MaM
Messaggio del 1 gennaio 1987:Cari figli, oggi desidero invitarvi tutti a vivere, nell'anno nuovo, tutti i messaggi che vi do. Cari figli, sapete che sono restata a lungo a causa vostra per potervi insegnare come muovere i vostri passi sulla via della santità; perciò, cari figli, pregate senza sosta e vivete tutti i messaggi che vi do, perché io faccio questo con grande amore verso Dio e verso di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

4-36 Novembre 22, 1900 Gesù si mette al posto del cuore. Le dice il cibo che vuole da lei.

(1) Continua a farsi vedere il mio adorabile Gesù. Questa mattina, avendo fatto la comunione, lo vedevo nel mio interno, ed i due cuori tanto immedesimati che parevano tutto uno. Il mio dolcissimo Gesù mi ha detto:

(2) “Oggi ho deciso di restituirti, invece del cuore, Me stesso”.

(3) In questo mentre, ho visto che Gesù prendeva posto a quel punto dove sta il cuore, e da dentro Gesù ricevevo la respirazione e sentivo il palpito del cuore; come mi sentivo felice vivendo in questa posizione!

(4) Dopo ciò ha soggiunto: “Avendo Io preso posto del cuore, ti conviene tenere un cibo sempre preparato come nutrirmi, il cibo sarà il mio Volere e tutto ciò che ti mortificherai e priverai per amor mio”.

(5) Ma chi può dire tutto ciò che nel mio interno ha passato tra me e Gesù, credo meglio tacere, altrimenti mi sento come se dovessi guastare, non essendo la mia lingua dirozzata bene a parlare di grazie sì grandi, che il Signore ha fato all’anima mia; non mi resta altro che ringraziare il Signore che ha riguardo ad un’anima sì miserabile e peccatrice.

4-37 Novembre 23, 1900 Modo in cui stanno le anime in Gesù.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio amante Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, ed uscendo da dentro il mio interno si faceva vedere tanto grande che assorbiva in Sé tutta la terra, e stendeva tanto la sua grandezza che l’anima mia non trovava il termine, mi sentivo dispersa in Dio, non solo io, ma tutte le creature ne restavano disperse; ed oh! quanto pareva disdicevole, che affronto che si fa a Nostro Signore, che noi piccoli vermini, vivendo in Lui, osiamo d’offenderlo. Oh! se tutti potessero vedere il modo come stiamo in Dio, oh! come si guarderebbero di dargli anche l’ombra del dispiacere. Poi si faceva tant’alto, che assorbiva in Sé tutto il Cielo, onde in Dio stesso vedevo tutti, angeli, santi, sentivo il loro canto, capivo tante cose della felicità eterna. Dopo ciò, vedevo che da Gesù scorrevano tante ruscelli di latte, ed io bevevo a questi ruscelli, ma essendo io molto ristretta, e Gesù tanto grande ed alto che non aveva termine né di grandezza, né d’altezza, non mi riusciva d’assorbirlo tutto in me; molti ne scorrevano fuori, sebbene rimanevano in Dio stesso. Onde io ne sentivo un dispiacere, ed avrei voluto che tutti fossero corsi a bere a questi ruscelli, ma scarsissimo era il numero dei viatori che bevevano. Nostro Signore dispiaciuto anche di questo, mi ha detto:

(2) “Questo che tu vedi è la misericordia contenuta, e ciò irrita maggiormente la giustizia; come non debbo far giustizia, mentre loro stessi mi contengono la misericordia?”

(3) Ed io, prendendole le mani l’ho stretto insieme dicendo: “No, Signore, non potete far giustizia, non voglio io, e non volendo io neppure Voi volete, perché la mia volontà non è più mia, ma vostra, ed essendo vostra, tutto ciò che io non voglio neppure Voi lo volete; non me l’avete detto Voi stesso, che debbo vivere in tutto e per tutto del vostro Volere?”

(4) Il mio dolce Gesù, l’ha disarmato il mio dire, si ha impiccolito di nuovo e si ha rinchiuso nel mio interno, ed io mi sono trovata in me stessa.

4-38 Novembre 25, 1900 La natura del vero amore è di trasmutare le pene in gioie, le amarezze in dolcezze.

(1) Tardando a venire il mio dolcissimo Gesù, quasi mi sono messa in timore, ancora non veniva, ma poi con mia sorpresa, tutto all’improvviso, è venuto e mi ha detto:

(2) “Diletta mia, vuoi tu sapere quando un’opera si fa per la persona amata? Quando incontrando sacrifici, amarezze e pene, ha virtù di cambiarle in dolcezze e delizie, perché questa è la natura del vero amore, di trasmutare le pene in gioie, le amarezze in dolcezze, se si sperimenta il contrario, segno è che non è il vero amore che agisce. Oh! quante opere si dice: Che lo faccio per Dio; ma negli incontri si danno indietro, con ciò fanno vedere che non era per Dio, ma per l’interesse proprio e piacere che sentivano”.

