25-29 Marzo 8, 1929 Come la Creazione è la banda celeste. Come il Fiat possiede la virtù generativa.
(1) Continuo a girare negli atti del Fiat Divino e raccogliendo tutta insieme tutta la Creazione, chiedendo in ciascuna cosa che venga a regnare il Voler Divino sulla terra, le portavo tutte insieme al mio Creatore per dargli la gloria di tutta la Creazione e dirgli: “Maestà adorabile, ascoltate, vi prego, il cielo, le stelle, il sole, il vento, il mare e tutta la Creazione, che vi chiedono che il tuo Fiat venga a regnare sulla terra, fate che una sia la volontà di tutti”. Ma mentre ciò facevo, il mio adorabile Gesù uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutta la Creazione forma la banda celeste, perché ogni cosa creata contiene luce, la potenza della mia parola Fiat, che produce la più bella musica. E siccome ciascuna cosa creata, una non è come l’altra, così il mio Voler Divino, come le creava con la sua parola creatrice, come le faceva distinte una dall’altra, così vi metteva un suono distinto, come tante note da formare il più bel concerto, che nessuna musica terrena la può imitare. La molteplicità dei suoni con le note corrispondenti è tanto, per quante sono le cose create. Sicché il cielo contiene un suono, ogni stella ha il suo suono distinto, il sole ne ha un’altro e così di tutto il resto. Questi suoni non sono altro che la partecipazione dell’armonia che possiede la mia Divina Volontà, perché Essa come pronunzia il suo Fiat, possedendo la virtù generativa, comunicativa e fecondatrice, lascia dovunque si pronunzia le sue belle qualità di luce, di bellezza e d’armonia inarrivabile. Non è forse la sua virtù comunicativa che ha comunicato tanta bellezza, ordine e armonia a tutto l’universo? E che solo col suo soffio alimenta la Creazione tutta, mantenendola fresca e bella come la creò? Oh! se le creature si facessero alimentare dal soffio del mio Fiat onnipotente, tutti i mali non avrebbero più vita in loro, la sua virtù generativa e alimentatrice li comunicherebbe la luce, la bellezza, l’ordine e l’armonia più bella. Che cosa non può fare e dare il mio Fiat? Tutto. Ora figlia mia, come tu raccoglievi tutte le cose create per portarcele come l’omaggio più bello, per chiederci il nostro regno sulla terra, avendo ciascuna cosa in sé, come proprietà propria, le note ed il suono, subito hanno incominciato la loro musica, tanto bella e armoniosa che la nostra Divinità ha teso l’orecchia e ha detto: “La piccola figlia del nostro Fiat ci porta la nostra banda celeste, e nel loro suono ci dicono: “Venga il regno del nostro Voler Divino sulla terra”. Oh! come ci suona gradita, come scende fin nell’intimo del nostro seno divino, e tutto ci muove a compassione per tante creature senza la vita del nostro Fiat. Ah! solo chi vive in Esso può muovere Cielo e terra e salire sulle nostre ginocchia paterne per rapirci un bene sì grande, qual’è il Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra”.
(3) Dopo ciò seguivo ancora la Divina Volontà in tanti molteplici effetti che produce in tutta la Creazione, ed il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, il mio Fiat con un solo suo atto produce tanti effetti, che sostiene tutta la Creazione; l’atto di Esso è la vita che dà per formare ciascuna cosa creata, gli effetti sono gli alimenti che somministra come tanti diversi cibi a ciascuna cosa, per mantenerle belle e fresche come le ha create. Sicché la mia Divina Volontà è la sostenitrice, l’alimentatrice e la vivificatrice di tutta la Creazione. Ora, chi vive nel mio Voler Divino, insieme con Essa, sostiene, alimenta e vivifica tutte le cose create, è l’inseparabile del mio Fiat! La creatura come opera in Esso acquista il soffio, e soffiando insieme col mio Fiat, mantiene sempre in vita ciò che una volta fu fatto, anzi tiene virtù di vivificare e chiamare a vita i tanti atti di mia Volontà a cui la volontà umana ha dato la morte. Perché Essa tiene un’atto continuato da dare alle creature, e quando queste non hanno fatto il mio Volere, questi atti sono morti per loro, e chi vive in Esso tiene virtù di vivificarli e conservarli in vita”.
25-30 Marzo 13, 1929 Come l’amore Divino rigurgitò nella Creazione. Come la Divina Volontà non sa fare cose spezzate. Come ogni privazione di Gesù è un nuovo dolore.
(1) Sento in me una forza, una potenza divina che mi tira continuamente nell’eterno Volere, come se mi volesse in continua compagnia cogli atti suoi, per dare alla sua piccola neonata la vita di questi atti e avere il piacere di sentirseli ripetere o pure di ripeterli insieme con essa. Pare che il Fiat Divino gode tanto, festeggia, quando si vede nelle sue braccia di luce la piccola neonata, o per dirle qualche cosa della lunga storia sua o per farla ripetere insieme ciò che fa. Il Fiat Divino sente tutta la gioia, la felicità, perché uscì fuori la
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(1) Sento in me una forza, una potenza divina che mi tira continuamente nell’eterno Volere, come se mi volesse in continua compagnia cogli atti suoi, per dare alla sua piccola neonata la vita di questi atti e avere il piacere di sentirseli ripetere o pure di ripeterli insieme con essa. Pare che il Fiat Divino gode tanto, festeggia, quando si vede nelle sue braccia di luce la piccola neonata, o per dirle qualche cosa della lunga storia sua o per farla ripetere insieme ciò che fa. Il Fiat Divino sente tutta la gioia, la felicità, perché uscì fuori la Creazione. Onde la sua luce ha trasportato la mia piccola intelligenza nell’eden, nell’atto quando il nostro Creatore creava in una foga d’amore la vita dell’amore in Adamo, per amarlo sempre senza mai cessare, come difatti non cessò mai, per essere riamato da lui con un amore incessante. Volle amarlo con un amore che non dice mai basta, ma voleva essere riamato. Ora, mentre la mia mente si perdeva nell’amore del Creatore e della creatura, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nel primo atto della creazione dell’uomo, il nostro amore rigurgitò tanto forte e alzò tant’alto le sue vampe, che fece sentire le sue voci arcane, tanto forte e penetrante, che si sentirono investiti il cielo, le stelle, il sole, il vento, il mare e tutto, da voci misteriose che gridavano sul capo dell’uomo: “Ti amo, ti amo, ti amo”. Queste voci arcane e potenti chiamavano l’uomo, e lui scosso come da un dolce sonno e sentendosi rapire da ogni ti amo di Colui che lo aveva creato, gridava anche lui, nella sua foga d’amore, nel sole, nel cielo, nel mare ed in tutto: “Ti amo, ti amo, ti amo, oh! mio Creatore”. La nostra Divina Volontà che dominava Adamo, non lo faceva perdere nulla, neppure un nostro ti amo che lui non rispondesse col suo. Era un’amore, un dolce incanto il sentirlo, ché la potenza del nostro Fiat Divino prendeva sulle ali della sua luce il ti amo del nostro figlio, il caro gioiello del nostro cuore ed invadendo tutta la Creazione, ci faceva sentire in ciascuna cosa creata il suo ti amo continuato, come il nostro. La nostra Divina Volontà non sa fare cose spezzate ed interrotte, ma continue. Fino a tanto che Adamo possedette la sua cara eredità del nostro Fiat, possedette il suo atto continuato, si può dire che faceva a gara con Noi, che quando facciamo un’atto non si smette più, perciò tutto era armonia tra lui e Noi, armonia d’amore, di bellezza, di santità, il nostro Fiat non gli faceva mancare nulla di tutte le cose nostre. Come si sottrasse dal nostro Volere perdette la via per raggiungere le cose nostre e formò tanti vuoti tra lui e Noi, vuoti d’amore, vuoti di bellezza e di santità, e formò un abisso di distanza tra Dio e lui. E perciò il nostro Fiat vuole ritornare come fonte di vita nella creatura, per riempire questi vuoti e farla ritornare come piccola neonata nelle sue braccia e ridarle il suo atto continuato come la creò”.
