2-30 Giugno 5, 1899 Prega insieme con Gesù.
(1) Continua ancora lo stato di annientamento, ma tale, che non ardivo di dire una parola al mio diletto Gesù. Ma questa mattina, Gesù, avendo compassione del mio miserabile stato, Lui stesso ha voluto sollevarmi ed ecco come: Mentre si ha fatto vedere ed io mi sentivo tutta annichilita e vergognosa innanzi a Lui, Gesù si è avvicinato a me, ma tanto stretto, che mi pareva che Lui stesse in me ed io in Lui e mi ha detto:
(2) “Figlia mia diletta, che hai che stai tanto afflitta? Dimmi a Me tutto, che ti contenterò e rimedierò
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(1) Continua ancora lo stato di annientamento, ma tale, che non ardivo di dire una parola al mio diletto Gesù. Ma questa mattina, Gesù, avendo compassione del mio miserabile stato, Lui stesso ha voluto sollevarmi ed ecco come: Mentre si ha fatto vedere ed io mi sentivo tutta annichilita e vergognosa innanzi a Lui, Gesù si è avvicinato a me, ma tanto stretto, che mi pareva che Lui stesse in me ed io in Lui e mi ha detto:
(2) “Figlia mia diletta, che hai che stai tanto afflitta? Dimmi a Me tutto, che ti contenterò e rimedierò a tutto”.
(3) Siccome continuavo a vedere me stessa, come dissi l’altro giorno di sopra, onde vedendomi così cattiva, neppure ho ardito di dirgli niente, ma Gesù ha replicato: “Presto, presto, dimmi che vuoi, non indugiare”.
(4) Vedendomi quasi costretta, dando in dirottissimo pianto, gli ho detto: “Gesù santo, come vuoi che non stia afflitta, che dopo tante grazie, non più dovevo essere così cattiva. Talora anche nelle opere buone che cerco di fare, nelle stesse preghiere vi mescolo tanti difetti ed imperfezione, che io stessa ne sento orrore. Che sarà innanzi a Te, che sei così perfetto e santo? E poi, lo scarsissimo patire a confronto di prima, il lungo tuo indugio nel venire, tutto mi dice a chiare note, che i miei peccati, le mie nere ingratitudini ne sono la causa e che Tu, sdegnato meco, mi neghi pure quel pane quotidiano che concedi Tu a tutti generalmente, qual’è la croce; sicché poi finirai coll’abbandonarmi del tutto. Si può dare forse maggiore afflizione di questa?” Gesù, tutto compassionandomi, mi ha stretto al suo cuore e mi ha detto:
(5) “Non temere, questa mattina faremo le cose insieme, così Io supplirò alle tue”.
(6) Così, prima mi pareva che Gesù conteneva una fonte d’acqua ed un’altra di sangue nel suo petto ed in quelle due fontane ha tuffato l’anima mia, prima nell’acqua e poi nel sangue. Chi può dire come è restata purificata ed abbellita l’anima mia? Dopo ci siamo messi a pregare insieme recitando tre gloria patri, e questo mi ha detto che lo faceva per supplire alle mie preghiere ed adorazioni alla maestà di Dio. Oh! come era bello e commovente pregare insieme con Gesù. Dopo ciò, Gesù mi ha detto:
(7) “Non ti affligga il non patire, vuoi tu anticipare l’ora da Me designata? Il mio operare non è furioso, ma tutto a suo tempo, adempiremo ogni, ma a tempo debito”.
(8) Indi poi, per un fatto tutto provvidenziale, all’improvviso, avendo uscito il viatico dalla chiesa per altri infermi, ho fatto anch’io la comunione. Chi può dire dopo tutto ciò che è passato tra me e Gesù, i baci, le carezze che Gesù mi faceva? E’ impossibile poter dire tutto. Mi pareva che dopo la comunione vedevo la sacra particola, ed ora vedevo nella particola la bocca di Gesù, ora gli occhi, ora una mano e poi ha fatto vedere tutto Sé. Mi ha trasportato fuori di me stessa ed ora mi trovavo nella volta dei cieli ed ora mi trovavo sulla terra, in mezzo agli uomini, ma sempre insieme con Gesù. Lui andava di tanto intanto ripetendo:
(9) “Oh! quanto sei bella, diletta mia, se tu sapessi quanto ti amo. E tu, quanto Mi ami?”
