscenze, se non riceve gli effetti, lo scopo perché si ha fatto conoscere, come si può partire? Perché Noi quando decidiamo di fare un’opera, un bene, non c’è chi ci sposta, quindi, ad onta dell’esilio e del suo nascondimento, come feci Io, che dopo trent’anni di vita nascosta feci la mia Vita pubblica e mi feci conoscere, così il mio Voler Divino non potrà restare sempre nascosto, ma avrà il suo intento di farsi conoscere per regnare in mezzo alle creature. Perciò sii attenta e sappi apprezzare il gran dono della mia Divina Volontà nell’anima tua”.
27-9 Ottobre 24, 1929 Come nella Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere, perché trova la sorgente delle opere divine, e le può ripetere quanto vuole.
(1) Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Divino, seguendo e offrendo tutti gli atti suoi, tanto della Creazione quanto quelli della Redenzione, e giungendo al concepimento del Verbo dicevo tra me: “Come vorrei, nel Voler Divino, far mio il concepimento del Verbo per poter offrire all’Ente Supremo l’amore, la gloria, la soddisfazione, come se un’altra volta il Verbo si concepisse”. Ma mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nella mia Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere, non vi è cosa che la nostra Divinità abbia fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, che il nostro Fiat Divino non ne possieda la sorgente, perché Esso non sperde nulla dei nostri atti, anzi è la depositaria di tutto. E chi possiede il nostro Voler Divino possiede la sorgente del mio concepimento, della mia nascita, delle mie lacrime, dei miei passi, delle mie opere, di tutto, i nostri atti non esauriscono mai, e come fa memoria e vuole offrire il mio concepimento, viene rinnovato il mio concepimento come se di nuovo concepissi; risorgo a nuova nascita; le mie lacrime, le mie pene, i miei passi e opere risorgono a novella vita e ripetono il gran bene che Io feci nella Redenzione. Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la ripetitrice delle opere nostre, perché come della Creazione nulla si è sperduto di ciò che fu creato, così della Redenzione tutto sta in atto di sorgere continuamente, ma chi ci dà la spinta? Chi ci dà l’occasione di muovere le nostre sorgenti per rinnovare le opere nostre? Chi vive nel nostro Volere; in virtù di Esso la creatura fa parte alla nostra forza creatrice, perciò tutto può far risorgere a novella vita; lei, coi suoi atti, con le sue offerte, con le sue suppliche, muove continuamente le nostre sorgenti, le quali, mosse come da un gradito venticello, formano le onde e straripando fuori i nostri atti, si moltiplicano e crescono all’infinito. Le nostre sorgenti sono simbolizzate dal mare: Se il vento non lo agita, se non vengono formate le onde, le acque non straripano fuori, e le città non restano bagnate. Così le nostre sorgenti di tante opere nostre, se il nostro Fiat Divino non le vuol muovere, o chi vive in Esso non si dà pensiero di formare nessun venticello cogli atti suoi, sebbene sono piene fino all’orlo, ma non straripano fuori per moltiplicare i loro beni a pro delle creature.
(3) Oltre di ciò, chi vive nel nostro Fiat Divino, come va formando gli atti suoi, questi atti salgono al principio da donde uscì la creatura, non restano nel basso, ma salgono tanto in alto, per cercare il seno di Colui donde uscì il primo atto della sua esistenza, questi atti si schierano intorno al principio ch’è Dio come atti divini. Dio, nel vedere gli atti della creatura nella sua Divina Volontà, li riconosce come atti suoi e si sente amato e glorificato come Lui vuole, col suo stesso amore e con la sua stessa gloria”.
27-10 Ottobre 27, 1929 Perché non poteva venire il Regno della Divina Volontà prima della venuta di Nostro Signore sulla terra. Innesto di Gesù Cristo ed innesto d’Adamo.
