22-15 Agosto 4, 1927 Non c’è felicità maggiore d’un re che serve alla sua regina e della regina che serve al re. Quando regna la Volontà Divina è come il palpito del cuore. Esempio del padre col figlio.
(1) Mi sentivo sommamente afflitta per le solite privazioni del mio amato Gesù, ma per quanto è solita la pena si fa più intensa e si rincrudisce sempre più fino a rendermi impietrita. Ora mentre stavo immersa come nel mare in questo dolore, mi è stato dato un rinfresco ed io guardavo in quell’acqua gelata la Volontà di Colui che mi teneva torturata, ma pur mi amava, che aveva preparato quel rinfresco. E mentre lo appressavo alle mie labbra, Gesù si è mosso nel mio interno in atto di stendere la mano per sostenere il bicchiere per darmi Lui
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(1) Mi sentivo sommamente afflitta per le solite privazioni del mio amato Gesù, ma per quanto è solita la pena si fa più intensa e si rincrudisce sempre più fino a rendermi impietrita. Ora mentre stavo immersa come nel mare in questo dolore, mi è stato dato un rinfresco ed io guardavo in quell’acqua gelata la Volontà di Colui che mi teneva torturata, ma pur mi amava, che aveva preparato quel rinfresco. E mentre lo appressavo alle mie labbra, Gesù si è mosso nel mio interno in atto di stendere la mano per sostenere il bicchiere per darmi Lui a bere dicendo:
(2) “Servo la mia regina, essa serve Me che sono il Re ed Io servo lei che è mia regina, perché chi fa e vive nella mia Volontà è sempre pronta a fare ciò che Io voglio, quindi serve il suo Re fedelmente ed in modo mirabile e stando la mia Volontà in lei Io servo la mia stessa Volontà che l’ha resa regina”.
(3) Io nel sentire dire ciò, sono scoppiata in pianto di tenerezza indicibile e pensavo tra me: “Regina! regina! E mi lascia così sola e abbandonata fino a farmi giungere agli estremi? E poi se ne viene con un ritrovato per lasciarmi più a lungo. Ah! Gesù! Gesù! Vuoi Tu burlarmi? ” Ma mentre sfogavo il mio dolore si è mosso di nuovo nel mio interno e ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, non ti burlo; anzi ti dico che non c’è felicità maggiore quando il re serve la regina e la regina il re. E se la regina fosse inferma, se si vedesse servita dal re, sostenuta nelle sue braccia, imboccata il cibo dalle sue mani, non c’è cosa che il re non le fa e non permette che nessun servo si avvicini a servire la sua regina, la malattia si cambierebbe in felicità per la inferma regina e nel vedersi toccata, servita, sostenuta, vegliata dal re, si sente come se il suo amore le ridonasse la vita. Se ciò succede nell’ordine naturale, che un re è più felice di essere servito dalla regina, un padre da una figlia e la figlia si è servita di suo padre o della sua mamma, perché il re, il padre, la figlia, nella servitù che prestano hanno per primo atto l’amore e vorrebbero dare la vita coi loro servizi. Ecco perciò restano felicitati nelle loro pene, ciò che non sta nei servi e perciò il servizio dei servi è sempre duro. Ora molto più nell’ordine soprannaturale, chi vive nel mio Volere è mia regina ed il suo primo atto è l’amore ed in tutti gli atti che fa mi dà la sua vita ed Io, oh! come mi sento felice negli atti suoi, perché sono gli atti della mia stessa Volontà che mi servono. Ed Io vedendo te inferma per causa mia mi sento felice di servirti nelle stesse cose da me create, volendoti dare in ciascuna di esse la mia stessa vita e nel dartela mi sento raddoppiare la mia felicità, perché servo la mia Vita in colei che possiede la mia Volontà, che me la rese regina. Non così succede quando le mie cose create servono a chi non fa la mia Volontà; queste sono servi perché non possiedono una Volontà regale ed oh! come mi riesce duro servire ai servi. Che un re serve ad una sua regina non sì degrada, anzi acquista gloria ed eroismo, ma essere costretto a servire i servi, qual dolore e umiliazione”.
(5) Dopo di ciò seguivo gli atti nel Voler Divino e pensavo tra me: “Come le privazioni del mio dolce Gesù hanno fatto tale impressione sulla povera anima mia, che non sento più quei fervori così accesi di prima, ma tutto è freddezza. Oh Dio! che coltello a due tagli è la tua privazione. Da una parte taglia, dall’altra uccide e coi suoi tagli toglie e distrugge tutto e lascia tale nudità anche delle cose più sante, che a stento e solo per compiere il Voler Supremo si vive”. Ma mentre ciò pensavo il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:
(6) “Figlia mia, eppure tutto ciò che tu sentivi prima nel tuo interno entrava nell’ordine della grazia ordinaria: Fervori, sensibilità, è grazia ordinaria che do a tutti a secondo le loro disposizioni e sono soggetti ad interruzioni, ora a nascere e ora a morire e perciò non costituiscono né vita, né sodezza di santità. Invece nella mia Volontà ti ho investito di grazia straordinaria, che sono fermezza nel bene e atto incessante, virtù proprie Divine, credi tu che sia cosa da nulla oppure ordinaria quel tuo giro continuo nelle opere del tuo Creatore? La fermezza della tua volontà nella mia solo per seguire gli atti del mio Eterno Volere? Innanzi alla mia Volontà i fervori, le sensibilità, non hanno che ci fare, sono come le piccole luci innanzi al gran sole, che non hanno ragione d’esistere e se esistono è per non far nulla. La mia Volontà assorbe tutto e fa diventare l’anima tutta Volontà di Dio, che vuol fare di essa un altro sole. Chi è sole vuole che tutti diventino sole, sarebbe non cosa degna di esso formare piccole luci, uscirebbe dalla sua natura. E tu ti stai a piangere le piccole luci e non pensi che un Sole ti investe dandoti fermezza ed irremovibilità. Molto più che quando regna la mia Volontà nell’anima è come il palpito del cuore, che tiene il primo atto di vita in tutte le membra, è come la vita, il moto, la forza, il calore, tutto viene dal palpito, se cessa il palpito cessa la vita, il moto e tutto.
(7) Ora la mia Volontà, come palpita nell’anima, palpita e dà Vita Divina, palpita e dà il suo moto incessante, la sua forza che non viene mai meno; palpita e dà la sua luce inestinguibile. Com’è bello vedere il continuo palpito della mia Volontà nella creatura, è il più gran miracolo che esiste tra il Cielo e la terra, è l’ordine perfetto tra Creatore e creatura. Ed Io faccio come un Padre con l’anima dove regna il palpito del mio Volere, il quale tiene sempre con sé il suo proprio figlio, gli comunica i suoi modi, gli imbocca le sue parole, vorrebbe palpitare nel figlio per dargli il suo ingegno, la sua vita e quando è sicuro che il figlio è un altro sé stesso e può fare ciò che sa far lui, gli dice: “Figlio mio, esci nel campo della vita e fa ciò che finora ha fatto tuo padre; lavora, disimpegna i nostri affari, prendi tu tutto l’impegno della famiglia, sarai la ripetizione della mia vita ed io mi riposo, ti accompagnerò col mio palpito, affinché senti in te la vita di tuo padre e fedelmente la svolgi, aspettandoti nel mio riposo per godere insieme i frutti delle tue fatiche”. Più che Padre faccio con l’anima dove regna il mio Volere. Anzi il padre non può dare il palpito al figlio ed Io ce lo do, la tengo sempre insieme con Me, le insegno i miei modi Divini, le comunico i miei segreti, la mia forza e quando son sicuro la slancio nel campo della vita della mia Volontà, affinché prende tutto l’impegno dell’umana famiglia e le dico: “Figlia mia, lasciami riposare, affido a te tutto, ma nel mio riposo ti aspetto spesso per godere il frutto del lavoro che fai nel regno della mia Volontà”. Non vuoi tu dunque che il tuo Padre, il tuo Gesù riposi e tu lavori, ma sempre col mio palpito invece mia? ”
(8) Ed io: “Mio Gesù, ma tu quasi che non mi dici più nulla ed io non solo mi sembra che debbo lavorare da sola senza di Te, ma mi manca la tua parola che mi stenda la via che debbo fare nel regno del tuo Volere”. E Gesù ha soggiunto:
(9) “Figlia mia, la mia parola è vita ed Io quando parlo debbo vedere se questa vita può aver vita nelle creature, se questo non c’è non espongo una mia Vita Divina se non c’è chi la riceve e mi basta anche una sola creatura veder disposta per uscire fuori di Me nella mia parola, questa vita Divina. Ecco perciò molte volte non parlo, perché non veggo i disposti per vivere la vita della mia parola. Molto più che con te non ho bisogno di parole per farmi intendere, basta guardarci per capirci, non è vero? Tu intendi me ed Io intendo te”.
