MaM
Messaggio del 28 marzo 1985:Cari figli, oggi voglio rivolgervi questo invito: PREGATE, PREGATE, PREGATE! Nella preghiera sperimenterete una gioia grandissima e troverete la soluzione per ogni situazione difficile. Grazie per i progressi che fate nella preghiera! Ognuno di voi è caro al mio cuore, e ringrazio tutti quelli che hanno incrementato la preghiera nelle loro famiglie. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1930

28-21 Agosto 12, 1930 Come lo sconforto raddoppia il peso delle pene. In qual modo ci visita Gesù. Come il primo movendo in Dio è l’amore, e la Divina Volontà la Vita.

(1) Sono sotto l’impero del Fiat Divino che solo conosce le mie piaghe profonde che va sempre inasprendo e moltiplicando nella povera anima mia. Ma tutta la mia speranza è che vi regni solo il Voler Divino nelle circostanze purtroppo dolorose della mia esistenza quaggiù, e che vogliono affrettare la mia partita per la patria celeste. Ma mentre mi trovavo sotto l’incubo di pene amarissime, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non ti abbattere, perché l’abbattimento chiama lo sconforto, il quale raddoppia il peso delle pene, tanto che la povera creatura, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

28-22 Agosto 15, 1930 Come la vita della Sovrana Regina fu formata nel Sole Divino.

(1) Stavo pensando alla mia Mamma Celeste nell’atto quando fu assunta in Cielo, e offrivo i miei piccoli atti fatti nel Fiat Divino per darle i miei omaggi, le mie lodi a suo onore e gloria. Ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la gloria, la grandezza, la potenza della mia Mamma Celeste nella patria nostra è insuperabile, e sai perché? La sua vita in terra fu fatta dentro del nostro Sole Divino, non uscì mai da dentro l’abitazione del suo Creatore, non conobbe altro che la nostra sola Volontà, non amò altro che i nostri interessi, non chiese altro che la nostra gloria; si può dire che formò il sole della sua vita nel Sole del suo Creatore. Sicché chi la vuol trovare nel celeste soggiorno, deve venire nel nostro Sole, dove la Sovrana Regina, avendo formato il suo sole, spande i suoi raggi materni a pro di tutti, e sfolgora di tale bellezza che rapisce tutto il Cielo, sentendosi tutti doppiamente felici per avere una Madre sì santa, e una Regina sì gloriosa e potente. La Vergine è la prima figlia, e unica, che possiede il suo Creatore ed è la sola che abbia fatto vita nel Sole dell’Ente Supremo, e che avendo attinto la sua vita da questo Sole eterno, non è meraviglia che vissuta di luce abbia formato il suo sole fulgidissimo che rallegra tutta la corte celeste.

(3) È proprio questo ciò che significa vivere nella mia Divina Volontà: “Vivere di luce e formare la sua vita nel nostro stesso Sole”. Era questo lo scopo della Creazione, tenere le creature create da Noi, i nostri amati figli, nella nostra stessa abitazione, alimentarli coi nostri stessi cibi, vestirli con abiti regali, e farli godere i nostri stessi beni. Che padre e madre terrena pensa di mettere fuori della loro abitazione il parto delle loro viscere, i cari figli loro, e di non dare la loro eredità ai propri figli? Credo nessuno, anzi, quanti sacrifici non fanno per rendere ricchi e felici i propri figli. Se ciò giunge un padre terreno e una madre, molto più il Padre Celeste; voleva e amava che i figli suoi restassero nella sua abitazione per tenerli intorno a Sé, per felicitarsi con essi e tenerli come corona delle sue mani creatrici, ma l’uomo ingrato abbandonò la nostra abitazione, rifiutò i nostri beni e si contentò di andare ramingo vivendo nelle tenebre della sua volontà umana”.

28-23 Agosto 24, 1930 Come la Divina Volontà prende tutte le forme per darsi alla creatura. La creazione dell’uomo, insediamento del centro dell’Amore e del Fiat Divino.