(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione, e andavo seguendo tutti gli atti fatti dal Fiat Divino dall’eden, fino alla discesa del Verbo Divino sulla terra; ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “E perché non venne il regno della Divina Volontà sulla terra prima che scendesse il Figlio di Dio dal Cielo in terra? ” Ed il mio dolce Gesù, prendendo occasione da ciò che io pensavo, anzi mi sembra che quando tiene voglia di parlarmi, mi dà le riflessioni, mi fa venire i dubbi, le difficoltà, il desiderio di saper tante cose sul suo regno;
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(1) Stavo facendo il mio giro nella Creazione, e andavo seguendo tutti gli atti fatti dal Fiat Divino dall’eden, fino alla discesa del Verbo Divino sulla terra; ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “E perché non venne il regno della Divina Volontà sulla terra prima che scendesse il Figlio di Dio dal Cielo in terra? ” Ed il mio dolce Gesù, prendendo occasione da ciò che io pensavo, anzi mi sembra che quando tiene voglia di parlarmi, mi dà le riflessioni, mi fa venire i dubbi, le difficoltà, il desiderio di saper tante cose sul suo regno; invece, quando non vuol parlarmi, la mia mente tace, non so riflettere a nulla e percorro nella sua luce gli atti della Divina Volontà. Onde il mio amabile Gesù uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il regno della mia Divina Volontà non poteva venire sulla terra prima della mia venuta in essa, perché non c’era nessuna umanità che possedeva, per quanto a creatura è possibile, la pienezza del mio Fiat Divino, e non possedendola non c’era nessun diritto, né secondo l’ordine divino, né secondo l’ordine umano. Il Cielo era chiuso, le due volontà, umana e Divina, stavano come in cagnesco; l’uomo si sentiva impossibilitato a chiedere un tanto bene, tanto che neppure ci pensava; Dio per diritto di giustizia impossibilitato a darlo. Dio e la creatura si trovavano prima della mia venuta sulla terra, come la terra ed il sole: La terra che non possiede il seme, che spolverizzandolo forma il germoglio per poter formare la pianta di quel seme; il sole non trovando il germoglio non può comunicare gli effetti che possiede per poter formare con la sua virtù vivificatrice lo sviluppo e la formazione di quella pianta. Sicché terra e sole stanno come estranei tra loro, si può dire, se avessero ragione, si guarderebbero come in cagnesco, ché la terra non può produrre e ricevere quel bene, il sole non lo può dare. Tale si trovava l’umanità senza il germe del mio Fiat, e se non c’è il seme è inutile sperare la pianta. Ora la mia venuta sulla terra, il Verbo Divino si vestì d’umana carne, con questo formò l’innesto all’albero dell’umanità. La mia Umanità si prestò come seme al Verbo Eterno, e la mia Volontà Divina formò l’innesto nuovo con la mia volontà umana, da questo incomincio, essendo Io il capo di tutte le umane generazioni, il diritto d’ambi le parti, umana e divina, loro di poter ricevere il regno della mia Divina Volontà, Dio di poterlo dare. Ora, siccome quando si fa un innesto, non subito assimila la forza dei nuovi umori, ma va a poco a poco assimilando i nuovi umori di quell’innesto; quindi fin da principio dà pochi frutti, ma come si va formando così i frutti crescono, sono più pingui e gustosi, fino a tanto che si forma l’albero intero carico di rami e di frutti. Tale è l’innesto fatto da Me all’albero dell’umanità, sono circa duemil’anni e l’umanità non ha ricevuto tutti gli umori del mio innesto; ma c’è da sperare, perché c’è il seme, l’innesto, onde la creatura lo può chiedere; Dio si trova nella possibilità di darlo, perché c’è la mia Umanità, che possedendo in virtù del Verbo fatto carne la mia Divina Volontà per natura, ha restituito i diritti all’uomo e a Dio. Perciò tutto ciò che Io feci nella Redenzione, non è altro che preparativo, innaffiamento, coltivazione, per dare sviluppo a questo innesto celeste fatto da Me, tra le due volontà, umana e Divina. Dunque come poteva venire il regno della mia Divina Volontà prima della mia venuta sulla terra, se mancava l’innesto, il principio della sua Vita, e l’operato in atto nell’anima, ed il primo suo atto nell’atto della opera umana per stendere il suo regno in ciascun’atto di esse? E’ vero che il mio Fiat Divino con la sua potenza ed immensità stendeva il suo impero ovunque, ma nella volontà umana non si trovava come principio di vita, ma solo per potenza ed immensità, si trovava nelle condizioni che si trovano sole e terra: Il sole investe la terra con la sua luce, dà anche i suoi effetti, ma la terra non diventa sole, ed il sole non diventa terra, perché sole e terra non si fondono insieme, in modo da formare la vita l’uno nell’altra, e perciò sono sempre corpi estranei che non si rassomigliano, e per quanto il sole la illumina, la riscalda, comunica i suoi mirabili effetti, non comunicando la sua vita, né la terra cede i suoi diritti di vita nel sole, la terra sarà sempre terra ed il sole sarà sempre sole. Così si trova e si trovava la mia Divina Volontà, fino a tanto che l’uomo non ceda la sua nella mia, la mia non può gettare il suo principio di vita nella volontà umana, la fusione dell’Una e dell’altra non può avvenire, la creatura sarà sempre creatura senza la somiglianza e la Vita del suo Creatore nel fondo dell’anima sua, che può solo formarla il mio Fiat Divino. Quindi ci sarà sempre dissomiglianza, distanza, ad onta che il mio Voler Divino la illumina e gli comunica i suoi mirabili effetti per sua bontà e liberalità, e per effetto di potenza e d’immensità che per sua natura possiede.
(3) Molto più che Adamo col peccare, col fare la sua umana volontà, non solo formò il tarlo alla radice dell’albero dell’umanità, ma vi aggiunse l’innesto, il quale innesto comunicò tutti gli umori cattivi che nel corso dei secoli doveva produrre nell’albero dell’umanità l’innesto d’Adamo; a principio un’innesto non può produrre né grandi bene né grandi mali, ma solo il principio o del male o del bene, difatti Adamo non fece i tanti mali delle umane generazioni, ma appena l’innesto egli fece, e fu causa di torrenti di mali, molto più che non ebbe subito l’innesto in contrario della mia venuta sulla terra, ma dovettero passare secoli e secoli, quindi gli umori cattivi crescevano ed i mali si moltiplicavano, perciò al regno della mia Volontà non c’era da pensarci. Ma quando Io venni sulla terra, col mio concepimento formai l’innesto contrario all’albero della umanità, ed i mali incominciarono ad arrestarsi, gli umori cattivi a distruggersi, onde c’è tutta la speranza che il regno della mia Divina Volontà può formarsi in mezzo alle umane generazioni. Le tante verità che ti ho manifestato sul mio Fiat Divino sono sorsi di vita, i quali, chi innaffia, chi coltiva, chi aumenta gli umori all’albero dell’umanità da Me innestato. Quindi, se nell’albero della mia Umanità è entrata la Vita del mio Fiat Divino e ha formato l’innesto, c’è tutto da sperare che il mio regno abbia il suo scettro, il suo giusto dominio ed il suo comando in mezzo alle creature. Perciò prega e non dubitarne”.
