MaM
Messaggio del 6 gennaio 1989:Figli miei! In questi giorni di festa avete pregato molto, però le vostre mani spesso sono rimaste vuote. Voi pregavate per le vostre piccole cose, mentre Gesù voleva darvi se stesso. Desidero che questa sera ciascuno di voi si chieda: quando nella preghiera mi sono sentito vuoto?

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

2-10 Aprile 5, 1899 Come Gesù la tiene adombrata nel suo amore.

(1) L’anima mia continuava nel suo annientamento e con timore di perdere il dolce Gesù, quando in uno istante, di botto si è fatto vedere e mi ha detto:

(2) “Ti tengo nell’ombra della mia carità. Onde, siccome l’ombra penetra da per ogni dove, così il mio amore ti tiene adombrata dappertutto ed in tutto. Di che temi adunque? E come posso Io lasciarti mentre ti tengo così inabissata nel mio amore?

(3) Mentre Gesù così diceva, io volevo dirgli perché non si faceva vedere secondo il suo solito, ma Gesù subito mi è scomparso e non mi ha dato tempo di dirgli neppure una parola. Oh! Dio, che pena.

2-11 Aprile 7, 1899 Luisa ristora Gesù. Lui le dice: “Voglio farne di te un oggetto delle mie compiacenze”.

(1) Continua lo stesso stato, ma specialmente questa mattina l’ho passato amarissima, avevo perduto quasi la speranza che Gesù venisse. Oh! quante lagrime ho dovuto versare! Era proprio l’ultima ora e Gesù non ci veniva ancora. Oh! Dio, che fare? Il mio cuore era in tanto forte dolore ed in continuo palpitare, tanto sì fortemente, che mi sentivo un’agonia mortale. Nel mio interno gli dicevo: “Mio buon Gesù, non vedi pure Tu stesso che mi sento mancare la vita? Dimmi almeno come si può fare a stare senza di te? Come si può vivere? Sebbene sono ingrata a tante grazie, eppure ti amo, giacché ti offro questa pena amarissima della vostra assenza per ripararvi la mia ingratitudine; ma vieni, abbi Gesù pazienza, sei sì tanto buono, non farmi più aspettare, vieni. Ah! non sai pure Tu stesso che crudele tiranno è l’amore che non hai compassione di me?” Mentre stavo in questo stato sì doloroso, Gesù è venuto e tutto compassione mi ha detto:

(2)Ecco che sono venuto, non più piangere, vieni a Me”.

(3) In un istante mi sono trovata fuori di me stessa insieme con Lui, ed io lo guardavo, ma con tal timore che di nuovo lo perdessi, che a larga vena mi scorrevano le lacrime dagli occhi. Gesù ha continuato a dirmi:

(4) “No, non piangere più, vedi un poco quanto sto a soffrire, guardami la testa, le spine sono penetrate tanto dentro, che non più compariscono fuori. Vedi quanti squarci e sangue coprono il mio corpo? Avvicinati, dammi un ristoro”.

(5) Occupandomi delle pene di Gesù ho dimenticato un poco le mie, e così ho incominciato dal capo, oh! quanto era straziante vedere quelle spine così incarnate dentro, che appena si potevano tirare. Mentre io ciò facevo, Gesù si lamentava, tanto era il dolore che soffriva. Dopo che ho tirato quella corona di spine tutta spezzata, l’ho riunita insieme e conoscendo che il maggior piacere che si possa dare a Gesù è il patire per Lui, l’ho preso e l’ho conficcato sulla mia testa.

(6) Poi, una per una si ha fatto baciare le piaghe ed in qualche piaga voleva che succhiassi il sangue. Io tutto cercavo di fare ciò che Lui voleva, ma in muto silenzio, quando si è presentata la Vergine Santissima e mi ha detto: -

(7)Domanda a Gesù che cosa vuol fare di te”.

(8) Io non ardivo, ma la Mamma m’incitava a farlo; per contentarla ho avvicinato le labbra all’orecchia di Gesù e zitto zitto gli ho detto: “Che cosa vuoi farne di me?” E Lui ha risposto:

(9) “Voglio farne di te un oggetto delle mie compiacenze”.

(10) E nell’atto stesso di dire queste parole è scomparso, ed io mi sono trovata in me stessa.

2-12 Aprile 9, 1899 Gesù la trasporta fuori di sé stessa unita a Lui, non vuole lasciarla e Gesù se la tiene con Sé nella custodia.