(10) Nel sentirmi dire queste parole, io provavo tale confusione che mi sentivo morire, ma con tutto ciò, ho avuto il coraggio di dirgli: “Gesù mio bello, si, ti amo assai e Tu se veramente mi ami tanto, dimmi anche: Tu mi perdoni pur tutto il male che ho fatto? Ma concedimi pure il patire”.
(11) E Gesù: “Si che ti perdono e voglio contentarti, col versare in abbondanza le mie amarezze in te”.
(12) Così Gesù ha versato le sue amarezze. Mi pareva che avesse una fonte di amarezze nel suo cuore, ricevute dalle offese degli uomini e la maggior parte la traboccava in me. Poi Gesù mi ha detto:
(13) “Dimmi, che altro vuoi?”
(14) Ed io: “Gesù santo, ti raccomando il mio confessore, fammelo santo e donagli anche la salute del corpo, e poi, è volontà tutta Tua che venga questo Padre?”
(15) E Gesù: “Si”.
(16) Ed io: “Se tua volontà fosse, lo faresti star bene”.
(17) E Lui: “Statti quieta, non voler investigare troppo i miei giudizi”.
(18) E nell’atto stesso mi faceva vedere il miglioramento della salute del corpo e la santità dell’anima del confessore ed ha soggiunto:
(19) “Tu vuoi essere furiosa, ma Io faccio tutto a tempo”.
(20) Dopo ho raccomandato le persone che a me appartenevano, ho pregato per i peccatori dicendo a Gesù: “Oh! quanto desidero che il mio corpo si facesse in minutissimi pezzi, purché i peccatori si convertissero”. E così ho baciato la fronte, gli occhi, il volto, la bocca di Gesù, facendo varie adorazioni e riparazioni per le offese che gli facevano i peccatori. Oh! come era contento Gesù ed io pure. Indi, facendomi promettere da Gesù di non dovermi più lasciare, sono ritornata in me stessa e così è finito.
2-31 Giugno 8, 1899 Gesù succhia a lei, e lei succhia al petto di Gesù.
(1) Il mio adorabile Gesù continua ancora a farsi vedere tutto benignità e dolcezza. Questa mattina, mentre mi trovavo insieme con Lui, di nuovo ha replicato: “Dimmi, che vuoi?” Ed io subito ho detto: “Gesù mio caro, quello che vorrei davvero, è che tutto il mondo si convertisse”. (Che domanda spropositata) Ma pure il mio amante Gesù mi ha detto:
(2) “Ti contenterei purché tutti avessero la buona volontà di salvarsi, eppure, per farti vedere che volentieri consentirei a tutto ciò che hai detto, andiamo insieme in mezzo al mondo e tutti quelli che troveremo con la buona
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(1) Il mio adorabile Gesù continua ancora a farsi vedere tutto benignità e dolcezza. Questa mattina, mentre mi trovavo insieme con Lui, di nuovo ha replicato: “Dimmi, che vuoi?” Ed io subito ho detto: “Gesù mio caro, quello che vorrei davvero, è che tutto il mondo si convertisse”. (Che domanda spropositata) Ma pure il mio amante Gesù mi ha detto:
(2) “Ti contenterei purché tutti avessero la buona volontà di salvarsi, eppure, per farti vedere che volentieri consentirei a tutto ciò che hai detto, andiamo insieme in mezzo al mondo e tutti quelli che troveremo con la buona volontà di salvarsi, per quanto cattivi fossero, Io te li darò”.
