MaM
Messaggio del 25 dicembre 2017: Cari figli! Oggi, in questo giorno di grazia, vi invito a chiedere al Signore il dono della fede. Figli miei, decidetevi per Dio e iniziate a vivere e a credere in ciò a cui Dio vi invita. Credere, figli miei, significa abbandonare le vostre vite nelle mani di Dio, nelle mani del Signore che vi ha creati e che vi ama immensamente. Non siate credenti soltanto con le parole ma vivete e testimoniate la vostra fede attraverso le opere e con il vostro esempio personale. Parlate con Dio come con il vostro Padre. Aprite e offrite i vostri cuori a Lui e vedrete come i vostri cuori cambieranno e potrete ammirare le opere di Dio nella vostra vita. Figli miei, non c'è vita senza Dio e perciò come vostra Madre intercedo e prego mio Figlio affinché rinnovi i vostri cuori e riempia la vostra vita con il Suo amore immenso. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 25-34 Marzo 31, 1929 Diritti assoluti del Divino Volere. Come la volontà umana cambiò la sorte umana e divina. Come Gesù, se l’uomo non avesse peccato, doveva venire sulla terra glorioso e con lo scettro del comando. L’uomo doveva essere il portatore del suo Creatore.

(1) Sento in me la continua potenza del Fiat Divino che mi involge con tale impero, che non mi dà tempo alla mia morente volontà di fare il minimo atto e si gloria non di farla morire del tutto, perché se ciò facesse perderebbe il suo prestigio d’operare sopra d’una volontà umana che mentre viva, volontariamente subisce l’atto vitale del Fiat Divino sopra della sua, ed essa si contenta di vivere morendo per dar vita e dominio assoluto al Supremo Volere, che vittorioso dei suoi diritti divini, stende i suoi confini e canta vittoria sulla morente volontà della creatura, la quale sebbene morendo, sorride e si sente felice e onorata che un Voler Divino tiene il suo campo d’azione nell’anima sua. Ora mentre mi sentivo sotto l’impero del Fiat Divino, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia piccola del mio Voler Divino, tu devi sapere che sono diritti assoluti del mio Fiat Divino di tenere il primato su ciascun atto della creatura, e chi li nega il primato le toglie i suoi diritti divini, che le sono dovuti di giustizia, perché è creatore del voler umano. Chi può dirti figlia mia, quanto male può fare una creatura quando giunge a sottrarsi dalla Volontà del suo Creatore, vedi, bastò un’atto di sottrazione del primo uomo alla nostra Volontà Divina che giunse a cambiare la sorte delle umane generazioni, non solo ma la stessa sorte della nostra Divina Volontà. Se Adamo non avesse peccato, l’Eterno Verbo ch’è la stessa Volontà del Padre Celeste, doveva venire sulla terra glorioso, trionfante e dominatore, accompagnato visibilmente dal suo esercito angelico, che tutti dovevano vedere, e con lo splendore della sua gloria doveva affascinare tutti e attirare tutti a sé con la sua bellezza. Coronato da re e con lo scettro del comando per essere re e capo dell’umana famiglia, in modo da dargli il grande onore di poter dire: “Teniamo un re uomo e Dio”. Molto più che il tuo Gesù non scendeva dal Cielo per trovare l’uomo malato, perché se non si fosse sottratto dalla mia Volontà Divina, non dovevano esistere malattie né di anima, né di corpo, perché fu l’umana volontà che quasi affogò di pene la povera creatura; il Fiat Divino era intangibile d’ogni pena e tale doveva essere l’uomo. Quindi Io dovevo venire a trovare l’uomo felice, santo e con la pienezza dei beni con cui l’avevo creato. Invece perché volle fare la sua volontà, cambiò la nostra sorte e siccome era decretato che Io dovevo scendere sulla terra, e quando la Divinità decreta, non c’è chi la sposta, solo cambiai modo e aspetto, ma vi scesi, ma sotto spoglie umilissime, povero, senza nessun apparato di gloria, sofferente e piangendo e carico di tutte le miserie e pene dell’uomo. La volontà umana mi faceva venire a trovare l’uomo infelice, cieco, sordo e muto, pieno di tutte le miserie, ed Io per guarirlo le dovevo prendere sopra di Me, e per non incuterli spavento, dovevo mostrarmi come uno di loro, per affratellarli e darli le medicine e rimedi che ci volevano. Sicché l’umano volere tiene la potenza di rendersi felice o infelice, santo o peccatore, sano o malato. Vedi dunque se l’anima si decide di fare sempre, sempre, la mia Divina Volontà e di vivere in Essa, cambierà la sua sorte e la mia Divina Volontà si slancerà sopra la creatura, la farà sua preda e dandogli il bacio della Creazione, cambierà aspetto e modo, e stringendola al suo seno gli dirà: “Mettiamo tutti da parte, per te e per Me sono ritornati i primi tempi della Creazione, tutto sarà felicità tra te e Me, vivrai in casa nostra, come figlia nostra, nell’abbondanza dei beni del tuo Creatore”. Senti mia piccola neonata della mia Divina Volontà, se l’uomo non avesse peccato, non si fosse sottratto dalla mia Divina Volontà, Io sarei venuto sulla terra, ma sai come? Pieno di maestà, come quando risuscitai dalla morte, che sebbene avessi la mia Umanità simile all’uomo, unita all’Eterno Verbo, ma con quale diversità la mia Umanità risuscitata era glorificata, vestita di luce, non soggetta né a patire, né a morire, ero il divino trionfatore. Invece la mia Umanità, prima di morire era soggetta, sebbene volontariamente, a tutte le pene, anzi fui l’uomo dei dolori. E siccome l’uomo aveva ancora gli occhi abbacinati dall’umano volere, e quindi ancor malato, pochi furono quelli che mi videro risuscitato, che servì per confermare la mia Risurrezione. Quindi me ne salì al Cielo per dare il tempo all’uomo di prendere i rimedi e le medicine, affinché guarisse e si disponesse a conoscere la mia Divina Volontà, per vivere non della sua, ma della mia, e così potrò farmi vedere pieno di maestà e di gloria in mezzo ai figli del mio regno. Perciò la mia Resurrezione è la conferma del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra. Dopo un sì lungo dolore sofferto dalla mia Divina Volontà per tanti secoli, di non tenere il suo regno sulla terra, il suo assoluto dominio, era giusto che la mia Umanità mettesse in salvo i suoi diritti divini e realizzasse il mio ed il suo scopo primiero di formare il suo regno in mezzo alle creature.

