(1) Stavo continuando i miei soliti atti nel Voler Divino, e la mia povera mente si ha fermato nell’Eden, dove Iddio creava l’uomo per dar principio alla vita della creatura. Ed il mio amato Bene Gesù, facendosi vedere tutto tenerezza e bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’Eden campo di luce in cui il nostro Essere Supremo creava l’uomo, si può dire che lui fu creato nella luce del nostro Fiat, il suo primo atto di vita fu luce, che stendendosi dietro ed innanzi a lui, a destra e a sinistra un campo interminabile di luce, doveva percorrere la sua via per formare la sua vita attingendo negli suoi atti tanta luce per quanti atti faceva, per formare una luce tutta sua propria, come proprietà sua in virtù dei suoi atti, sebbene attinta dalla mia Divina Volontà. Ora, la differenza di chi opera in Essa come suo principio e fine, in cui tutti gli atti suoi sono legati al principio della luce dove fu formata la sua vita ed ebbe il suo primo atto di vita, la luce tiene in custodia questa vita, la difende, e nulla di estraneo fa entrare nella sua luce, per formare uno dei portenti che solo sa formare la luce. Invece, chi scende da questa luce entra dentro dell’oscuro carcere della sua volontà, e nel fare i suoi atti attinge tenebre, e attinge tante tenebre per quanti atti forma, per formarsi una proprietà tutta di tenebre, tutta sua propria. Le tenebre non sanno custodire, né difendere colui che vive in esse, e se qualche atto buono fa è sempre tenebroso, perché sono legati da tenebre, e siccome non tengono esse virtù di saper difendere, entrano cose estranee alle stesse tenebre, entrano le molestie delle debolezze, i nemici delle passioni, i ladri agguerriti che precipitano la creatura nel peccato e giungono a precipitarla nelle tenebre eterne dove non c’è speranza di luce. Che differenza tra chi vive nella luce della mia Divina Volontà e tra chi vive come imprigionata nella sua umana volontà”.
(3) Dopo continuavo a seguire l’ordine della Divina Volontà tenuto nella Creazione, e la mia piccola e povera intelligenza si fermò al punto quando Iddio creò la Vergine Immacolata, ed il mio amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(4) “Figlia mia, tutti gli atti buoni e santi dei profeti, patriarchi e del popolo antico, formarono il terreno dove l’Ente Supremo seminò il seme per far germogliare la Vita della Celeste bambina Maria, perché il suo germe fu preso dalla stirpe umana. La Vergine, tenendo in sé la Vita operante della Divina Volontà, ampliò questo terreno coi suoi atti, lo fecondò e divinizzò, fece scorrere in esso, più che pioggia benefica e ristoratrice, la santità delle sue virtù, il calore del suo amore, e dardeggiandolo con la Luce del Sole della Divina Volontà che possedeva come sua propria, preparò il terreno a germogliare il Celeste Salvatore, e la nostra Divinità aprì il Cielo e fece piovere il Giusto, il Santo, il Verbo, dentro di questo germoglio, e così venne formata la mia Vita Divina e umana per formare la Redenzione del genero umano. Vedi dunque, tutte le nostre opere dirette a bene delle creature, vogliamo trovare un poggio, un luogo, un piccolo terreno dove deporre l’opera nostra ed il bene che vogliamo dare alle creature, altrimenti, dove la mettiamo? In aria? Senza che almeno uno lo sappia e che ci attiri coi suoi atti, formando il suo piccolo terreno, e Noi come Celeste seminatore seminare il bene che vogliamo dare? Se ciò non fosse, che d’ambi le parti: Creatore e creatura, se la sentissero insieme, essa preparandosi coi suoi piccoli atti per ricevere, e Dio col dare, sarebbe come se nulla facessimo o volessimo dare alla creatura. Sicché gli atti della creatura preparano il terreno al seminatore Divino. Se non c’è terra non c’è da sperare la semina, nessuno va a seminare se non ha un piccolo terreno, molto più Iddio, seminatore celeste, getta il seme delle sue verità, il frutto delle sue opere se non trova il piccolo terreno della creatura. La Divinità per operare, prima si vuole mettere d’accordo coll’anima, dopo che ci siamo accordati insieme e vediamo che essa lo vuol ricevere quel bene, fino a pregarci e formarci il terreno dove deporlo, allora con tutto amore lo diamo. Altrimenti sarebbe esporre all’inutilità le opere nostre”.