(1) Continuando il mio solito stato, ma sempre con immensa amarezza nell’anima mia per la privazione del benedetto Gesù, ed al più viene quando più non posso e dopo che quasi mi sono persuasa che più non verrà. Onde, quando appena l’ho visto che portava in mano un calice, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se oltre al cibo dell’amore mi dai il pane della tua pazienza, perché l’amore paziente e sofferente è cibo più solido, più sostanzioso e corroborante, ché se l’amore non è paziente si può dire che è amore vacuo, leggiero e senza nessuna sostanza, onde si può dire che mancano le materie necessarie per formare il pane della pazienza. Quindi se tu mi dai questo, Io ti darò il pane dolce della grazia”.
(3) E mentre ciò diceva mi ha dato a bere ciò che stava dentro del calice che portava in mano, che pareva dolce, come una specie di liquore che non so distinguere, ed è scomparso.
(4) Dopo ciò vedevo intorno al mio letto tante persone forestiere: Sacerdoti, galantuomini, donne che pareva che dovevano venire a trovarmi, parecchi di questi tali dicevano al confessore: “Dateci conto di quest’anima, di tutto ciò che il Signore le ha manifestato, le grazie che le ha fatto, perché ce l’ha manifestato il Signore fin dal 1882 che sceglieva una vittima ed il segno di questa vittima sarebbe che il Signore l’avrebbe mantenuto sempre in questo stato come ragazza, tale quale come quando la scelse, senza invecchiarsi o cambiarsi la stessa natura”. Ora, mentre ciò dicevano, non so come io vedevo me stessa tale e quale come quando mi coricai nel letto, senza che mi fossi in niente cambiata per essere stata per tanti anni in questo stato di sofferenze”.