(1) Continuando il mio solito stato, per poco è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto, io però stavo pregando il mio sempre amabile Gesù di sciogliere gl’intoppi che impedivano queste riunioni, e di manifestarci il modo ed il meglio che a Lui piacesse:
(2) “Figlia mia, il punto che più m’importa e che più mi sta a cuore, è lo sciogliere perfettamente il sacerdote dalla famiglia. Dessero tutto ciò che hanno alle famiglie e per loro si lasciassero il solo personale, e siccome loro devono mantenersi dalla Chiesa, giustizia vuole che la roba, da dove viene là deve andare, cioè, che tutto ciò che possono avere deve servire a mantenersi loro ed ingrandire le opere della mia gloria ed al bene del popolo, altrimenti Io non renderò largo per loro i popoli; non solo, ma loro stessi si separeranno col corpo dalle famiglie, ma non col cuore, quindi mille avidità, chi più potesse far lucro, quindi causa di mali umori fra loro se si assegna un posto di maggior lucro ad uno che ad un altro per poter dare alle famiglie, lo vedranno alla pratica quanti mali porterà se non mi toccano questo punto più essenziale. Quante disunioni, gelosie, rancori ed altro. Io mi contento di averne più pochi, anziché guastarmi l’opera tanto da Me voluta. Ah! figlia mia, quanti Ananii usciranno! E come sapranno ben difendere, patrocinare, scusare questo tanto ben voluto idolo dell’interesse. Ah! solo per chi si consacra a Me ho questa sventura, che invece di badare a Me, all’onore ed alla gloria mia, ed alla santificazione che allo stato loro si conviene, Io li servo solo di coperchio, ed il loro scopo è di badare alle famiglie, ai nipoti. Ah! non così chi si dà al mondo, anzi cercano di stiracchiare le famiglie, e se non possono tirare, giungono a disconoscere i propri genitori.
(3) Eppure, quando il sacerdote non si occupa che della sola gloria mia e degli uffici appartenenti al solo ministero sacerdotale, non è altro che un osso spostato che dà dolore a Me, dolore a sé stesso e dolore al popolo, e rende frustranea la sua vocazione; e siccome quando un osso non si mette al suo posto dà sempre dolore, e col non partecipare agli umori del corpo, col tempo s’inaridisce ed è necessario disfaciarlo, tanto per l’inutilità, quanto perché dolora le altre membra, e gettarlo, così i sacerdoti quando non si occupano che solo di Me, essendo osso spostato dal mio corpo, restano inariditi, perché non partecipano agli influssi della mia grazia, ed Io ci tengo e ci tengo, ma se veggo la loro durezza, li getto via da Me, e sai dove? Nel più profondo dell’inferno”.
(4) Poi ha soggiunto: “Scrivi, manda a dire a quel padre cui affido questa missione di sacerdoti, che stia saldo su questo punto, che me lo renda intangibile; dille pure che lo voglio in croce e sempre con Me crocifisso”.