27-11 Ottobre 30, 1929 Chi vive nel Voler Divino può girare in tutte le opere di Dio, e acquista i diritti divini.
(1) Il dolce incanto del Fiat onnipotente, con la sua luce mi tiene come eclissata in Esso, ed io non so vedere che tutti i suoi atti, per mettervi come suggello il mio ti amo sopra di ciascuno degli atti suoi per chiedergli il regno della sua Divina Volontà in mezzo alle creature. Ora, innanzi alla mia mente vedevo una gran ruota di luce che riempiva tutta la terra, e mentre il centro della ruota era tutta una luce, al d’intorno di essa sporgevano tanti raggi per quanti atti aveva fatto il Fiat Divino, ed io passavo da un raggio all’altro per mettervi il suggello del mio ti amo, per restarlo in ogni raggio a chiedergli continuamente il regno della sua Divina Volontà. Ora mentre ciò facevo, il mio sempre amabile Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi vive nel mio Divin Volere e forma i suoi atti in Esso, questi atti rimangono come lavoro della creatura che impegnano Dio per cedergli i diritti d’un regno sì santo, quindi i diritti di farlo conoscere e farlo regnare sulla terra. Perché l’anima che vive nel mio Fiat riacquista tutti gli atti di Esso fatti per amore delle creature. Dio la rende conquistatrice non solo del suo Volere, ma di tutta la Creazione, non vi è atto di Esso in cui la creatura non vi metta il suo atto, fosse pure un ti amo, un ti adoro, eccetera. Onde avendo messo del suo, tutto resta impegnato, ed il mio Fiat si sente felice che finalmente ha trovato la fortunata creatura che può dare ciò che Lui voleva dare con tanto amore fin dal principio della creazione di tutto l’universo. Perciò la creatura col vivere nel mio Voler Divino entra nell’ordine divino, si rende proprietaria delle opere sue, e con diritto può dare e chiedere per gli altri ciò ch’è suo, e siccome vive in Esso i suoi diritti sono divini, e con diritto divino chiede, non umano, ogni suo atto è una chiamata che fa al suo Creatore e col suo stesso impero divino gli dice: “Dammi il regno della tua Divina Volontà, affinché possa darlo alle creature, perché regni in mezzo ad esse, e tutte ti amino con amore divino, e tutte riordinate in te”. Ora tu devi sapere che ogni volta che giri nella mia Volontà per mettervi del tuo, è un diritto divino che più acquisti per chiedere un regno sì santo. Ecco perciò mentre giri in Essa ti si fanno avanti tutte le opere della Creazione, e tutte quelle della Redenzione si schierano intorno a te, aspettandoti per ricevere ciascuna l’atto tuo, per darti il ricambio dell’atto delle opere nostre, e tu le vai rintracciando una per una, per riconoscerli, abbracciarli, per mettervi il tuo piccolo ti amo, il tuo bacio d’amore per farne acquisto. Nel nostro Fiat non c’è tuo e mio tra Creatore e creatura, ma tutto è comunanza, e perciò con diritto può chiedere ciò che vuole. Oh! come mi sentirei afflitto e dolente se in tante pene e atti miei fatti stando sulla terra, la piccola figlia del mio Voler Divino neppure li riconoscesse, né cerca di corteggiare col suo amore e coll’atto suo il mio; come potrei darti il diritto se non li riconoscessi? Molto meno potresti farli tuoi. Il riconoscere le opere nostre è non solo diritto che cediamo, ma possesso. Perciò se vuoi che la mia Divina Volontà vi regni, gira sempre nel nostro Fiat, riconosci tutte le opere nostre, dalla più piccola alla più grande, mettici il tuo piccolo atto a ciascuna di esse, e tutto ti sarà accordato”.
27-12 Novembre 6, 1929 Gesù centro della Creazione. La parola sbocco dell’anima, valore di essa. Chi è la portatrice delle opere di Dio.
