MaM
Messaggio del 25 gennaio 2013:Cari figli! Anche oggi vi invito alla preghiera. La vostra preghiera sia forte come pietra viva affinché con le vostre vite diventiate i testimoni. Testimoniate la bellezza della vostra fede. Io sono con voi e intercedo presso il mio Figlio per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

6-14 Dicembre 24, 1903 Il desiderio fa che Gesù faccia le sue nascite nell’anima. Lo stesso fa il demonio.

(1) Questa mattina, trovandomi nel solito mio stato è venuto il bambino Gesù, ed io vedendolo piccino piccino, come se allora fosse nato, gli ho detto: “Carino mio, qual fu la causa, chi vi fece venire dal Cielo e nascere così piccino nel mondo?”

(2) E Lui: “L’amore ne fu la cagione, non solo, ma la mia nascita nel tempo fu lo sbocco d’amore della Santissima Trinità verso le creature. In uno sbocco d’amore di mia Madre, nacqui dal suo seno, ed in uno sbocco d’amore rinasco nelle anime. Ma questo sbocco viene formato dal desiderio, non appena l’anima incomincia a desiderarmi, Io resto già concepito, quanto più s’inoltra nel desiderio, così mi vado ingrandendo nell’anima, quando questo desiderio riempie tutto l’interno e giunge a farne lo sbocco fuori, allora rinasco in tutto l’uomo, cioè, nella mente, nella bocca, nelle opere e nei passi.

(3) All’opposto anche il demonio fa le sue nascite nelle anime, non appena l’anima incomincia a desiderare ed a volere il male, resta concepito il demonio con le sue opere perverse, e se questo desiderio viene nutrito, il demonio s’ingrandisce e riempie tutto l’interno di passioni, le più brutte e schifose, e giunge a farne lo sbocco fuori, dando tutto l’uomo la rotta a tutti i vizi. Figlia mia, quante nascite fa il demonio in questi tristissimi tempi, se avessero potere, gli uomini ed i demoni avrebbero distrutto le mie nascite nelle anime”.

6-15 Dicembre 28, 1903 Come tutte le vite stanno in Cristo.

(1) Dopo aver molto stentato, quando appena è venuto il mio benedetto Gesù, e mi faceva vedere molte anime umane nella sua Umanità, e mentre ciò vedevo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutte le vite umane stanno nella mia Umanità in Cielo come dentro d’un chiostro, e stando dentro del mio chiostro, da Me parte il regime delle loro vite, non solo, ma la mia Umanità essendo chiostro, fa tutte le vite di ciascun’anima; quale n’è la mia gioia quando le anime si stanno in questo chiostro, e l’eco che esce della mia Umanità si combina con l’eco di ciascuna vita umana della terra. E qual’è la mia amarezza quando veggo che le anime non sono contente e se ne escono, ed altre si stanno, ma forzate e malvolentieri, non si sottopongono alle regole ed al regime del mio chiostro, quindi, l’eco non si combina insieme”.

6-16 Gennaio 6, 1904 La razza umana è tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e la offre a Dio, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta e Gli è presente come se tutti se l’offerissero.

(1) Continuando il mio solito stato è venuto il benedetto bambino Gesù, e dopo d’aversi messo fra le mie braccia e benedetto con le sue manine, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, essendo la razza umana tutta una famiglia, quando uno fa qualche opera buona e mi offre qualche cosa, tutta l’umana famiglia partecipa a quell’offerta e mi è presente come se tutti me l’offerissero. Come oggi i magi, nell’offerirmi i loro doni, Io ebbi nelle loro persone presente tutta l’umana generazione, e tutti parteciparono al merito della loro opera buona. La prima cosa che mi offerirono fu l’oro, ed Io in contraccambio li diedi l’intelligenza e la conoscenza della verità; ma sai tu qual’è l’oro che voglio adesso dalle anime? Non l’oro materiale, no, ma l’oro spirituale, cioè, l’oro della loro volontà, l’oro degli affetti, dei desideri, dei propri gusti, l’oro di tutto l’interno dell’uomo, questo è tutto l’oro che l’anima tiene, e lo voglio tutto per Me. Ora, per darmi questo al anima riesce quasi difficile darmelo senza sacrificarsi e mortificarsi, ed ecco la mirra, che qual filo elettrico lega l’interno dell’uomo e lo rende più risplendente, e le dà la tinta di variopinti colori, dandole all’anima tutte le specie di bellezze; ma questo non è tutto, ci vuole chi mantiene sempre vivi i colori, la freschezza, che quasi profumo e venticello spira dall’interno dell’anima, ci vuole chi offre e chi ottiene doni maggiori di quelli che dona, come pure ci vuole ancora chi costringe a dimorare nel proprio interno Colui che riceve e Colui che dona e tenerlo in continua conversazione ed in continuo commercio con lui, onde, chi fa tutto questo? L’orazione, specie lo spirito d’orazione interiore, che sa convertire non solo le opere interne in oro, ma anche le opere esterne, e questo è l’incenso”.