22-16 Agosto 9, 1927 Come la Creazione e la Redenzione sono territori divini dati alle creature. Amore di Gesù nel farla dormire. Come luce e calore sono inseparabili tra loro.
(1) Stavo seguendo la Divina Volontà negli atti suoi ed il mio amato Gesù mi seguiva col suo sguardo per vedere se io visitavo tutte le opere sue e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, sto a guardare se visiti tutti i miei territori. Tu devi sapere che la Creazione è territorio mio, la Redenzione sono territori aggiunti. Anzi la mia infanzia, le mie lacrime e vagiti infantili, le mie preghiere, le mie opere, i miei passi, la mia vita nascosta e pubblica sono altrettanti miei appartamenti che formai nei miei territori. Non c’è cosa che
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(1) Stavo seguendo la Divina Volontà negli atti suoi ed il mio amato Gesù mi seguiva col suo sguardo per vedere se io visitavo tutte le opere sue e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, sto a guardare se visiti tutti i miei territori. Tu devi sapere che la Creazione è territorio mio, la Redenzione sono territori aggiunti. Anzi la mia infanzia, le mie lacrime e vagiti infantili, le mie preghiere, le mie opere, i miei passi, la mia vita nascosta e pubblica sono altrettanti miei appartamenti che formai nei miei territori. Non c’è cosa che Io feci e pena che soffri, che non me ne servì per allargare i confini dei territori divini per darli alle creature.
(3) Ora ogni giorno sto guardando se almeno la piccola figlia del mio Volere visita tutti i miei territori, entra in ciascun mio appartamento e quando ti veggo incominciare il tuo giro per visitare il sole, le stelle, il cielo, il mare e tutte le cose create, sento che i miei territori, che con tanto amore ho formato e dato alle creature non sono abbandonati, vi è almeno chi li visita e se li visita significa che li ama e ha accettato il dono e con ansia aspetto che continui le tue visite in Betlem, dove nacqui, visiti le mie lacrime, le mie pene, i miei passi, le mie opere, i miracoli che feci, i sacramenti che istituii, la mia Passione, la mia croce, insomma tutto e faccio noto se qualche cosa ti sfugge affinché tu faccia la tua visitina fosse pure di passaggio. Ed oh! come ne resto contento che i miei appartamenti siano tutti visitati.
(4) Figlia mia, qual dolore dare e non essere riconosciuto, dare e non stare chi prende il bene che si vuol dare. Ed Io, sai che faccio? Quando ti vedo soletta girare per tutti i miei territori e visitare i miei appartamenti ti do tutti i beni che ci sono in esso, in modo che ciò che dovrei dare agli altri lo accentro in te. Sicché tutto ti dono e tutto mi dai. Perché per poter dare tutto all’anima devo trovare tutto in lei ed essa per potermi dar tutto deve possedere tutto. Chi tutto tiene, tiene la capacità di potermi dar tutto e di ricevere tutto”.
(5) Onde mi sentivo un sonno profondo, tanto da non potere neppure scrivere e pensavo tra me: “Perché questo sonno, mentre in me è stato quasi sempre natura la veglia? ” Ed il mio amato Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(6) “Figlia mia, come il medico addormenta il povero paziente che deve sottoporsi ad una operazione chirurgica per non fargli sentire tutta la crudezza del dolore dei tagli che deve dare sul povero infermo, così Io, medico celeste, che troppo ti amo, per non farti sentire il continuo torchio della mia privazione, i suoi colpi ripetuti, la crudezza dei suoi dolorosi tagli, ti addormento affinché il sonno, spezzando il tuo martirio, ti dia un po’ di tregua ad un dolore sì intenso. Ma mentre dormi, il tuo Gesù ti sostiene fra le sue braccia e continuo il mio lavoro nell’anima tua. E non solo ciò, ma ti faccio dormire perché la mia giustizia, troppo irritata dalle offese delle creature, potesse fare il suo corso nel colpire le creature e tu dormendo non solo la lasci libera nel suo corso, ma ti risparmia il dolore di farti vedere i giusti suoi colpi sul mondo ingrato. Oh! se tu vedessi come il tuo Gesù leggermente ti abbraccia per non farti sentire il tocco dei miei abbracci, come pian pianino ti bacio per non farti sentire il tocco delle mia labbra, come zitto zitto vo ripetendo: “Povera figlia mia, povera figlia mia, sotto che duro martirio tu sei, affinché il suono della mia voce non ti svegli e come senza strepito di voci e di moti, continuo il lavoro del regno del mio Fiat Divino nell’anima tua, non diresti più che non ti voglio più il bene di prima, anzi mi diresti: “Oh! come mi ama troppo il mio Gesù e se mi addormenta è per non farmi soffrire di più”.
(7) Dopo di ciò stavo seguendo il Voler Divino ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(8) “Figlia mia, per formare una luce più grande ci vuole più calore. Luce e calore sono inseparabili fra loro; se c’è luce ci deve essere il calore, perché la natura della luce è il calore, la natura del calore è la luce; ma però se si vuole grande luce, ci vuole molto calore, l’una e l’altro sono forze uguali e ambedue formano la loro vita. Ora chi fa la mia Volontà e vive in Essa riceve la vita della luce e del calore del suo Creatore e l’anima, come pensa al mio Divin Volere, così forma il calore; come parla di Esso aggiunge altro calore; come opera per compierla, raddoppia il calore; come cammina nelle sue vie, moltiplica il calore e la luce si fa più fulgida, più forte, si stende e si allarga di più. Sicché non c’è parte del suo essere che non spanda raggi di luce vivificante, molto più che possiede la sorgente della vita della luce, qual è il mio Supremo Fiat. Onde da ciò potrai comprendere che le creature tanta luce e calore posseggono, per quanto hanno contatto con la mia Volontà e per quanto nelle loro azioni cercano di compierla e se ciò non fosse, ancorché si vede in loro operare il bene, è bene senza vita, senza luce e senza calore, sono virtù superficiali che formano una luce e calore dipinto, che toccate si trovano fredde e senza il bene di una luce vivificante che dà la vita e molte volte le opere senza del mio Divin Volere, alle occasioni si fanno conoscere che erano alimentate da passioni e vizi che coloriva con quel bene apparente”.
