(1) Il mio amabile Gesù mi fa molto stentare il suo ritorno, oh! come lo sospira la piccola anima mia, ridotta senza di Lui come terra senza acqua e senza sole, che mentre brucio dalla sete, è tanto il tenebrio, che non so dove muovere il paso per rintracciare Colui che solo mi può dare l’acqua che mi disseta e mi fa sorgere il sole che dà luce ai miei passi per ritrovare Colui che da me si allontana. Ah! Gesù! Gesù! Ritorni! non senti il mio palpito nel tuo che ti chiama e che non avendo più umore ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo offerendo i miei piccoli atti come omaggio d’adorazione e d’amore al Supremo Volere, e pensavo tra me: “Ma è proprio vero che ciò che fa l’anima che fa la Divina Volontà, fa lo stesso Dio? Qual gloria può avere che avendo offerto a Lui il mio piccolo lavoro e tutto ciò che posso fare, lo venga a fare insieme con me?” Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non mi senti in te che stò seguendo gli atti tuoi? Perché dove regna la mia Volontà, tutte le cose, anche più piccole e naturali, si convertono in diletto per Me e per la creatura, perché sono effetto d’una Volontà Divina regnante in lei, che non sà uscire da Sé neppure l’ombra d’infelicità alcuna. Anzi tu devi sapere che nella Creazione il nostro Fiat Supremo stabilì tutti gli atti umani, investendoli di diletto, di gioia e di felicità; sicché lo stesso lavoro non doveva fare nessun peso all’uomo, né dargli ombra di stanchezza, perché possedendo il mio Volere possedeva la forza che mai stanca e viene meno. Vedi, anche le cose create sono simbolo di ciò, si stanca forse il sole di dare sempre la sua luce? Certo che no; si stanca il mare di mormorare continuamente, di formare le sue onde, di nutrire e moltiplicare i suoi pesci? Certo che no; si stanca il cielo a stare sempre disteso, la terra a fiorire? Certo che no. Ma perché non si stancano? Perché c’è dentro di loro la potenza del Fiat Divino, che tiene la forza che non si esaurisce mai. Quindi tutti gli atti umani entrano nell’ordine di tutte le cose create e tutte ricevevono l’impronta della felicità: Il lavoro, il cibo, il sonno, la parola, lo sguardo, il paso, tutto. Ora finchè l’uomo si mantenne nel nostro Volere, si mantenne santo e sano, pieno di vigore e di energia instancabile, capace di gustare la felicità dei suoi atti e di felicitare Colui che gli dava tanta felicità. Come si sottrasse, cadde malato e perdette la felicità, la forza instancabile, la capacità ed il gusto di gustare la felicità degli atti suoi, che il Divin Volere con tanto amore aveva investito. Questo succede anche tra chi è sano e tra chi è malato: Il primo gusta il cibo, lavora con più energia, prende piacere nel divertirsi, nel passeggiare, nel chiaccherare; il malato si disgusta del cibo, non sente forza di lavorare, s’anoia dei divertimenti, l’infastidiscono le chiacchere, tutto gli fa male; la malattia ha cambiato la sua natura, gli atti suoi in dolori. Ora supponi che il malato ritornasse nel vigore della sua salute, si ripristinerebbe nelle forze, nel gusto, in tutto. Sicché la causa della sua malattia è stato l’uscire dalla mia Volontà. Il ritornare e farla regnare sarà causa che ritorni l’ordine della felicità negli atti umani e farla prendere la sua attitudine negli atti della creatura. E come offre il suo lavoro, il cibo che prende, e tutto ciò che fa, da dentro quei atti umani si sprigiona la felicità messa dal mio Volere in quei atti e sale al suo Creatore per dargli la gloria della sua felicità. Ecco perciò dove regna la mia Volontà, non solo mi chiama insieme con lei ad operare, ma mi dà l’onore, la gloria di quella felicità con cui investimmo gli atti umani. Ed ancorché la creatura non possedesse tutta la pienezza dell’unità della luce della mia Volontà, purchè offra tutti gli atti suoi al suo Creatore come omaggio ed adorazioni, siccome la malata è lei, non Dio, Iddio riceve la gloria della felicità dei suoi atti umani. Supponi un’amalato che facese un lavoro, oppure un cibo suo, lo prendesse e lo dasse ad uno ch’è sano, questo che gode la pienezza della salute non avverte nulla, né della stanchezza di quel lavoro, né lo stento che l’ammalato ha sentito nel farlo, né il disgusto di quel cibo che avrebbe sentito se l’avessi preso l’infermo, anzi gode nella pienezza della sua sanità del bene, della gloria e della felicità che le porterà quel lavoro e gusta il cibo che le è stato offerto. Così l’offerta delle propie azioni purifica, desinfetta le azioni umane e Dio riceve la gloria a Lui dovuta e per contracambio fa scendere nuove grazie sopra colei che offre a Lui le sue azioni”.
