MaM
Messaggio del 4 giugno 2004:Cari figli, pregate in questi giorni per la pace. Per la Pace nelle vostre famiglie e per la pace nel mondo

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

2-90 Ottobre 30, 1899 Minaccia di castighi. Non si conforma alla giustizia.

(1) Questa mattina il benigno mio Gesù è venuto tutto afflitto e le prime parole che mi ha detto sono state:

(2)Povera Roma, come sarai distrutta! Nel rimirarti, Io ti compiango!

(3) E lo diceva con tale tenerezza, che faceva compassione; ma non ho capito se siano solo le persone o uniti gli edifici. Io, siccome avevo l’ubbidienza di non conformarmi alla giustizia, ma di pregare, perciò gli ho detto: “Mio diletto Gesù, quando si parla di castighi, non bisogna più contendere, ma di pregare solamente”. E così ho incominciato a pregare, a baciare le sue piaghe ed a fare atti di riparazione. E mentre ciò facevo, Lui di tanto in tanto mi diceva:

(4)Figlia mia, non farmi violenza; facendo così, tu vuoi violentarmi per forza, perciò statti quieta”.

(5) Ed io: “Signore, è l’ubbidienza che così vuole, non sono io che ciò faccio”.

(6) Lui ha soggiunto: “Il fiume dell’iniquità è tanto, che giunge ad impedire la redenzione delle anime, e la sola preghiera e queste mie piaghe impediscono che questo fiume impetuoso non se le assorbisca tutti in sé”.

Deo Gratias.

3-1 Novembre 1, 1899 Purificazione della chiesa. Suo sostegno: “Le anime vittime”.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa, dentro d’una chiesa, ed ivi c’era un sacerdote che celebrava il divino sacrificio, e mentre ciò faceva piangeva amaramente e diceva: “La colonna della mia Chiesa non ha dove poggiarsi!

(2) Nell’atto che ciò diceva ho visto una colonna, che la sua cima toccava il cielo, ed al disotto di questa colonna stavano sacerdoti, vescovi, cardinali e tutte le altre dignità che sostenevano la detta colonna, ma con mia sorpresa ho fatto per guardare ed ho visto che di dette persone, chi era molto debole, chi mezzo marcito, chi infermo, chi pieno di fango; scarsissimo era il numero di quelli che si trovavano in stato di sostenerla, sicché questa povera colonna, tant’erano le scosse che riceveva al disotto, che tentennava senza potere star ferma. Al disopra di detta colonna ci era il Santo Padre, che con catene d’oro e coi raggi che tramandava da tutta la sua persona, faceva quanto più poteva a sostenerla, ad incatenare ed illuminare le persone che dimoravano al disotto, benché qualcuna se ne fuggiva per avere più agio a marcirsi ed infangarsi, non solo, ma di legare ed illuminare tutto il mondo.

(3) Mentre io ciò vedevo, quel sacerdote che celebrava la messa (sto in dubbio se fosse sacerdote oppure Nostro Signore, mi pare che fosse, ma non so dire certo), mi ha chiamato vicino a sé e mi ha detto:

(4)Figlia mia, vedi in che stato lacrimevole si trova la mia Chiesa, quelle stesse persone che dovevano sostenerla, vengono meno, e con le loro opere l’abbattono, la percuotono e giungono a denigrarla. L’unico rimedio è che faccia versare tanto sangue, da formare un bagno per poter lavare quel marcioso fango e sanare le loro piaghe profonde, imperocché sanate, rafforzate, abbellite in quel sangue, possano essere strumenti abili a mantenerla stabile e ferma”. Poi ha soggiunto: “Io ti ho chiamato per dirti: “Vuoi tu essere vittima e così essere come un puntello per sostenere questa colonna in tempi sì incorreggibili?

(5) Io in principio mi sono sentita correre un brivido per timore, ancora non avessi la forza, ma poi subito mi sono offerta ed ho pronunziato il Fiat. In questo mentre, mi sono trovata circondata da tanti santi, angeli ed anime purganti che con flagelli ed altri strumenti mi tormentavano; ed io, sebbene in principio avvertivo un timore, ma poi, quanto più soffrivo, tanto più mi veniva la voglia di patire e gustavo il patire come un dolcissimo nettare. E questo molto più che mi ha toccato un pensiero: “Chi sa che quelle pene potessero essere mezzo come consumare la vita, e così poter spiccare l’ultimo volo verso il mio sommo ed unico Bene? Ma con mio sommo rammarico, dopo aver sofferto acerbe pene, ho visto che quelle pene non mi consumavano la vita. Oh! Dio, che pena, che questa fragile carne mi impedisce di unirmi col mio Bene Eterno!