(3) Oltre di ciò, tu devi sapere, per maggiormente confermarti come la volontà umana cambiò la sorte sua e quella della Divina Volontà a suo riguardo. In tutta la storia del mondo due solo hanno vissuto di Volontà Divina senza mai fare la loro, e fu la Sovrana Regina ed Io, e la distanza, la diversità, tra Noi e le altre creature è infinita, tanto che neppure i nostri corpi lasciarono sulla terra, erano serviti come reggia al Fiat Divino ed Esso si sentiva inseparabile dai nostri corpi e perciò reclamò e con la sua forza imperante rapì i nostri corpi insieme con le anime nostre nella sua patria celeste. Ed il perché di tutto ciò? Tutta la ragione sta perché mai la nostra volontà umana ebbe un’atto di vita, ma tutto il dominio ed il suo campo d’azione fu solo della mia Divina Volontà. La sua potenza è infinita, il suo amore è insuperabile”.

(4) Dopo ciò ha fatto silenzio ed io mi sentivo che nuotavo nel mare del Fiat, ed oh! quante cose comprendevo, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, col non fare la mia Divina Volontà, la creatura mette in scompiglio l’ordine che tenne la Divina Maestà nella Creazione, disonora sé stessa, scende nel basso, si mette a distanza col suo Creatore, perde il principio, il mezzo e la fine di quella Vita Divina che con tanto amore le venne infusa nell’atto d’essere creata. Noi amavamo tanto quest’uomo, che mettevamo in lui, come principio di vita la nostra Divina Volontà, volevamo sentirci rapire da lui, volevamo sentire in lui la nostra forza, la nostra potenza, la nostra felicità, il nostro stesso eco continuo, e chi mai poteva farci sentire e vedere tutto ciò, se non la nostra Divina Volontà bilocata in lui? Volevamo vedere nell’uomo il portatore del suo Creatore, il quale doveva renderlo felice nel tempo e nell’eternità. Perciò il non fare la nostra Divina Volontà, sentimmo al vivo il gran dolore della nostra opera disordinata, il nostro eco finì, la nostra forza rapitrice che doveva rapirci per dargli nuove sorprese di felicità si convertì in debolezza, insomma si capovolse. Ecco perciò che non possiamo tollerare un tal disordine nell’opera nostra, e se tanto ho detto sul mio Fiat Divino è proprio questo lo scopo, che vogliamo mettere l’uomo nell’ordine, affinché ritorni sui primi passi della sua creazione, e scorrendo in lui l’umore vitale del nostro Volere forma di nuovo il nostro portatore, la nostra reggia sulla terra, la sua e la nostra felicità”.