(1) Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata sopra d’una persona che teneva l’aspetto come se fosse vestita come una pecora, ed io ero portata sopra le sue spalle, ma andava a lento passo, innanzi vi andava una specie di macchina più veloce, ed io nel mio interno ho detto: “Questa va lento, vorrei andare dentro di quella macchina che cammina più veloce”. Non so il perché, appena pensato mi sono trovata dentro là con quelli, e questi mi hanno detto: “Che hai fatto, come hai lasciato il Pastore? E qual Pastore, che essendo la sua vita nei campi sono sue tutte le erbe medicinali, nocive e salutari, e stando con Lui si può stare sempre di buona salute, e se lo vedi vestito a modo di pecora, è per rendersi simile alle pecore, facendole appressare a Lui senza nessun timore, e sebbene va a lento passo, però è più sicuro”. Io, nel sentire ciò ho detto nel mio interno: “Una volta che è così, lo vorrei per dirgli qualche cosa della mia malattia”. Mentre ciò pensavo me l’ho trovato vicino a me, ed io tutta contenta mi sono fatta vicina all’orecchio e gli ho detto: “Pastore buono, se siete tanto peritissimo, datemi qualche rimedio ai miei mali, io mi trovo in questo stato di sofferenze”. E volendo dire di più, mi ha troncato la parola in bocca col dirmi:
(2) “La vera rassegnazione, non fantastica, non mette a scrutinio le cose, ma adora in silenzio le divine disposizioni”.
(3) E mentre ciò diceva, pareva che si rompesse la pelle di lana, e vedevo là il volto di Nostro Signore e la sua testa coronata di spine. Io nel sentirmi dire ciò, non sapevo più che dire, me ne stavo in silenzio, contenta di stare insieme con Lui, e Lui ha soggiunto:
(4) “Tu hai dimenticato di dire al confessore un’altra cosa sopra la croce”.
(5) Ed io: “Adorabile mio Signore, io non mi ricordo, ripetetemela e la dirò”.
(6) E Lui: “Figlia mia, tra tanti titoli che tiene la croce, tiene il titolo d’un dì festivo, perché quando si riceve un dono, che cosa succede? Si fa festa, si gioisce, si sta più allegra; or, la croce essendo dono più prezioso, più nobile e fatta dalla persona più grande ed unica che esiste, riesce più gradito e porta più festa, più gaudio, di tutti gli altri doni. Onde, tu stessa puoi dire qual’altri titoli si può dare alla croce”.
(7) Ed io: “Come Voi dite, si può dire che la croce è festante, giubilante, gaudente, desiderante”.
(8) E Lui: “Bene, bene hai detto, ma però giunge l’anima a sperimentare questi effetti della croce quando è perfettamente rassegnata alla mia Volontà, ed ha donato tutta sé stessa a Me, senza ritenersi niente per sé, ed Io, per non farmi vincere in amore dalla creatura, le dono tutto Me stesso, e nel donare Me stesso vi dono anche la mia croce, e l’anima riconoscendola per mio dono ne fa festa e gode”.