(3) Dopo di ciò, mi sentivo priva del mio sommo bene Gesù, e provavo tal dolore che non so spiegarlo. Quindi dopo molto aspettare, la cara mia vita è ritornato ed io gli ho detto: “Dimmi amato mio Gesù, perché la pena della tua privazione è sempre nuova? Come Tu ti nascondi sento nell’anima mia sorgere una pena nuova, una morte più crudele, più straziante, più di quelle provate altre volte quando Tu ti eclissi da me”. Ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(4) “Figlia mia, tu devi sapere che ogni qualvolta Io vengo da te, Io ti comunico un’atto nuovo della mia Divinità, or ti comunico una nuova conoscenza della mia Divina Volontà, ora una nuova mia bellezza, ora una nuova mia santità, e così di tutte le nostre divine qualità, questo atto nuovo che ti comunico, porta che quando resti priva di Me, questa conoscenza maggiore porta nell’anima un nuovo dolore, perché quanto più si conosce un bene, più si ama, il nuovo amore porta il nuovo dolore quando tu resti priva. Ecco perciò quando tu resti priva di Me, senti che un nuovo dolore invade l’anima tua, ma questo nuovo dolore ti prepara a ricevere, e si prepara in te il vuoto dove mettere le nuove conoscenze della Divina Volontà. Il dolore, la nuova morte straziante che tu soffri per la mia privazione, è il nuovo richiamo che con voce arcana e misteriosa e rapitrice mi chiama, ed Io vengo, e per compenso ti manifesto una nuova verità che ti porta la nuova vita del tuo Gesù. Molto più che le conoscenze sul mio Fiat Divino sono Vite Divine che escono dal seno della nostra Divinità, e perciò il dolore divino che tu soffri per la mia privazione tiene virtù di chiamare dal Cielo queste Vite Divine delle conoscenze del mio Volere a svelarsi a te, per farle regnare sulla faccia della terra. Oh! se tu sapessi qual valore contiene, qual bene può produrre una sola conoscenza sulla mia Divina Volontà, la terresti come la più reliquia preziosa, e custodita più che sacramento. Perciò lasciami fare e abbandonati nelle mie braccia, aspettando che il tuo Gesù ti porta le Vite Divine delle conoscenze del suo Fiat!”
25-31 Marzo 17, 1929 Ciò che Gesù ha manifestato sulla sua adorabile Volontà sono parti divini. Suo dolore quando vede che non vengono custodite queste verità.
(1) Stavo tutta abbandonata nel Fiat Divino, la mia povera mente me la sentivo immersa nel mare della sua luce interminabile, ed il mio adorabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Divina Volontà sta in atto di formare continui parti, ed in questi parti genera e partorisce luce, genera e partorisce altre vite simile a sé, genera e partorisce santità e bellezza. La prima generazione viene formata nel nostro seno divino, e poi escono i nostri parti innumerevoli. Ma vuoi sapere tu quando Noi generiamo e formiamo questi parti?
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(1) Stavo tutta abbandonata nel Fiat Divino, la mia povera mente me la sentivo immersa nel mare della sua luce interminabile, ed il mio adorabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Divina Volontà sta in atto di formare continui parti, ed in questi parti genera e partorisce luce, genera e partorisce altre vite simile a sé, genera e partorisce santità e bellezza. La prima generazione viene formata nel nostro seno divino, e poi escono i nostri parti innumerevoli. Ma vuoi sapere tu quando Noi generiamo e formiamo questi parti? Quando vogliamo mettere fuori una verità, primo come un nostro caro figlio lo generiamo nel nostro seno, e poi come parto nostro lo mettiamo fuori, affinché scenda nel basso delle creature, e chi la riceva le dia libertà di farla generare, affinché produca altri parti, e quindi tutte le creature potessero avere il nostro caro figlio generato nel nostro seno. Onde le nostre verità scendono dal Cielo per generare nei cuori e formare la lunga generazione dei miei parti divini. Vedi dunque figlia mia, ogni verità che ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà era un figlio generato nel nostro seno paterno, che mettendolo fuori, ti portava il figlio della nostra luce, il figlio della nostra bellezza, della nostra santità e del nostro amore, e se ti è stato dato grazia di metterli fuori, è stato perché hanno trovato in te, luogo e libertà di poter generare in modo che non potendo contenere in te i tanti parti dei figli delle nostre verità, li hai messo fuori in chi ha avuto il bene di ascoltarti. Perciò chi non tiene conto di queste verità non le stima, apprezza e ama, si può dire ch’è un nostro figlio che non apprezza e ama la cosa più grande che esiste in Cielo ed in terra, e col non amarlo e stimarlo vengono a soffocare questi nostri figli e ad impedire la loro generazione. Non c’è male più grande di questo, che una nostra verità non si ha tutta la cura di custodirla come il più grande dei tesori, perché essa è figlia nostra, è la portatrice della nostra Vita in terra. Qual bene non può fare una nostra verità? Essa contiene la potenza del nostro Fiat, e tanto vasta, e tiene il potere di salvare un mondo intero. Molto più che ogni verità possiede un bene distinto da dare alle creature e una gloria a Colui che l’ha generata, ed impedire il bene e la gloria che ci dovrebbero dare i nostri cari parti è il più grande dei delitti. Perciò ti ho dato tanta grazia, ti ho somministrato i vocaboli, ho diretto la tua mano mentre tu scrivevi, per fare che i figli delle mie verità non fossero soffocati e come seppelliti nell’anima tua, e per fare che nulla omettessi mi sono messo vicino a te, ti tenevo nelle mie braccia come una tenera madre tiene la sua piccola figlia, e ora ti allettavo con promesse, ora ti correggevo, e ora ti riprendevo severamente quando ti vedevo ritrosa a scrivere le verità che ti avevo manifestato, e avevo interesse perché erano vite e figli miei, e che, se non oggi, domani avrebbero uscito alla luce. Tu non puoi comprendere il mio dolore nel vedere la trascuratezza di chi ha smarrito i tre volumi della mia Divina Volontà; quante verità non c’erano dentro? Quante vite non hanno soffocato e formato la tomba ai figli miei che con tanto amore ho uscito dal mio seno paterno? Da parte di chi non ha avuto cura fino a farli smarrire, sento che hanno spezzato il piano della mia Divina Volontà, e la sua lunga storia, dettati con tanto amore per farla conoscere, che ogni qualvolta mi accingevo a dirti ciò che al mio Fiat apparteneva, era tanta la foga del mi amore, che mi sentivo che rinnovavo l’atto di tutta la Creazione, specie quando nella foga del nostro amore veniva creato l’uomo”.