(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, mi sento che la sua Potenza invincibile mi assorbe a Sé, ed in tanti modi che non posso fare a meno di seguire gli atti suoi. Ora, mentre seguivo gli atti della Divina Volontà fatti nella Creazione, il mio amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia è tanto l’amore del mio Fiat Divino verso le creature, che prende tutte le forme per darsi alla creatura: Prende forma di cielo per rimanervi esteso sul suo capo, e col rimanervi perennemente disteso lo abbraccia da tutti i lati, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

28-24 Agosto 29, 1930 Come le cose create sono pregne della Divina Volontà. Le croci formano la via che conduce al Cielo.

(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, una forza invincibile mi trasporta nei suoi atti divini ed io sento e conosco la Divina Volontà operante in tutte le cose create, la quale mi fa il dolce invito a seguirla negli atti suoi per avere la mia compagnia, ma mentre ciò facevo il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutte le cose create sono pregne della mia Divina Volontà, la quale si lasciò in esse, non per Noi che non avevamo bisogno, ma per amore delle creature, dandosi in tanti modi distinti per quante cose creava. Essa, facendo da vera madre voleva assalire le creature con tanto amore per quante cose usciva alla luce del giorno, voleva darsi in ogni istante senza interruzione per darsi a sorsi a sorsi per formare la sua Vita e stendere il suo regno in ciascun’anima, perciò tu vedi che non c’è cosa dove il mio Fiat non vuol darsi, e si può dire che ogni cosa creata forma il suo trono d’amore, dove fa scendere la sua misericordia, le sue grazie, e via per comunicare la sua Vita Divina. Essa sta come alla vedetta per vedere che bene può fare ai figli suoi se le aprono il cuore per ricevere i suoi beni, e per conformarsi ai suoi modi divini. Sicché ogni cosa creata è una chiamata che fa alla creatura per ricevere il dono che vuol farle la mia Divina Volontà, ogni cosa creata è un nuovo amore che vuole imboccarle, e un atto della sua Vita di più che vuol svolgere verso e dentro della creatura. Ma ahimè! quante ingratitudini da parte di esse, la mia Divina Volontà le abbraccia, se le stringe al suo seno con le sue braccia di luce, ed esse sfuggono da dentro la sua luce senza restituirle l’abbraccio, e guardarla chi è che l’ama tanto. Perciò figlia mia, sii tu la sua riparatrice, seguitela in tutte le chiamate che ti fa per mezzo di ciascuna cosa creata, per darle amore per amore e ricevere tutti i sorsi della sua Vita Divina nel fondo dell’anima tua, per darle la libertà di farla regnare”.

(3) Onde seguivo i suoi atti, ed il mio abbandono nel Voler Supremo, ma la mia povera mente era occupata ai tanti incidenti che Nostro Signore aveva disposto e dispone della mia povera esistenza, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, le croci, gli incidenti, le mortificazioni, gli atti, gli abbandoni delle creature, tutto ciò che si può soffrire per amor mio, non sono altro che pietrucce che segnano la via che conduce al Cielo, sicché al punto della morte, la creatura vedrà che tutto ciò che ha sofferto le ha servito per formarsi la strada, che ha segnato con modi incancellabili e con pietre irremovibili la diritta via che mena alla Patria Celeste. E se tutto ciò che la mia Provvidenza ha disposto di soffrire, lo ha sofferto per compiere la mia Divina Volontà, per ricevere non la pena ma un’atto della sua Vita Divina, formerà tanti soli per quanti atti ha fatto e pene ha sofferto, in modo che si vedrà la sua strada a destra ed a sinistra segnata di soli, che prendendola ed investendola con la sua luce la condurranno nelle celesti regioni. Perciò i tanti incidenti della vita sono necessari, perché servono per formarsi la strada e tracciarsi la via del Cielo; se non si formano le strade riesce difficile andare da un paese all’altro, molto più riesce difficile giungere all’eterna gloria”.