(1) Mi sentivo nel sommo dell’afflizione per la privazione del mio dolce Gesù, e nel mio interno gli dicevo: “Amor mio e Vita mia, come ti sei partito da me senza dirmi addio, né insegnarmi dove movere i miei passi, né la via che debbo battere per ritrovarti, anzi mi sembra che Tu stesso mi hai barricate le vie per non farti trovare e per quanto posso girare e chiamarti Tu non mi ascolti; le vie sono chiuse, ed io sfinita dalla stanchezza, sono costretta a fermarmi e rimpiango Colui che a qualunque costo vorrei trovare e non trovo. ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo secondo il mio solito, seguendo gli atti del Voler Supremo nella Creazione, e giunta a quel punto quando Iddio metteva fuori la creazione dell’uomo, mi univo coi primi atti perfetti che fece Adamo quando fu creato, per incominciare insieme con lui e per seguire dove finì d’amarlo, d’adorarlo, quando pecco, con quella perfezione con cui aveva incominciato nell’unità del Fiat Supremo, ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “Ma abbiamo diritto noi a questo regno del Voler Divino?” Ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tu devi sapere che Adamo prima di peccare faceva i suoi atti nel Fiat Divino, ciò significaba che la Trinità ne aveva dato il possesso di questo regno, perché per poter possedere un regno, ci vuole chi lo forma, chi lo dona e chi lo riceva. La Divinità lo formò e lo donò, l’uomo lo ricevette. Sicché, Adamo nella sua prima epoca della Creazione possedeva questo regno del Fiat Supremo e siccome lui era il capo di tutta l’umana generazione, tutte le creature ricevevano il diritto di questo possesso. E sebbene Adamo col sottrarssi della nostra Volontà perdette il possesso di questo regno, perché col fare la sua si misse come in stato di guerra coll’eterno Fiat e poveretto, non avendo forza sufficiente per combattere, né esercito ben fornito per poter guerreggiare con un Volere sì Santo, che teneva forza invincibile ed esercito formidabile, restò vinto e perdette il regno da Noi dato, molto più che la forza che possedeva prima era la nostra, dandole anche il nostro esercito a sua disposizione, come peccò, la forza se ne venne alla nostra sorgente e l’esercito si ritirò da lui mettendosi a nostra disposizione. Tutto ciò non tolse i diritti ai suoi discendenti di poter riacquistare il regno della mia Volontà. Succese come ad un re che per guerra perde il suo regno, non ci può essere tutta la probabilità che uno dei suoi figli, con un’altra guerra può riunire il regno di suo padre che già era suo? Molto più che venni Io sulla terra, il divino vincitore, per rifare le perdite dell’uomo e che trovando chi volesse ricevere questo regno, gli restituivo la forza, mettendole di nuovo il mio esercito a sua disposizione per mantenere l’ordine, il decoro, la gloria di Esso. E qual’è questo esercito? E’ tutta la Creazione, in cui in ciascuna cosa creata sta bilocata la Vita della mia Volontà più che esercito meraviglioso e formidabile per mantenere la vita di questo regno. Allora l’uomo perderebbe la speranza di possedere di nuovo questo regno se vedese scomparire tutto l’esercito invincibile della Creazione, allora si potrebbe dire: “Iddio ha ritirato la sua Volontà dalla faccia della terra che la vivificava, l’abbelliva, l’arricchiva, il regno non c’è più speranza che può essere in nostro possesso”. Ma fino a tanto che questa esiste, sono effetti di tempi per trovare coloro che lo vogliono ricevere. E poi se non c’era da operare il possesso di questo regno del Fiat Divino, non era necessario che Io te manifestassi tante sue conoscenze che le riguardano, né il suo Volere che vuole regnare, né il suo dolore perché non regna, quando una cosa non si può effettuare è inutile parlarne, quindi non avrei avuto nessuno interesse di dire tante cose che riguardano la mia Volontà Divina. Sicché il solo parlarne è segno che voglio che ritorni il suo possesso”.