(9) Poi ha fatto silenzio ed io cercavo di abbandonarmi tutta nel suo Volere per seguirlo ed il mio Sommo Bene Gesù ha ripreso a dire:
(10) “Figlia mia, la nostra Divinità nel creare l’uomo lo vincolava tutto con Noi, quindi la memoria, l’intelletto, la volontà, erano vincoli d’unione; gli occhi, la bocca, l’udito, il cuore, le mani, i piedi, erano vincoli e se la creatura vive nel mio Volere, come mette in attitudine ciascuno di questi vincoli, riceve l’attitudine della vita Divina. Sicché viene formata e si sviluppa come una pianticella, che mentre possiede la fecondità della sua terra piena di umori vitali, innaffiata con acqua pura e abbondante, sta tutta esposta ai benefici raggi del sole ricevendo la sua vita continua, oh! come cresce bene, come sono gustosi i suoi frutti, come cercati, amati e apprezzati. Così l’anima, col ricevere la Vita continua di Dio per mezzo di tutti questi vincoli, che più che raggi solari si comunicano sopra ciascuna parte del suo essere, si conserva terra feconda piena di umori vitali e Divini che più che sangue gli scorrono in lei, come cresce bene; è l’amata, la ricercata dal cielo e dalla terra. La sua vita, le sue opere, le sue parole più che frutti sono gustosi per tutti, Dio stesso si prende piacere di gustare frutti sì preziosi. Dunque come puoi tu temere che potessi lasciarti, se sei vincolata con tanti vincoli con Me da cui ricevi vita continua? ”
22-17 Agosto 12, 1927 Come la preghiera incessante vince Iddio. Sconvolgimento della natura. Le tre fontanine. Preparamenti di guerre mondiali.
(1) Mi sentivo sotto l’incubo tremendo della sua privazione, ero oppressa, smaniavo, mi sentivo tanto male che non ne potevo più. Ed il mio adorabile Gesù, dopo d’avermi bene bene premuta sotto d’un torchio sì doloroso, avendo compassione della mia estrema afflizione mi ha stretto forte fra le sue braccia dicendomi:
(2) “Povera figlia, come stai male. Coraggio, non voglio che ti riduci in questi estremi, ti opprimi troppo, eppure dovresti consolarti, il tuo interno è un parlare continuato innanzi alla Maestà Divina e un atto continuato. E un parlare senza mai cessare di volere il regno del mio Fiat Divino innanzi a Dio, porta con sé la certezza della vittoria. Sicché o hai vinto o stai per vincere. Un fare e un dire continuo acquista la natura di una potenza vincitrice presso Dio e Dio come se perdesse la forza resistibile e l’anima acquista la forza vincibile. Succede un cambio: Dio disarmato e l’anima armata dalle armi divine, ma all’Ente Supremo non gli è dato resistere. Ti parrà a te poco quel chiedermi di continuo il regno dell’Eterno mio Volere? Girare per tutta la Creazione, rigirare in tutti gli atti che Io feci nella Redenzione, nei mari degli atti d’amore e di dolore della Sovrana Regina del Cielo per chiedere il regno mio? Nulla chiedi per te e giri e rigiri e chiedi e richiedi che la mia Divina Volontà sia conosciuta, che domini e regni. In ciò non entra ombra d’umano, né interesse proprio e la preghiera è l’atto più santo e divino, è preghiera di cielo, non di terra, perciò la più pura, la più bella, la invincibile che racchiude solo l’interesse della gloria Divina. Finora nessuno mi ha pregato con tanta insistenza. Mi pregò la Mamma mia con tale insistenza per la Redenzione e ne fu vincitrice, ma per il regno della mia Volontà nessuno finora con l’insistenza di vincere un Dio. Perciò la tua insistenza dice molto, lo stesso sconvolgimento di tutta la natura dice molto. In questi tempi tutti gli elementi sconvolgendosi sono forieri di beni ed è necessario per riordinare il regno mio. E’ la cosa più grande, perciò ci vuole lo sconvolgimento per purificare la terra, perciò non voglio che ti opprimi troppo, ma segui piuttosto il tuo continuo volo, la tua insistenza per acquistare la forza completa di vincere il regno del Fiat Supremo”.
(3) Ond’io continuavo a pregare e mi sentivo una mano posare sul mio capo e da questa mano uscivano tre fontanine, una menava fuori acqua, un’altra fuoco e l’altra sangue che inondavano la terra, nelle quali erano travolte genti, città e regni. Era raccapricciante il vedere i mali che verranno e pregavo il mio amato Gesù che si placasse e gli chiedevo delle sofferenze per far risparmiare i popoli e Gesù mi ha detto:
(4) “Figlia mia, si uniranno insieme acqua, fuoco e sangue e faranno giustizia. Tutte le nazioni si stanno armando per guerreggiare e questo irrita maggiormente la giustizia divina e dispone gli elementi a far vendetta di loro, perciò la terra sboccherà fuoco, l’aria manderà fontane di acque e le guerre formeranno fontane di sangue umana in cui molti scompariranno, città e regioni resteranno distrutte. Che malvagità dopo tanti mali di una guerra subita, ne preparano un’altra più terribile e cercano di muoversi quasi tutto il mondo come se fosse un solo uomo, non dice questo che il peccato è entrato fin nelle ossa da trasformare la stessa natura in peccato? ”
(5) Oh! come mi sentivo male nel sentire ciò e pregavo Gesù che mettesse da parte la giustizia facendo uscire in campo la misericordia e se voleva una vittima, ero pronta, basta che venissero risparmiate le genti e se ciò non vuoi cedermi, portami dalla terra, non posso più stare, le tue privazioni mi danno morte continua, i flagelli mi torturano e poi come posso vivere quando non posso con le mie pene risparmiare le pene dei nostri fratelli? Gesù! Gesù! pietà di me, pietà di tutti, placatevi e contenta la tua piccola figlia.
(6) In questo mentre non so come mi sono sentita investire da pene che da qualche tempo io non sentivo più, io non so dire ciò che ho passato; e ciò mi dà speranza che i gravi mali siano almeno in parte risparmiati.
22-18 Agosto 15, 1927 Come tutte le cose creatte posseggono l’unità della Volontà Divina. Differenza tra la prova di Adamo e quella di Abramo.
(1) Stavo secondo il mio solito girando per tutta la Creazione per unirmi agli atti della Volontà Suprema che esercita in essa ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutte le cose create tengono l’unità del mio Fiat Divino, Esso mentre è diviso in tanti atti, ma questi atti sono vincolati ed inseparabili tra loro nell’unità della medesima Volontà Divina. Guarda il sole, la sua luce è un atto distinto dalle altre cose create; ma la sua luce vincola tutti, investe la terra e la vincola con
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(1) Stavo secondo il mio solito girando per tutta la Creazione per unirmi agli atti della Volontà Suprema che esercita in essa ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutte le cose create tengono l’unità del mio Fiat Divino, Esso mentre è diviso in tanti atti, ma questi atti sono vincolati ed inseparabili tra loro nell’unità della medesima Volontà Divina. Guarda il sole, la sua luce è un atto distinto dalle altre cose create; ma la sua luce vincola tutti, investe la terra e la vincola con la sua luce e la terra si vincola con essa, beve a larghi sorsi la sorgente della luce, riceve i suoi effetti, il suo calore, i suoi baci ardenti e forma un atto solo col sole; la luce investe l’aria e si rende inseparabile da essa; investe l’acqua e l’acqua si tuffa nella luce e si vincolano nella loro unità, insomma siccome una è la Volontà che le domina, sono tutte le cose create tanto vincolate tra loro, che si rendono inseparabili e una non potrebbe stare senza dell’altra. Ora l’anima che vive nel mio Fiat Divino possiede l’unità di Esso e perciò è inseparabile da tutti gli atti che mette fuori l’unità del mio Volere. L’unità di Esso la vincola con Dio e mi dà la gloria dell’operato divino, la vincola con gli angeli e coi santi e mi dà la gloria angelica e dei santi, la vincola con tutta la Creazione e mi dà la gloria del cielo, del sole, del mare, insomma di tutto dove la mia Volontà opera; lei resta inseparabile e forma la sua unità. Perciò solo chi vive nel mio Volere può darmi l’amore, la gloria di tutta la Creazione, di tutta la Redenzione, non c’è atto di Esso cui l’anima resti divisa. Le altre creature lo potranno dire in parole, ma solo chi vive nel mio Volere possiede i fatti”.