(1) Il mio abbandono nel Fiat continua e mi sembra che tutta la Creazione e le tante opere che racchiude sono le mie care sorelle, ma vincolate tanto con me che siamo inseparabili, perché una è la Volontà che ci anima, e tutto ciò che fece il mio dolce Gesù stando in terra formano la mia vita, sicché mi sento come impastata con Gesù, e con tutti gli atti suoi. Onde mi sentivo circondata da tutto, e nel centro di tutte le cose vedevo il mio dolce Gesù taciturno, che sebbene in mezzo a tante opere, tutto era silenzio
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(1) Il mio abbandono nel Fiat continua e mi sembra che tutta la Creazione e le tante opere che racchiude sono le mie care sorelle, ma vincolate tanto con me che siamo inseparabili, perché una è la Volontà che ci anima, e tutto ciò che fece il mio dolce Gesù stando in terra formano la mia vita, sicché mi sento come impastata con Gesù, e con tutti gli atti suoi. Onde mi sentivo circondata da tutto, e nel centro di tutte le cose vedevo il mio dolce Gesù taciturno, che sebbene in mezzo a tante opere, tutto era silenzio e non aveva a chi dire una parola, le opere più belle erano mute per Lui. Quindi tirandomi a Sé mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io sono il centro di tutta la Creazione, ma centro isolato, tutto mi sta intorno, tutto da Me dipende, ma siccome le cose create non hanno ragione non mi fanno compagnia, mi danno gloria, mi onorano, ma non mi spezzano la solitudine; il cielo non parla, il sole è muto, il mare tumultua con le sue onde, tacitamente mormora, ma non parla. E’ la parola che spezza la solitudine, due esseri che si scambiano in parole i loro pensieri, gli affetti, e ciò che vogliono fare è la gioia più bella, la festa più pura, la compagnia più dolce; i loro segreti manifestati in parole forma la più cara armonia. E se questi due esseri si combinano nei loro sentimenti, negli affetti e uno vede la volontà sua nell’altro, è la cosa più gradita che può esistere, perché l’uno sente la sua vita nell’altro. Gran dono è la parola, è lo sbocco dell’anima, lo sfogo dell’amore, è la porta di comunicazione, è lo scambio delle gioie e dei dolori; la parola è la corona delle opere. Difatti, chi formò e coronò l’opera della Creazione? La parola del nostro Fiat, come parlava uscivano i portenti delle nostre opere, una più bella dell’altra; la parola formò la corona più bella all’opera della Redenzione, oh! se Io non avessi parlato, il vangelo non esisterebbe e la Chiesa non avrebbe che insegnare ai popoli. Il gran dono della parola ha più valore di tutto il mondo intero.
(3) Ora figlia del mio Voler Divino, vuoi tu sapere chi spezza la mia solitudine in mezzo a tante mie opere? Chi vive nella mia Divina Volontà, lei viene in mezzo a questo centro, e mi parla, mi parla delle mie opere, mi dice che mi ama per ciascuna cosa creata, mi apre il suo cuore e mi parla dei suoi intimi segreti, mi parla del mio Fiat Divino e del suo dolore ché non lo vede regnare, ed il mio cuore nel sentirla sente il suo stesso amore e dolore in lei, si sente come ritrattato, e come parla, il mio cuore divino si gonfia d’amore, di gioia, e non potendo contenerlo apro la mia bocca e parlo, e parlo a lungo; apro il mio cuore e svuoto i miei più intimi segreti nel suo, le parlo del mio Voler Divino come scopo unico di tutte le opere nostre, e mentre parlo sento la vera compagnia, ma compagnia parlante, non muta, compagnia che m’intende, che mi felicita e che posso riversarmi in essa. Non sono stati forse sfoghi d’amore, trasfusione di vita l’uno nell’altro che facevamo tutto ciò che ti manifestavo del mio Voler Divino e che mentre ti parlavo serviva a trattenerci e a formare la più dolce e gradita compagnia? Un’anima che vive nella mia Divina Volontà è tutto per Me, mi supplisce al mutismo delle mie opere; essa mi parla per tutto, mi felicita, ed Io non mi sento solo, e avendo a chi dare il gran dono della mia parola non resto più il Gesù muto che non ha a chi dire una parola; e se voglio parlare, se non c’è il mio Fiat non sarò capito, ma il Gesù che parla e che tiene la sua compagnia”.
(4) Onde la mia povera e piccola mente continuava a sperdersi nel Fiat Divino, ed il mio amabile Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, la mia Divina Volontà semplifica la creatura, la svuota tanto di tutto ciò che ad Essa non appartiene, che non resta altro dell’essere umano che un complesso di semplicità, semplice lo sguardo, la parola, i modi, i passi, in lei come dentro d’uno specchio si vede il suggello della semplicità divina; perciò quando il mio Voler Divino regnerà sulla terra, non più esisterà la finzione, la bugia, che si può chiamare principio d’ogni male, mentre la semplicità, come principio d’ogni vero bene, sarà la vera caratteristica che additerà che qui regna la Divina Volontà. Ora, tu devi sapere ch’è tanto il nostro amore per chi si fa dominare dal nostro Fiat Divino, che tutto ciò che vogliamo che faccia la creatura, viene formato prima in Dio stesso e poi passa in essa, e siccome la volontà sua e la nostra è una, lo ritiene come atto suo, e ce lo ripete quante volte lo vogliamo. Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la portatrice delle opere nostre, la copiatrice e la ripetitrice continua. Coll’occhio di luce che possiede datogli da Esso, guarda fissamente nel suo Creatore per vedere che cosa sta facendo per assorbirlo in sé, per dirgli: “Non voglio fare altro, se non ciò che fa la vostra Maestà adorabile”. E Noi ci sentiamo doppiamente felici, non perché non siamo felici senza della creatura, perché in Noi è in natura la felicità, ma perché vediamo la creatura felice, che in virtù del nostro Volere si avvicina alla nostra somiglianza, ama col nostro amore e ci glorifica con le nostre stesse opere. Sentiamo che la potenza creatrice del nostro Fiat ci riproduce e forma la nostra Vita e le opere nostre nella creatura”.