(3) Così siamo usciti in mezzo alle gente, per vedere chi avesse la buona volontà di salvarsi e per nostro sommo dispiacere abbiamo trovato un numero tanto scarsissimo, che fa pena al solo pensarlo. E tra questo scarsissimo numero vi era il mio confessore e la maggior parte dei sacerdoti e parte degli di voti, ma non tutti di Corato. Poi mi ha fatto vedere le varie offese che riceveva, io l’ho pregato che mi facesse parte delle sue sofferenze e Gesù ha versato dalla sua bocca nella mia le sue amarezze. Dopo ciò mi ha detto:
(4) “Figlia mia, mi sento la bocca troppo amareggiata, deh! ti prego a raddolcirla”.
(5) Io le ho detto: “Volentieri vi sarei dato tutto, ma non ho niente, ditemi Voi stesso che cosa vi potrei dare?” E Lui mi ha detto:
(6) “Fammi succhiare il latte delle tue mammelle, che così potrai raddolcirmi”.
(7) E nell’atto stesso di dire, si è coricato fra le braccia e si è messo a succhiare. Mentre ciò faceva mi è venuto un timore, ancora non fosse il bambino Gesù, ma il demonio, perciò ho messo la mia mano sulla sua fronte e l’ho segnato con la croce: “Per signum Crucis”. E Gesù mi ha guardato tutto festoso, e nell’atto stesso di succhiare sorrideva e con quegli occhi vivaci pareva che mi diceva: “Non sono demonio, non sono demonio”.
(8) Dopo che pareva che s’era saziato, si è alzato in piedi in braccia a me stessa, e tutta mi baciava. Ora sentendomi anch’io la bocca amara per le amarezze che aveva versato in me, mi sentivo venire la voglia di succhiare alle mammelle di Gesù, ma non ardivo, ma Gesù mi ha invitato a farlo e così ho preso coraggio e mi sono messa a succhiare, oh! che dolcezza di paradiso veniva da quel petto santo, ma chi può dirle? Così mi sono trovata in me stessa, tutta inondata di dolcezze e di contenti.
(9) Ora mi spiego, che quando succede questo succhiare dalle mie mammelle, Gesù, il corpo non ne partecipa niente, affatto è quando mi trovo fuori di me stessa, pare che la cosa succede solo tra l’anima e Gesù, e Lui quando vuol fare questo, è sempre da bambino. E’ tanto certo che è la sola anima e non il corpo, che quando succede questo, io mi trovo sempre o nella volta dei cieli, oppure girando per altri punti della terra. Siccome poi, qualche volta ho detto che ritornando in me stessa vi sentivo un dolore a quella parte che il bambino Gesù aveva succhiato, perché nel succhiare che faceva, pareva delle volte che faceva un po’ forte, tanto che in quei succhi pareva che si volesse tirare il cuore da dentro il petto. Quindi avvertivo sensibilmente un dolore e l’anima ritornando in me stessa le partecipava al corpo.
(10) Questo poi succede anche alle altre cose, come per esempio quando il Signore mi trasporta fuori di me stessa e mi fa partecipe della crocifissione. Gesù stesso mi distende sulla croce, mi trapassa le mani ed i piedi coi chiodi, vi sento tale un dolore, da sentirmi morire. Poi, trovandomi in me stessa, li sento ben bene al corpo, tanto vero, da non poter muovere le dita, il braccio e così delle altre sofferenze che il Signore mi fa partecipe, che dire tutto, andrei troppo per le lunghe.
(11) Ricordo pure che mentre Gesù faceva questo di succhiare alle mammelle, là metteva la bocca, ma dal cuore mi sentivo tirare quella cosa che succhiava, tanto, che mentre ciò faceva, delle volte mi sentivo strappare il cuore dal petto e qualche volta provando vivissimo dolore le dicevo: “Carino mio, davvero che sei troppo impertinente! fate più quieto, che mi duole assai”. E Lui se la rideva.
