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Messaggio del 8 settembre 1981: Non abbiate paura! Desidero che siate colmi di gioia e che la gioia si legga sul vostro volto!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 28-27 Ottobre 7, 1930 Come la Redenzione si deve alla fedeltà della Vergine Santissima. La fedeltà, dolce catena che rapisce Iddio. L’Agricoltore Celeste. La necessità del seme per poter diffondere le opere Divine.

(1) Stavo seguendo la Divina Volontà, e la mia povera mente era occupata sulle tante cose dettami dal mio dolce Gesù sul regno del suo Fiat Divino, e mi sembrava nella mia ignoranza: “Oh! com’è difficile la sua attuazione sulla terra, il suo regnare ed il suo trionfo in mezzo alle creature”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la Redenzione la si deve alla fedeltà della Vergine Regina. Oh! se non avessi trovato questa eccelsa creatura che nulla mi negò, né mai si diede indietro a qualunque sacrificio, la sua fermezza nel chiedere la Redenzione senza mai esitare, la sua fedeltà senza mai stancarsi, il suo amore ardente e forte senza mai fermarsi, sempre al suo posto, tutta del suo Creatore, senza mai spostarsi per qualunque cosa o incidente potesse vedere, da parte di Dio e da parte delle creature, formò tali vincoli tra il Cielo e la terra, acquistò tale ascendenza, tale dominio presso il suo Creatore, che si rese degna di far scendere il Verbo Divino sulla terra. Ad una fedeltà non mai interrotta, e alla stessa nostra Volontà Divina che teneva il suo regno nel suo vergine cuore, non ci bastò la forza di rifiutarci. La sua fedeltà fu la dolce catena che mi avvinse e mi rapì dal Cielo in terra. Ecco perciò che ciò che non ottennero in tanti secoli le creature, l’ottennero per mezzo della Sovrana Regina. Ah! sì, fu Lei sola la degna che meritò che il Verbo Divino scendesse dal Cielo in terra e che ricevesse il gran bene della Redenzione, in modo che se vogliono tutti possono ricevere il bene d’essere redenti.

(3) La fermezza, la fedeltà, l’irremovibilità nel bene, e nel chiedere il bene conosciuto, si possono chiamare virtù divine, non umane e perciò sarebbe negare a Noi stessi ciò che la creatura ci chiede. Ora così nel regno della Divina Volontà, vogliamo trovare un’anima fedele dove possiamo operare, che con la dolce catena della sua fedeltà ci leghi dappertutto, e da tutte le parti del nostro Essere Divino, in modo da non poter trovare ragione da non darle ciò che ci chiede, vogliamo trovare la nostra fermezza, poggio necessario per poter chiudere in lei il gran bene che ci chiede; non sarebbe decoroso per le nostre opere divine affidarle ad anime incostanti e non disposte ad affrontare qualunque sacrificio per Noi, il sacrificio della creatura è la difesa delle nostre opere, ed è come metterle in punto sicuro. Onde, quando abbiamo trovato la creatura fedele e l’opera esce da Noi per prendere posto in essa, tutto è fatto, il seme è già gettato ed a poco a poco germoglia e produce altri semi, che diffondendosi, chi vuole può procurare quel seme per farlo germogliare nell’anima sua; non fa così l’agricoltore? Se ha il bene d’avere un solo seme, che può essere la sua fortuna, lo semina nel suo terreno, quel seme germogliando può produrre dieci, venti, trenta semi, e l’agricoltore non più semina un solo, ma tutti quelli che ha raccolto e tanto torna a seminarli da poter riempire tutto il suo terreno, e giunge a poter dare agli altri il seme della sua fortuna. Molto più posso far Io, agricoltore celeste, purché trovi una creatura preparato il terreno dell’anima sua, dove posso gettare il seme delle mie opere; quel seme germoglierà ed a poco a poco farà la sua via, si farà conoscere, amare e desiderare da pochi, e poi da molti, che sia seminato nel fondo delle anime loro il seme celeste della mia Divina Volontà. Perciò figlia mia sii attenta e fedele, fa che questo seme celeste possa seminarlo nell’anima tua, e non trovi nessun intoppo per farlo germogliare, se c’è il seme c’è la speranza certa che germogliando può produrre altri semi, ma se il seme no esiste, tutte le speranze cessano ed è inutile sperare il regno della mia Divina Volontà, come sarebbe stato inutile sperare la Redenzione se la Celeste Regina non mi avesse concepito come frutto delle sue viscere materne, frutto della sua fedeltà, della sua fermezza e sacrificio. Quindi lasciami fare e siimi fedele, ed Io ci penserò a tutto il resto”.