(3) Io nel sentir ciò mi sentivo trafiggere l’anima mia e come se a brandelli me la strappassero e gli ho detto: “Amor mio, se Tu vuoi puoi fare un miracolo della tua onnipotenza per farli trovare e così non avrai il dolore di tante verità soffocate e come spezzata la lunga storia della tua Divina Volontà. Anch’io mi sento che soffro molto, e non so neppure dirlo com’è questo dolore”. E Gesù ha soggiunto:
(4) “E’ il mio dolore che fa eco nel tuo, è lo strappo di tante mie Vite che hanno soffocato che senti in te. Queste verità smarrite sono scritte nel fondo dell’anima tua, perché prima con la mia mano creatrice le scrivevo in te, e poi te le facevo scrivere sulla carta, e perciò senti al vivo lo strappo di esse, è lo stesso mio strappo che senti nel tuo cuore. Se tu sapessi quanto soffro! in ogni verità che con tanta trascuratezza hanno smarrito di questi volumi, sento darmi la morte, e tante morti per quante verità c’erano dentro; non solo, ma la morte a tutto il bene che dette verità dovevano portare, la morte alla gloria che dovevano darmi. Ma me la pagheranno con tanto fuoco di più in purgatorio per quante verità hanno fatto smarrire. Ma sappi però che se non usano tutti i mezzi per trovarli, perché voglio la loro cooperazione, Io non farò il miracolo che qualche d’uno vorrebbero per farli trovare, e questo per castigo della loro negligenza. Però questi parti, queste verità, questi nostri cari figli e vite nostre che abbiamo uscito fuori, non le ritiriamo, perché ciò che esce dal seno della nostra Divinità, come relatore e portatore d’un bene grande alle creature, non viene ritirato da Noi per l’ingratitudine e trascuratezza di chi ha smarrito tante nostre verità. Quindi quando il regno della nostra Volontà sarà conosciuto sulla terra, e vi regnerà, allora farò in modo di manifestare di nuovo ciò ch’è stato smarrito, perché se ciò non facessi mancherebbe il nesso ed il connesso, ed il piano intero del regno del Fiat Divino”.
(5) Io nel sentir ciò ho detto piangendo: “Sicché amor mio, s’è tutto ciò, debbo aspettare; quanto lungo sarà il mio esilio sulla terra, eppure mi sento tanto torturata per le tue privazioni che non posso più stare lontano dalla patria celeste”.
(6) E Gesù: “Figlia, non ti affliggere, né è necessario che ti dica il modo, il come e a chi debbo manifestare se non trovano ciò ch’è andato perduto, se a te o ad altri; quello che conviene a te è di fare da parte tua ciò che devi fare per il regno della mia Divina Volontà, quando avrai fatto l’ultimo atto che da te vogliamo per il compimento di Essa, il tuo Gesù non aspetterà neppure un minuto per portarti nelle mie braccia nelle regioni celesti. Non feci Io altrettanto nel regno della Redenzione? Nulla omisi e feci tutto, perché da parte mia nulla mancasse perché tutti potessero ricevere il bene della Redenzione. E quando feci tutto me ne partii al Cielo senza aspettare l’esito, lasciando il compito agli apostoli. Così sarà di te. Perciò sii attenta e fatti coraggio”.
25-32 Marzo 22, 1929 Dio nelle sue opere se ne serve dei mezzi umani. Come nella Creazione ebbe campo d’azione la Divina Volontà, costituendosi vita di tutto. Come la Divinità fa sola concorrente e spettatore.
(1) La mia povera mente me la sento come fissata nel Voler Divino e pensavo tra me: “Come mai può venire il suo regno sulla terra? E poi, come può venire se non si conosce?” Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io nelle mie opere me ne servo dei mezzi umani, sebbene faccio la prima parte, il fondamento e tutta la sostanza dell’opera che voglio fare, e poi me ne servo delle creature per fare che la mia opera fosse conosciuta e avesse
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(1) La mia povera mente me la sento come fissata nel Voler Divino e pensavo tra me: “Come mai può venire il suo regno sulla terra? E poi, come può venire se non si conosce?” Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io nelle mie opere me ne servo dei mezzi umani, sebbene faccio la prima parte, il fondamento e tutta la sostanza dell’opera che voglio fare, e poi me ne servo delle creature per fare che la mia opera fosse conosciuta e avesse vita in mezzo alle creature. Così feci nella Redenzione, me ne servii degli apostoli per farla conoscere, per propagarla e ricevere e dare i frutti della Redenzione. E se gli apostoli non avessero voluto niente dire di ciò che Io dissi e feci nel venire sulla terra, e chiusi nel loro mutismo non avessero fatto un passo, né un sacrificio, né messo la vita per far conoscere il gran bene della mia venuta sulla terra, la mia Redenzione l’avrebbero fatto morire sul nascere. E le generazioni sarebbero state prive del vangelo, dei sacramenti e di tutti i beni che ha fatto e farà la mia Redenzione. Fu questo il mio scopo che negli ultimi anni della mia vita quaggiù, chiamai gli apostoli intorno a Me, per servirmi di loro come banditori di ciò che Io avevo fatto e detto. Oh! se gli apostoli avessero taciuto sarebbero stati rei di tante anime perdute se non avessero conosciuto il bene della Redenzione, rei di tanto bene non fatto dalle creature. Invece perché non tacquero e misero la loro vita, si possono chiamare dopo di Me, autori e causa di tante anime salvate e di tutti i beni che si sono fatti nella mia Chiesa, che come primi banditori formano le sue colonne incrollabili. E’ nostro solito divino, prima facciamo il nostro primo atto nelle opere nostre, mettiamo tutto ciò che ci vuole, e poi le affidiamo alle creature, dandole grazie sufficienti perché possano continuare ciò che Noi abbiamo fatto, e perciò le opere nostre vengono conosciute a secondo l’interesse e la buona volontà che hanno le creature. Così sarà del regno della mia Volontà Divina, chiamai te come ad una seconda madre mia, e a tu per tu, come feci con Essa nel regno della Redenzione, ti ho manifestato i tanti segreti del mio Fiat Divino, il gran bene di Esso e come vuol venire a regnare sulla terra. Posso dire che ho fatto tutto, e se ho chiamato il mio ministro affinché tu ti aprissi per farlo conoscere, il mio scopo è stato perché avesse interesse di far conoscere un tanto bene, e se questo interesse non ci fosse da parte di chi dovrebbe occuparsi, il regno della mia Volontà lo metterebbero a pericolo di farlo morire sul nascere, rimanendo loro rei di tutto il bene che può portare un regno sì santo. O pure meriterebbero che mettendo loro da parte, chiamassi altri come banditori e propagatori delle conoscenze del mio Fiat Divino. Fino a tanto che non trovi chi avrà interesse, e che non prenda a petto proprio, più che se fosse la sua stessa vita, di far conoscere le sue conoscenze, il regno della mia Volontà non può avere né il suo principio, né la sua vita sulla terra”.