(12) Così pure quando mi trovo io a succhiare a Gesù, è dal suo cuore che tiro quel latte, oppure sangue, tanto che per me, com’è succhiare al petto di Gesù, così è se bevo al costato. Aggiungo pure un’altra cosa, siccome il Signore di tanto in tanto si benigna di versare dalla bocca un latte dolcissimo, oppure di farmi bere al suo costato il suo preziosissimo sangue, quando fa questo di voler succhiare a me, non altro si succhia, che quello stesso che Lui mi ha dato, perché io non ho niente come raddolcirlo, ma ci ho molto come amareggiarlo. Tanto vero, che delle volte nell’atto stesso che Lui succhiava a me, io succhiavo a Gesù e avvertivo chiaro non essere altro ciò che tirava da me, se non quello stesso che Lui mi dava, pare che mi sono spiegata abbastante per quanto ho potuto.
2-32 Giugno 9, 1899 Gesù fa vedere le sue offese.
(1) Questa mattina l’ho passato molto angustiata per le tante offese che vedevo far dagli uomini, specialmente per certe disonestà orrende. Quanta pena faceva a Gesù la perdita delle anime, molto più d’un bambino nato che dovevano uccidere senza amministrarle il santo battesimo. A me pare che questo peccato pesa tanto sulla bilancia della divina giustizia, che sono i più che gridano vendetta innanzi a Dio, eppure, spesso, spesso si rinnovano queste scene dolorose. Il mio dolcissimo Gesù stava tanto afflitto che faceva pietà. Vedendolo in tale stato, non ho ardito dirle niente e Gesù solo mi ha detto:
(2) “Figlia mia, unisci le tue sofferenze con le mie, le tue preghiere alle mie, così, innanzi alla maestà di Dio, sono più accettevoli e compariscono non come cose tue, ma come opere mie”.
(3) Poi ha seguitato a farsi vedere altre volte, ma sempre in silenzio. Sia sempre benedetto il Signore.
2-33 Giugno 11, 1899 Effetti di quelli che si avvicinano a lei.
(1) Il mio dolce Gesù continua a farsi vedere scarsissime volte e quasi sempre in silenzio. La mia mente me la sentivo tutta confusa e piena di timore, ancora perdevo il mio solo ed unico bene e per tante altre cose che non è qui necessario il dirle, oh! Dio, che pena. Mentre stavo in questo stato, quando appena si è fatto vedere, e pareva che portava una luce e da questa luce uscivano altrettanti globetti di luce e Gesù mi ha detto:
(2) “Togli ogni timore dal tuo cuore. Vedi, ti ho portato questo globo di luce per metterlo tra te e Me e tra quelli che a te si avvicinano. Quelli che a te si avvicinano con cuore retto e per farti il bene, questi globetti di luce che escono, penetreranno nelle loro menti, scenderanno nel loro cuori e li riempirà di gaudio e di grazie celesti e comprenderanno con chiarezza ciò che opero in te; quelli poi che verranno con altre intenzioni, sperimenteranno il contrario e da questi globetti di luce resteranno abbagliati e confusi”.
(3) Così sono restata più quieta. Sia tutto a gloria di Dio.
2-34 Giugno 12, 1899 Gesù stesso la prepara alla comunione.
(1) Questa mattina, dovendo fare la comunione, stavo pregando il buon Gesù che venisse Lui stesso a prepararmi, prima che venisse il confessore per celebrare la santa messa. Altrimenti come potrò ricevervi, essendo tanto cattiva ed indisposta? Mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù si è compiaciuto di venire. Nell’atto stesso che lo vedevo, mi pareva che non faceva altro che saettarmi coi suoi sguardi purissimi e scintillanti di luce. Chi può dire ciò che operavano in me quegli sguardi penetranti che non lasciavano sfuggire neppure l’ombra d’un piccolo neo? E’ impossibile poterlo dire; anzi, avrei voluto passare tutto
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(1) Questa mattina, dovendo fare la comunione, stavo pregando il buon Gesù che venisse Lui stesso a prepararmi, prima che venisse il confessore per celebrare la santa messa. Altrimenti come potrò ricevervi, essendo tanto cattiva ed indisposta? Mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù si è compiaciuto di venire. Nell’atto stesso che lo vedevo, mi pareva che non faceva altro che saettarmi coi suoi sguardi purissimi e scintillanti di luce. Chi può dire ciò che operavano in me quegli sguardi penetranti che non lasciavano sfuggire neppure l’ombra d’un piccolo neo? E’ impossibile poterlo dire; anzi, avrei voluto passare tutto ciò in silenzio, perché le operazioni interne della grazia difficilmente si sanno esporre tale qual sono con la bocca, pare piuttosto che si vengano a contraffare. Ma la signora obbedienza non vuole e quando è per lei, bisogna chiudere gli occhi e cedere senza dire altro, altrimenti, guai dappertutto, perché essendo signora, da per sé stessa si fa rispettare.