28-25 Settembre 20, 1930 Le amarezze, il lento veleno del bene. La Divina Volontà, culla dell’anima. Gesù, amministratore divino della sua Santissima Volontà.

(1) Mi sentivo tutta immersa nel Fiat Divino, la sua luce abbaglia il mio intelletto e mentre me assorbe nella sua luce mi fa seguire i suoi atti che fece nella Creazione. Ma mentre ciò facevo mi sentivo tale un’amarezza e oppressione, che mi facevano stentare nel compiere i miei atti nel Voler Divino. Ed il mio dolce Gesù avendo di me compassione mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come mi fa pena la tua amarezza, me la sento versare nel mio cuore, perciò coraggio; non sai tu che le oppressioni, le amarezze, è il lento veleno del bene, il quale produce tale uno stento da ridurre l’anima in un’estrema agonia, in modo che si sente l’agonia nel cuore, ed il mio Amore agonizza nel suo cuore; sente l’agonia sul labbro, e agonizza la mia preghiera; sente l’agonia nelle mani, nei passi, ed i miei passi e le mie opere si sentono agonizzanti. Molto più nella creatura che vuol tenere per vita la mia Divina Volontà, essendo una la mia con la sua volontà, mi sento versare la sua agonia nella mia Divina Persona. Perciò coraggio, abbandonati nelle mie braccia ed Io farò sorgere dalla mia Divina Volontà altra luce più fulgida, che facendosi forma di culla, ti cullerò in Essa per comunicarti il mio riposo divino, e con la sua luce e col suo calore distruggerà il lento veleno delle tue amarezze, cambiandole in dolcezze ed in fonte di contenti, e riposando nella culla della mia Divina Volontà prenderai un dolce riposo, e nel destarti ti troverai sbandite le amarezze, le oppressioni e ti terrò nelle mie braccia con la tua solita dolcezza e serenità, per far crescere più in te la Vita della mia Divina Volontà”.

(3) Onde seguivo per quanto potevo il mio abbandono nel Fiat Divino, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, le amarezze, le oppressioni e tutto ciò che non riguarda il mio Volere, occupano posto nell’anima tua, e la mia Divina Volontà non si sente libera di poter stendere la sua luce, ne con la sua virtù creatrice e vivificatrice far sorgere la sua Vita in ogni particella e ripostiglio dell’anima tua; si sente accerchiata come di nubi che ad onta che il sole c’è, le nubi frammettendosi tra il sole e la terra impediscono che i raggi solari scendano con la pienezza della luce a dar luce alla terra. Così il Sole della mia Divina Volontà, si sente inceppato dalle nubi delle amarezze e oppressioni di stendere la sua luce nel fondo della creatura, anche nei piccoli ripostigli e poter dire: “Tutto dà di mia Volontà, tutto mi appartiene, tutto è mio”. Ed il tuo Gesù che ha preso l’impegno di formare un’anima tutta di mia Volontà, ne soffro, e resto inceppato nel mio lavorio, perché tu devi sapere che Io sono l’amministratore divino del mio Fiat nella creatura, e quando la veggo disposta a fare in tutto la mia Volontà, in ogni atto che fa Io mi accingo al lavoro di preparazione; supponi che tu voglia fare un’atto d’amore, Io subito mi metto al lavoro, vi metto il mio soffio, depongo una dose del mio Amore, lo abbellisco con la varietà delle bellezze che Esso contiene, e poi, divino amministratore che sono del mio Volere somministro la mia Volontà Divina sopra di quell’atto d’amore, in modo che in quell’atto non si riconosce l’atto della creatura, ma un atto d’amore come se fosse uscito dal centro della mia Divinità. Io sono troppo geloso degli atti che la creatura vuol fare animati dalla mia Volontà Divina, non ammetto sparità dai suoi atti ai miei, e per avere ciò devo mettervi del mio ed il mio lavoro, e questo in tutti gli atti suoi; se vuol fare atti di adorazione, di preghiere, di sacrificio, vi metto il mio lavoro, affinché la sua adorazione fosse l’eco dell’adorazione divina, la sua preghiera fosse l’eco della mia, il suo sacrificio fosse il ripetitore del mio. Insomma devo trovare Me stesso in ciascun’atto della creatura; il tuo Gesù, come padrone, possessore della mia Divina Volontà, non l’amministrerei se non trovassi la Santità, la Purezza, l’Amore della mia Umanità nell’atto della creatura. Perciò voglio trovarla sgombra da qualunque nubi che potesse fare ombra alla mia Divina Volontà. Perciò sii attenta figlia mia, non inceppare il mio lavoro che voglio fare nell’anima tua”.