(1) Questa mattina Gesù si ha fatto vedere e mi ha trasportato dentro d’una chiesa, lì ho sentito la Santa Messa ed ho fatto la comunione dalle mani di Gesù. Dopo ciò mi sono abbracciata ai piedi di Lui, sì fortemente che non potevo distaccarmene. Il pensiero delle pene dei giorni passati, cioè della privazione di Gesù, mi faceva tanto temere che di nuovo lo perdessi, che stando ai suoi piedi piangevo e gli dicevo: “Questa volta, oh! Gesù, non ti lascerò più, perché Tu quando te ne vai da me mi fai tanto penare ed aspettare”.

(2) Gesù mi disse: “Vieni fra le mie braccia che voglio ristorarti delle pene passate in questi giorni”.

(3) Io quasi non ardivo di farlo, ma Gesù stese le mani e mi prese dai suoi piedi e mi abbracciò e disse:

(4)Non temere, che non ti lascio, questa mattina voglio contentarti, vieni a starti con Me nella custodia”.

(5) E così ci ritirammo tutti e due nella custodia. Chi può dire ciò che facemmo? Ora mi baciava ed io a Lui, ora io mi riposavo in Lui e Gesù in me, ora vedevo le offese che riceveva, ed io facevo atti di riparazione contro le diverse offese. Chi può dire la pazienza di Gesù nel Sacramento? E’ tale e tanta che mette terrore solo a pensarlo. Ma mentre stavo ciò facendo, Gesù mi ha fatto vedere il confessore che veniva a chiamarmi in me stessa. Gesù mi ha detto:

(6)Basta adesso, va’, che l’ubbidienza ti chiama”.

(7) E così mi pareva che l’anima tornasse al corpo e di fatto il confessore mi chiamava all’ubbidienza.

2-13 Aprile 12, 1899 Gesù le dice: Tu sei il mio tabernacolo, anzi mi sento più contento in te ché ti partecipo le mie pene.

(1) Quest’oggi, senza farmi tanto aspettare, Gesù è venuto subito e mi ha detto:

(2)Tu sei il mio tabernacolo; tanto è per Me stare nel sacramento, quanto nel tuo cuore, anzi, in te si trova un’altra cosa di più, che è il poterti partecipare le mie pene ed averti insieme con Me vittima vivente innanzi alla divina giustizia, ciò che non trovo nel sacramento”.

(3) E mentre diceva queste parole, si è rinchiuso dentro di me. Stando dentro di me, Gesù mi faceva sentire ora le punture delle spine, ora i dolori della croce, gli affanni e le sofferenze del cuore. Intorno al suo cuore vedevo un intreccio di punture di ferro che faceva soffrire molto a Gesù. Ah! quanta pena mi faceva vederlo tanto soffrire, avrei voluto io tutto soffrire anziché far soffrire il mio dolce Gesù, e di cuore l’ho pregato che a me desse le pene, a me il patire. Gesù mi ha detto:

(4)Figlia, le offese che più trafiggono il mio cuore sono le Messe sacrilegamente dette, e le ipocrisie”.

(5) Chi può dire quello che compresi in queste due parole? A me più pareva che esternamente si fa vedere che si ama, si loda il Signore, ed internamente si ha il veleno pronto per ucciderlo; esternamente si fa vedere che si vuole la gloria, l’onore di Dio, internamente si cerca l’onore, la stima propria. Tutte le opere fatte con ipocrisia, anche più sante, sono opere tutte avvelenate che amareggiano il cuore di Gesù.

2-14 Aprile 16, 1899 Gesù la vuol portare girando insieme con Sé, e sfoga come è trattato dalle anime.

(1) Stando nel mio solito stato, Gesù mi ha invitato a girare per vedere che cosa facevano le creature. Io gli ho detto: “Mio adorabile Gesù, questa mane non ho voglia di girare e di vedere le offese che ti fanno, stiamoci qui, tutti e due insieme”. Ma Gesù insisteva che voleva girare, allora, per contentarlo gli ho detto: “Se vuoi uscire, andiamo piuttosto dentro di qualche chiesa, che là sono più poche le offese che vi fanno”.