27-13 Novembre 10, 1929 Solo i piccoli entrano a vivere nella Divina Volontà. Esempio del fanciullo. Differenza tra la Creazione del universo e quella dell’uomo.
(1) Il Fiat Divino mi assorbe tutta nella sua luce, e questa luce per darmi il suo primo atto di vita, mi palpita nel cuore e mi fa sentire il palpito della sua luce, il palpito della sua santità, della sua bellezza e potenza creatrice, e la piccola anima mia me la sento come una spugna tutta inzuppata in questi palpiti divini, e non potendo contenerlo per la mia piccolezza, e sentendosi bruciata dai raggi cocenti del Sole del Fiat Divino, spasimante va ripetendo: Fiat! Fiat! abbi pietà della mia piccolezza, mi sento che non posso contenere la
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(1) Il Fiat Divino mi assorbe tutta nella sua luce, e questa luce per darmi il suo primo atto di vita, mi palpita nel cuore e mi fa sentire il palpito della sua luce, il palpito della sua santità, della sua bellezza e potenza creatrice, e la piccola anima mia me la sento come una spugna tutta inzuppata in questi palpiti divini, e non potendo contenerlo per la mia piccolezza, e sentendosi bruciata dai raggi cocenti del Sole del Fiat Divino, spasimante va ripetendo: Fiat! Fiat! abbi pietà della mia piccolezza, mi sento che non posso contenere la tua luce; sono troppo piccina, perciò Tu stesso forma il vuoto, allargami, così posso contenere più luce, affinché non resti soffocata da questa luce, che non mi è data di poterla tutta abbracciare per rinchiuderla nella piccola anima mia. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia, coraggio, è vero che sei troppo piccina, ma tu devi sapere che nel mio Fiat Divino solo i piccoli entrano a vivere nella sua luce, ed ogni atto che fanno questi piccoli nella mia Divina Volontà, soffocano la loro, dandole una dolce morte al volere umano, perché nella mia non c’è né posto né luogo per farlo operare; il volere umano non ha né ragione né diritto, perde il suo valore innanzi ad una Volontà e ragione e diritto Divino. Succede tra Volontà Divina e umana, come potrebbe succedere ad un piccolo fanciullo, che da solo le pare che sa dire e può fare qualche cosa, ma se viene messo vicino ad uno che possiede tutte le scienze ed è perito nelle arti, il povero piccino perde il suo valore, resta muto, e non sa far nulla, e resta affascinato ed incantato del bel dire e del bel operare dello scienziato. Figlia mia, così succede, il piccolo senza del grande si sente ch’è qualche cosa, invece innanzi al grande si sente più piccolo di quello ch’è. Molto più innanzi all’altezza ed immensità della mia Divina Volontà.
(3) Or tu devi sapere che quante volte l’anima opera nella mia Divina Volontà si svuota della sua, e forma tante porte per farvi entrare la mia; succede come ad una casa che potesse possedere il sole dentro, quante più porte ci sono, tanti raggi di più escono da ciascuna porta; oppure come un metallo che fosse bucato, messo dirimpetto al sole, quanti più buchi tiene, ogni piccolo buco si riempie di luce e possiede il raggio di luce. Tale è l’anima, quanti più atti fa nella mia Divina Volontà, tante entrate di più le dà, in modo da renderla tutta irradiata dalla luce del mio Fiat Divino”.
(4) Dopo di ciò stavo seguendo il mio giro nella Creazione, per seguire gli atti del Fiat Supremo fatti in essa, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, c’è gran differenza tra la creazione di tutto l’universo e la creazione dell’uomo; nella prima ci fu il nostro atto creativo e conservativo, e dopo che fu tutto ordinato ed armonizzato, nulla di nuovo vi aggiungemmo di più. Invece nella creazione dell’uomo, non solo vi è stato l’atto creativo e conservativo, ma vi si aggiunse l’atto attivo, e di una attività sempre nuova, e questo perché l’uomo veniva creato a nostra immagine e somiglianza, ed essendo l’Ente Supremo un’atto nuovo continuato, anche l’uomo doveva possedere l’atto nuovo del suo Creatore, che in qualche modo lo rassomigliasse, e perciò dentro e fuori di lui restò il nostro atto attivo di continua novità, ed in virtù di questo nostro atto attivo, l’uomo può essere ed è nuovo nei pensieri, nuovo nelle parole, nuovo nelle opere; quante novità non escono dall’uman genero? E se l’uomo no dà il suo atto nuovo continuato ma ad intervallo, è perché non si fa dominare dalla mia Divina Volontà. Come fu bella la creazione dell’uomo, ci fu il nostro atto creativo, conservativo, attivo, gli infondemmo come vita nell’anima sua la nostra Divina Volontà, e creammo come sangue della sua anima il nostro amore. Ecco perciò l’amiamo tanto, perché lui non solo è opera nostra, come tutto il resto della Creazione, ma vi possiede parte della nostra Vita, in modo reale, sentiamo in lui la vita del nostro amore, e come non amarlo? Chi non ama le cose proprie? E se non le amerebbe andrebbe contro natura. Perciò il nostro amore verso dell’uomo dà dell’incredibile; ma la ragione è chiara, l’amiamo perché è uscito da Noi, è figlio nostro e parto di Noi stessi. E se l’uomo non ci scambia il suo amore col nostro, la sua volontà non ce la cede per ritenere la nostra, è più che barbaro e crudele contro del suo Creatore e contro di sé stesso, perché non riconoscendo il suo Creatore e non amandolo, si forma dentro e fuori di sé un labirinto di miserie, di debolezze e perde la sua vera felicità. E col respingere la nostra Divina Volontà si mette a distanza col suo Creatore, distrugge il principio della sua creazione, consumando il sangue del nostro amore nell’anima sua, per farvi scorrere il veleno della sua volontà umana. Perciò finché la nostra Volontà non sarà riconosciuta e non formi il suo regno in mezzo alle creature, l’uomo sarà sempre un’essere disordinato e senza la somiglianza di Colui che l’ha creato”.