(6) Dopo ciò, ho visto la sanguinosa strage che si faceva di quelle persone che stavano al disotto della colonna. Che orribile catastrofe! Scarsissimo era il numero che non rimaneva vittima, giungevano a tale ardimento, che tentavano d’uccidere il Santo Padre. Ma poi pareva che quel sangue sparso, quelle sanguinose vittime straziate, erano mezzi come rendere forti quelli che rimanevano, in modo da sostenere la colonna, senza farla più tentennare. Oh! che felici giorni! Dopo ciò spuntavano giorni di trionfi e di pace; la faccia della terra pareva rinnovata, la detta colonna acquistava il suo primiero lustro e splendore. Oh! giorni felici! da lungi io vi saluto, che tanta gloria darete alla mia Chiesa e tanto onore a quel Dio che ne è il Capo!

3-2 Novembre 3, 1899 Trastullo di Gesù con Luisa.

(1) Questa mattina il mio amabile Gesù è venuto e mi ha trasportato fuori di me stessa, dentro d’una chiesa ed è scomparso, ed io sono lasciata sola. Ora, trovandomi alla presenza del Santissimo Sacramento, ho fatto la mia solita adorazione; ma mentre ciò facevo, mi pareva che fossi divenuta tutt’occhi, per vedere se potevo scorgere il dolce Gesù. In questo mentre, l’ho visto sopra dell’altare, da bambino, che mi chiamava con la sua graziosa manina. Chi può dirne il contento? Ho volato da Lui, e senza pensare ad altro, l’ho stretto fra le mie braccia e l’ho baciato, ma nell’atto di fare ciò, ha preso un aspetto serio, e mostrava di non gradire i miei baci ed ha incominciato a respingermi. Io, ciò non curando, seguitavo e gli ho detto: “Carino mio, bello, l’altro giorno volesti Tu sfogarti con me, coi baci e con gli abbracci, ed io ti diedi tutta la libertà; oggi voglio teco sfogarmi anch’io; deh! dammi la libertà”. Ma Lui seguitava a respingermi e vedendo che io non cessavo, mi è scomparso. Chi può dire quanto sono lasciata mortificata ed impensierita nel trovarmi in me stessa? Ma dopo poco è ritornato ed io volendo chiedergli perdono delle mie impertinenze, mi ha perdonato col volersi lui sfogarsi con me, e mentre mi baciava mi ha detto:

(2)Diletta del cuor mio, la mia Divinità abita in te abitualmente, e siccome tu vai inventando nuove cose come farmi deliziare con te, così Io, per renderti la pariglia, uso nuovi modi come farti deliziare con Me”.

(3) Con ciò ho capito che è stato uno scherzo che Gesù voleva fare.

3-3 Novembre 4, 1899 Diversi effetti della presenza di Gesù e quella del demonio.

(1) Siccome questa mattina il benedetto Gesù non ci veniva, il demonio cercava di prendere la sua forma e farsi vedere, ma io non avvertendo i soliti effetti, ho incominciato a dubitare e mi sono segnata con la croce, primo io e poi lui, ed il demonio, vedendosi segnato, tremava; subito l’ho respinto da me senza mirarlo. Dopo poco è venuto il mio caro Gesù, e temendo che fosse un’altra volta lo spirito maligno, cercavo di respingerlo ed invocare l’aiuto di Gesù e della Regina Mamma; ma Lui per assicurarmi che non era il demonio, mi ha detto:

(2)Figlia mia, la tua attenzione per rassicurarti se sono Io o no, dev’essere dagli effetti interni, se si muovono a virtù o a vizi, imperciocché, siccome la mia natura è virtù, non di altro faccio eredi i miei figli, che di virtù. E questo puoi anche comprenderlo sopra alla natura umana, che essendo carne, se avviene che fa qualche piaga, la carne si cambia in marcia e si può dire che non è più carne; così la mia natura, se menomamente potesse ritenere in sé l’ombra del vizio, cesserebbe di essere quel Dio che è, ciò che non può mai succedere”.