(2) Quindi, seguo a dire: Nel primo sguardo, ho pregato Gesù che mi purificasse e così mi pareva che dall’anima mia si scuotesse tutto ciò che l’adombrava. Nel secondo sguardo, l’ho pregato che mi illuminasse, perché, che giova ad una pietra preziosa l’essere pura, se non è luccicante per attirarsi gli sguardi di quelli che la mirano? La guarderanno, si, ma con occhio indifferente. Tanto più io, che non solo dovevo essere guardata, ma immedesimata col mio dolce Gesù, avevo bisogno di quella luce, che non solo mi rendeva risplendente l’anima, ma che mi faceva capire l’azione grande che ero per fare, perciò non mi bastava d’essere purgata, ma illuminata ancora. Onde, Gesù in quello sguardo pareva che mi penetrava, come la luce del sole penetra il cristallo. Dopo ciò, vedendo che Gesù continuava a guardarmi, gli ho detto: “Amantissimo Gesù, giacché vi siete compiaciuto primo di purgarmi e poi d’illuminarmi, benignatevi ora di santificarmi, molto più, che dovendo ricevere Voi, che siete il Santo dei santi, non è giusto che io sia tanto diversa da Voi”.
(3) Così Gesù, sempre benigno verso di questa miserabile, si è inclinato verso di me, ha preso l’anima mia fra le sue braccia e pareva che con le sue proprie mani tutta la ritoccava, chi può dire ciò che operavano in me quei tocchi di quelle mani creatrici? Come le mie passioni a quei tocchi si mettevano a posto, i miei desideri, inclinazioni, affetti, palpiti ed i altri miei sensi, santificati da quei tocchi divini, si cambiavano in tutto altro ed uniti fra loro, non più discordanti come prima, facevano una dolce armonia all’udito del mio caro Gesù; mi pareva che fossero tanti raggi di luce che ferivano il suo cuore adorabile. Oh! come si ricreava Gesù e che momenti felici sono stati per me. Ah! io esperimentavo la pace dei santi, per me era un paradiso di contenti e di delizie.
(4) Dopo ciò, Gesù pareva che vestiva l’anima mia con la veste della fede, di speranza e di carità e nell’atto stesso che mi vestiva, Gesù mi suggeriva il modo come dovevo esercitarmi in queste tre virtù. Ora, mentre stavo ciò facendo, Gesù, spiccando un altro raggio di luce mi ha fatto capire il mio nulla, ah! mi pareva che fosse come un acino d’arena in mezzo ad un vastissimo mare, qual è Dio e questo piccolo acino andava a disperdersi in quel mare immenso, ma si perdeva in Dio. Poi mi ha trasportato fuori di me stessa, portandomi fra le sue braccia e mi veniva suggerendo vari atti di contrizione dei miei peccati; ricordo solamente, sono stata un abisso d’iniquità. Signore, oh, quante nere ingratitudini ho usato verso di Voi!
(5) Mentre facevo questo, ho guardato Gesù e teneva la corona di spine in testa, ho disteso la mano e l’ho tolta, dicendogli: “Dà a me, oh! Gesù, le spine, che sono peccatrice, a me convengono le spine, non a Voi che siete il Giusto, il Santo”. Così, Gesù stesso l’ha conficcato sulla mia testa. Poi, non so come, da lontano ho visto il confessore, subito ho pregato Gesù che andasse a preparare il confessore per poter riceverlo nella comunione; così Gesù pareva che andasse dal padre. Dopo poco è ritornato e mi ha detto:
(6) “Uno voglio che sia il modo che tratti tra Me e te ed il confessore, e così voglio pure da lui, che guardi e tratti con te come se fosse un altro Io, perché essendo tu vittima come fui Io, non voglio differenza alcuna e questo per fare che tutto fosse purgato e che in tutto risplendesse il solo amor mio”.