27-14 Novembre 14, 1929 Come i diritti della Creazione sono giusti e santi. Esempio del sole, e come chi vive nella Divina Volontà è il vero sole.
(1) Sono sempre nella mia cara eredità del Fiat Divino, quanto più dentro vi sto, più mi sento d’amarla, quanto più cammino in essa, tanto più si scopre, più si fa conoscere e mi dice: “Vivi sempre nella tua preziosa eredità, che con tanto amore ti è stata data; essa è tua, sarà sempre tua, inseparabile da te, né permetterò mai che la mia piccola figlia non senta il palpito della mia luce, il respiro della mia aria balsamica, la Vita della mia Divina Volontà”. Ma mentre la mia piccola mente si perdeva nel Voler Divino, il mio amabile Gesù uscendo da dentro la stessa luce del Fiat Divino mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come il sole perché possiede la forza dell’unità della sua luce, datagli dal suo Creatore, essa non è soggetta a dividersi, neppure a sperdere una piccola stilla della sua luce; quindi in virtù di questa forza unica di luce che possiede il sole, non c’è cosa che tocca, che investe, che non dà i suoi preziosi effetti. Il sole pare che scherza con la terra, vi dà il suo bacio di luce a ciascuna creatura, a ciascuna pianta, abbraccia tutti col suo calore, pare che soffia e comunica i colori, la dolcezza, i sapori, e mentre tanto largheggia nel dare i suoi effetti, altrettanto è geloso di non cedere a nessuna una sola stilla di luce dalla tanta luce che possiede, e perché ciò? Perché vuole mantenere i diritti della sua creazione e nulla sperdere di ciò che Dio le donò. Oh! se il sole sperdesse la sua luce andrebbe a finire a poco a poco che non sarebbe più sole. I primi diritti del come furono create tutte le cose, compreso l’uomo, sono sacri, sono santi e giusti, e con giustizia tutti si dovrebbero attenere al primo atto come furono create; solo l’uomo non si seppe mantenere il grande onore del come fu creato da Dio, ma le costò troppo caro, e perciò sopra di lui piovvero tutti i mali.
(3) Ora figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà possiede i diritti della sua creazione, e perciò vive più che sole nell’unità del suo Creatore, lei è la riproduttrice degli effetti dell’unità divina; in questa unità raccoglie tutto, abbraccia tutti, riscalda tutti, e col soffio dell’unità divina produce tutti gli effetti che ci sono nel regno della grazia nei cuori delle creature. Ma mentre più che sole scherza al toccare tutto, coi suoi tocchi dà santità, virtù, amore, dolcezza divina, vorrebbe racchiudere tutti nell’unità del suo Creatore; ma mentre vuol dare tutto, gelosa si conserva i diritti della sua creazione, cioè la Volontà del suo Creatore come suo primo atto e principio della sua creazione, e dice a tutti: “Io non posso scendere da dentro il Fiat Divino, né voglio perdere neppure una stilla di Esso, perderei i miei diritti, ciò che non voglio fare, piuttosto salite tutti e una sarà la Volontà di tutti, così faremo vita comune, ma fino a tanto che vi starete nel basso della volontà umana, come sole vi darò gli effetti della Volontà Divina, ma la sua Vita sarà sempre mia, pregando e aspettandovi tutti nella Volontà del nostro Creatore”. Chi vive nella mia Divina Volontà è il vero sole che apparentemente non si vede altro che luce, e non si sente altro che calore, ma dentro di quella luce e calore, quanti beni non ci sono? Quanti effetti? Dentro di quella luce e calore sta racchiusa la vita ed i beni della terra. Così chi vive nel mio Fiat Divino, apparentemente si vede creatura, ma dentro c’è una Volontà Divina che sostiene tutto, Cielo e terra, e che non vuole tenere inoperosa colei che possiede un tanto bene”.
27-15 Novembre 20, 1929 Come la pace è il profumo, l’aria, l’alito di Gesù. Come le opere di Dio sono tutte ordinate. Come fa prima le cose minori e poi le cose maggiori. Esempio della Creazione e Redenzione.
