(1) Questa mattina il benigno mio Gesù è venuto tutto afflitto e le prime parole che mi ha detto sono state:
(2) “Povera Roma, come sarai distrutta! Nel rimirarti, Io ti compiango!”
(3) E lo diceva con tale tenerezza, che faceva compassione; ma non ho capito se siano solo le persone o uniti gli edifici. Io, siccome avevo l’ubbidienza di non conformarmi alla giustizia, ma di pregare, perciò gli ho detto: “Mio diletto Gesù, quando si parla di castighi, non bisogna più contendere, ma di pregare solamente”. E così ho incominciato a pregare, a baciare le sue piaghe ed a fare atti di riparazione. E mentre ciò facevo, Lui di tanto in tanto mi diceva:
(4) “Figlia mia, non farmi violenza; facendo così, tu vuoi violentarmi per forza, perciò statti quieta”.
(5) Ed io: “Signore, è l’ubbidienza che così vuole, non sono io che ciò faccio”.
(6) Lui ha soggiunto: “Il fiume dell’iniquità è tanto, che giunge ad impedire la redenzione delle anime, e la sola preghiera e queste mie piaghe impediscono che questo fiume impetuoso non se le assorbisca tutti in sé”.
Deo Gratias.