(7) Io gli ho detto: “Signore, questo pare impossibile, che possa trattare col confessore come si fa con Voi, specialmente nel vedere l’instabilità”. E Gesù:
(8) “Eppure è così, la vera virtù, il vero amore, tutto fa scomparire, tutto distrugge e con una maestria da incantare, non fa risplendere altro in tutto il suo operare che il solo Iddio e tutto guarda in Dio”.
(9) Dopo ciò è venuto il confessore per chiamarmi all’ubbidienza e così celebrare la santa messa e perciò è finito. Quindi ho ascoltato la santa messa ed ho fatto la comunione. Ora, chi può dire l’intimità che è passata tra me e Gesù? E’ impossibile poterla manifestare, non ho parole come farmi capire, onde lo passo in silenzio.
2-35 Giugno 14, 1899 Aspettazioni. Gesù che vuole castigare.
(1) Questa mattina l’amantissimo Gesù non ci veniva, nel mio interno andavo pensando: “Com’è che non viene? Che c’è di nuovo? Ieri veniva così spesso ed oggi l’ora si fa tarda e neppure si fa vedere ancora, che crepacuore, quanta pazienza ci vuole con Gesù! Tutto il mio interno mi pareva che si metteva tutto all’arme, che volevano Gesù e mi facevano una guerra da darmi pene di morte. La volontà, come superiore a tutto, cercava di mettere pace col persuadere ai miei sensi, inclinazioni, desideri, affetti ed a tutto il resto di quietarsi, che Gesù doveva venire. Così, dopo un lungo penare, Gesù è venuto portando una tazza in mano, piena di sangue aggrumato, putrefatto e puzzolente e mi ha detto:
(2) “Vedi questa tazza di sangue, la verserò sul mondo”.
(3) Mentre così diceva, è venuta la Mamma, la Vergine Santissima ed insieme con Lei il mio confessore e pregavano Gesù che non la versasse sul mondo, ma che la facesse bere a me, il confessore gli ha detto: “Signore, a che pro tenerla vittima se non volete versare sopra di essa? Assolutamente voglio che la fate soffrire e risparmiate le gente”.
(4) La Mamma piangeva ed insisteva presso Gesù e presso il confessore di non desistere di pregare finché Gesù non si sarebbe contentato d’accettare il cambio. Gesù insisteva che la voleva versare sopra del mondo tutto ed in primo pareva quasi che si accigliasse. Io mi vedevo tutta confusa, non sapevo dire niente, perché era tanto l’orrore che faceva a vedere quella tazza piena di sangue sì brutto, che metteva il fremito in tutta la natura; che sarebbe a berlo? Ma però ero rassegnata, che se il Signore me la avesse dato, la sarei accettata. Chi può dire poi i castighi che contenevano in quel sangue se il Signore lo verserà nel mondo? Da questo giorno appunto, pare che tiene preparata una grandine che farà molto danno e pare che deve continuare i giorni seguenti.
(5) Dopo poi, Gesù pareva un po’ più calmo, tanto che pareva che al confessore se lo abbracciava, che lo aveva pregato in quel modo, ma però senza venire a nessuna determinazione, se lo deve versare sopra alle gente o no. Così è finito, lasciandomi una pena indescrivibile di quello che potrà succedere.
2-36 Giugno 16, 1899 Ottiene di fare risparmiare in parte il suo paese.