28-26 Settembre 30, 1930 L’Eden, campo di luce. Differenza tra chi opera nella Divina Volontà e nell’umano volere. Il piccolo terreno della creatura; il seminatore Celeste.

(1) Stavo continuando i miei soliti atti nel Voler Divino, e la mia povera mente si ha fermato nell’Eden, dove Iddio creava l’uomo per dar principio alla vita della creatura. Ed il mio amato Bene Gesù, facendosi vedere tutto tenerezza e bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’Eden campo di luce in cui il nostro Essere Supremo creava l’uomo, si può dire che lui fu creato nella luce del nostro Fiat, il suo primo atto di vita fu luce, che stendendosi dietro ed innanzi a lui, a destra e a sinistra un campo interminabile di luce, doveva percorrere la sua via per formare la sua vita attingendo negli suoi atti tanta luce per quanti atti faceva, per formare una luce tutta sua propria, come proprietà sua in virtù dei suoi atti, sebbene attinta dalla mia Divina Volontà. Ora, la differenza di chi opera in Essa come suo principio e fine, in cui tutti gli atti suoi sono legati al principio della luce dove fu formata la sua vita ed ebbe il suo primo atto di vita, la luce tiene in custodia questa vita, la difende, e nulla di estraneo fa entrare nella sua luce, per formare uno dei portenti che solo sa formare la luce. Invece, chi scende da questa luce entra dentro dell’oscuro carcere della sua volontà, e nel fare i suoi atti attinge tenebre, e attinge tante tenebre per quanti atti forma, per formarsi una proprietà tutta di tenebre, tutta sua propria. Le tenebre non sanno custodire, né difendere colui che vive in esse, e se qualche atto buono fa è sempre tenebroso, perché sono legati da tenebre, e siccome non tengono esse virtù di saper difendere, entrano cose estranee alle stesse tenebre, entrano le molestie delle debolezze, i nemici delle passioni, i ladri agguerriti che precipitano la creatura nel peccato e giungono a precipitarla nelle tenebre eterne dove non c’è speranza di luce. Che differenza tra chi vive nella luce della mia Divina Volontà e tra chi vive come imprigionata nella sua umana volontà”.