(3) Dopo di ciò continuavo il mio abbandono nel Fiat Divino, ed il mio sommo bene Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, nella Creazione fu la mia Volontà Divina che ebbe il suo campo d’azione, e sebbene la nostra Divinità fu concorrente, perché siamo inseparabili da Essa, ma l’atto primo, l’azione, fu tutta della nostra Volontà, parlò e operò, parlò e ordinò, Noi eravamo spettatori di ciò che faceva il nostro Voler Supremo, con tanta maestria, ordine e armonia, che ci sentimmo degnamente glorificati e doppiamente felicitati dalla nostra stessa Volontà. Quindi essendo opera di Essa tutta la forza della Creazione e tutti i beni di cui fu arricchita, stanno tutti nella mia Suprema Volontà. Essa è vita primaria di tutto, perciò ama tanto la Creazione, perché sente e scorre la sua stessa Vita in tutte le cose create, tanto che nel creare l’uomo, volendo fare più sfoggio della sua potenza, del suo amore e della sua maestria, volle racchiudere in lui tutta l’arte della Creazione intera, non solo, ma volle superarla, dandole tali pennellate d’arte divina, da farlo il piccolo dio, e distendendosi dentro e fuori di lui, a destra e sinistra, sul capo e sotto dei suoi piedi, lo portavo nella mia Divina Volontà, come sbocco del nostro amore, e come trionfatore e ammiratore della sua maestria insuperabile. Perciò era diritto del mio Fiat Divino che l’uomo vivesse solo e sempre di Volontà Divina. Che cosa non aveva fatto per lui? Lo chiamò dal nulla, lo formò, le diede l’essere e le diede doppia vita, la vita dell’uomo e quella della mia Divina Volontà, per portarlo sempre stretto nelle sue braccia creatrici, per conservarlo bello, fresco, felice, come lo aveva creato. Sicché quando l’uomo peccò, il mio Fiat si sentì strappare quella vita che portava nel suo proprio seno, qual non fu il suo dolore? Essa restò col vuoto nel suo seno di questo figlio, che con tanto amore per tenerlo sicuro e felice, le aveva fatto largo nella sua stessa Vita. E credi tu che nella Redenzione non fu la mia Divina Volontà che s’incarnò per venire a rintracciare l’uomo smarrito? Fu Essa propria, perché Verbo significa parola, e la nostra parola è il Fiat, che come nella Creazione disse e creò, così nella Redenzione volle e s’incarnò, era il suo seno vuoto che reclamava questo figlio che con tanta crudeltà s’era strappato, e che cosa non fece nella Redenzione questa mia Volontà? Ma non è contenta ancora di ciò che feci, vuole riempire il suo seno, non vuol vederlo più sfregiato dalla colpa, dalla sua dissomiglianza, ma vuol vederlo fregiato dalla divisa della Creazione, fregiato della sua bellezza e santità, e prendere il posto un’altra volta nel suo seno divino. E’ proprio questo il Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, che l’uomo ritorna nella mia Divina Volontà, e allora Essa si quieterà quando vedrà di nuovo il suo figlio felice, vivere in casa sua, coll’opulenza dei suoi beni, e così poter dire: “Il mio figlio è ritornato, è vestito delle sue vesti regali, porta la corona di re, fa vita insieme con Me, e gli ho restituito i diritti che gli diede nel crearlo. Quindi il disordine nella Creazione è finito, perché l’uomo è ritornato nella mia Divina Volontà”.
25-33 Marzo 25, 1929 Come la Creazione corre con una corsa vertiginosa verso il suo Creatore. Chi vive nel Voler Divino è inseparabile da Esso. Ordine che Gesù ha tenuto nel manifestare le verità sulla Divina Volontà. Rinnovazione della Creazione. Importanza delle verità.
(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, la piccolezza della povera anima mia me la sentivo in mezzo a tutte le cose create, ed io come se avessi il mio moto, la mia corsa continua in tutta la Creazione, mi sento inseparabile da essa, la volontà mia e quella di essa è una sola, qual’è la sola e unica Volontà Divina. Perciò essendo una sola la volontà di tutti, facciamo una sol cosa e tutti corriamo come al nostro primo centro al nostro Creatore per dirgli: “Il tuo amore ci ha messo fuori, ed il tuo stesso amore
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(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, la piccolezza della povera anima mia me la sentivo in mezzo a tutte le cose create, ed io come se avessi il mio moto, la mia corsa continua in tutta la Creazione, mi sento inseparabile da essa, la volontà mia e quella di essa è una sola, qual’è la sola e unica Volontà Divina. Perciò essendo una sola la volontà di tutti, facciamo una sol cosa e tutti corriamo come al nostro primo centro al nostro Creatore per dirgli: “Il tuo amore ci ha messo fuori, ed il tuo stesso amore ci richiama dentro di Te, con una corsa vertiginosa per dirti: ‘Ti amiamo, ti amiamo’, per decantarti il tuo amore inestinguibile ed interminabile”. In modo che uscendo fuori di nuovo dal suo centro, per continuare la nostra corsa che non tiene mai fermate, non facciamo altro che entrare e uscire dal suo seno divino per formare il nostro giro d’amore, la nostra corsa amorosa al nostro Creatore. Onde mentre correvo con tutta la Creazione, per formare la mia corsa d’amore alla Maestà Divina, il mio sempre amabile Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi vive nel mio Voler Divino è vincolata con tutta la Creazione, né essa ne può fare a meno di questa fortunata creatura, né la creatura si può svincolare dalle cose create, perché essendo l’una la volontà dell’altra, qual’è la mia Divina Volontà formano un solo corpo come tante membra inseparabili tra loro. Sicché chi vive nella mia Divina Volontà, la guardo e la veggo cielo, ritorno a guardarla e la veggo sole, i miei sguardi rapiti di tanta beltà si fissano di più e la trovano mare, insomma veggo in lei tutte le varietà di ciascuna cosa creata, e dico: “Oh! potenza del mio Fiat Divino, come bella mi rendi colei che vive in te, tu le dai il primato su tutta la Creazione, tu le dai la corsa tanto veloce che più che vento fugge, e primeggiando su tutto è la prima ad entrare nel mio centro divino per dirmi ti amo, ti glorifico, ti adoro, e facendo il suo eco in tutta la Creazione, tutti ripetono appresso a lei i suoi graditi ritornelli”. Figlia mia, perciò prendo tant’amore nel manifestarti tutto ciò che riguarda la mia Divina Volontà; tutto ciò che ti ho manifestato sopra di Essa non è altro che tutto l’ordine del suo regno, e che tutto ciò doveva essere manifestato dal principio della Creazione se Adamo non avesse peccato, perché in ogni mia manifestazione sopra del mio Fiat Divino, l’uomo doveva crescere nella santità e bellezza del suo Creatore, e perciò mi riserbavo di farlo a poco a poco, dandoli come tanti sorsi di Vita Divina, per farlo crescere a secondo che la mia Divina Volontà il volesse. Sicché l’uomo col peccare spezzò il mio dire e mi ridusse al silenzio. Dopo tanti secoli volendo che l’uomo ritornasse nel mio Fiat, ho ripreso il mio dire con tant’amore, più che una tenera madre quando ama e sospira di dare il suo bimbo alla luce, per baciarlo, corteggiarlo, goderselo e stringerlo fortemente al suo seno materno e colmarlo di tutti i suoi beni e felicità. Tale ho fatto Io col riprendere il mio dire e manifestarti tutto l’ordine del regno del mio Voler Divino ed il modo che la creatura deve tenere nel regno mio. Perciò col manifestarti tante verità sul mio Fiat, non è stato altro che uscire di nuovo in campo tutto l’ordine e l’amore che avrei tenuto se l’uomo non peccasse, ed il mio regno avesse avuto la sua vita sulla terra. Nel mio dire ci ho tenuto tale ordine, che una verità è tanto legata con l’altra, che se qualche verità si volesse strappare e occultare, formerebbero un vuoto al regno del mio Fiat Divino, e toglierebbero una forza alle creature per indurle a vivere nel regno mio. Perché ogni verità che riguarda il mio Voler Divino è un posto che Esso prende per regnare in mezzo alle creature, ed una via e un vuoto in cui esse trovano per prenderne il possesso. Quindi tutte le verità che ti ho detto hanno tanto un connesso tra loro, che togliendole alcune si vedrà a quel punto come un cielo senza stelle o un vuoto senza sole, oppure una terra senza fioritura. Perché in tutte queste verità che ti ho detto c’è la rinnovazione di tutta la Creazione, ed in ogni verità, il mio Fiat più che sole vuole uscire di nuovo in campo, come uscì nella Creazione, e prendendo il suo campo d’azione, con la sua luce vuole eclissare tutti i mali delle creature, e stendendo il suo velo di luce su tutti, vuole dare tanta grazia a loro, da dargli la sua mano creatrice per farli rientrare di nuovo nel seno del suo Voler Divino. Perciò tutto ciò che ti ho detto sulla mia Divina Volontà ha tale importanza, che mi costa più di tutta la Creazione, perch’è una rinnovazione di essa, e un’atto quando si rinnova costa doppio amore, e per esserne più sicuri mettiamo doppia grazia e doppia luce da dare alle creature affinché non ci toccasse il secondo dolore, forse più doloroso del primo che avemmo nel principio della Creazione, quando l’uomo peccò e formò in lui il fallimento del nostro amore, della nostra luce e della preziosa eredità del nostro Supremo Volere. Perciò sto tanto attento che tu nulla perda di ciò che ti dico sulla mia Volontà Divina, perché c’è tanta importanza in queste verità che occultandone alcune sarebbe come se si volesse spostare il sole dal suo posto, fare uscire il mare dal suo lido, che ne sarebbe della terra? Pensalo tu stessa. E tale sarebbe se mancassero tutte le verità che con tant’ordine ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà”.