3-4 Novembre 6, 1899 Purità d’intenzione.

(1) Questa mattina, essendo venuto l’adorabile Gesù e trasportandomi fuori di me stessa, mi ha fatto vedere strade piene di carne umana. Che carneficina spietata! Fa orrore a pensarlo! Poi mi ha fatto vedere che succedeva una cosa nell’aria e molti ne morivano all’improvviso, e questo lo vidi pure dal mese di Marzo. Io ho incominciato, secondo il solito, a pregarlo che si placasse e che risparmiasse le sue stesse immagini da supplizi sì crudeli, da guerre sì sanguinose, e siccome teneva la corona di spine, gliel’ho tolta per mettermela io, e ciò per placarlo maggiormente; ma con mio sommo rammarico ho visto che le spine rimanevano quasi tutte spezzate nella sua santissima testa, sicché pochissimo rimaneva a me di soffrire. Gesù si mostrava severo, senza quasi darmi retta; mi ha trasportato di nuovo nel letto e siccome io mi trovavo con le braccia in croce, soffrendo i dolori della crocifissione che Lui stesso mi aveva prima partecipato, ha preso le mie braccia e me le ha unite insieme, legandole con una cordicella d’oro. Io, non badando che cosa volesse ciò significare, per spezzare quell’aria severa che teneva gli ho detto: “Dolcissimo amor mio, vi offro questi movimenti del mio corpo che Voi stesso mi avete fatto e tutti gli altri che posso fare io, per il solo fine di piacervi e glorificarvi. Ah! si, vorrei che anche i movimenti delle palpebre, dei miei occhi, delle mie labbra e di tutta me stessa, fossero fatti al solo fine di piacere a Voi solo. Fate, oh buon Gesù, che tutte le mie ossa, i miei nervi, risuonassero fra loro, ed a chiare voci vi attestassero il mio amore”.

(2) E Lui mi ha detto: “Tutto ciò che si fa per il solo fine di piacermi, risplende innanzi a Me d’una maniera tale, da attirare i miei sguardi divini, e mi piacciono tanto, che a quelle azioni, fossero anche un muovere di ciglia, ne do il valore come se fossero fatte da Me. Invece quelle altre azioni, in sé stesse buone ed anche grandi, fatte non per Me solo, sono come quell’oro infangato e pieno di ruggine che non risplende, ed Io non mi benigno neppure di guardarle”.

(3) Ed io: “Ah! Signore, quanto è facile che la polvere imbratti le nostre azioni!”

(4) E Lui: “Alla polvere non bisogna badare, perché si scuote, ma quello a cui bisogna badare, è all’intenzione”.

(5) Ora, mentre ciò si diceva, Gesù si occupava a legarmi le braccia. Io gli ho detto: “Deh! Signore, che fate?”

(6) E Lui: “Faccio questo, ché tu, stando in quella posizione della crocifissione, mi vieni a placare, ed Io, siccome voglio castigare le gente, te le sto legando”.

(7) E detto ciò è scomparso.

3-5 Novembre 10, 1899 L’obbedienza al confessore.

(1) Dopo aver passato parecchi giorni in contrasti con Gesù, che io volevo essere sciolta, e Lui che non voleva, or si faceva vedere che dormiva, or mi imponeva silenzio, finalmente questa mattina, mentre l’ho visto, vedevo il confessore che assolutamente mi comandava che mi facessi sciogliere da Gesù, e questo più di una volta, ma Gesù non dava retta; io però, costretta dall’ubbidienza gli ho detto: “Mio amabile Gesù, quando mai vi siete opposto all’ubbidienza? Non sono io che voglio essere sciolta, è il confessore che vuole che mi facciate soffrire la crocifissione; perciò arrendetevi a questa virtù da Voi prediletta, che inanella tutta la vostra vita, e che formò l’ultimo anello congiungendo tutto in uno, il sacrificio della croce”.

(2) E Gesù: “Tu proprio mi vuoi fare violenza, toccandomi quell’anello che congiunse la Divinità e l’umanità e formò un solo anello, qual è l’ubbidienza”.

(3) E mentre ciò diceva, ha preso l’aspetto di Crocifisso e, quasi forzato dalla potestà sacerdotale, mi ha partecipato i dolori della crocifissione. Sia sempre benedetto il Signore e sia tutto a gloria sua! Cosi pare che sono stata sciolta.

