(1) Questa mattina, dovendo fare la comunione, stavo pregando il buon Gesù che venisse Lui stesso a prepararmi, prima che venisse il confessore per celebrare la santa messa. Altrimenti come potrò ricevervi, essendo tanto cattiva ed indisposta? Mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù si è compiaciuto di venire. Nell’atto stesso che lo vedevo, mi pareva che non faceva altro che saettarmi coi suoi sguardi purissimi e scintillanti di luce. Chi può dire ciò che operavano in me quegli sguardi penetranti che non lasciavano sfuggire neppure l’ombra d’un piccolo neo? E’ impossibile poterlo dire; anzi, avrei voluto passare tutto ciò in silenzio, perché le operazioni interne della grazia difficilmente si sanno esporre tale qual sono con la bocca, pare piuttosto che si vengano a contraffare. Ma la signora obbedienza non vuole e quando è per lei, bisogna chiudere gli occhi e cedere senza dire altro, altrimenti, guai dappertutto, perché essendo signora, da per sé stessa si fa rispettare.
(2) Quindi, seguo a dire: Nel primo sguardo, ho pregato Gesù che mi purificasse e così mi pareva che dall’anima mia si scuotesse tutto ciò che l’adombrava. Nel secondo sguardo, l’ho pregato che mi illuminasse, perché, che giova ad una pietra preziosa l’essere pura, se non è luccicante per attirarsi gli sguardi di quelli che la mirano? La guarderanno, si, ma con occhio indifferente. Tanto più io, che non solo dovevo essere guardata, ma immedesimata col mio dolce Gesù, avevo bisogno di quella luce, che non solo mi rendeva risplendente l’anima, ma che mi faceva capire l’azione grande che ero per fare, perciò non mi bastava d’essere purgata, ma illuminata ancora. Onde, Gesù in quello sguardo pareva che mi penetrava, come la luce del sole penetra il cristallo. Dopo ciò, vedendo che Gesù continuava a guardarmi, gli ho detto: “Amantissimo Gesù, giacché vi siete compiaciuto primo di purgarmi e poi d’illuminarmi, benignatevi ora di santificarmi, molto più, che dovendo ricevere Voi, che siete il Santo dei santi, non è giusto che io sia tanto diversa da Voi”.
(3) Così Gesù, sempre benigno verso di questa miserabile, si è inclinato verso di me, ha preso l’anima mia fra le sue braccia e pareva che con le sue proprie mani tutta la ritoccava, chi può dire ciò che operavano in me quei tocchi di quelle mani creatrici? Come le mie passioni a quei tocchi si mettevano a posto, i miei desideri, inclinazioni, affetti, palpiti ed i altri miei sensi, santificati da quei tocchi divini, si cambiavano in tutto altro ed uniti fra loro, non più discordanti come prima, facevano una dolce armonia all’udito del mio caro Gesù; mi pareva che fossero tanti raggi di luce che ferivano il suo cuore adorabile. Oh! come si ricreava Gesù e che momenti felici sono stati per me. Ah! io esperimentavo la pace dei santi, per me era un paradiso di contenti e di delizie.
(4) Dopo ciò, Gesù pareva che vestiva l’anima mia con la veste della fede, di speranza e di carità e nell’atto stesso che mi vestiva, Gesù mi suggeriva il modo come dovevo esercitarmi in queste tre virtù. Ora, mentre stavo ciò facendo, Gesù, spiccando un altro raggio di luce mi ha fatto capire il mio nulla, ah! mi pareva che fosse come un acino d’arena in mezzo ad un vastissimo mare, qual è Dio e questo piccolo acino andava a disperdersi in quel mare immenso, ma si perdeva in Dio. Poi mi ha trasportato fuori di me stessa, portandomi fra le sue braccia e mi veniva suggerendo vari atti di contrizione dei miei peccati; ricordo solamente, sono stata un abisso d’iniquità. Signore, oh, quante nere ingratitudini ho usato verso di Voi!
(5) Mentre facevo questo, ho guardato Gesù e teneva la corona di spine in testa, ho disteso la mano e l’ho tolta, dicendogli: “Dà a me, oh! Gesù, le spine, che sono peccatrice, a me convengono le spine, non a Voi che siete il Giusto, il Santo”. Così, Gesù stesso l’ha conficcato sulla mia testa. Poi, non so come, da lontano ho visto il confessore, subito ho pregato Gesù che andasse a preparare il confessore per poter riceverlo nella comunione; così Gesù pareva che andasse dal padre. Dopo poco è ritornato e mi ha detto:
(6) “Uno voglio che sia il modo che tratti tra Me e te ed il confessore, e così voglio pure da lui, che guardi e tratti con te come se fosse un altro Io, perché essendo tu vittima come fui Io, non voglio differenza alcuna e questo per fare che tutto fosse purgato e che in tutto risplendesse il solo amor mio”.
(7) Io gli ho detto: “Signore, questo pare impossibile, che possa trattare col confessore come si fa con Voi, specialmente nel vedere l’instabilità”. E Gesù:
(8) “Eppure è così, la vera virtù, il vero amore, tutto fa scomparire, tutto distrugge e con una maestria da incantare, non fa risplendere altro in tutto il suo operare che il solo Iddio e tutto guarda in Dio”.
(9) Dopo ciò è venuto il confessore per chiamarmi all’ubbidienza e così celebrare la santa messa e perciò è finito. Quindi ho ascoltato la santa messa ed ho fatto la comunione. Ora, chi può dire l’intimità che è passata tra me e Gesù? E’ impossibile poterla manifestare, non ho parole come farmi capire, onde lo passo in silenzio.