(1) Stavo impensierita su questa benedetta stampa della Divina Volontà, e a qualunque costo avrei voluto impedire altre cose che mi riguardano e tant’altre cose che mi ha detto il mio amato Gesù, di farle stampare; sento un chiodo fitto nell’anima che mi amareggia fino alle midolle delle mie ossa. Onde pensavo tra me: “Il benedetto Gesù poteva parlare prima della sua adorabile Volontà, e dopo di tutto il resto, così mi risparmiava questo dolore che tanto mi trafigge”. Ma mentre sfogavo le mie amarezze, il mio sempre amabile Gesù, tutto bontà mi ha stretto fra le sue braccia
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(1) Stavo impensierita su questa benedetta stampa della Divina Volontà, e a qualunque costo avrei voluto impedire altre cose che mi riguardano e tant’altre cose che mi ha detto il mio amato Gesù, di farle stampare; sento un chiodo fitto nell’anima che mi amareggia fino alle midolle delle mie ossa. Onde pensavo tra me: “Il benedetto Gesù poteva parlare prima della sua adorabile Volontà, e dopo di tutto il resto, così mi risparmiava questo dolore che tanto mi trafigge”. Ma mentre sfogavo le mie amarezze, il mio sempre amabile Gesù, tutto bontà mi ha stretto fra le sue braccia e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, non perdere la pace, essa è il mio profumo, la mia aria, è l’effetto che produce il mio alito. Sicché nell’anima che non c’è la pace, Io non mi sento nella mia reggia, mi trovo a disagio, la stessa mia Divina Volontà che in natura è pace, si trova come il sole quando le nubi si fanno contro alla luce ed impediscono che il sole splenda nella sua pienezza sopra la terra. Si può dire che quando l’anima non è tutta pace, siano qualunque le circostanze, è per lei come una giornata piovosa, ed il Sole della mia Volontà si sente come impedito di comunicarle la sua Vita, il suo calore, la sua luce. Perciò quietati e non mi formare le nubi nell’anima tua, esse mi fanno male, e non posso dire: “Sto in questa creatura con la pace perenne, con le mie gioie e con la mia Luce della mia Patria Celeste”. Ora figlia del mio Volere, tu devi sapere che Io sono ordine e perciò tutte le opere mie sono ordinate; guarda come la Creazione è ordinata: Lo scopo della Creazione era l’uomo, eppure non creai l’uomo primo; se l’avessi fatto non sarei stato ordinato, dove mettere quest’uomo? Dove poggiarlo? Senza sole che lo illuminasse, senza il padiglione del cielo che le facesse da stanza, senza piante che lo alimentassero, tutto era disordine, ed il mio Fiat riordinò e creò tutto, e dopo che formò la più bella abitazione, creò l’uomo. In questo non si vede l’ordine del tuo Gesù? Ora, anche per te doveva tenere l’ordine, e sebbene il nostro primo scopo era il farti conoscere la nostra Volontà Divina, affinché regnasse in te come Re nella sua propria reggia, e dandoti le sue lezioni divine, potessi essere portavoce di farla conoscere agli altri, però era necessario, come nella Creazione, preparare il cielo nell’anima tua, tempestarlo di stelle coi tanti detti delle belle virtù che ti ho manifestato, Io dovevo scendere nel basso della tua volontà umana per svuotarla, purificarla, abbellirla e riordinarla in tutto. Si può dire che erano tante specie di creazioni che facevo in te, dovevo far scomparire l’antica terra disordinata della tua volontà umana per richiamare l’ordine del Fiat Divino nel fondo del tuo interno, che facendo scomparire la terra antica di tutto l’essere tuo, facessero risorgere con la sua forza creatrice, cieli, soli, mari di verità sorprendenti. E tu lo sai come tutto ciò è stato maturato con la croce, con lo segregati da tutto, facendoti vivere in terra come se per te non fosse terra, ma Cielo, tenendoti sempre assorbita, o con Me, o nel Sole del mio Fiat Divino. Quindi tutto ciò che ho fatto in te non è stato altro che ordine che ci voleva per darti il gran dono della mia Volontà Divina, come fu dato al primo uomo nel principio della sua creazione, e perciò ci furono tanti preparativi, perché dovevano servire a quell’uomo che doveva possedere il gran dono della nostra Volontà come sua prediletta eredità, simbolo questo dei grandi preparativi fatti nell’anima tua. Perciò adora le mie disposizioni e ringraziami coll’essermi fedele.
(3) Altro esempio è la mia Redenzione, e come è necessario far le opere secondarie per ottenere l’intento di formare le opere primarie d’uno scopo prefissoci. La mia discesa sulla terra col prendere umana carne, fu proprio questo di rialzare l’umanità e dare i diritti alla mia Volontà Divina di regnare in questa umanità, perché col regnare nella mia, i diritti d’ambi le parti, umani e divini, riacquistavano il vigore. Eppure si può dire che Io non ne feci motto, appena qualche parola, facendo capire che Io era venuto nel mondo solo per fare la Volontà del Padre Celeste, per farne comprendere la sua grande importanza, ed in un’altra circostanza dissi: “E’ mia Madre, mie sorelle, e mi appartengono quelli che fanno la Volontà del Padre mio”. Del resto tacqui e mentre era proprio questo lo scopo di costituire il regno della mia Volontà Divina in mezzo alle creature, perché era giusto che non solo dovevo mettere in salvo le creature, ma dovevo mettere anche in salvo la mia Divina Volontà col ridargli i suoi diritti sopra ogni carne, come l’avevo dato sulla mia, altrimenti ci sarebbe stato un disordine nell’opera della Redenzione; come venire per mettere in salvo le creature, ed i nostri diritti divini, quelli del nostro Fiat, farli andare a sfascio? Ciò non poteva essere. Ma ad onta che il primo scopo era di aggiustare le partite della mia Divina Volontà, mi attenni come medico celeste a dare medicine, rimedi, parlavo di perdono, di distacco, istituivo sacramenti, soffrii pene atroci, fino a morire; si può dire era la nuova creazione che preparavo, perché le creature potessero ricevere la mia Volontà Divina come Re in mezzo al suo popolo per farla regnare. Così ho fatto con te, primo ti ho preparato, ti ho parlato di croci, di virtù, d’amore, per disporti ad ascoltare le lezioni del mio Fiat, affinché conoscendolo lo amassi, e sentendo in te il gran bene della sua Vita, vorresti dare la sua Vita a tutti facendolo conoscere, amare e regnare”.