(1) La mia povera esistenza vive sotto il duro torchio della privazione del mio dolce Gesù, le ore mi sembrano secoli senza di Lui e sento tutto il peso del mio duro esilio. Oh! Dio, che pena, vivere senza di Colui che forma la mia vita, il mio palpito, il mio respiro. Gesù, che duro strappo è la tua privazione per me, tutto è inceppo, tutto è stento, come può reggere la bontà del tuo tenero cuore a vedermi così inceppata per sola causa tua? Come mi lasci così a lungo? Non ti feriscono più i miei sospiri, non ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo pensando al Fiat Supremo ed al modo come può venire ed essere realizato questo regno ed il mio amato Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come il tuo Gesù fu concepito, così rannodai di nuovo il regno della mia Volontà Divina con le creature. Era necessario che Essa prendesse dominio assoluto nella mia Umanità ed avesse la sua Vita libera in tutti gli atti miei per poter distendere il suo regno come voleva nella mia Umanità. Sicché tutto ciò che Io facevo: Opere, preghiere, respiro, palpito e patimenti erano ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo preocupata per la salute del Reverendo padre Di Francia, le lettere giuntami da lui erano quasi alarmanti, pensavo alla sorte dei miei scritti che tanto interesse aveva avuto di portasseli tutti, dove sarebbero andati a finire se Nostro Signore se lo portasse con Sé nella Patria Celeste? E poi la sua missione per la publicazione delle conoscenze sul Fiat sarebbe senza frutto, perché si può dire che nulla ha fatto ancora, al più si può dire l’inizio, la volontà che tiene di farne la publicazione, ma per uscire un’opera così lunga, chi sa quanto tempo ci vuole? ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Continuando il mio solito stato, stavo seguendo il Voler Divino nella Creazione e seguendo da una cosa creata all’altra, chiamavo la dolce mia Vita, il Caro Gesù che venisse insieme con me a seguire gli atti della sua Volontà in tutte le cose create e non venendo sentivo il chiodo della sua privazione che mi trafiggeva e nel mio dolore gli dicevo: “Mio Gesù, io non so che fare per ritrovarti, ti faccio chiamare dalla tua giustizia nel mare, dalla tua potenza nelle sue onde fragorose e Tu non mi ascolti, ti faccio chiamare dalla tua luce nel ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo pensando tra me: “Quando giro nella Suprema Volontà seguendo i suoi atti nella Creazione e nella Redenzione, pare che tutte le cose parlano, tutte hanno che dire di quest’ammirabile Volere, invece quando sto occupata in altro, tutte le cose si mettono in silenzio, pare che non hanno che dire”. Ma mentre ciò pensavo, è penetrato il sole nella mia stanzetta e la sua luce batteva sul mio letto. Io mi sono sentita investire dalla sua luce e calore, in questo mentre è uscita una luce da dentro del mio interno e tuffandosi nella luce del sole, ambedue ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Mi sentivo tutta immersa ed abbandonata nel Voler Divino e mentre seguivo i miei atti in Esso, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’anima che vive nella mia Volontà Divina è il trionfo di Essa, come l’anima fa i suoi atti in Essa, così mette fuori la sua virtù bilocatrice che aleggiando in tutta la Creazione vi stende la sua Vita Divina. Sicché l’anima che vive nella mia Volontà mi dà l’occasione di bilocare la mia Vita per quanti atti fa in Essa e perciò non solo ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)