(3) Onde continuavo il mio giro nel Volere Supremo e siccome avevo prima offerto i primi atti di Adamo quando possedeva l’unità col Voler Supremo, per potermi anch’io unire a quegli atti perfetti che fece nel principio della Creazione e poi passai ad unirmi coll’eroismo di Abramo e pensavo tra me: “Che sapienza Divina! Di Adamo si dice solo che fu il primo uomo creato da Dio, che peccò e gettò l’umana famiglia nel labirinto di tutti i mali e poi in tanti anni che visse non si dice più nulla di lui, non poteva Nostro Signore ritornare a fare qualche altra prova e chiedergli qualche altro sacrifizio per provare la sua fedeltà? E mentre Adamo viene messo in oblio, chiama Abramo e facendo prova di lui e trovandolo fedele, lo mette in vista, lo fa capo delle generazioni e si parla di lui con tanta gloria e onore”. Ora mentre ciò pensavo il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, sono le disposizioni della mia Sapienza infinita ed è mio solito che quando chiedo alla creatura un piccolo sacrifizio per il suo bene ed essa ingrata me lo rifiuta, non voglio più fidarmi di lei, smetto i miei disegni di elevarla a cose grandi e la lascio come creatura obliata che nessuno l’addita né di opere grandi, né di eroismo, né per Dio, né per sé, né per i popoli. Poi tu devi distinguere quello che volli da Adamo, il piccolo sacrifizio di privarsi d’un frutto e non mi fu accordato, come potevo fidarmi di lui e chiedergli un sacrifizio più grande? Invece ad Abramo non gli chiesi un frutto per sacrifizio, ma prima gli chiesi che andasse in terra straniera dove non era nato e pronto mi ubbidì e poi volli più fidarmi di lui; lo abbondai di grazia e gli chiesi il sacrifizio dell’unico suo figlio che amava più di sé stesso e lui pronto me lo sacrificò. In questo lo conobbi a prova che potevo fidarmi di lui, potevo tutto a lui affidare. Si può dire che fu il primo riparatore a cui veniva affidato lo scettro del futuro Messia e perciò lo elevai a capo delle generazioni con grande onore di Dio, di sé stesso e dei popoli.
(5) Così succede in tutte le creature. E’ mio solito chiedere piccoli sacrifizi, di privarsi d’un piacere, d’un desiderio, d’un piccolo interesse, d’una vanità, di distaccarsi da una cosa che gli sembra che non gli possa far danno. Queste piccole prove servono come piccoli poggi per mettere il grande capitale della mia grazia per disporle ad accettare sacrifizi maggiori. E quando l’anima mi è fedele nelle piccole prove, allora Io abbondo nella grazia e chiedo sacrifizi maggiori per poter più abbondare nel dare e ne faccio dei portenti di santità. Quante santità hanno principio da un piccolo sacrifizio e quanti, con l’avermi rifiutato un piccolo sacrifizio, parendo loro che fossero cose da nulla, sono rimaste rachitiche nel bene, cretine nel comprenderlo, deboli nel camminare la via che conduce al Cielo. Poverette, si veggono strisciare e lambire la terra da far pietà. Perciò figlia mia, ci vuole più attenzione ai piccoli sacrifizi che ai grandi, perché i piccoli sono la forza dei grandi, dispongono Dio a dare la grazia e l’anima a riceverla”.
22-19 Agosto 17, 1927 Tutto ciò che si fa nel Divin Volere diventa proprietà universale. Che significa girare nelle opere divine.
(1) Il mio vivere nel Voler Divino è continuo e mentre seguivo i suoi atti innumerevoli, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che la creatura fa nella mia Divina Volontà è proprietà universale, perché essendo Essa proprietà di Dio, tutto ciò che si fa nel Fiat Divino diventa proprietà divina. E siccome l’Ente Supremo per natura, per diritto, per potenza creatrice, come Creatore di tutte le cose è il solo Padrone universale di tutto, perciò tutto ciò che l’anima fa nel mio Volere acquista i diritti
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(1) Il mio vivere nel Voler Divino è continuo e mentre seguivo i suoi atti innumerevoli, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutto ciò che la creatura fa nella mia Divina Volontà è proprietà universale, perché essendo Essa proprietà di Dio, tutto ciò che si fa nel Fiat Divino diventa proprietà divina. E siccome l’Ente Supremo per natura, per diritto, per potenza creatrice, come Creatore di tutte le cose è il solo Padrone universale di tutto, perciò tutto ciò che l’anima fa nel mio Volere acquista i diritti universali e tutto ciò che si rende universale, diventa proprietà di tutti, sicché tutti possono prendere ciò che si rende universale. Molto più che le proprietà universali di Dio, col darsi a tutti, non scemano mai, danno e nulla perdono, perde forse il sole col dare la sua luce a tutti? Oppure godono meno della sua luce perché tutti la ricevono? Nulla perde il sole e le creature tanto godono della sua luce tanto se fosse una sola, ugualmente godono che la ricevono tutti; perde forse Iddio perché si dà a tutti, oppure hanno meno le creature perché è il Dio di tutti? Affatto, né l’uno, né l’altro perdono nulla. Ora qual gloria, quale onore non mi dà l’anima che vive nel mio Volere e che opera in Esso, che stende i suoi atti nelle proprietà universali di Dio, in modo che più che sole tutti possono prendere i beni degli atti suoi e qual gloria per essa che più che sole investe tutti e con la sua luce si gira intorno a tutti per imboccargli la sua luce, gli atti suoi, il suo amore? ”
(3) Onde in questo mentre vedevo come se l’amato Gesù mio si mettesse in via per lasciami ed io ho gridato forte: “Gesù che fai? Non mi lasciare che io non so come vivere senza di Te”. E Gesù rivolgendosi a me mi ha detto:
(4) “Figlia mia, posso lasciare la mia Volontà Divina, i miei atti, i miei possedimenti? Non posso, perciò non avere paura, che non ti lascio”.