27-16 Novembre 26, 1929 Ogni atto che si fa nella Divina Volontà è una Vita Divina che si racchiude. Come rapisce Dio.
(1) Mi sentivo molto afflitta per le continue privazioni del mio dolce Gesù, tutto mi sentivo mancare senza di Lui; con Gesù tutto è mio, tutto mi appartiene, mi sembra che sto in casa di Gesù, e Lui dolcemente con una soavità ammirabile mi dice:
(2) “Tutto ciò che è mio è tuo, anzi, non voglio che mi dica: il tuo cielo, il tuo sole, le tante tue cose create, ma devi dirmi: il nostro cielo, il nostro sole, la nostra Creazione, perché nella mia Volontà Divina tu creavi con Me, e continuando la tua vita in Essa ti esibiva insieme con Me a conservarla. Quindi figlia mia, tutto è nostro, tutto è nostro, e se tu non ritieni tutto tuo ciò che è mio, ti metti a debita distanza e fai vedere che non sei una della famiglia celeste, e che non vivi in casa del tuo Padre Divino, e spezzeresti il vincolo famigliare col tuo Gesù”.
(3) Onde, senza di Lui mi sento messa fuori della sua famiglia, fuori della sua casa, ed oh! che cambiamento funesto e doloroso sento nella povera anima mia, mi sento priva di Colui che solo può darmi vita, provo il vero abbandono e che significa essere senza di Gesù. Oh! come mi pesa l’esilio e sento al vivo il bisogno estremo della mia patria celeste. Ma mentre nella mia mente si affollavano tanti pensieri opprimenti che ferivano la piccola e povera anima mia, e la riducevano come si fosse in estrema agonia, la cara mia vita, il mio dolce Gesù, come sole è spuntato, i pensieri opprimenti sono fuggiti, e con un accento dolce mi ha detto:
(4) “Figlia mia, coraggio, non ti abbattere troppo, non sai tu che devi battere la tua via nella mia Divina Volontà, e questa via è lunga, e queste tue oppressioni, questi pensieri che ti si affollano sono fermate che fai, e sebbene non esci da Essa, ma il cammino che dovresti fare in qualche modo viene arrestato, ed il tuo Gesù non lo vuole questo arrestamento, vuole che cammini sempre, senza mai fermarti. Perché tu devi sapere che ogni passo che fai nella mia Divina Volontà, sono Vite Divine che racchiudi, sicché un passo in meno, è una Vita Divina che non viene formata e tu privi il nostro Essere Supremo della gloria, dell’amore, della felicità e compiacimento che ci può dare un’altra stessa Vita nostra, e se sapessi che significa darci la gloria, l’amore, la felicità della nostra stessa Vita! Con la forza del nostro stesso Volere, ché la fortunata creatura ha il gran bene di vivere in Esso, ci sentiamo rapire ed è tale e tanta la sua forza rapitrice, che Noi bilochiamo il nostro Essere Divino e lo racchiudiamo nel passo, nell’atto, nel piccolo amore della creatura, per avere il sommo del nostro compiacimento di ricevere per mezzo di essa la nostra Vita, la nostra gloria e tutti i nostri beni. Perciò quando tu cammini sempre nel nostro Volere, sentiamo il dolce incanto del tuo rapire che ci fai, invece quando non cammini, non sentiamo il dolce incanto del tuo rapire, il dolce calpestio dei tuoi passi e diciamo: “La piccola figlia del nostro Volere non cammina, e perciò non ci sentiamo il suo dolce rapire degli atti suoi”. Ed Io sollecito ti richiamo col dirti: “Figlia, cammina, non fermarti, il nostro Fiat è moto continuo e tu devi seguirlo”.
(5) Onde tu devi sapere che questa è la gran differenza di chi vive nel nostro Divin Volere e di chi è rassegnata, e nelle circostanze fa la nostra Divina Volontà: La prima sono Vite Divine che ci offre per mezzo degli atti suoi, l’altra nell’operare racchiude gli effetti del nostro Volere, e Noi non ci sentiamo la nostra stessa forza rapitrice che ci rapisce negli atti suoi, ma solo gli effetti; non tutto il nostro amore, ma una piccola particella di esso; non la sorgente della nostra felicità, ma la sua ombra appena; e dalla Vita agli effetti c’è tal differenza, come tra la vita e le opere. Chi può dire che l’opera ha tutto il valore che può possedere una vita di creatura? Molto più non si può paragonare la Vita Divina che si forma dalla creatura nella mia Divina Volontà, e le sue opere fuori di Essa”.