25-34 Marzo 31, 1929 Diritti assoluti del Divino Volere. Come la volontà umana cambiò la sorte umana e divina. Come Gesù, se l’uomo non avesse peccato, doveva venire sulla terra glorioso e con lo scettro del comando. L’uomo doveva essere il portatore del suo Creatore.
(1) Sento in me la continua potenza del Fiat Divino che mi involge con tale impero, che non mi dà tempo alla mia morente volontà di fare il minimo atto e si gloria non di farla morire del tutto, perché se ciò facesse perderebbe il suo prestigio d’operare sopra d’una volontà umana che mentre viva, volontariamente subisce l’atto vitale del Fiat Divino sopra della sua, ed essa si contenta di vivere morendo per dar vita e dominio assoluto al Supremo Volere, che vittorioso dei suoi diritti divini, stende i suoi confini e canta vittoria sulla morente volontà della creatura,
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(1) Sento in me la continua potenza del Fiat Divino che mi involge con tale impero, che non mi dà tempo alla mia morente volontà di fare il minimo atto e si gloria non di farla morire del tutto, perché se ciò facesse perderebbe il suo prestigio d’operare sopra d’una volontà umana che mentre viva, volontariamente subisce l’atto vitale del Fiat Divino sopra della sua, ed essa si contenta di vivere morendo per dar vita e dominio assoluto al Supremo Volere, che vittorioso dei suoi diritti divini, stende i suoi confini e canta vittoria sulla morente volontà della creatura, la quale sebbene morendo, sorride e si sente felice e onorata che un Voler Divino tiene il suo campo d’azione nell’anima sua. Ora mentre mi sentivo sotto l’impero del Fiat Divino, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia piccola del mio Voler Divino, tu devi sapere che sono diritti assoluti del mio Fiat Divino di tenere il primato su ciascun atto della creatura, e chi li nega il primato le toglie i suoi diritti divini, che le sono dovuti di giustizia, perché è creatore del voler umano. Chi può dirti figlia mia, quanto male può fare una creatura quando giunge a sottrarsi dalla Volontà del suo Creatore, vedi, bastò un’atto di sottrazione del primo uomo alla nostra Volontà Divina che giunse a cambiare la sorte delle umane generazioni, non solo ma la stessa sorte della nostra Divina Volontà. Se Adamo non avesse peccato, l’Eterno Verbo ch’è la stessa Volontà del Padre Celeste, doveva venire sulla terra glorioso, trionfante e dominatore, accompagnato visibilmente dal suo esercito angelico, che tutti dovevano vedere, e con lo splendore della sua gloria doveva affascinare tutti e attirare tutti a sé con la sua bellezza. Coronato da re e con lo scettro del comando per essere re e capo dell’umana famiglia, in modo da dargli il grande onore di poter dire: “Teniamo un re uomo e Dio”. Molto più che il tuo Gesù non scendeva dal Cielo per trovare l’uomo malato, perché se non si fosse sottratto dalla mia Volontà Divina, non dovevano esistere malattie né di anima, né di corpo, perché fu l’umana volontà che quasi affogò di pene la povera creatura; il Fiat Divino era intangibile d’ogni pena e tale doveva essere l’uomo. Quindi Io dovevo venire a trovare l’uomo felice, santo e con la pienezza dei beni con cui l’avevo creato. Invece perché volle fare la sua volontà, cambiò la nostra sorte e siccome era decretato che Io dovevo scendere sulla terra, e quando la Divinità decreta, non c’è chi la sposta, solo cambiai modo e aspetto, ma vi scesi, ma sotto spoglie umilissime, povero, senza nessun apparato di gloria, sofferente e piangendo e carico di tutte le miserie e pene dell’uomo. La volontà umana mi faceva venire a trovare l’uomo infelice, cieco, sordo e muto, pieno di tutte le miserie, ed Io per guarirlo le dovevo prendere sopra di Me, e per non incuterli spavento, dovevo mostrarmi come uno di loro, per affratellarli e darli le medicine e rimedi che ci volevano. Sicché l’umano volere tiene la potenza di rendersi felice o infelice, santo o peccatore, sano o malato. Vedi dunque se l’anima si decide di fare sempre, sempre, la mia Divina Volontà e di vivere in Essa, cambierà la sua sorte e la mia Divina Volontà si slancerà sopra la creatura, la farà sua preda e dandogli il bacio della Creazione, cambierà aspetto e modo, e stringendola al suo seno gli dirà: “Mettiamo tutti da parte, per te e per Me sono ritornati i primi tempi della Creazione, tutto sarà felicità tra te e Me, vivrai in casa nostra, come figlia nostra, nell’abbondanza dei beni del tuo Creatore”. Senti mia piccola neonata della mia Divina Volontà, se l’uomo non avesse peccato, non si fosse sottratto dalla mia Divina Volontà, Io sarei venuto sulla terra, ma sai come? Pieno di maestà, come quando risuscitai dalla morte, che sebbene avessi la mia Umanità simile all’uomo, unita all’Eterno Verbo, ma con quale diversità la mia Umanità risuscitata era glorificata, vestita di luce, non soggetta né a patire, né a morire, ero il divino trionfatore. Invece la mia Umanità, prima di morire era soggetta, sebbene volontariamente, a tutte le pene, anzi fui l’uomo dei dolori. E siccome l’uomo aveva ancora gli occhi abbacinati dall’umano volere, e quindi ancor malato, pochi furono quelli che mi videro risuscitato, che servì per confermare la mia Risurrezione. Quindi me ne salì al Cielo per dare il tempo all’uomo di prendere i rimedi e le medicine, affinché guarisse e si disponesse a conoscere la mia Divina Volontà, per vivere non della sua, ma della mia, e così potrò farmi vedere pieno di maestà e di gloria in mezzo ai figli del mio regno. Perciò la mia Resurrezione è la conferma del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra. Dopo un sì lungo dolore sofferto dalla mia Divina Volontà per tanti secoli, di non tenere il suo regno sulla terra, il suo assoluto dominio, era giusto che la mia Umanità mettesse in salvo i suoi diritti divini e realizzasse il mio ed il suo scopo primiero di formare il suo regno in mezzo alle creature.