(5) Ed io: “Eppure Amor mio mi lasci, quante volte giro e rigiro per tutta la Creazione e non ti trovo; riprendo il mio giro per tutte le opere tue della Redenzione sperando di trovare Colui che amo, ma invano, giungo fino nei mari degli atti della Sovrana Regina credendo che te ne stai con la Mamma nostra, ma ché, le mie ricerche finiscono nel dolore di non trovarti, tanto che mi viene il pensiero di non girare in tutte le opere tue quando non trovo Colui che mi dà la vita ed è tutto per me”. E Gesù spezzando il mio dire ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, se tu non fai il tuo giro completo in tutte le opere nostre ed in quelle della Regina del Cielo, sai tu che significa girare nella Creazione ed in tutto ciò che a Noi appartiene? Significa amare, apprezzare, possedere le nostre opere ed Io non mi sentirei felice pienamente se vedessi che la piccola figlia del mio Volere non possiede ciò che posseggo Io, né sta a giorno, né gode di tutte le mie ricchezze. Troverei tanti vuoti in te che non ci sono in Me, vuoti d’amore completo, vuoti di luce, vuoti di piene conoscenze delle opere del tuo Creatore. Sicché la tua felicità non sarebbe piena ed Io non trovando in te la pienezza di tutto, mi sentirei i tuoi vuoti e la tua felicità a metà. Come pure la nostra Regina Mamma, se vedesse che non possedessi i suoi mari di grazie sentirebbe che la sua piccola figlia non è pienamente ricca, né felice. Figlia mia, avere una sola Volontà Divina per vita e non possedere le stesse cose non può essere. La Volontà Divina dove regna vuole tutto possedere ciò che ad Essa appartiene, non vuole disparità, perciò deve possedere in te ciò che possiede in Me e nella Vergine Regina ed il tuo girare in tutte le opere sue serve come conferma del suo regnare in te. E poi, non sai tu stessa quante cose non apprendi nel girare in tutte le opere del mio Fiat Supremo? E quante cose ti manifesta, tanti possessi ti dà. E se, per chi vive nel mio Volere, non possedesse tutti i nostri beni, succederebbe come ad un padre che mentre lui è ricco e felice, il figlio non gode tutte le sue ricchezze e non è felice al par di lui, non si sentirebbe il padre spezzare la pienezza della sua felicità per causa del figlio? Questa sarà la base, la sostanza, la bella caratteristica del regno del mio Fiat Divino: Una la Volontà, uno l’amore, una la felicità, una la gloria tra Creatore e creatura”.
22-20 Agosto 21, 1927 Come Gesù la vuole finire col mondo. Potenza di ciò che si fa nel Voler Divino per placare la giustizia divina.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù è venuto tutto in fretta e gettandomi le braccia al collo mi ha stretto forte forte dicendomi:
(2) “Figlia mia, Io la finisco col mondo, non ne posso più; le offese, le pene che mi danno sono troppe, perciò è necessario che lo distrugga”.
(3) Io tremavo nel sentire ciò e gli ho detto: “Amor mio e vita mia, certo che soffri molto e che non ne puoi più, perché vuoi soffrire Tu solo, ma se Tu dividessi insieme con me le tue pene, soffriresti meno e non giungeresti al punto di non poter più sopportare le povere creature. Perciò fammi parte delle tue pene, dividiamole insieme e vedrai che potrai sopportarle ancora. Fa presto, non soffrire più solo, provaci o Gesù, tu hai ragione, soffri molto, perciò ti prego dividiamole insieme e placatevi”. Onde dopo lunghe insistenze il mio dolce Gesù mi ha fatto soffrire, ma erano le ombre delle sue pene, eppure, mi sentivo come distruggere, stritolare, ma non so dire quello che ho sofferto e certe cose è meglio tacerle. Quindi Gesù, come stanco del suo lungo soffrire, si nascondeva in me per trovare qualche sollievo ed io mi son sentita tutta investire da Gesù e mi vedevo dovunque gli occhi di Gesù e mi diceva che quegli occhi erano stanchi di guardare la terra e cercava riparo. La luce degli occhi di Gesù si fissava su vari punti della terra ed erano tante le nefandezze che si commettevano in quei luoghi, che quella luce lo incitava a distruggerli. Io lo pregavo che risparmiasse, mettendogli avanti il suo sangue, le sue pene, la sua vita, il suo eterno Volere e Gesù, tutto bontà mi ha detto:
(4) “Figlia mia, la potenza delle preghiere, degli atti, delle pene sofferte nel mio Volere sono inarrivabili. Mentre tu pregavi e soffrivi, il mio sangue, i miei passi, le mie opere, pregavano, le mie pene si moltiplicavano e si ripetevano. Sicché tutto ciò che si fa in Esso mi dà occasione di ripetere di nuovo ciò che feci stando sulla terra. E questo è l’atto più grande per placare la divina giustizia”.
(5) Onde seguendo il mio giro nel Voler Divino e non trovando il mio dolce Gesù, mi lamentavo con me stessa e dicevo tra me: “Come sarà che Gesù non viene più così spesso come prima e mentre dice le meraviglie del suo Volere e dove può giungere chi vive in Esso, invece di venire più spesso viene più di ritardo? ” Ora mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(6) “Figlia mia, la mia Umanità si nasconde in te ed io do luogo e largo campo alla mia Divina Volontà per farla operare liberamente e farle formare il suo regno. Ci fu il tempo libero in cui la mia Umanità ebbe il suo campo d’azione in te e perciò era sempre con te e da te, ed il mio Divin Volere mi fece fare affinché ti preparassi a ricevere il campo d’azione più esteso dal Fiat interminabile ed Io debbo lasciarlo fare. Molto più che non mi impedisce di starmi con te perché siamo inseparabili ed Io stando in te, mi diletto di legare l’anima tua come un piccolo uccellino col filo di luce del mio Volere e ti do il volo nella immensità di Esso, slanciandoti nei suoi atti innumerevoli rimanendomi il filo che ti tiene legata nelle mie mani e tu allontanandoti negli atti suoi mi perdi di vista ed Io sto aspettando che tu segui tutti gli atti della mia Divina Volontà per tirare il filo dentro di te. Tu prima non seguivi tutti gli atti di Essa, seguivi la piccola cerchia degli atti della mia Umanità, piccola a confronto di quelli del mio Voler Divino e perciò ogni tuo atto, ogni pena, ti faceva incontrare il tuo Gesù ed Io ero tutto intento a farti copiare la mia Umanità e perciò era necessario che mi stessi col pennello in mano per formare in te la mia immagine, per disporre la tela dell’anima tua a ricevere i vividi colori intinti nella luce del mio Fiat Divino. Perciò ciò che era necessario prima non è necessità adesso, ma con ciò non vuol dire che Io non sto con te. Viviamo insieme nell’eclissi della luce d’una Volontà eterna ed è tanta la sua luce che ci eclissa e ci fa sperdere a tutti e due, tanto che se si modera la luce, Io veggo te e tu vedi Me e ci troviamo come se mai ci fossimo separati”.
22-21 Agosto 25, 1927 Rapporti tra i tralci e la vite. L’anima depositaria della Divina Volontà.
(1) Mentre pregavo mi son trovata fuori di me stessa e tra le mie braccia il mio dolce Gesù. Ed io stringendolo forte al mio cuore gli ho detto: “Dimmi Amor mio, quali sono i rapporti tra me e Te? ” E Gesù, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vuoi saperlo? I rapporti che passano tra Me e te sono come i rapporti che passano tra i tralci e la vite. La vite forma i tralci, essi ricevono gli umori vitali per vegetare dalla vite, per vestirsi di pampini e di uva. Sicché tra la vite ed i tralci passa tale unione, che i tralci non possono né formarsi né aver vita senza di essa e la vite non farebbe nessuna figura, né pompa di sé, né darebbe frutto senza dei tralci. Perciò l’una e l’altro hanno tali rapporti tra loro, tali vincoli d’unione, che formano la stessa vita e sono inseparabili tra loro. E se si separano, la vite resta sterile, senza sfoggio e senza frutto ed i tralci perdono la vita e seccano. Ora la vite è il tuo Gesù, il tralcio sei tu, i rapporti tra Me e te sono inseparabili. Uno è il sangue che circola nelle nostre vene, una la Volontà, uno il palpito ed Io formo la tua vita e tu formi la mia gloria ed il mio frutto ed Io mi diletto di riposarmi all’ombra delle folte pampini del tuo tralcio e di cogliere l’uva della mia vite e di gustarle a mio piacere”.