6-17 Febbraio 7, 1904 Come è difficile trovare un’anima che si dia tutta a Dio, per poter fare che Dio si dia tutto a lei.

(1) Avendo passato tutto il mese scorso molto sofferente, perciò ho trascurato di scrivere, e continuando a sentirmi molto debole e sofferente, mi viene spesso spesso un timore, che non è che non possa scrivere, ma che non voglio, e per scusa dico che non posso; è vero che sento molta ripugnanza e devo fare molta forza per scrivere, e solo l’ubbidienza poteva vincermi. Onde, per togliere qualunque dubbio mi sono decisa di non scrivere tutto, ma solo qualche parola che ricordo, per vedere se veramente posso o non posso. Ricordo che un giorno, sentendomi male mi disse:

(2)Figlia mia, che sarà se cessa la musica nel mondo?”

(3) Ed io: “Signore, che musica può cessare?”

(4) Ed Egli ha soggiunto: “Diletta mia, la tua musica, perché quando l’anima soffre per Me, prega, ripara, loda, ringrazia continuamente, è una continua musica al mio udito, e mi distoglie dal sentire l’iniquità della terra, e quindi di castigare come si conviene, non solo, ma è musica nelle menti umane e le distorna di fare cose peggiori. Onde, se Io ti porto, non cesserà la musica? Per Me è niente, perché non sarà altro che trasportarla dalla terra al Cielo, ed invece d’averla dalla terra l’avrò nel Cielo, ma il mondo come farà?”

(5) Ond’io stavo pensando tra me: “Questi sono i soliti pretesti per non portarmi, ci sono tante anime buone nel mondo e che tanto fanno per Dio, e che io fra tutte queste non occupo forse che l’ultimo posto, eppure dice che se mi porta cesserà la musica. Ce ne sono tante che gliela fanno migliore”. Mentre ciò pensavo, come un lampo è venuto ed ha soggiunto:

(6)Figlia mia, questo che dici è vero, che ci sono molte anime buone e che molto fanno per Me, ma quanto è difficile trovare una che mi dia tutto per potermi dare tutto; chi si ritiene un po’ d’amor proprio, chi la propria stima, chi un affetto, fosse pure a persone anche sante, chi una piccola vanità, chi si ritiene un po’ d’attacco alla terra, chi all’interesse, insomma, chi una cosetta e chi un’altra, tutti ritengono qualche cosa di proprio, e questo impedisce che tutto sia divino in loro. Onde, non essendo tutto divino ciò che esce da loro, non potrà la loro musica produrre quegli effetti al mio udito ed alle menti umane. Quindi, il molto loro fare non potrà produrre quegli effetti, né così piacermi, come il piccolo fare di chi non ritiene niente per sé, e che tutta a Me si dona”.

6-18 Febbraio 8, 1904 6[2] Una delle qualità di Gesù è il Dolore. Per chi vive della sua Santissima Volontà non esiste il purgatorio.