(3) Oltre di ciò, tu devi sapere, per maggiormente confermarti come la volontà umana cambiò la sorte sua e quella della Divina Volontà a suo riguardo. In tutta la storia del mondo due solo hanno vissuto di Volontà Divina senza mai fare la loro, e fu la Sovrana Regina ed Io, e la distanza, la diversità, tra Noi e le altre creature è infinita, tanto che neppure i nostri corpi lasciarono sulla terra, erano serviti come reggia al Fiat Divino ed Esso si sentiva inseparabile dai nostri corpi e perciò reclamò e con la sua forza imperante rapì i nostri corpi insieme con le anime nostre nella sua patria celeste. Ed il perché di tutto ciò? Tutta la ragione sta perché mai la nostra volontà umana ebbe un’atto di vita, ma tutto il dominio ed il suo campo d’azione fu solo della mia Divina Volontà. La sua potenza è infinita, il suo amore è insuperabile”.
(4) Dopo ciò ha fatto silenzio ed io mi sentivo che nuotavo nel mare del Fiat, ed oh! quante cose comprendevo, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, col non fare la mia Divina Volontà, la creatura mette in scompiglio l’ordine che tenne la Divina Maestà nella Creazione, disonora sé stessa, scende nel basso, si mette a distanza col suo Creatore, perde il principio, il mezzo e la fine di quella Vita Divina che con tanto amore le venne infusa nell’atto d’essere creata. Noi amavamo tanto quest’uomo, che mettevamo in lui, come principio di vita la nostra Divina Volontà, volevamo sentirci rapire da lui, volevamo sentire in lui la nostra forza, la nostra potenza, la nostra felicità, il nostro stesso eco continuo, e chi mai poteva farci sentire e vedere tutto ciò, se non la nostra Divina Volontà bilocata in lui? Volevamo vedere nell’uomo il portatore del suo Creatore, il quale doveva renderlo felice nel tempo e nell’eternità. Perciò il non fare la nostra Divina Volontà, sentimmo al vivo il gran dolore della nostra opera disordinata, il nostro eco finì, la nostra forza rapitrice che doveva rapirci per dargli nuove sorprese di felicità si convertì in debolezza, insomma si capovolse. Ecco perciò che non possiamo tollerare un tal disordine nell’opera nostra, e se tanto ho detto sul mio Fiat Divino è proprio questo lo scopo, che vogliamo mettere l’uomo nell’ordine, affinché ritorni sui primi passi della sua creazione, e scorrendo in lui l’umore vitale del nostro Volere forma di nuovo il nostro portatore, la nostra reggia sulla terra, la sua e la nostra felicità”.
25-35 Aprile 4, 1929 Come i primi che vivranno nel Fiat Divino saranno come il lievito del regno della Divina Volontà.
(1) Il mio abbandono è nel Voler Santo, che come calamita potente mi attira a Sé, per somministrarmi a sorsi a sorsi la sua Vita, la sua luce, le sue conoscenze prodigiose, ammirabili e adorabili. Onde la mia povera mente si perdeva in Esso, ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, i primi che faranno la mia Divina Volontà e vivranno in Essa, saranno come il lievito del suo regno. Le tante conoscenze che ti ho manifestato sopra del mio Fiat Divino saranno come la farina al pane, la quale trovando il lievito, resta fermentata quanta farina si metta, ma non basta la farina, ma ci vuole il lievito e l’acqua per formare il vero pane, per nutrire le umane generazioni. Così mi è necessario il lievito dei pochi che vivono nel mio Voler Divino, e la molteplicità delle sue conoscenze, che serviranno come massa di luce che daranno tutti i beni che ci vogliono per alimentare e felicitare tutti quelli che vogliono vivere nel regno della mia Divina Volontà. Perciò non ti impensierire se sei sola e pochi sono quelli che conoscono in parte ciò che riguarda la mia Divina Volontà, purché si forma la piccola porzione del lievito, unito alle sue conoscenze, il resto verrà da per sé”.
(3) Dopo ciò stavo seguendo gli atti del Fiat Divino nella Creazione, e mentre seguivo i suoi atti nel cielo, nel sole, nel mare, nel vento, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(4) “Figlia mia, guarda, tutto ciò che serve in modo universale a tutta l’umana famiglia è sempre una, invece le altre cose che non servono in modo universale sono molteplice. Il cielo è uno e si stende sul capo di tutti, il sole è uno e serve di luce a tutti, l’acqua è una e perciò si dà a tutti e sebbene sembra divisa in tante fonti, mari, pozzi, ma da dove scende tiene la forza unica; la terra è una e si stende sotto i piedi di tutti. E come nell’ordine naturale della Creazione, così nell’ordine soprannaturale. Dio è l’Essere universale ed è uno, e come uno è il Dio di tutti si dà a tutti, involge tutti, si trova dappertutti, fa bene a tutti, ed è vita di tutti. Unica la Vergine e perciò Madre e Regina universale di tutti. Unico il tuo Gesù, e perciò dovunque ed in modo universale si stende la mia Redenzione, tutto ciò che Io feci e soffrii sono a disposizione di tutti e di ciascuno. Unica è la piccola neonata della mia Divina Volontà, e perciò tutto l’universo intero riceveranno in modo universale tutti i beni delle manifestazioni e conoscenze del mio Fiat Divino, che come sacro deposito ho deposto in te, affinché più che splendido sole splenda i suoi innumerevoli raggi per illuminare tutto il mondo intero. Quindi tutto ciò che ti dico contengono la virtù universale, che si darà a tutti e farà bene a tutti. Perciò sii attenta e segui sempre la mia Divina Volontà”.
26-1 Aprile 7, 1929 Baci al sole, uscita in giardino, gara tra vento e sole. Festa di tutta la Creazione. Nota scordante e nota d’accordo. La nuova Eva.
(1) La mia povera mente è sempre di ritorno nel centro del Voler Divino, sento che non posso farne a meno di valicare il suo mare interminabile e di tuffarmi sempre più in esso per non vedere, sentire e toccare se non che Volontà Divina. Oh! Volontà adorabile, innalza le tue onde altissime fino nelle celesti regioni, e trasporta la piccola esiliata, la tua neonata, dalla tua Volontà in terra fin nella tua Volontà in Cielo. Deh! abbi pietà della mia piccolezza, e compi sopra di me l’ultimo tuo atto in terra, per ricominciare il tuo atto continuato in
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(1) La mia povera mente è sempre di ritorno nel centro del Voler Divino, sento che non posso farne a meno di valicare il suo mare interminabile e di tuffarmi sempre più in esso per non vedere, sentire e toccare se non che Volontà Divina. Oh! Volontà adorabile, innalza le tue onde altissime fino nelle celesti regioni, e trasporta la piccola esiliata, la tua neonata, dalla tua Volontà in terra fin nella tua Volontà in Cielo. Deh! abbi pietà della mia piccolezza, e compi sopra di me l’ultimo tuo atto in terra, per ricominciare il tuo atto continuato in Cielo.
