(1) Stavo secondo il mio solito girando per tutta la Creazione per unirmi agli atti della Volontà Suprema che esercita in essa ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutte le cose create tengono l’unità del mio Fiat Divino, Esso mentre è diviso in tanti atti, ma questi atti sono vincolati ed inseparabili tra loro nell’unità della medesima Volontà Divina. Guarda il sole, la sua luce è un atto distinto dalle altre cose create; ma la sua luce vincola tutti, investe la terra e la vincola con la sua luce e la terra si vincola con essa, beve a larghi sorsi la sorgente della luce, riceve i suoi effetti, il suo calore, i suoi baci ardenti e forma un atto solo col sole; la luce investe l’aria e si rende inseparabile da essa; investe l’acqua e l’acqua si tuffa nella luce e si vincolano nella loro unità, insomma siccome una è la Volontà che le domina, sono tutte le cose create tanto vincolate tra loro, che si rendono inseparabili e una non potrebbe stare senza dell’altra. Ora l’anima che vive nel mio Fiat Divino possiede l’unità di Esso e perciò è inseparabile da tutti gli atti che mette fuori l’unità del mio Volere. L’unità di Esso la vincola con Dio e mi dà la gloria dell’operato divino, la vincola con gli angeli e coi santi e mi dà la gloria angelica e dei santi, la vincola con tutta la Creazione e mi dà la gloria del cielo, del sole, del mare, insomma di tutto dove la mia Volontà opera; lei resta inseparabile e forma la sua unità. Perciò solo chi vive nel mio Volere può darmi l’amore, la gloria di tutta la Creazione, di tutta la Redenzione, non c’è atto di Esso cui l’anima resti divisa. Le altre creature lo potranno dire in parole, ma solo chi vive nel mio Volere possiede i fatti”.
(3) Onde continuavo il mio giro nel Volere Supremo e siccome avevo prima offerto i primi atti di Adamo quando possedeva l’unità col Voler Supremo, per potermi anch’io unire a quegli atti perfetti che fece nel principio della Creazione e poi passai ad unirmi coll’eroismo di Abramo e pensavo tra me: “Che sapienza Divina! Di Adamo si dice solo che fu il primo uomo creato da Dio, che peccò e gettò l’umana famiglia nel labirinto di tutti i mali e poi in tanti anni che visse non si dice più nulla di lui, non poteva Nostro Signore ritornare a fare qualche altra prova e chiedergli qualche altro sacrifizio per provare la sua fedeltà? E mentre Adamo viene messo in oblio, chiama Abramo e facendo prova di lui e trovandolo fedele, lo mette in vista, lo fa capo delle generazioni e si parla di lui con tanta gloria e onore”. Ora mentre ciò pensavo il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, sono le disposizioni della mia Sapienza infinita ed è mio solito che quando chiedo alla creatura un piccolo sacrifizio per il suo bene ed essa ingrata me lo rifiuta, non voglio più fidarmi di lei, smetto i miei disegni di elevarla a cose grandi e la lascio come creatura obliata che nessuno l’addita né di opere grandi, né di eroismo, né per Dio, né per sé, né per i popoli. Poi tu devi distinguere quello che volli da Adamo, il piccolo sacrifizio di privarsi d’un frutto e non mi fu accordato, come potevo fidarmi di lui e chiedergli un sacrifizio più grande? Invece ad Abramo non gli chiesi un frutto per sacrifizio, ma prima gli chiesi che andasse in terra straniera dove non era nato e pronto mi ubbidì e poi volli più fidarmi di lui; lo abbondai di grazia e gli chiesi il sacrifizio dell’unico suo figlio che amava più di sé stesso e lui pronto me lo sacrificò. In questo lo conobbi a prova che potevo fidarmi di lui, potevo tutto a lui affidare. Si può dire che fu il primo riparatore a cui veniva affidato lo scettro del futuro Messia e perciò lo elevai a capo delle generazioni con grande onore di Dio, di sé stesso e dei popoli.
(5) Così succede in tutte le creature. E’ mio solito chiedere piccoli sacrifizi, di privarsi d’un piacere, d’un desiderio, d’un piccolo interesse, d’una vanità, di distaccarsi da una cosa che gli sembra che non gli possa far danno. Queste piccole prove servono come piccoli poggi per mettere il grande capitale della mia grazia per disporle ad accettare sacrifizi maggiori. E quando l’anima mi è fedele nelle piccole prove, allora Io abbondo nella grazia e chiedo sacrifizi maggiori per poter più abbondare nel dare e ne faccio dei portenti di santità. Quante santità hanno principio da un piccolo sacrifizio e quanti, con l’avermi rifiutato un piccolo sacrifizio, parendo loro che fossero cose da nulla, sono rimaste rachitiche nel bene, cretine nel comprenderlo, deboli nel camminare la via che conduce al Cielo. Poverette, si veggono strisciare e lambire la terra da far pietà. Perciò figlia mia, ci vuole più attenzione ai piccoli sacrifizi che ai grandi, perché i piccoli sono la forza dei grandi, dispongono Dio a dare la grazia e l’anima a riceverla”.