(1) Continuando il mio solito stato, il mio adorabile Gesù si faceva vedere piangendo e per quanto faceva, perché me l’ha portato la Celeste Mamma perché lo quietassi, quindi lo baciavo, lo carezzavo, me lo stringevo, gli dicevo: “Che vuoi da me? Non vuoi amore per renderti felice e quietarti il pianto? Non me l’hai detto Tu stesso altre volte, che la tua felicità è il mio amore? Ed io ti amo assai, assai, ma ti amo insieme con Te, perché da sola non so amarti. Dammi il tuo alito bruciante che mi scioglie il mio essere tutto in una fiamma d’amore, e poi ti amo per tutti, ti amo con tutti, ti amo nei cuori di tutti”. Ma chi può dire tutti i miei spropositi? Onde pareva che si quietasse un poco, e per distrarre il mio dolce amore del tutto dal pianto, gli ho detto: “Vita mia e mio tutto, consolati, ma che faranno le riunioni dei sacerdoti, oh! come resterai consolato!”
(2) E Lui subito: “Ah! figlia mia, l’interesse è il veleno del sacerdote, e si è infiltrato tanto in loro che li ha avvelenato il cuore, il sangue e fin nelle midolla delle ossa. Oh! come l’ha saputo ben tessere il demonio, avendo trovato in loro la volontà disposta ad essere tessuta. La mia Grazia ha usato tutta la sua arte per formare in loro la tessitura dell’amore e dargli il contravveleno dell’interesse, ma non trovando la loro volontà disposta, poco o nulla ha tessuto di divino, perciò il demonio non potendo impedire del tutto queste case di riunione di sacerdoti, facendo molta perdita, si contenta almeno di mantenere la tela che le ha tessuto col veleno dell’interesse. Oh! se tu vedessi quanto sono pochi i disposti a segregarsi dalle famiglie, anche col cuore ed a rovesciare questo veleno dell’interesse, ne piangeresti meco; non vedi come si dibattono tra loro a questo riguardo? Come restano agitati? Come si fanno tutti fuoco? Anzi lo credono uno sproposito che non è addetto allo stato loro”.
(3) Mentre ciò diceva, vedevo i sacerdoti disposti per ciò, quanto scarsissimo il numero. Gesù è scomparso, ed io mi sono trovata in me stessa. Ora, sentendo ripugnanza di scrivere queste cose che riguardano i sacerdoti ed avendone fatto il sacrificio, perché cosi vuole l’ubbidienza, il mio amato Gesù dopo è venuto e mi ha dato un bacio per ricompensarmi il sacrificio fatto ed ha aggiunto:
(4) “Figlia diletta mia, non hai detto tutto sopra gl’inconvenienti che porterebbero se resta il sacerdote inceppato col legame della famiglia, le tante vocazioni sbagliate, per cui la Chiesa in questi tristi tempi piange amaramente: Non si vedrebbero certo tanti modernisti, tanti sacerdoti vuoti di pietà vera, tanti dati ai piaceri, tanti all’incontinenza, tant’altri che guardano perdere le anime come se niente fosse, senza la minima amarezza, e tant’altri spropositi che fanno, questi sono segni di vocazioni sbagliate. E se le famiglie veggono che non c’è più da sperare da parte dei sacerdoti, a nessuno più le verrà il piacere di spingere i loro figli a farsi sacerdoti, né ai figli le verrà il pensiero d’arricchire, d’innalzare le famiglie per mezzo del loro ministero”.
(5) Ed io: “Ah! mio dolce Gesù, invece di dire a me queste cose, andate dai capi, dai vescovi, che loro che hanno l’autorità possono riuscire di contentarvi su questo punto, ma io, poverella, che posso fare? Non altro che compatirti, amarti e ripararti”.
(6) E Gesù: “Figlia mia, dai capi, dai vescovi? Il veleno dell’interesse ha invaso tutti, e siccome sono quasi tutti presi da questa febbre pestifera, li manca il coraggio di correggere e di mettere un argine a chi da loro dipende. E poi, Io non sono capito da chi non è spogliato di tutto e da tutti, la mia voce risuona molto male al loro udito, anzi li pare un assurdo, una cosa che non è conveniente alle condizioni umane; se parlo con te, ci comprendiamo abbastanza, e se non altro, trovo uno sfogo al mio dolore, e tu mi amerai di più perché sai che sono amareggiato”.