(2) Onde, scrivo solo per obbedire e con grande mia ripugnanza. Dopo quarant’anni e più che non avevo uscito all’aperto, oggi mi hanno voluto uscire in giardino sopra d’una sedia colle rotelle; ora come sono uscita mi sono trovato che il sole mi investiva coi suoi raggi, come se mi volesse darmi il suo primo saluto ed il suo bacio di luce. Io ho voluto rendergli la pariglia dandogli il mio bacio, e ho pregato le bambine e le suore che mi accompagnavano che tutti dessero il loro bacio al sole, baciando in esso quella Divina Volontà che come Regina stava velata di luce, e tutti l’hanno baciato. Ora, chi può dire la mia emozione dopo tanti anni, nel trovarmi di fronte a quel sole, che il mio amabile Gesù se ne aveva servito di darmi tante similitudini ed immagini della sua adorabile Volontà? Mi sentivo investita non solo dalla sua luce, come pure dal suo calore, ed il vento volendo fare la gara col sole mi baciava col suo leggiero venticello per rinfrescare i baci caldi che mi dava il sole; sicché mi sentivo che non finivano mai di baciarmi, il sole da una parte ed il vento dall’altra. Oh! come sentivo al vivo il tocco, la vita, il respiro, l’aria, l’amore del Fiat Divino nel sole e nel vento, toccavo con mano che le cose create sono veli che nascondono quel Volere che le ha create. Ora, mentre mi trovavo sotto l’impero del sole, del vento, della vastità del cielo azzurro, il mio dolce Gesù si è mosso in modo sensibile nel mio interno, come se non volesse essere meno del sole, del vento, del cielo, mi ha detto:
(3) “Figlia diletta del mio Volere, oggi tutti fanno festa per la tua uscita, tutta la corte celeste hanno sentito il brio del sole, la gioia del vento, il sorriso del cielo, e tutti hanno corso per vedere che c’era di nuovo, e nel vedere te investita dalla luce del sole che ti baciava, il vento che ti carezzava, il cielo che ti sorrideva, hanno tutti compreso che la potenza del mio Fiat Divino muoveva gli elementi a festeggiare la sua piccola neonata. Quindi, tutta la corte Celeste unendosi con tutta la Creazione, non solo fanno festa, ma sentono le nuove gioie e felicità che per la tua uscita le dà la mia Divina Volontà. Ed Io essendo spettatore di tutto ciò, non solo faccio festa dentro di te, ma non mi sento pentito che creai il cielo, il sole e tutta la Creazione, anzi mi sento più felice, perché di essa gode la piccola figlia mia; mi si ripetono le gioie, i contenti, la gloria quando il tutto fu creato, quando l’Adamo innocente non aveva fatto risuonare la nota del dolore della sua volontà ribelle in tutta la Creazione, che spezzò il brio, la felicità, il dolce sorriso che teneva la mia Divina Volontà nel sole, nel vento, nel cielo stellato, da dare alle creature, perché figlia mia, l’uomo col non fare la mia Divina Volontà, vi mise nell’opera nostra della Creazione la sua nota scordante, perciò perdette l’accordo con tutte le cose create, e Noi sentiamo il dolore ed il disonore che nell’opera nostra c’è una corda scordata, che non fa un bel suono, e questo suono scordato allontana dalla terra i baci, le gioie, i sorrisi che contiene la mia Divina Volontà nella Creazione, perciò chi fa la mia Volontà e vive in Essa è la nota d’accordo con tutti, il suo suono contiene non nota di dolore, ma di gioia e di felicità, ed è tanta armoniosa che tutti avvertono, anche gli stessi elementi, che c’è la nota della mia Volontà nella creatura, e mettendo come tutto da parte vogliono godersi colei che tiene quella Volontà, di cui sono tutti animati e conservati”.
(4) Gesù ha fatto silenzio ed io gli ho detto: “Amor mio, tu mi hai detto tante volte che chi vive nella tua Divina Volontà è sorella con tutte le cose create; voglio vedere se la mia sorella luce mi riconosce, e sai come? Se guardandola non mi abbaglia la vista”.
(5) E Gesù: “Certo che ti riconoscerà, provaci e vedrai”.
(6) Io ho guardato fisso nel centro della sfera del sole, e la luce pareva che carezzava la mia pupilla, ma senza abbagliarmi, in modo che ho potuto guardare nel suo centro il suo gran mare di luce; com’era terso e bello, com’è vero che simboleggia l’infinito, l’interminabile mare di luce del Fiat Divino. Ho detto: “Grazie oh! Gesù che mi hai fatto conoscere dalla mia sorella luce”. E Gesù ha ripreso il suo dire:
(7) “Figlia mia, anche al respiro è riconosciuta chi vive nel mio Volere da tutta la Creazione, perché ciascuna cosa creata sente in quella creatura la potenza del Fiat, e la supremazia che Dio le diede su tutta la Creazione. Guarda e senti figlia mia, nel principio che Adamo ed Eva furono creati, fu dato l’eden per loro abitazione, nel quale erano felici e santi; questo giardino è similitudine di quell’eden, sebbene non così bello e fiorito. Or sappi che ho permesso di far venire te in questa casa, dov’è circondata da giardino, per essere la nuova Eva, non l’Eva tentatrice che meritò d’essere messa fuori dall’eden felice, ma l’Eva riformatrice e ripristinatrice, che chiamerà di nuovo il regno della mia Divina Volontà sulla terra. Ah! sì, tu sarai il germe, il cemento al tarlo che tiene l’umano volere, tu sarai il principio dell’era felice, perciò accentro in te la gioia, i beni, la felicità del principio della Creazione, e amo di ripetere le conversazioni, le lezioni, gli ammaestramenti che avrei dato se l’uomo non si fosse sottratto dalla nostra Divina Volontà. Quindi sii attenta, ed il tuo volo in Essa sia continuo”.
26-2 Aprile 12, 1929 La Creazione, atto di adorazione profonda della Divina Trinità.