(3) Ed io: “Ma dimmi ancora Vita mia e la tua Volontà, come sta in me? ” E Gesù ha soggiunto con una dolcezza indicibile:
(4) “Figlia mia, la mia Volontà sta in te come depositaria di tutti gli atti suoi, perché la mia Volontà, quando fa un atto, non lo depone fuori di Essa, mancherebbe lo spazio, la decenza, la santità e tutto ciò che si conviene per conservare i suoi atti, perciò non può deporli altrove, se non che in Sé stessa. Chi può mai tenere lo spazio di ricevere tutto il cielo con le sue stelle? Il Sole con la larghezza della sua luce, il mare con la vastità delle sue acque, la terra con la molteplicità delle sue piante? Nessuno. Quindi per poter deporre gli atti suoi si necessita la mia stessa Volontà Divina. Ora stando Essa in te, di tutti gli atti suoi ne fa il deposito in te, perché nel suo Fiat trova larghezza, santità, degna di Essa. Se tu sapessi quale ne è il contento del mio Eterno Fiat, che trova nella creatura dove poter deporre gli atti suoi, causa primaria perché per la creatura furono fatti! Quindi tutti gli atti della mia Divina Volontà sono in te e da te escono e portano insieme la gloria ad essi dovuti. Oh! come si sente contraccambiata ché trova in tutti gli atti suoi che la creatura gli dà la gloria alla sua luce, alla sua santità, alla sua immensità e trovando il bacio di lei, la gloria, l’amore, si sente talmente tirata di formare altri atti più belli, degni del mio eterno Fiat, solo per amore di colei che ne può fare il deposito, per ricevere i nuovi suoi baci, il suo amore, la sua gloria. Ecco perciò dove sta la mia Volontà sta tutto: Sta il Cielo, il sole, il mare e tutto. Nulla le può mancare di tutte le sue opere, tutto contiene, tutto conserva, per tutto tiene spazio, per tutto racchiudere in sé”.
22-22 Agosto 28, 1927 Dolore del Voler Divino in ciascuna cosa creata. Concepimento di Gesù. Amore dell’anima.
(1) Stavo secondo il mio solito seguendo gli atti del Voler Supremo. Ma mentre ciò facevo il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno ed era tanto afflitto, affannato e sospirava con intenso dolore ed io gli ho detto: “Che c’è, che c’è Amor mio? Perché sei così afflitto e dolente? ” E Gesù:
(2) “Figlia mia, se tu sapessi quanti dolori riceve la mia Volontà piangeresti meco. Essa in tutta la Creazione tiene il suo moto ed il suo atto continuo, coinvolge tutto ed in tutte le cose create porge il suo
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(1) Stavo secondo il mio solito seguendo gli atti del Voler Supremo. Ma mentre ciò facevo il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno ed era tanto afflitto, affannato e sospirava con intenso dolore ed io gli ho detto: “Che c’è, che c’è Amor mio? Perché sei così afflitto e dolente? ” E Gesù:
(2) “Figlia mia, se tu sapessi quanti dolori riceve la mia Volontà piangeresti meco. Essa in tutta la Creazione tiene il suo moto ed il suo atto continuo, coinvolge tutto ed in tutte le cose create porge il suo atto incessante a ciascuna creatura e non trovando la sua stessa Volontà in esse per dare l’atto suo, anzi trova volontà umane infangate, è costretta per conservarle, a deporre il suo atto. Si sente straziare dal dolore, ché depone nel fango la nobiltà, la santità, la purezza dei suoi atti Divini. Non trova il corteggio della sua stessa Volontà Divina nell’atto suo che depone nella creatura e ne soffre intensamente. Ed Io sento il suo dolore in ogni atto suo ed in ogni atto che fa fare alle stesse creature. Se la creatura parla, opera e cammina, è la mia Volontà Divina che si fa primo moto della parola, dell’opera, dei passi di loro, eppure non viene guardata, viene messa da parte come se il mio Volere fosse estraneo a loro, mentre vi tiene la parte vitale ed essenziale dell’atto loro ed oh! come si duole in ogni atto delle creature, nel vedersi né riconosciuta, né amata, né guardata. Non c’è cosa nella Creazione che il mio Volere non fa: Nel sole fa il suo atto di luce incessante per dare luce alle creature e cerca in loro il suo stesso Volere per ricevere il corteggio, la gloria alla sua luce e non trovandolo si duole, perché non trova in esse chi pareggia alla sua luce; anzi trova in loro tenebre e freddezza che offendono la sua luce ed il suo calore. Che dolore! il mio Volere fa il suo atto continuato nell’aria e respirando in essa, forma nell’aria un atto vitale che, respirandolo le creature sentono la vita e mentre dà la vita non trova in loro il respiro del suo stesso Voler Divino, che respirando insieme formerebbe la Vita Divina nella creatura. Che dolore dar la vita e non poterle formare in loro. Il mio Volere forma il cibo, tiene in esercizio tanti elementi: La terra, il vento, il sole, l’aria, l’acqua, il germe, per formare questo cibo per darlo alle creature, per trovare in loro la sua Volontà. Macché, invano ed il suo dolore si fa più intenso. Che cosa non fa la mia Volontà nella Creazione? Non c’è cosa in cui non tiene il suo primo atto di Vita e corre e corre incessantemente verso la creatura, corre nel vento, nell’acqua, nella terra, nei prati fioriti, nelle onde del mare, nel cielo disteso, dovunque e corre per trovare la sua Volontà nelle creature e non trovandola sente in tutte le cose un dolore, si sente strappare gli atti suoi senza che servono al suo stesso Volere. Oh! se la creatura potesse leggere i caratteri del mio Fiat Divino, leggerebbe in tutto ciò che vede, sente, tocca e prende, dolore incessante di questo mio Volere, che corre e correrà sempre solo per trovare la mia Volontà in loro, scopo unico perché fu creato l’uomo e tutta la Creazione. E se la conserva, è per raggiungere il suo scopo e mettere tregua ad un dolore sì lungo. Ecco perciò tutte le mie premure per far conoscere la mia Volontà Divina, affinché regni e domini. Tutto sarà dato ai figli di Essa, perché essi soli toglieranno i caratteri del dolore e vi metteranno i caratteri della gioia, della gloria, della felicità in tutte le cose create, perché Volontà Divina riceveranno per mezzo di esse e Volontà Divina faranno trovare in loro che renderanno i giusti omaggi e la gloria dovuta agli atti che il mio Volere esercita in tutta la Creazione”.