(1) Ricordo che un altro giorno, continuando a sentirmi sofferente, vedevo che il confessore pregava nostro Signore che mi toccasse dov’io soffrivo per farmi calmare le sofferenze, e Gesù benedetto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il tuo confessore vuole che ti tocchi per farti alleggerire le pene, ma fra tante mie qualità, Io sono pure dolore, e toccandoti, anziché diminuire può crescere il dolore, perché la mia Umanità nella cosa in che più si dilettò fu il dolore, e si diletta ancora di comunicarlo a chi ama”.

6[2] Questo capitolo ha data dal 12/02/04 perché Luisa ha dimenticato dir questo nella data corrispondente. Il confessore le ha dato l’ubbidienza di farlo

(3) E pareva che in realtà mi toccava e facevami sentire più dolore, ond’io ho soggiunto: “Dolce mio bene, in quanto a me, non voglio altro che la tua Santissima Volontà, io non guardo né se mi dolgo, né se godo, ma il tuo Volere è tutto per me”.

(4) E Lui ha soggiunto: “E questo Io voglio, ed è la mia mira su di te, e questo mi basta e mi contenta, ed è il culto più grande e più onorevole che mi può rendere la creatura, e che mi deve come suo Creatore, e l’anima facendo così, si può dire che la sua mente vive e pensa nella mia mente; i suoi occhi, trovandosi nei miei, guardano per mezzo degli occhi miei; la sua bocca parla per mezzo della mia bocca; il suo cuore ama per mezzo del mio; le sue mani operano nelle mie stesse mani; i piedi camminano nei miei piedi; ed Io posso dire: “Tu sei il mio occhio, la mia bocca, il mio cuore, le mie mani ed i miei piedi”. E l’anima può dire viceversa: “Gesù Cristo è il mio occhio, la mia bocca, il mio cuore, le mie mani ed i miei piedi”. E l’anima trovandosi in questa unione, non solo di volontà, ma personale, morendo, niente le resta da purgare, e quindi il purgatorio non la può toccare, perché il purgatorio tocca quelli che vivono fuori di Me, o in tutto o in parte”.

6-19 Febbraio 12, 1904 Lamenti dell’anima, Gesù la quieta.

(1) Continuando il solito mio stato più sofferente, è venuto il benedetto Gesù, e da tutte le parti della sua Umanità uscivano tanti rivoletti di luce che si comunicavano in tutte le parti del mio corpo, e da questi rivoli che io ricevevo, uscivano da me altrettanti rivoli che si comunicavano alla Umanità di nostro Signore. In questo mentre, mi sono trovata circondata da una moltitudine di santi, che guardandomi dicevano tra loro: “Se il Signore non concorre con un miracolo, non potrà più vivere, perché gli mancano gli umori vitali, il corso del sangue non è più naturale, quindi, secondo le leggi naturali deve morire”. E pregavano Gesù benedetto che facesse questo miracolo, che io continuassi a vivere, e nostro Signore li ha detto:

(2) “Della comunicazione dei rivoli, come vedete, significa che tutto ciò che essa fa, anche le cose naturali, sono identificate con la mia Umanità, e quando Io fo giungere l’anima a questo punto, tutto ciò che opera l’anima ed il corpo, niente va disperso, tutto rimane in Me; mentre se l’anima non è giunta ad identificarsi in tutto con la mia Umanità, molte opere che fa vanno disperse. Ed avendola fatto giungere a questo punto, perché non posso Io portarla?”

(3) Ora, mentre ciò dicevano, tra me dicevo: “Pare che tutti mi vanno contro, l’ubbidienza non vuole che io muoia, questi stanno a pregare il Signore che non mi portasse, che cosa vogliono da me? Io non so ché quasi per forza vogliono che stia su questa terra, lontana dal mio sommo bene”. E tutta m’affliggevo. Mentre ciò pensavo Gesù mi ha detto:

(4) “Figlia mia cara, non volerti affliggere, le cose del mondo vanno tristissime e sempre più peggioreranno, se giunge il punto che debbo dar libero sfogo alla mia giustizia ti porterò, ed allora non ascolterò più nessuno”.

6-20 Febbraio 21, 1904 Promessa.