3-6 Novembre 11, 1899 L’obbedienza l’impedisce conformarsi alla giustizia.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata fuori di me stessa e mi pareva che girassi la terra. Oh! come era inondata d’ogni sorta di iniquità, fa orrore a pensarlo! Ora, mentre giravo, sono giunta ad un punto ed ho trovato un sacerdote di santa vita ed a un altro punto, una vergine di vita intemerata e santa. Ci siamo uniti tutti e tre ed abbiamo preso il discorso sui tanti castighi che il Signore sta facendo ed a tanti altri che tiene preparati. Io ho detto loro: “E voi, che fate? Vi siete forse conformati alla divina giustizia?” E quelli:

(2) “Vedendo la stretta necessità di questi tristi tempi, e che l’uomo non si arrenderebbe né se uscisse uno apostolo, né se il Signore inviasse un altro san Vincenzo Ferrer, che con miracoli e segni portentosi lo potesse indurre alla conversione, anzi, vedendo l’uomo giunto a tale ostinazione e ad una specie di pazzia, che la stessa forza dei miracoli li renderebbero più increduli, onde, investiti da questa strettissima necessità, per il bene loro, e per arrestare questo mare marcioso che inonda la faccia della terra, e per gloria del nostro Dio, tanto oltraggiato, ci siamo conformati alla giustizia, solo stiamo pregando ed offerendoci vittime, per fare che questi castighi riescano per la conversione dei popoli”. E tu, che fai? Non ti sei conformata con noi?”

(3) Ed io: “Ah, no! non posso, che l’ubbidienza non vuole, sebbene Gesù vuole che mi uniformassi, ma siccome l’ubbidienza non vuole, deve prevalere a tutto, mi conviene stare sempre in contrasto con Gesù benedetto, cosa che molto mi affligge”.

(4) E quelli: “Quando è l’ubbidienza, sicuro che non bisogna aderire”.

(5) Dopo ciò, trovandomi in me stessa, quando appena ho visto il carissimo Gesù, ed io volevo sapere di quale parte fossero quel sacerdote e quella vergine, Lui mi ha detto che erano del Perù.

3-7 Novembre 12, 1899 Risparmia alcuni castighi.

(1) Questa mattina, l’amabile mio Gesù è venuto e mi ha trasportato fuori di me stessa, e vedevo come se dovesse dal cielo smuoversi una cosa e toccare la terra. Sono restata tanto spaventata che ho gridato, e gli ho detto: “Neh, neh, Signore, che fai? Quanta rovina succederà se ciò succede. Mi dici che mi vuoi bene e mi vuoi far prendere paura, hai visto, no? Non lo fare, no, no, non puoi farlo, che io non voglio”. E Gesù, tutto compassionandomi, mi ha detto:

(2)Figlia mia, non aver timore. E poi, quando mai vuoi tu che faccia niente? Non devo farti vedere niente quando castigo le gente, altrimenti mi leghi dappertutto. Ebbene, fortificherò il tuo cuore di fortezza, e farò spuntare da esso come un tronco, da poter mantenere fermo ciò che tu vedi, e poi verserò in te tante grazie, in modo da potermi nutrire Io ed i miei figli”.

(3) In questo mentre, è uscito da dentro il mio cuore come un tronco ed alla cima come due rami a modo di forche, che sollevandosi in aria, prendeva in mezzo ciò che stava per smuoversi, così restava fermo, solo ad un punto lontano pareva che toccava la terra. Dopo mi sono trovata in me stessa e l’ho pregato che si placasse, e pareva piuttosto che si arrendesse, tanto che mi ha partecipato i dolori della croce. Ed è scomparso.

3-8 Novembre 13, 1899 Gesù soffre nel vedere soffrire le creature. Luisa si offre per consolarlo.