(2) E così siamo andati dentro ad una chiesa, ma anche là era offeso, più che in altri luoghi, non perché nelle chiese si facciano più peccati che nel mondo, ma perché sono offese fatte dai suoi più cari, da quegli stessi che dovrebbero mettere anima e corpo per difendere l’onore e la gloria di Dio, perciò giungono più dolorose al suo cuore adorabile. Quindi vedevo anime devote, che per bagattelle da niente non si preparavano bene alla comunione; la loro mente, invece di pensare a Gesù, ci pensavano ai loro piccoli disturbi, a tante cose minute e quest’era il loro apparecchio. Quanta pena facevano queste tali a Gesù e quanta compassione facevano loro stesse, che badavano a tante pagliuzze, a tante frasche ed intanto poi, non benignavansi d’uno sguardo a Gesù. Gesù mi disse:

(3)Figlia mia, quanto impediscono queste anime che la mia grazia si versi in loro, Io non guardo alle minutezze, ma all’amore con cui si accostano, e loro me ne fanno un cambio, più badano alle paglie che all’amore, anzi, l’amore distrugge le paglie, ma con molte paglie non si accresce un tantino d’amore, anzi, lo si diminuisce. Ma quel che è peggio di queste anime, che si disturbano tanto, ci perdono molto tempo, vorrebbero stare coi confessori le ore intere per dire tutte queste minutezze, ma mai mettono mano all’opera con una buona e coraggiosa risoluzione per svellere queste paglie.

(4) Che dirti poi, oh! figlia mia, di certi sacerdoti di questi tempi? Si può dire che operano quasi satanicamente, giungendo a farsi idoli delle anime. Ah! si, dai miei figli il mio cuore viene più trafitto, perché se più gli altri mi offendono, offendono le parti del mio corpo, ma i miei mi offendono le parti più sensibili e tenere, fin nell’intimo del cuore”. 

(5) Chi può dire lo strazio di Gesù? Nelle dire queste parole piangeva amaramente. Io feci quanto più potevo per compatirlo e ripararlo, ma mentre ciò facevo ci ritirammo insieme con Gesù nel letto.

2-15 Aprile 21, 1899 Vede Gesù visibilmente da bambino mentre si trova sola. timori ancor fosse qualche persona umana per fargli male. Domanda chi sei e le dice che era il povero dei poveri e vorrebbe stare con lei.

(1) Questa mattina, stando nel mio solito stato, in un momento mi sono trovata in me stessa, ma però senza potermi muovere, quando ho inteso che uno entrava nella mia stanzetta, e dopo ha chiuso di nuovo la porta ed ho sentito che si avvicinava al mio letto. Nella mia mente pensavo che qualcuno fosse entrato furtivamente, senza che nessuno della famiglia lo avesse visto e fosse penetrato fin dentro la mia stanzetta. Chi sa che cosa mi potrà fare? Era tanto il timore che mi sono sentita gelare il sangue nelle vene e tremavo tutta. Oh! Dio, che fare? Dicevo tra me: “La famiglia non l’ha visto, io mi sento tutta intorpidita e non posso difendermi né posso chiamare aiuto; Gesù, Maria, Mamma mia, aiutatemi; San Giuseppe, difendetemi da questo pericolo”. Quando ho inteso che saliva sopra del letto e si è rannicchiato vicino a me, è stato tanto il timore che ho aperto gli occhi e gli ho detto: “Dimmi, chi sei tu?”

(2) Costui ha risposto: “Io sono il povero dei poveri, non ho dove stare; sono venuto da te, se mi vuoi tenere con te nella tua stanzetta, vedi, sono tanto povero che non ho neppure le vesti, ma tu ci penserai a tutto”.

(3) Io lo guardai bene, era un ragazzo di cinque o sei anni, senza vesti, senza scarpe, ma sommamente bello e grazioso, subito gli risposi: “Per me volentieri ti sarei tenuto, ma che dirà il mio papà? Non è che sono persona libera che potrei fare quel che voglio, ho i miei genitori che lo impediscono. A vestirti sì posso farlo dalle mie povere fatiche, farò qualunque sacrificio, ma a tenerti è impossibile. E poi, non tieni padre, non tieni madre, che, non hai dove starti?”

(4) Ma il ragazzo amaramente rispose: “Non ho nessuno, deh! non farmi più girare, fammi stare con te!