(3) Onde continuavo a seguire gli atti del Supremo Volere e giunta al punto quando la Sovrana Regina concepì nel suo seno purissimo, dicevo tra me: “L’Altezza della mia Madre Celeste somministrò il suo sangue, il suo amore e la Volontà Divina che regnava in Essa per formare in Lei il concepimento del Verbo. Anch’io voglio somministrare il mio amore, le mie pene ed il Voler Divino che regna in me, mentre concepisce nel suo seno, affinché anch’io ci metto del mio nel concepimento di Gesù, per adorare l’Eterno Fiat in un atto sì grande e anche per fare che avendo dato del mio, resti concepito in me”. Ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “Sono le mie solite stranezze, ma del resto è amore che voglio dare a Gesù, è la sua stessa Volontà Divina per onore del suo concepimento”. E Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto:
(4) “Figlia mia, sono Io che muovo l’animo tuo a fare ciò che voglio e molte volte non ti dico neppure la ragione. Tu devi sapere che la mia Divina Volontà ebbe il suo atto primo nel concepimento di Me, Verbo Eterno ed il tuo amore e atti tuoi sono atti di giustizia e sono necessari per il concepimento della Volontà Divina nell’Umanità del tuo Gesù, perché il primo regno che stendeva fu nella mia Umanità. Ora per darti il diritto che potesse regnare in te, esigeva con giustizia il tuo amore mentre concepiva nella mia Umanità. E siccome per il mio Supremo Fiat non esiste passato e futuro, ma tutto è presente, mentre concepivo nella Sovrana Regina, concepivo nel tuo amore, nelle tue pene, in quel suo stesso Volere che doveva regnare in te. Sicché tu adesso non fai altro che darle i diritti suoi, somministrarle ciò che ci vuole per farla concepire in te, per ricevere tu i diritti di farle stendere il suo regno e di prendere in mano lo scettro del comando con assoluto dominio. Onde ciò che a te sembra nulla e stranezza, entra nell’atto primo della DivinaVolontà ed il tuo Gesù, guidandoti e prendendoti per mano, ti porta nell’atto quando concepì nel seno materno per farti mettere il tuo amore, le tue pene, affinché non mancasse l’atto tuo in un atto sì grande che dava il principio al regno della mia Volontà Divina nell’umana famiglia. Ed è questa la causa perché in tutti gli atti che Io feci stando sulla terra, chiamo il tuo amore a vincolarsi a quegli atti, né voglio che te ne sfugga nessuno. Sono diritti di giustizia che esige il mio Volere e sono anelli di congiunzione per darti il diritto che Esso potesse regnare in te. Perciò segui il tuo Gesù senza darti pensiero”.
(5) Onde ritornando a pensare al dolore che sente la Divina Volontà nella Creazione, avrei voluto tante vite per quanti dolori Essa sente, per raddolcire un dolore sì lungo e pensavo in che stato doloroso si trova il Fiat nelle creature. Ed il mio amabile Gesù uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:
(6) “Figlia mia, tu devi sapere che il mio Voler Divino non può ammettere gli atti della mia Volontà nella creatura se non trova la sua, perché manca in loro la capacità, dignità, santità, spazio per poter contenere un atto solo della Volontà Suprema. E questo è un altro suo dolore; ma per natura di sua bontà comunica i soli effetti. Succede come al sole che comunica i suoi effetti alla terra, ma non rimane in essa, altrimenti la terra resterebbe raggiante, luminosa; invece, come passa il sole così resta corpo scuro qual è, ma gli effetti servono a conservarla e a farle produrre piante, fiori e frutti. Succede pure come l’acqua che comunica i suoi effetti alla terra, ma non la sorgente della sua vita. Tanto vero che quando non piove la terra resta asciutta e non ha forza di produrre un filo di erba. E perciò la terra, non possedendo né la vita del sole, né quella dell’acqua, ha bisogno che il sole comunica i suoi effetti giornalieri e l’acqua spesso spesso la bagna per conservarsi e poter produrre. Così succede per gli atti del mio Voler Divino, Esso vuol darsi affinché la creatura diventi sole, per poter formare la sua Vita e non trovando la sua Volontà, nel suo dolore, preso da eccessi della sua bontà comunica i suoi effetti, che servono per conservare il soggetto dei suoi dolori. Nessuno può dirti che valore, che potenza, che santità, luce ed immensità che contiene un atto del mio Fiat Divino, se non che il tuo Gesù e solo chi possiede un Voler Divino può contenere gli atti di Esso, perciò solo il Fiat può innalzare la creatura alla Santità e nobiltà Divina che dà la somiglianza del suo Creatore; tutti gli altri, per quanto buoni e decantati per abilità, ingegno, dottrina, operosità, resteranno sempre come terra che, non possedendo né sorgente di luce, né di acqua, gli sarano dati come poveri mendichi gli effetti del mio Supremo Volere”.
22-23 Settembre 3, 1927 Fino a tanto che l’anima non faccia regnare la Volontà Divina, sarà sempre infelice ed inquieta. Diversità di martirio di anima e di corpo.
(1) Stavo valicando il mare di luce del Fiat Divino seguendo i suoi atti ed oh! come comprendevo che tutto il bene sta in Esso. Ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, fino a quando la creatura non giunge a far regnare la mia Divina Volontà in essa, sarà sempre infelice, sempre inquieta, perché sentirà in sé, per quanto fosse buona, santa, dotta, ricca, che le manca la pienezza della felicità ed il mare della pace, che da nessuno lato la possono turbare e spezzare la sua
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(1) Stavo valicando il mare di luce del Fiat Divino seguendo i suoi atti ed oh! come comprendevo che tutto il bene sta in Esso. Ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, fino a quando la creatura non giunge a far regnare la mia Divina Volontà in essa, sarà sempre infelice, sempre inquieta, perché sentirà in sé, per quanto fosse buona, santa, dotta, ricca, che le manca la pienezza della felicità ed il mare della pace, che da nessuno lato la possono turbare e spezzare la sua felicità. Quindi potrà essere a metà felice e dimezzata la sua pace e siccome non è intera, la metà che le manca terrà la via aperta per portare l’infelicità e il disturbo. Vedi, anche nell’ordine naturale succede così: Uno è ricco, non gli manca nulla, possiede i suoi dieci, venti milioni oppure miliardi, ma conoscendo che potrebbe acquistare altro ed essere più ricco ancora, si sente inquieto, infelice e mettendo come da parte le sue ricchezze è tutto piede, tutto opere, tutto parole, tutto occhio alle altre ricchezze che vorrebbe acquistare. Poveretto, come può essere felice, pacifico, se gli manca la sorgente dei beni che gli dice, riposati, tutto è tuo e tutto ciò che vuoi è in tuo potere? Un altro è re, ma quanta infelicità sotto a quella corona: Timore di poter perdere il suo regno, speranze e avidità di acquistare altri regni, d’imperare a costo di guerre su tutto il mondo, sicché il possedere un regno non è altro che via aperta per rendere infelice ed inquieto il povero re. Un terzo è dotto, ma non possedendo tutte le scienze, sapendo di poter possedere altre scienze, non riposa, né si sente felice e pacifico, quante volte innanzi ad un altro più scienziato di lui si sente umiliato e sente l’infelicità che le manca la pienezza della scienza? Ora così succede nell’ordine soprannaturale: Quel tale è buono, ma non sente in sé che possiede la sorgente della bontà, perché si sente che alle occasioni la sua pazienza è debole, la sua fermezza nel bene è intermittente, la sua carità spesso spesso zoppica, la sua preghiera è incostante. Ciò lo rendono infelice, inquieto, perché vede che la sua bontà non è intera, è come a metà e l’altra metà che le manca serve a torturarlo e a infelicitarlo. Poveretto, come si vede chiaro che gli manca il regno della mia Divina Volontà, perché se regnasse in lui possederebbe la sorgente della bontà che gli direbbe: “Riposati, tutto è in tuo potere, sorgente di pazienza, di fermezza, di carità, di preghiera”. E sentendo in sé la sorgente, si sentirebbe distendere dentro e fuori di lui il mare della felicità e della pace, e l’infelicità ed inquietitudine non troverebbe più la via per entrare in lui. Un altro è santo, ma alle circostanze non sente in sé la sorgente della santità, la luce che tutto fa conoscere, tutto gli addita, la strada e la felicità, la conoscenza di Dio non è piena, l’eroismo delle virtù vacillano in lui, onde con tutta la sua santità non è felice, né pacifico, perché mancando il totale dominio del mio Fiat Divino, gli manca la sorgente della luce che eclissa il germe di tutti i mali e vi sostituisce la sorgente della felicità e della pace. Ecco perciò che fino a tanto che le creature non faranno regnare la mia Divina Volontà, nel mondo non si avrà neppure l’idea, né conoscenza vera di ciò che significa pace vera e pienezza di felicità. Tutte le cose per quanto buone e sante non avranno la loro pienezza, perché mancando il dominio ed il regnare del mio Supremo Volere, manca chi comunica la sorgente di tutte le felicità, che essendo sorgente si può prendere ciò che si vuole e come si vuole. Ecco perciò le mie premure perché la mia Volontà sia conosciuta e formi il suo regno in mezzo alle creature, perché voglio vederle felici e di quella felicità con cui la uscii nel crearle e furono messe fuori dal seno del loro Creatore che possiede tutte le felicità possibili ed immaginabili”.