(1) Continua ancora a farsi vedere che vuole castigare, io l’ho pregato che volesse versare in me le sue amarezze e che volesse risparmiare tutto il mondo e se questo non fosse possibile, almeno quelli che mi appartengono ed il mio paese. A questa intenzione pareva che si unisse pure l’intenzione del confessore, così pareva che Gesù, vinto dalle preghiere, ha versato un poco dalla sua bocca, ma non quella tazza detta disopra. Questo poco che ha versato, pareva che lo faceva per risparmiare in qualche modo il mio paese, che non in tutto e quelli che mi appartengono.
(2) Io però questa mattina sono stata causa di fare affliggere Gesù. Siccome dopo versato l’ho visto più calmo, senza pensarci gli ho detto: “Amabile mio Gesù, vi prego a liberarmi dal fastidio che do al confessore, di farlo venire ogni giorno, che costa a Voi il liberarmi e che Voi stesso mi mettete nelle sofferenze e Voi stesso mi liberate? Certo che vi costa niente e se volete, tutto potete”. Mentre ciò gli dicevo, Gesù faceva un volto tanto afflitto, che quella afflizione me la sentivo penetrare fin nell’intimo del mio cuore e senza dirmi parola è scomparso. Come sono lasciata mortificata, lo sa solo il Signore, pensando specialmente ancora più non ci veniva, ma poco dopo è ritornato, ma con maggiore afflizione, portando un volto tutto gonfio e pieno di sangue, che allora allora gli avevano fatto quelle offese, Gesù tutto mesto, ha detto:
(3) “Vedi quello che mi hanno fatto, come tu dici che non vuoi che castighi le creature? Sono necessari per umiliarle e non farle imbaldanzire di più.
2-37 Giugno 17, 1899 Contende con Gesù e lo distorna dal sonno.
(1) Si continua ancora sempre lo stesso, ma specialmente questa mattina sono stata sempre a contendere col mio caro Gesù: Lui, che voleva continuare a mandare la grandine, come ha fatto nei giorni passati ed io che non volevo. Quando al meglio pareva che si preparava un temporale e dava comando ai demoni, che distruggessero col flagello della grandine parecchi punti. Nell’atto stesso vedevo che da lontano mi chiamava il confessore, dandomi l’ubbidienza che andassi a mettere in fuga i demoni, per non farli far niente. Mentre sono uscita per andare, Gesù si è fatto incontro, facendomi rivolgere indietro, io le ho detto: “Signore benedetto, non posso, perché è l’ubbidienza che mi ha chiamato e Voi sapete che io e Voi a questa virtù dobbiamo cedere, senza poterci opporre”.
(2) Allora Gesù: “Ebbene, lo farò Io per te”.
(3) E così ha comandato ai demoni che andassero in parti più lontane e che per ora non toccassero le terre appartenenti al nostro paese.
(4) Poi ha detto a me: “Andiamo”.
(5) Così siamo ritornati, io nel letto e Gesù accanto a me. Appena giunti, Gesù voleva riposare dicendo che era molto stanco, io l’ho arrestato dicendogli: “Chi sa che è questo sonno che vuoi fare? E poi, la bella ubbidienza che mi hai fatto fare, che vuoi dormire, questo è il bene che mi vuoi e che vuoi contentarmi in tutto? Vuoi dormire? Dormi pure, basta che mi dia la parola che non farai niente”. Allora, dispiacendosi del mio malcontento, mi ha detto:
(6) “Figlia mia, eppure vorrei contentarti, facciamo così: Usciamo insieme di nuovo in mezzo alle gente e quelli che vediamo che sono necessari di punire per le tante nefande azioni, -almeno, chi sa sotto il flagello si arrendessero-, e chi tu vuoi e quelli che sono meno necessari a punire e che tu non vuoi, Io li risparmierò”.
(7) Ed io: “Signore, grazie vi rendo della vostra somma bontà nel volermi contentare, ma con tutto ciò non posso far questo che mi dici, non mi sento la forza di mettere la volontà mia a castigare nessuna delle vostre creature e poi, quale strazio sarà del mio povero cuore quando sentirò che quel tale o quell’altro è stato castigato e che io ci abbia messo la mia volontà, sia mai, sia mai, oh Signore”.
(8) Dopo è venuto il confessore per chiamarmi in me stessa ed è finito.