(5) Io stessa non sapevo che fare, come tenerlo. Un pensiero mi balenò: “Chi sa che non è Gesù?” Oppure sarà qualche demonio, per disturbarmi. Così di nuovo gli dissi: “Ma dimmi la verità al meno, chi sei tu?” E lui ripetete:

(6)Io sono il povero dei poveri”.

(7) Io replicai: “Hai imparato a farti la croce?”

(8)”. Rispose.

(9) “Ebbene, fatela, voglio vedere come la fai”.

(10) Così si segnò con la croce.

(11) Io soggiunsi: “E l’Ave Maria la sai dire?”

(12) Si, ma se vuoi che la dica, diciamola insieme”.

(13) Io incominciai l’Ave Maria e lui diceva insieme, quando una luce purissima si è spiccata dalla sua fronte adorabile ed ho conosciuto che il povero dei poveri era Gesù. In un momento, con quella luce che Gesù mi mandava, mi ha fatto perdere di nuovo i sensi e mi ha tirato fuori di me stessa. Io mi vedevo tutta confusa innanzi a Gesù, specialmente per le tante ripulse e subito gli ho detto:

(14)Carino mio, perdonami, se ti avessi conosciuto non ti avrei vietato l’ingresso. E poi, perché non me lo hai detto, che eri proprio Tu? Ho tante cose da dirti, te l’avrei detto, non avrei perduto il tempo in tante inutilità e timori. Poi, a tener te non ho bisogno dei miei, posso tenerti liberamente, perché Tu non ti fai vedere da nessuno”. Ma mentre ciò dicevo, Gesù è scomparso e così è finito, lasciandomi una pena per non avergli detto nulla di ciò che volevo dirgli.

2-16 Aprile 23, 1899 Le lode e disprezzi degli altri.

(1) Oggi ho fatto la meditazione sul danno che può venire alle anime nostre dalle lodi che ci danno le creature; mentre facevo l’applicazione a me stessa, per vedere se ci fosse in me il compiacimento delle lodi umane, Gesù si è avvicinato a me e mi ha detto:

(2)Quando il cuore è pieno del conoscimento di sé stesso, le lodi degli uomini sono come quelle onde del mare, che s’innalzano e straripano, ma mai escono dal loro lido, così le lodi umane strepitano, rumoreggiano, s’avvicinano fino al cuore, ma trovandolo pieno e ben circondato da forti mura del conoscimento di sé stesso, quindi non avendo dove prendere posto, se ne ritornano indietro, senza fare nessun danno all’anima propria, perciò a questo devi stare attenta, che delle lodi e dei disprezzi delle creature non ne fare nessun conto”.

2-17 Aprile 26, 1899 Gesù la contenta a riguardo del confessore. Le parla del distacco, che mentre non hanno nulla, tutto possiedono.

(1) Mentre quest’oggi il mio amante Gesù si faceva vedere, mi pareva che mi mandava tanti lampi di luce, che tutta mi penetravano, quando in un istante ci siamo trovati fuori di me stessa ed insieme si è trovato il confessore. Io subito ho pregato il mio diletto Gesù che desse un bacio al confessore e che andasse un poco nelle braccia di lui (Gesù era bambino). Per contentarmi subito ha baciato il confessore nel volto, ma senza volersi da me distaccare, io sono rimasta tutta afflitta dicendogli: “Tesoretto mio, non era questa la mia intenzione, di farti baciare il volto, ma la bocca, acciocché toccata dalle tue purissime labbra, restasse santificata e fortificata da quella debolezza, così potrà più liberamente annunziare la santa parola e santificare gli altri. Deh! ti prego di contentarmi”. Così Gesù ha dato un altro bacio alla bocca di lui e dopo ha detto:

(2)Sono tanto a Me gradite le anime distaccate da tutto, non solo nell’affetto, ma anche in effetto, che a misura che vanno spogliandosi, così la mia luce le va investendole e divengono tale e quale come cristalli, che la luce del sole non trova impedimento a penetrarvi dentro, come lo trova nelle fabbriche e nelle altre cose materiali”.

(3) Ah! disse poi: “Credono di spogliarsi, ma invece vengono a vestirsi non solo delle cose spirituali, ma anche corporali, perché la mia provvidenza ha una cura tutta particolare e speciale per queste anime distaccate, la mia provvidenza le adombra dappertutto; succede che niente hanno, ma tutto posseggono”.