(3) Dopo di ciò seguivo il santo Voler Divino e sentendomi priva del mio dolce Gesù deliravo, perché volevo Colui che facendomi smaniare mi faceva provare il più duro martirio, tanto da non poterne più. Ed il mio sempre amabile Gesù uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:
(4) “Figlia mia il martirio dell’anima è più grande, più nobile, contiene un valore tanto grande che paragonato a quello del corpo, oh! come resta dietro. Questo è limitato, è piccolo di fronte a quello dell’anima. L’anima è luce, il corpo è materia e martirizzandosi il corpo, il sangue che versa non si allarga, non si diffonde lontano ma bagna solo quel piccolo spazio di terra dove si trova; perciò i suoi effetti sono limitati e sono a luoghi, a tempo e a persona. Invece quello dell’anima è luce e quando questa luce viene trafilata, messo sotto del torchio, la luce si diffonde, si innalza, si stende sempre più. Chi può restringere e circuire la luce del sole? Nessuno! Chi mai può impedire che i suoi raggi solari investano la terra tutta e facciano sentire il suo calore a tutti? Nessuno! Non c’è potenza contro la luce, non ci sono armi che possano ferirla e ucciderla, tutte le potenze insieme sono impotenti contro la luce, o vogliono o non vogliono sono costretti a dargli il suo corso e a farsi investire. E se qualcuno preso da pazzia pensasse di fermarla, la luce con una potenza tutta sua naturale si riderebbe di lui e vincitrice gli spruzzerebbe più luce. Ora l’anima è più che sole e quando soffre la mia privazione come gira e resta premuta sotto il torchio di essa, tanti raggi di più acquista per distendersi e allargarsi di più. E siccome è pena d’una vita Divina, l’anima facendo la Divina Volontà, in questo martirio offre l’atto più bello e la sua luce si stende tanto che nessuno la può raggiungere, perché entra in mezzo a questo martirio una Volontà Divina causata dalla privazione del tuo Gesù. La materia non entra affatto in questo martirio, ma tutto è luce: Luce è il tuo Gesù, luce è la mia Volontà, luce è l’anima tua, che formano tale incanto di luce che cielo e terra restano investiti e a tutti portano il beneficio del calore e della luce. Perciò il martirio del corpo è un nulla a confronto di questo”.
22-24 Settembre 4, 1927 Come tutta la Creazione resta investita dagli atti fatti nella Divina Volontà.
(1) Stavo seguendo il mio giro per tutta la Creazione e avendo investito cielo, sole, mare, insomma tutte le cose create col mio ti amo, ti adoro, ti benedico, per decantare la gloria al mio Creatore in tutta la Creazione. Ora mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù si è mosso dentro di me e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ascolta insieme con Me tutte le armonie della Creazione, senti, il mare mormora, ma in quel mormorio si sente una nota più bella, il ti amo, il ti adoro, il ti benedico, la gloria che la piccola figlia del mio Volere mormora insieme col mare e facendo mormorare tutto il mare fa dire alle acque i suoi amorosi ritornelli al suo Creatore. Oh! come acquista il mare altre note di armonia, di bellezza, altri suoni più belli, perché la mia piccola figlia emette la sua voce nella mia Divina Volontà e rende il mare parlante e dà la gloria del mare al suo Creatore. Senti anche il sole nella sua luce che piove dal cielo ed investe tutta la terra, piove insieme le tue note amorose, i tuoi graditi ritornelli: “Ti amo, ti glorifico, ti benedico, ti adoro”. Perché essendo una la Volontà Divina che regna in te così regna nel sole ed oh! come eloquente parla la luce, come scorre nel calore l’amore al suo Creatore, quante nuove armonie e note non sue acquista, perché c’è la piccola figlia del Supremo Volere che emette i suoi atti in Esso e facendo una la sua volontà con la Creazione tutta, somministra la sua voce ed i suoi atti a tutte le cose create; senti, la natura del mare, del sole, non hanno virtù di parlare; e trovare chi vive nel mio Volere che comunica la sua voce, i suoi atti ad essi è la cosa più sorprendente, è la gloria più grande che puoi dare al tuo Creatore. Sicché non c’è cosa creata che non resti investita dai tuoi atti ed Io mi diletto di ascoltare le tue note ed i tuoi ripetuti ritornelli nel cielo, nell’aria, nel vento, nell’acqua che piove, nell’uccellino che canta, in tutto e voglio che anche tu insieme con me senti le tue stesse armonie che formi in tutta la Creazione.
(3) Figlia mia, il più piccolo moto, anche il più piccolo respiro, fatto nella mia Divina Volontà, è tutto di Dio ed essendo suo, vi trova tutto ciò che è suo: Vi trova la santità Divina nell’atto fatto nel mio Fiat Divino, vi trova la sua luce, vi trova la sua bontà, il suo amore, la sua potenza, in quell’atto non manca nulla di ciò che a Dio appartiene, perciò si possono chiamare atti Divini, ché sono i più belli, i più santi ed i più graditi ed innanzi a questi atti tutti gli altri atti, per quanto buoni, perdono il loro valore, il loro gusto e mai mi possono piacere. Succede come ad un signore ricchissimo che possiede ricchezze, giardini, poderi coi frutti più belli che nessuno li può eguagliare. Ora, questo signore, conoscendo che nessun altro tiene i frutti e le cose buone come le sue, se i figli, i servi portano i frutti dei suoi giardini, lui li gradisce, li gusta con amore mangiandone a sazietà, ma se gli portano frutti di poderi altrui, lui non li gusterà perché vedrà subito la gran differenza, li troverà difettosi, acerbi e disgustosi e si lamenterà coi suoi che hanno ardito di portargli robe e frutti non suoi. Così succede a Noi, tutto ciò che si fa nella nostra Divina Volontà sono robe nostre, frutti degli interminabili nostri poderi e come cose nostre non troviamo nulla che non sia degna della nostra Divinità e perciò prendiamo tutti i gusti nel riceverli. Invece ciò che viene fatto fuori del nostro Divin Volere è roba a Noi estranea, manca l’impronta Divina, sono senza pienezza di gusti, di luce, di santità, di dolcezza. Il volere umano anche alle cose più buone mette sempre la parte acerba, che disgusta le cose più belle e perciò vedendo che non sono robe dei nostri poderi, frutti della nostra Volontà Divina li mettiamo da parte e molte volte neppure li guardiamo. Perciò ti raccomando che nulla ti faccia sfuggire, che non entra nella luce del mio Fiat Supremo, affinché tutto sia roba nostra e sommamente a Noi gradita”.