(1) Alla presenza della Santissima Trinità, della Regina Madre Maria Santissima, dell’angelo mio custode, e di tutta la corte celeste, e per ubbidire al mio confessore, prometto che se il Signore per sua infinita misericordia mi facesse grazia di morire, quando mi troverò insieme col mio Sposo Celeste, di pregare ed impetrare il trionfo della Chiesa e la confusione e conversione dei suoi nemici; che nel nostro paese trionfi il partito cattolico e che la chiesa di san Cataldo si mettesse di nuovo in culto, che il mio confessore fosse libero delle sue sofferenze solite, con una santa libertà di spirito e la santità d’un vero apostolo di nostro Signore e che se sempre il Signore permette di mandarmi a lui, almeno una volta al mese, per conferire le cose celesti e cose appartenenti al bene dell’anima sua. Tanto prometto, quanto è da parte mia e lo giuro.

6-21 Febbraio 22, 1904 Il gran dono d’avere una vittima.

(1) Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, quando appena ho visto il benedetto Gesù, e vedevo persone che soffrivano, ed io pregavo Gesù che le liberasse da quelle sofferenze anche a costo di soffrire io invece loro, Lui mi ha detto:

(2) “Se vuoi soffrire tu tanto ché stai vittima, che poi quando la vittima se ne verrà, allora vedranno il vuoto che sentiranno quelli che ti circondano, il proprio paese ed anche i regni. Oh! come conosceranno allora, con la perdita, il gran bene che Io li avevo dato, dandoli una vittima”.

6-22 Febbraio 12, 1904 Parla con alcuni sacerdoti sulla chiesa di San Cataldo.

(1) Avevo dimenticato di dire quanto sto per scrivere, che ora per ubbidienza ridico, sebbene non sono cose certe, ma dubbie, perché mancava la presenza di nostro Signore.

(2) Mi trovavo fuori di me stessa e pareva che mi trovavo dentro d’una chiesa, dove stavano parecchi sacerdoti venerandi, ed unite anime del purgatorio e persone sante che stavano discorrendo tra loro sopra la chiesa di san Cataldo, e dicevano quasi con una certezza che si avrebbe ottenuto, ed io sentendo ciò ho detto: “Come può essere ciò, l’altro giorno correva voce che il Capitolo aveva perduto la causa, onde, per mezzo del tribunale non si è potuto ottenere, il municipio non la vuol dare, e voi dite che si deve ottenere?” E quelli hanno soggiunto: “Ad onta di tutte queste difficoltà, nonostante non è perduta, ed anche a giungere a mettere mano per atterrarla, pure non si potrà dire perduta, perché san Cataldo si saprà ben difendere il suo tempio, ma però, povero Corato se a ciò giungeranno”. Ma mentre ciò dicevano hanno ripetuto: “Hanno stato portate le prime robe, l’Incoronata è già trasportata alla casa sua, va’ tu innanzi alla Madonna e pregala che avendo incominciato la grazia, la compisse”. Io sono uscita da quella chiesa per andare a pregare, ma mentre ciò facevo mi sono trovata in me stessa.

6-23 Marzo 4, 1904 L’anima deve vivere in alto. Chi vive in alto non può essere offesa.

(1) Trovandomi molto afflitta e sofferente per la perdita del mio buono Gesù, quando appena l’ho visto mi ha detto:

(2) “Figlia mia, l’anima tua deve cercare di tenere il volo dell’aquila, cioè, soggiornare in alto, sopra tutte le cose basse di questa terra, e tant’alto, che nessun nemico la possa offendere, perché chi vive in alto può offendere i nemici, ma non già essere offesa. E non solo deve vivere in alto, ma deve cercare di tenere purezza ed acutezza d’occhi, simili a quelli dell’aquila, la quale, sebbene vive in alto, pure con l’acutezza della sua vista penetra le cose divine, non di passaggio, ma masticandole fino a farne suo cibo prediletto, disgustando qualunque altra cosa, come pure penetra le necessità del prossimo, e non teme di scendere fra loro e farle del bene, e se occorre vi mette la propria vita. E con la purezza della vista, di due ne fa uno l’amore di Dio e l’amore del prossimo, rettificando tutto per Dio, tale dev’essere l’anima se vuole piacermi”.