(4) Dopo questo ci ritirammo dal confessore e trovammo tante persone religiose che pareva che avevano tutte la mira a lavorare per fine d’interesse, Gesù passando in mezzo a loro disse:

(5)Guai, guai a colui che lavora per fine d’acquistare monete, già avete ricevuto in vita la vostra mercede”.

2-18 Maggio 2, 1899

(1) Questa mattina Gesù faceva molta compassione, era tanto afflitto e sofferente, che io non ardivo di fargli nessuna domanda, ci guardavamo in silenzio, d’intanto in tanto mi dava un bacio ed io a Lui, e così ha seguitato parecchie volte a farsi vedere. L’ultima volta mi ha fatto vedere la Chiesa, dicendomi queste precise parole:

(2) “Nella mia Chiesa sta adombrato tutto il Cielo, siccome nel Cielo uno è il capo, che è Dio e molti sono i santi, di diverse condizioni, ordini e meriti, così nella mia Chiesa, adombrando tutto Cielo, uno è il capo qual’è il Papa e fin nel triregno che circonda il suo proprio capo viene adombrata la Trinità Sacrosanta, e molte sono le membra che da questo capo dipendono, cioè diverse dignità, diversi ordini, superiori ed inferiori, dal più piccolo fino al più grande, tutti servono ad abbellire la mia Chiesa ed ognuno, secondo il suo grado, ha l’ufficio a lui compartito, coll’esatto adempimento delle virtù viene a dare di sé nella mia Chiesa uno splendore odorosissimo, in modo che la terra ed il Cielo restano profumati ed illuminati, e le gente restano tanto attirate da questa luce e da questo profumo, che riesce quasi impossibile non arrendersi alla verità. Lascio considerare a te poi, quelle membra infette, che invece di rendere luce danno tenebre, quanto strazio fanno nella mia Chiesa”.

(3) Mentre Gesù così mi diceva, ho visto il confessore vicino a Lui, Gesù col suo sguardo penetrante, fisso lo guardava, poi, rivolto a me mi ha detto:

(4)Voglio che avessi tutta la piena fiducia col confessore, anche nelle minime cose, tanto che tra Me e lui non ci deve avere differenza alcuna, ché a misura della tua fiducia e della fede che presterai alle sue parole, così Io vi concorro”.

(5) Nell’atto che Gesù diceva queste parole, mi ricordai di certe tentazioni del demonio che avevano prodotto in me qualche poco di sfiducia, ma Gesù col suo occhio vigilante, subito mi ha ripreso e nell’atto stesso mi sono sentita togliere da dentro il mio interno quella sfiducia. Sia sempre benedetto il Signore, che ha tanta cura di quest’anima così miserabile e peccatrice.

2-19 Maggio 6, 1899 Cerca a Gesù tra gli angeli.

(1) Questa mattina Gesù stentatamente si ha fatto vedere, la mia mente la sentivo tanto confusa che quasi non comprendevo la perdita di Gesù, quando mi sono sentita circondata da tanti spiriti, forse erano angeli, ma non so dire certo. Mentre mi trovavo in mezzo a questi, di tanto in tanto andavo indagando per, chi sa, potessi sentire almeno l’alito del mio diletto, ma per quanto facessi non avvertivo niente che ci stesse l’amante mio bene. Quando da dietro le spalle mi sono sentita venire un alito dolce, subito ho gridato: “Gesù, mio Signore!”

(2) Lui ha risposto: “Luisa, che vuoi?

(3) “Gesù, mio bello, vieni, non state da dietro le spalle che non posso vederti, sono stata tutta questa mattina ad aspettarti e ad indagare, chi sa ti potessi vedere in mezzo a questi spiriti angelici che circondavano il letto, ma non mi è riuscito, quindi mi sento molto stanca, perché senza di Te non posso trovare riposo, vieni, che ci riposeremo insieme”. Così Gesù si è messo a me vicino e mi sosteneva la testa. Quegli spiriti hanno detto: “Signore, come subito ti ha conosciuto, niente meno, non alla voce, ma al solo alito subito ti ha chiamato”.

(4) Gesù ha risposto a loro: “Lei conosce Me ed Io conosco lei. Mi è tanto cara, come mi è cara la pupilla degli occhi miei”.

(5) E mentre così diceva mi sono trovata negli occhi di Gesù. Chi può dire ciò che ho provato stando in quegli occhi purissimi? E’ impossibile manifestarlo a parola, gli stessi angeli ne sono rimasti stupiti.