(3) Dopo continuavo a seguire l’ordine della Divina Volontà tenuto nella Creazione, e la mia piccola e povera intelligenza si fermò al punto quando Iddio creò la Vergine Immacolata, ed il mio amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(4) “Figlia mia, tutti gli atti buoni e santi dei profeti, patriarchi e del popolo antico, formarono il terreno dove l’Ente Supremo seminò il seme per far germogliare la Vita della Celeste bambina Maria, perché il suo germe fu preso dalla stirpe umana. La Vergine, tenendo in sé la Vita operante della Divina Volontà, ampliò questo terreno coi suoi atti, lo fecondò e divinizzò, fece scorrere in esso, più che pioggia benefica e ristoratrice, la santità delle sue virtù, il calore del suo amore, e dardeggiandolo con la Luce del Sole della Divina Volontà che possedeva come sua propria, preparò il terreno a germogliare il Celeste Salvatore, e la nostra Divinità aprì il Cielo e fece piovere il Giusto, il Santo, il Verbo, dentro di questo germoglio, e così venne formata la mia Vita Divina e umana per formare la Redenzione del genero umano. Vedi dunque, tutte le nostre opere dirette a bene delle creature, vogliamo trovare un poggio, un luogo, un piccolo terreno dove deporre l’opera nostra ed il bene che vogliamo dare alle creature, altrimenti, dove la mettiamo? In aria? Senza che almeno uno lo sappia e che ci attiri coi suoi atti, formando il suo piccolo terreno, e Noi come Celeste seminatore seminare il bene che vogliamo dare? Se ciò non fosse, che d’ambi le parti: Creatore e creatura, se la sentissero insieme, essa preparandosi coi suoi piccoli atti per ricevere, e Dio col dare, sarebbe come se nulla facessimo o volessimo dare alla creatura. Sicché gli atti della creatura preparano il terreno al seminatore Divino. Se non c’è terra non c’è da sperare la semina, nessuno va a seminare se non ha un piccolo terreno, molto più Iddio, seminatore celeste, getta il seme delle sue verità, il frutto delle sue opere se non trova il piccolo terreno della creatura. La Divinità per operare, prima si vuole mettere d’accordo coll’anima, dopo che ci siamo accordati insieme e vediamo che essa lo vuol ricevere quel bene, fino a pregarci e formarci il terreno dove deporlo, allora con tutto amore lo diamo. Altrimenti sarebbe esporre all’inutilità le opere nostre”.

28-27 Ottobre 7, 1930 Come la Redenzione si deve alla fedeltà della Vergine Santissima. La fedeltà, dolce catena che rapisce Iddio. L’Agricoltore Celeste. La necessità del seme per poter diffondere le opere Divine.

(1) Stavo seguendo la Divina Volontà, e la mia povera mente era occupata sulle tante cose dettami dal mio dolce Gesù sul regno del suo Fiat Divino, e mi sembrava nella mia ignoranza: “Oh! com’è difficile la sua attuazione sulla terra, il suo regnare ed il suo trionfo in mezzo alle creature”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la Redenzione la si deve alla fedeltà della Vergine Regina. Oh! se non avessi trovato questa eccelsa creatura che nulla mi negò, né mai si diede indietro a qualunque sacrificio, la sua fermezza nel chiedere la Redenzione senza mai esitare, la sua fedeltà senza mai stancarsi, il suo amore ardente e forte senza mai fermarsi, sempre al suo posto, tutta del suo Creatore, senza mai spostarsi per qualunque cosa o incidente potesse vedere, da parte di Dio e da parte delle creature, formò tali vincoli tra il Cielo e la terra, acquistò tale ascendenza, tale dominio presso il suo Creatore, che si rese degna di far scendere il Verbo Divino sulla terra. Ad una fedeltà non mai interrotta, e alla stessa nostra Volontà Divina che teneva il suo regno nel suo vergine cuore, non ci bastò la forza di rifiutarci. La sua fedeltà fu la dolce catena che mi avvinse e mi rapì dal Cielo in terra. Ecco perciò che ciò che non ottennero in tanti secoli le creature, l’ottennero per mezzo della Sovrana Regina. Ah! sì, fu Lei sola la degna che meritò che il Verbo Divino scendesse dal Cielo in terra e che ricevesse il gran bene della Redenzione, in modo che se vogliono tutti possono ricevere il bene d’essere redenti.

