(1) Stavo pregando che il benedetto Gesù confondesse i nemici della Chiesa, ed il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, potrei confondere i nemici della santa Chiesa, ma non voglio, se ciò facessi, chi purgherebbe la mia Chiesa? Le membra della Chiesa, e specie chi sta in posto ed in altezze di dignità, hanno gli occhi abbacinati e travedono di molto, tanto, che giungono a proteggere i finti virtuosi ed opprimere e condannare i veri buoni, questo mi dispiace tanto, vedere quei pochi veri miei figli sotto il peso dell’ingiustizia, quei figli da cui deve risorgere la Chiesa e che Io sto dando molta grazia per disporli a ciò, Io li veggo messi di spalle al muro e legati per impedirli i passi, questo mi duole tanto che mi sento tutto furore per loro!
(3) Senti figlia mia, Io sono tutto dolcezza, benigno, clemente e misericordioso, tanto, che per la mia dolcezza rapisco i cuori, ma però sono anche forte, da stritolare ed incenerire coloro che non solo opprimono i buoni, ma giungono ad impedire il bene che vogliono fare. Ah! tu ti piangi i secolari, ed Io piango le piaghe dolorose che sono nel corpo della Chiesa, che mi dolorano tanto, da oltrepassare le piaghe dei secolari, perché dalla parte cui non me l’aspettavo e che mi fanno disporre a fare inveire i secolari contro di loro”.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere tutto afflitto, ed io mi stavo intorno a Lui, tutta a compatirlo, ad amarlo, abbracciarlo e consolarlo con tutta la pienezza della confidenza, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tu sei il mio contento, così mi piace, che l’anima si dimentichi di sé stessa, delle sue miserie, si occupi solo di Me, delle mie afflizioni, delle mie amarezze, del mio amore, e con tutta confidenza se ne stia attorno a Me. Questa confidenza mi rapisce il cuore e m’inonda di tanta gioia, ché come l’anima dimentica tutta sé per Me, così Io dimentico tutto per lei e la faccio una sola cosa per Me, e giungo non solo a darle, ma a farle prendere ciò che vuole. Al contrario, l’anima che non dimentica tutto per Me, anche le sue miserie, e se ne vuol stare intorno a Me con tutto rispetto, con timore e senza la confidenza che mi rapisce il cuore, e come se volesse stare con pauroso ritegno con Me e tutta circospetta, a questa tale niente do e niente può prendere, perché manca la chiave della confidenza, della scioltezza, della semplicità, cose tutte necessarie, Io per dare e lei per prendere; quindi, con le miserie viene, e con le miserie resta”.
(1) Stavo pensando alla incomprensibile grandezza e sapienza divina, che nel dare a noi i suoi beni, Lui non scema niente, anzi pare che Lui col dare, acquista la gloria che le dà la creatura col aver ricevuto i beni dal Signore. Ed il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, anche tu possiedi questa dote, non nel corpo ma nell’anima, comunicatati dalla mia bontà; difatti, col cercare d’infondere nelle anime il bene, la virtù, l’amore, la pazienza, la dolcezza, tu non scemi punto, anzi coll’infondergli negli altri, se vedi che quegli profittano, tu ne godi un compiacimento maggiore. Onde, ciò che tu sei per grazia nell’anima, Io sono per natura, e non solo dei beni di virtù, ma di tutti i beni possibili, naturali, spirituali e di qualsiasi genere”.
(1) Passando giorni amarissimi di privazione del mio adorabile Gesù, lo pregavo che si compiacesse di venire, ed appena un lampo è venuto e mi ha detto:
(2) “Amore che si nasconde, guai!”
(3) E pregandolo per la Chiesa e che avesse pietà di tante anime che vanno perdute, perché vogliono guerreggiare la Chiesa ed i suoi ministri, Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, non ti affliggere, è necessario che i nemici purghino la mia Chiesa, e dopo che la avranno purgato, la pazienza, le virtù dei buoni saranno luce ai nemici, e si salveranno quelli e loro”.
(5) Ed io: “Ma almeno non permettete che le mancanze dei tuoi ministri giungano a giorno dei secolari, altrimenti più affliggeranno la tua Chiesa”.
(6) E Gesù: “Figlia mia, non mi pregare ché m’indigno, voglio che la materia esca fuori, non ne posso più, non ne posso più, i sacrilegi sono enormi, col coprirli darei campo a farli commettere mali maggiori, tu avrai pazienza a sopportare la mia assenza, la farai da eroina; voglio fidarmi di te che sei mia figlia, mentre Io mi occuperò a preparare flagelli per secolari e per sacerdoti”.
(1) Stavo pensando alla Celeste Mamma quando teneva il mio sempre amabile Gesù morto nelle sue braccia, che faceva e come si occupava di Gesù. Ed una luce accompagnata da una voce nel mio interno che diceva:
(2) “Figlia mia, l’amore agiva potentemente nella mia Madre. L’amore la consumava tutta in Me, nelle mie piaghe, nel mio sangue, nella mia stessa morte e la faceva morire nel mio amore; ed il mio amore, consumando l’amore e tutta la mia Madre, la faceva risorgere d’amor novello, cioè tutta del mio amore. Sicché il suo amore la faceva morire, il mio amore la faceva risorgere ad una vita tutta in Me, d’una maggior santità e tutta divina. Sicché non c’è santità se l’anima non muore in Me; non c’è vera vita se non si consuma tutta nel mio amore”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’amore non è soggetto a morte; non c’è potere, non ci sono diritti sull’amore; l’amore è eterno, e per chi ama, è eterno con Me. L’amore non teme di nulla, non dubita di nulla, e gli stessi mali li converte in amore. L’amore sono Io stesso, ed amo tanto chi in tutto mi ama e che tutto fa per amore, che guai! per chi lo tocca, li farò restare scottati dal fuoco della mia tremenda giustizia”.