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù pareva irrequieto. Non faceva altro che andare e venire, or si tratteneva con me, or quasi tirato dal suo ardentissimo amore verso le creature andava a vedere ciò che facevano, e tutto si condoleva di ciò che soffrivano, come se Lui stesso e non loro, fosse preso da quelle sofferenze. Parecchie volte ho visto il confessore, che con la sua potestà sacerdotale costringeva Gesù a farmi soffrire le sue pene per poter placarlo, e Lui mentre pareva che non voleva essere placato, dopo si mostrava grato, ringraziava di cuore a chi si occupava a mantenere il suo braccio sdegnato, ed ora mi partecipava una sofferenza ed ora un’altra. Oh! come era tenero e commovente vederlo in questo stato! Faceva spezzare il cuore per compassione. Parecchie volte mi ha detto:

(2)Conformati alla mia Giustizia, che più non posso. Ah! l’uomo è troppo ingrato e quasi mi costringe da tutte le parti a castigarlo; me li strappa lui stesso dalle mani i castighi. Se tu sapessi quanto soffro nel fare uso della mia giustizia, ma è l’uomo stesso che mi fa violenza. Ahi! se non avessi fatto altro che comperare a prezzo di sangue la sua libertà, pure mi doveva essere riconoscente; ma quello, per farmi maggior torto, va inventando nuovi modi come rendere inutile il mio sborso”.

(3) E mentre ciò diceva, piangeva amaramente, ed io per consolarlo, gli ho detto: “Dolce mio Bene, non vi affliggete, veggo che la vostra afflizione è più che vi sentite costretto di castigare le gente. Ah! no, non sarà mai! Se Voi siete tutto per me, io voglio essere tutta per Voi, quindi sopra di me manderete i flagelli, qui c’è la vittima, sempre pronta e a vostra disposizione, potete farmi soffrire ciò che volete, e così resterà la vostra giustizia in qualche modo placata e Voi sollevato nell’afflizione che prendete nel veder soffrire le creature. E’ stata sempre questa la mia intenzione, di non conformarmi alla giustizia, perché soffrendo l’uomo, soffrirete più Voi, che lui stesso”.

(4) Mentre ciò stavo dicendo, è venuta la nostra Mamma Regina ed io mi sono ricordata che, avendo domandato al confessore l’ubbidienza di conformarmi alla giustizia, mi aveva detto che domandassi alla Vergine Santissima se voleva che mi uniformassi. Gliel’ho detto, e Lei mi ha detto: “No, no, ma prega figlia mia, e in questi giorni cerca, per quanto puoi, di tenertelo insieme e di placarlo, che molti castighi stanno preparati”.

3-9 Novembre 17, 1899 La potestà sacerdotale deve concorrere con la vittima.

(1) Continua l’amabile mio Gesù a farsi vedere afflitto. Questa mattina, insieme con Lui è venuta la nostra Regina Mamma, e mi pareva che Lei me lo portasse, affinché l’avessi placato e pregato insieme con Lei, che mi avesse fatto soffrire a me per risparmiare le gente e mi ha detto, che se in queste giorni passati non mi avessi interposto, ed il confessore non avesse fatto uso della potestà sacerdotale a concorrere con le sue intenzioni di farmi soffrire, molte catastrofi sarebbero successe. In questo mentre, ho visto il confessore, ed io subito ho pregato per lui a Gesù ed alla Regina Madre, e Gesù tutto benignità ha detto:

(2) “A misura che si prenderà cura dei miei interessi, col pregarmi ed anche col impegnarsi di rinnovare l’intenzione di farti soffrire, a scopo di risparmiare le gente, così mi prenderò cura di lui e lo risparmierò. Io sarei pronto a fare questo patto con lui”.

(3) Dopo ciò ho fatto per guardare il mio dolce ed unico Bene, ed ho visto che nelle sue mani teneva due fulmini, in una conteneva come allestito un terremoto forte ed una guerra; nell’altra, tante specie di morti all’improvviso e malattie contagiose. Io gli ho incominciato a pregare che sopra di me versasse quei fulmini, e quasi li voleva togliere dalle sue mani, ma Lui per non farmi giungere a questo, ha incominciato ad allontanarsi da me, ed io cercavo di seguirlo e perciò mi sono trovata fuori di me stessa; Gesù mi è scomparso ed io sono rimasta sola.

(4) Ora, trovandomi sola ho girato un poco e mi sono trovata in parte dove in questa stagione fanno la mietitura, pareva che là succedevano fracassi di guerra, ed io volevo andare per aiutare quelle poveri gente, ma i demoni m’impedivano d’andare dove stavano per succedere tali cose e mi battevano acciò non potessi aiutare, ed anche impedire i loro artifizi ed hanno usato tanta forza da farmi retrocedere indietro.