(3) La fermezza, la fedeltà, l’irremovibilità nel bene, e nel chiedere il bene conosciuto, si possono chiamare virtù divine, non umane e perciò sarebbe negare a Noi stessi ciò che la creatura ci chiede. Ora così nel regno della Divina Volontà, vogliamo trovare un’anima fedele dove possiamo operare, che con la dolce catena della sua fedeltà ci leghi dappertutto, e da tutte le parti del nostro Essere Divino, in modo da non poter trovare ragione da non darle ciò che ci chiede, vogliamo trovare la nostra fermezza, poggio necessario per poter chiudere in lei il gran bene che ci chiede; non sarebbe decoroso per le nostre opere divine affidarle ad anime incostanti e non disposte ad affrontare qualunque sacrificio per Noi, il sacrificio della creatura è la difesa delle nostre opere, ed è come metterle in punto sicuro. Onde, quando abbiamo trovato la creatura fedele e l’opera esce da Noi per prendere posto in essa, tutto è fatto, il seme è già gettato ed a poco a poco germoglia e produce altri semi, che diffondendosi, chi vuole può procurare quel seme per farlo germogliare nell’anima sua; non fa così l’agricoltore? Se ha il bene d’avere un solo seme, che può essere la sua fortuna, lo semina nel suo terreno, quel seme germogliando può produrre dieci, venti, trenta semi, e l’agricoltore non più semina un solo, ma tutti quelli che ha raccolto e tanto torna a seminarli da poter riempire tutto il suo terreno, e giunge a poter dare agli altri il seme della sua fortuna. Molto più posso far Io, agricoltore celeste, purché trovi una creatura preparato il terreno dell’anima sua, dove posso gettare il seme delle mie opere; quel seme germoglierà ed a poco a poco farà la sua via, si farà conoscere, amare e desiderare da pochi, e poi da molti, che sia seminato nel fondo delle anime loro il seme celeste della mia Divina Volontà. Perciò figlia mia sii attenta e fedele, fa che questo seme celeste possa seminarlo nell’anima tua, e non trovi nessun intoppo per farlo germogliare, se c’è il seme c’è la speranza certa che germogliando può produrre altri semi, ma se il seme no esiste, tutte le speranze cessano ed è inutile sperare il regno della mia Divina Volontà, come sarebbe stato inutile sperare la Redenzione se la Celeste Regina non mi avesse concepito come frutto delle sue viscere materne, frutto della sua fedeltà, della sua fermezza e sacrificio. Quindi lasciami fare e siimi fedele, ed Io ci penserò a tutto il resto”.

28-28 Ottobre 12, 1930 Il timore è il flagello del povero nulla. Amore che nutre Dio con la creatura fino a metterla a gara con Lui. Come Iddio stabiliva tutti gli atti che dovevano fare tutte le creature.

(1) Sono sempre nella mia cara e santa eredità del Fiat Divino, sento l’estremo bisogno di non uscirne giammai, perché il mio piccolo atomo della mia esistenza sente la sua nullità, e come nulla, non buona a far nulla se il Voler Divino giocandolo non lo riempie del suo tutto, facendolo fare ciò che Esso vuole. Ed oh! come sento il bisogno che il Voler Divino mi tenga nella sua Vita, ed io di starmi sempre in Esso. Ora mi sentivo di non poter vivere senza del Fiat Divino, tutta timore, ed il mio dolce Gesù con una bontà indicibile mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non temere, il timore è il flagello del povero nulla, in modo che il nulla c’è battuto dalle fuste del timore, si sente mancare e perdere la vita. Invece l’amore è lo slancio del nulla nel Tutto, che riempiendolo di Vita Divina, il nulla sente la vera vita che non è soggetta a mancare ma sempre a vivere.