(1) Continuando il mio solito stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, dove c’è amore c’è vita, e non vita umana, ma vita divina; sicché tutte le opere, anche buone e non fatte per amore, sono come un fuoco dipinto che non dà calore, oppure un’acqua dipinta che non disseta e non purifica. Oh! quante opere dipinte, oppure morte, si vano facendo dalle persone anche a Me consacrate, perché il solo amore è quello che contiene la vita, nessun’altra cosa contiene tanta potenza di dar vita a tutto; anzi senza l’amore tutto è morto”.
(1) Continua quasi sempre lo stesso, cioè, con privazione amarissima e con silenzio; al più si fa vedere solamente, ed al più sono cose solite; perciò non le scrivo. Ricordo che quando io emetto qualche lamento del mio stato, mi dice nel mio interno:
(2) “Figlia mia, pazienza, falla da prode, da eroina, coraggio, lasciami castigare per ora, e poi ci verrò come prima”.
(3) Ricordo pure che impensierendomi del mio stato mi disse:
(4) “Figlia mia, chi vuol badare alle difficoltà, ai dubbi, a sé stessa, è come quelle persone schifiltose, che fanno schifo di tutto, ed invece di pensare a nutrirsi, pensano alle schifezze ancorché non ci fossero, e quindi crescono dimagrite, macilente e così muoiono. Così le anime che di tutto s’impensieriscono, crescono dimagrite e così muoiono”.
(5) Qualche altra cosetta, non la ricordo bene. Onde questa mattina trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovato il bambino Gesù nelle mie braccia, che piangeva forte, forte, perché sentiva dire che lo volevano cacciare dall’Italia. Prendemmo la via per la Francia, e non lo volevano ricevere, e il mio sempre amabile Gesù, piangendo diceva:
(6) “Tutti mi cacciano, nessuno mi vuole, ed Io costretto da loro stessi, li flagellerò”.
(7) In questo mentre, vedevo strade piene di pietre, fuoco, con gran danno di città.
(8) “Hai visto? Ritiriamoci figlia mia, ritiriamoci”.
(9) E così ci siamo ritirati nel letto, ed è scomparso. Onde dopo altri giorni, pregandolo che si placasse per i tanti flagelli che si sentono, mi ha detto:
(10) “Figlia mia, mi trattano da cane, ed Io li farò tra loro uccidere da cani”.
(11) Oh! Dio, che crepacuore. Placatevi o Signore, placatevi!
(1) Stavo pensando tra me stessa: “Come è possibile che Gesù benedetto, per castigare il popolo deva privare me della sua amabile presenza; vorrei vedere se non ci va alle altre anime a farsi vedere. Credo che siano scuse, o che c’è in me qualche cosa che l’impedisce di venire”. E Gesù facendosi vedere appena, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ed è proprio vero che per i castighi non ci vengo spesso; ed ammetti pure che ci vada a qualche altra, ciò dice nulla, tutto è lo stato delle anime cui con la mia grazia sono giunte, per esempio: Se Io andassi ad un’anima principiante, oppure non giunta al possesso di Me come se fossi tutto suo, poco o niente mi farebbe; non avrebbe quell’arditezza, quella fiducia di disarmarmi, di legarmi come le piace. Queste tali stanno innanzi tutte timide, e con ragione, perché non sono entrate in Me da padroni, da poter disporre come vogliono, invece, l’anima quando è giunta a possedermi è ardita, fiduciosa, conosce tutti i segreti divini e può dirmi, e con ragione, se sei mio, voglio fare ciò che voglio. Ecco ché per poter agire mi nascondo, perché soffrirebbero molto nell’unirsi con Me a castigare, oppure me lo impedirebbero. Ecco figlia mia la necessità che non mi manifesti, altrimenti, voglio sentirlo da te stessa, che mi faresti? Quanto non ti opporresti?”
(3) Ed io: “Certo Signore, dovevo starmi a tutto ciò che mi hai insegnato Tu stesso, d’amare le creature come tue immagini e come Te stesso. Se io ti vedessi come prima, non mai potresti permettere la guerra in Italia, Tu ti nascondi, ed io rimango nulla ed il puro nulla, con Te posso tutto, senza di Te posso nulla”.
(4) E Gesù: “Hai visto? Lo dici tu stessa, sicché, venendo da te la guerra si ridurrebbe ad un giuoco, mentre la mia Volontà è che porti delle tristi e gravi conseguenze. Perciò ti ripeto il mio ritornello: Coraggio, statti in pace, siimi fedele, non farla da bambina che ad ogni cosa prende i picci, ma da eroina. Non ti lascio veramente, ma mi terrò nascosto nel tuo cuore, e tu continuerai a vivere del mio Volere; e se così non facciamo, i popoli giungeranno a tali eccessi, da mettere terrore e spavento”.
(1) Continuando il mio solito stato, appena ho visto il mio adorabile Gesù, ma tanto afflitto, da far piangere le pietre. Mi faceva vedere città assediate, come se gente straniere volessero invadere l’Italia; tutti emettevano un grido di dolore e spavento, chi si nascondeva. E Gesù tutto afflitto mi ha detto:
(2) “Figlia mia, che tristi tempi, povera Italia, lei stessa si va preparando lo sbarco per perire, molto le ho dato, l’ho favorito più di tutte le altre nazioni, ed in contraccambio mi ha dato più amarezze”.
(3) Ed io, volendolo pregare che si placasse versando in me le sue amarezze, mi ha scomparso.