(1) Stavo tutta abbandonata nel Fiat Divino, la sua luce eclissava la mia piccolezza e mi trasportava lassù, fin nel seno dell’Eterno, dove non si vedeva altro che luce, santità, bellezza, che infondeva adorazione profonda, da sentirmi cambiata la mia piccola esistenza in un’atto solo d’adorazione per quel Dio che tanto mi ha amato e mi ama. Onde, mentre la mia mente si perdeva nella luce del Divino Volere, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la santità del nostro Essere Divino; la potenza unica della nostra Volontà di cui siamo investiti, in modo che se siamo distinte nelle Persone, ma la nostra Volontà è sempre una che opera in Noi, che domina, che regge; il nostro amore eguale, reciproco ed incessante, produce in Noi la più profonda adorazione tra le Divine Persone, sicché tutto ciò che esce da Noi, non sono altro che atti di adorazione profonda di tutto il nostro Essere Divino. Quindi, quando il nostro Fiat Divino volle uscire in campo con la sua potenza creatrice, operatrice e vivificatrice, tutta la Creazione, come il nostro Fiat si pronunziava, così uscivano da Noi atti di adorazione profonda, onde il cielo non è altro che un’atto d’adorazione profonda dell’immensità del nostro Essere Divino, e perciò dappertutto si vede cielo e di notte e di giorno, l’immensità del nostro Essere sprigionava dal nostro seno l’immensità della nostra adorazione e stendeva sull’universo l’azzurro cielo per chiamare tutti quelli che avrebbero abitato la terra nell’unica nostra Volontà, per unificarli nell’immensità della nostra adorazione, in modo che in virtù del nostro Fiat, l’uomo si doveva stendere nell’immensità del suo Creatore, per formare il suo cielo d’adorazione profonda a Colui che lo aveva creato. Il sole è un’atto d’adorazione della nostra luce interminabile, il quale è tale e tanta la foga della sua adorazione profonda, che non si contenta di farsi vedere nell’alto, sotto la volta del cielo, ma dal centro della sua sfera scende i suoi raggi di luce fino nel basso della terra, plasmando e toccando tutto con le sue mani di luce, investe tutto e tutti con la sua adorazione di luce, e chiama piante, fiori, alberi, uccelli e creature a formare una sola adorazione nella Volontà di chi le ha create. Il mare, l’aria, il vento, e tutte le cose create, non sono altri che atti di adorazione profonda del nostro Essere Divino, che, chi da lontano e chi da vicino chiamano la creatura nell’unità del nostro Fiat, a ripetere gli atti profondi della nostra adorazione, e facendo suo ciò che è nostro, può darci il sole, il vento, il mare, la terra fiorita, come adorazioni profondi che sa e può produrre la nostra Volontà unica nella creatura. Che cosa non può fare il nostro Fiat? Con la sua forza unica può tutto, unisce tutto, tiene in atto tutto, e unisce Cielo e terra, Creatore e creatura, e ne forma un solo”.
(3) Detto ciò si è ritirato nella profondità della sua luce, e ha fatto silenzio. Ond’io sono rimasta a continuare il mio giro nella Creazione, per seguire quell’adorazione profonda del mio Creatore in tutte le cose create. Oh! come si sentiva in ciascuna cosa il profumo dell’adorazione divina, si toccava con mano il loro alito adorato; si sentiva nel vento l’adorazione penetrante, imperante del nostro Creatore, che investendo tutta la terra, ora con soffio leggero, ora con onde impetuose, ora con aliti carezzevoli, ci investe tanto e ci chiama all’adorazione che il vento possiede del suo Creatore; chi può dire la forza del vento? Esso in pochi minuti gira tutto il mondo, e ora con impero, ora con gemiti, ora con voce flebile, e ora urlante, ci investe e ci chiama ad unirci a quell’adorazione divina che dà al suo Creatore. E seguendo il mio giro vedevo il mare, in quelle acque cristalline, in quel mormorio continuo, nelle sue onde altissime, Gesù diceva che quel mare non era altro che un’atto di profonda adorazione della purità divina, adorazione del loro amore che mormora continuamente, e nelle onde l’adorazione della fortezza divina che muove come leggera paglia tutto e tutti. Oh! se il Fiat Divino regnasse nelle creature, a tutti farebbe leggere in ciascuna cosa creata l’adorazione distinta che ciascuna cosa possiede del nostro Creatore, e unificandoci con tutta la Creazione, una doveva essere l’adorazione, uno l’amore, una la gloria al Ente Supremo. Oh! Volontà Divina, vieni a regnare e fa che una sia la Volontà di tutti. . .
26-3 Aprile 16, 1929 Per chi vive nel Fiat, è scambio di vita tra il Fiat e l’anima. Amore duplicato.
(1) Le privazioni del mio dolce Gesù si fanno più a lungo, ed io non faccio altro che sospirare e gemere il suo ritorno. E per quanto vivo tutta abbandonata nel Fiat Divino, le sue privazioni sono ferite tanto profonde e acerbe, che più che cerva ferita mando i miei gridi di dolore, che se potessi assorderei Cieli e terra e muoverei tutto al pianto, per un dolore sì straziante e per una privazione sì grande, che mi fa sentire il peso d’un dolore infinito e d’una ferita sempre aperta, menochè quei pochi momenti che mi parla del suo Volere Divino che mi sembra che si chiuda, ma per riaprirsi con dolore più acerbo, e perciò sono costretta nei miei scritti, a vergare la mia nota dolente della piccola anima mia, che più che cerva ferita, mando i miei gridi di dolore, per ferire quel Gesù che mi ferisce, chi sa, ferito, mi ritorni e metta tregua alla mia nota dolente. Onde, mentre mi sentivo immersa nel dolore della sua privazione e tutta abbandonata nel suo Volere, si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Coraggio o figlia, non ti abbandonare nel tuo dolore, ma sali più su. Tu sai che hai un compito da compiere, e questo compito è tanto grande, che neppure il dolore della mia privazione deve fermarti, anzi, deve servirti come salire più su nella luce della mia Divina Volontà. Il tuo incontro con Essa dev’essere continuo, perché è scambio di vita che dovete fare: Essa si deve dare continuamente a te, e tu ad Essa. E tu sai che il moto, il palpito, il respiro, dev’essere continuo, altrimenti la vita non può esistere, e tu faresti mancare la tua vita nel mio Fiat, e sentirebbe il dolore che la sua piccola figlia, la sua cara neonata, le fa mancare in Esso il suo moto, il suo palpito, il suo respiro, sentirebbe lo strappo della sua neonata, che per sentire la sua vita come Vita sua, la tiene sempre in atto di nascere, senza metterla fuori dal suo seno, neppure per farla fare un passo, e tu ti sentiresti mancare la Vita del suo moto continuo, del suo palpito, del suo respiro; sentiresti il vuoto d’una Volontà Divina nell’anima tua. No, no, figlia mia, non voglio nessun vuoto della mia Volontà in te. Ora, tu devi sapere che ogni manifestazione sul mio Fiat Divino che ti faccio, sono come tanti scalini in cui scende il mio Volere nell’anima, per prenderne il possesso, per formare il suo regno, e l’anima sale al Cielo per trasportarlo dal Cielo in terra. Perciò è un compito grande e non conviene per qualunque ragione, ancorché fosse santa, perdere tempo. E tu vedi come Io stesso mi eclisso nel mio Voler Divino per dare tutto il luogo ad Esso, e se faccio le mie scappatine nel venire, è solo per trattare, per riordinare e farti conoscere ciò che appartiene alla mia Divina Volontà, perciò sii attenta ed il tuo volo in Essa sia continuo”.
(3) Dopo di ciò seguitava a sentirmi oppressa per le privazioni di Gesù e pensavo tra me: “Come è scemato il suo amore verso di me, confrontato a quello che mi portava prima, mi sembra che appena le ombre mi sono restate dell’amore di Gesù. Ma mentre ciò pensavo si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, ogni atto fatto nella mia Divina Volontà duplica il mio amore verso di te, quindi, dopo tanti atti che hai fatto in Essa, posso dire che il mio amore è cresciuto tanto, che debbo allargare la tua capacità per poterti far ricevere il mio crescente amore che sorge in Me in ogni atto che fai nella mia Divina Volontà. Perciò il mio amore è più intenso e centuplicato di più da quello di prima, quindi puoi star sicura che il mio amore non ti mancherà mai, mai”.