(3) Ora tu devi sapere ch’è tanto l’amore che nutre il nostro Essere Divino verso la creatura, che le diamo del nostro per metterla in condizione da poter far gara col suo Creatore, ecco perciò le diamo la nostra Volontà, il nostro Amore e la nostra stessa Vita, affinché se la faccia tutta sua, per riempire il vuoto del suo nulla, e così poterci dare Volontà per Volontà, Amore per Amore, Vita per Vita, e Noi, ad onta che l’abbiamo dato Noi, l’accettiamo come se fossero suoi, godendo che la creatura potesse farci la gara, essa a darci e Noi a ricevere, per darle di nuovo ciò che ci ha dato, affinché tenesse sempre da darci, menoche la creatura non volesse ricevere, e allora senta il vuoto del suo nulla, senza vera vita, senza una Volontà Divina che la santifica, senza l’amore che la fa portare ad amare il suo Creatore, e allora sopra di questo nulla piombano tutti i mali, fruste di timore, tenebre di terrore, piogge di tutte le miserie, debolezze che si sente mancare la vita. Povero nulla che non è riempito del Tutto”.

(4) Onde seguivo a pregare tutta abbandonata nel dolce impero della Divina Volontà, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, il nostro sommo Volere nel creare l’uomo stabiliva già tutti gli atti che dovevano fare tutte le creature, e si costituiva vita di tutti questi atti. Sicché non vi è atto umano che non tenga il suo posto nella nostra Divina Volontà, e quando la creatura compie ciascun’atto suo, Essa esce in campo d’azione nell’atto umano della creatura, quindi vi entra nell’atto di ciascuna di esse tutta la Potenza e Santità d’una Divina Volontà. Ciascun’atto entrava nell’ordine di tutta la Creazione, prendendo ciascuno il suo posto, quasi come stelle che ciascuna tiene il suo posto sotto l’azzurro del cielo. E siccome tutto fu ordinato e formato dal nostro Fiat Divino nella Creazione, tutto il genero umano con tutti gli atti di essi, quando la creatura fa un’atto viene mosso tutto l’ordine della Creazione, ed il nostro Volere si trova in atto come se allora stesse creando tutta la Creazione, perché in Esso tutto è in atto, e l’atto della creatura entra nel suo atto e prendendo il suo posto stabilito da Dio si rinnovano gli effetti di tutta la Creazione, e l’atto umano entra nella corsa di tutte le cose create e vi tiene il suo posto distinto, ed è sempre in moto nel moto divino, per adorare e amare il suo Creatore. Perciò l’operare della creatura nella nostra Divina Volontà si può chiamare il campo fecondo e divino della nostra stessa Volontà nel piccolo campicello della creatura”.

28-29 Ottobre 18,1930 Valore dei baci e abbracci della Vergine a Gesù bambino, perché possedendo la Divina Volontà, tutti i suoi atti si rendevano infiniti ed immensi per Gesù. Risurrezione degli atti fatti nel Divin Volere. Effetti del ti amo.

(1) Continuo il mio solito stato e soffermandomi nell’atto quando la Sovrana Regina diede alla luce il bambinello Gesù, e stringendolo al suo seno lo baciava e ribacciava e beandosi in Lui gli dava il suo latte dolcissimo. Oh! come sospiravo di dargli anch’io i miei baci affettuosi ed i miei teneri abbracci al mio pargoletto Gesù, e Lui facendosi vedere in atto di riceverli mi ha detto:

(2) “Figlia del mio Volere, tutto il valore degli atti della mia Mamma Celeste, fu perché uscivano dal seno immenso della mia Volontà Divina, cui Lei ne possedeva ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

28-30 Novembre 9, 1930 Differenza tra l’amore creato e l’Amore creante. Dote con cui Dio dotò la creatura. Esempio.

(1) Vivo tra continue privazioni del mio dolce Gesù, ah! senza di Lui non trovo il mio centro dove prendere il volo per riposarmi, non trovo la guida che possa fidarmi, non trovo Colui che con tanto amore facendomi di maestro, mi dava le lezioni più sublimi, le sue parole erano piogge di gioie, d’amore, di grazie sulla povera anima mia. Ed ora tutto è silenzio profondo. . . Vorrei che il cielo, il sole, il mare, la terra tutta, si sciogliessero in lacrime per piangere Colui che più non trovo, e che non so dove rivolse i ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)