2-38 Giugno 19, 1899 Chi fa scomparire sé stesso, non fa mai peccati.
(1) Avendo passato ieri una giornata di purgatorio per la privazione quasi totale del sommo bene, e per le tante tentazioni che mi metteva il demonio, mi pareva che facessi tanti peccati. Oh! Dio, che pena, l’offendere Dio.
(2) Questa mattina, appena visto Gesù, subito gli ho detto: “Gesù buono, perdonami i tanti peccati che feci ieri”. E volevo dirgli tutto il male che mi sentivo d’avere fatto. Lui, spezzando il mio dire, mi ha detto:
(3) “Se fai scomparire te stessa, non farai mai peccati”.
(4) Io volevo continuare a dire, ma Gesù facendomi vedere molte anime devote e mostrandomi di non voler sentire ciò che gli volevo dire, ha ripreso di nuovo a dire:
(5) “Quello che più mi dispiace di queste anime è l’instabilità nel fare il bene, basta una piccola cosa, un dispiacere, anche un difetto, mentre allora è il tempo più necessario per stringersi più a Me, quelli invece, si irritano, si disturbano e tralasciano il bene incominciato, quante volte ho preparato loro le grazie per darle e vedendole così instabili, sono stato costretto a ritenerle”.
(6) Poi, conoscendo che non voleva sapere niente di quello che volevo dirle e vedendo il mio confessore che stava poco bene nel corpo, ho pregato a lungo per lui e facendole varie domande, che non è qui necessario il dirle. E Gesù a tutto benignamente mi ha risposto e così è finito.
2-39 Giugno 20, 1899. Come il tutto sta nell’amore.
(1) Si continua quasi sempre l’istesso. Questa mattina, pare, Gesù ha voluto sollevarmi un poco, dopo che per qualche tempo sono andata in cerca di Lui. Da lontano ho visto un bambino, come fulmine che cade dal cielo così vi accorsi, appena giunta, l’ho preso fra le mie braccia e venendomi un dubbio ancora non fosse Gesù, le ho detto:
(2) “Tesoretto mio caro, dimmi un po’, chi sei?”
(3) E Lui: “Io sono il tuo caro ed amato Gesù”.
(4) Ed io a Lui: “Bambinello mio bello, vi prego a prendervi il mio cuore e portatelo con Voi in Paradiso, che appresso al cuore ci verrà l’anima”.
(5) Gesù pareva che mi prendesse il cuore e l’univa talmente al suo che si faceva un solo. Dopo si è aperto il Cielo, parendo che si preparava ad una festa grandissima, nell’atto stesso è sceso dal Cielo un giovane di vago aspetto, tutto scintillante di fuoco e fiamme. Gesù mi ha detto:
(6) “Domani è la festa del mio caro Luigi, devo andare ad assistere”.
(7) Ed io: “A me poi mi lasciate sola, come farò?”
(8) E Lui: “Anche tu ci verrai, vedi quanto è bello Luigi, ma quello che fu più in lui, che lo distinse in terra, era l’amore con cui operava, tutto era amore in lui, l’amore l’occupava l’interno, l’amore lo circondava l’esterno, sicché anche il respiro si poteva dire che era amore, perciò di lui si dice, che non patì mai distrazione, perché l’amore l’inondava dappertutto e da questo amore sarà inondato eternamente, come tu vedi”.
(9) E così pareva che era tanto grandissimo l’amore di san Luigi, che poteva incenerire tutto il mondo. Poi, Gesù ha soggiunto:
(10) “Io passeggio sopra dei più alti monti e vi formo la mia delizia”.
(11) Io non intendendo il significato, ha ripreso a dire:
(12) “I monti più alti sono i santi che più mi hanno amato ed Io vi faccio la mia delizia e quando stanno sulla terra e quando passano su in Cielo, sicché il tutto sta nell’amore”.
(13) Dopo ciò ho pregato Gesù che mi benedicesse a me ed a quelli che in quel momento vedevo e Lui dando la benedizione è scomparso.