(3) Poi ha soggiunto: “Generalmente si dice che la propria volontà guasta ogni cosa ed infetta le opere più sante, eppure questa volontà propria, si è connessa con la Volontà di Dio, non c’è altra virtù che la possa superare, perché dove c’è volontà c’è vita nell’operare il bene, ma dove non c’è volontà, c’è la morte nell’operare, oppure si opererà stentatamente come se stesse in agonia”.

4-39 Dicembre 3, 1900 La natura della Santissima Trinità è formata d’amore purissimo e semplicissimo, comunicativo.

(1) Questa mattina trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata con Gesù Bambino fra le braccia, e mentre mi deliziavo nel guardarlo, senza sapere come, dallo stesso Bambino è uscito un secondo e dopo brevi istanti un terzo Bambino, tutte e due simili al primo, sebbene distinti fra loro. Stupita nel guardare ciò ho detto: “Oh, come si tocca con mano il mistero sacrosanto della Santissima Trinità, che mentre siete uno, siete anche tre”. Mi pare che tutte e tre mi dicessero, ma mentre usciva la parola formava una sol voce:

(2) “La nostra natura è formata d’amore purissimo e semplicissimo, comunicativo, e la natura del vero Amore ha questo di proprio, di produrre da sé immagini tutti a sé simile nella potenza, nella bontà e nella bellezza, ed in tutto ciò che esso contiene, solo per dare un risalto più sublime alla nostra onnipotenza, ne mette il marchio della distinzione, in modo che questa nostra natura, liquefacendosi in amore, e siccome è semplice, senza alcuna materia che potrebbe impedire l’unione, ne forma tre, e ritornando a liquefarsi ne forma un solo. Ed è tanto vero che la natura del vero Amore ha questo di produrre immagini tutti a sé simile, o di assumere l’immagine di chi si ama, che la Seconda Persona nel redimere l’uman genere, assunse la natura e l’immagine dell’uomo e comunicò all’uomo la Divinità”.

(3) Mentre ciò dicevano, io distinguevo benissimo il mio diletto Gesù, riconoscendo in Lui l’immagine dell’umana natura e solo per Lui avevo fiducia di starmene alla loro presenza, altrimenti chi avrebbe ardito? Ah! sì, mi pareva che l’umanità assunta da Gesù, aveva aperto il commercio alla creatura, come farla salire fino al trono della Divinità per essere ammessa alla loro conversazione ed ottenere rescritti di grazie. Oh! che momenti felici ho gustato, quante cose comprendevo; ma per scrivere qualche cosa avrei bisogno di descriverli quando l’anima mia si trova col mio caro Gesù, che mi pare sprigionata dal corpo, ma nel trovarmi di nuovo imprigionata, le tenebre della prigionia, la lontananza del mio mistico Sole, la pena di non vederlo, mi rendono inabile a descriverle e mi fanno vivere morendo, ma sono costretta a vivere allacciata, carcerata in questo misero corpo. Ah! Signore, abbiate compassione d’una misera peccatrice che vive inferma e imprigionata, rompete presto il muro di questo carcere per volarmene a voi e non più ritornarvi.

4-40 Dicembre 23, 1900 Innanzi alla Santità della Divina Volontà, le passioni non ardiscono di presentarsi, e perdono da per sé stesse la vita.

(1) Dopo aver passato lunghi giorni di silenzio tra me ed il benedetto Gesù, vi sentivo un vuoto nel mio interno; questa mattina nel venire mi ha detto:

(2) “Diletta mia, che cosa vuoi dirmi che tanto brami di parlare con Me?”

(3) Ed io, tutta vergognandomi, ho detto: “Mio dolce Gesù, voglio dirvi che bramo ardentemente di volere voi ed il vostro Santo Volere, e se ciò mi concedete mi renderete appieno contenta e felice”. E Lui ha soggiunto:

(4) “Tu in una parola hai afferrato tutto chiedendomi ciò che di più grande è in Cielo ed in terra; ed Io, in questo Santo Volere bramo e voglio maggiormente conformarti, e per fare che ti riuscissi più dolce e gustoso il mio Volere, mettiti nel circolo della mia Volontà, e mirane i diversi pregi; fermandoti or nella santità del mio Volere, or nella bontà, or nell’umiltà, or nella bellezza ed or nel pacifico soggiorno che produce il mio Volere, ed in queste soffermazioni, che farai, acquisterai sempre più nuove ed inaudite notizie del mio Santo Volere, e ne resterai tanto legata ed innamorata, che non uscirai mai più, e questo ti porterà un sommo vantaggio, che stando tu nella mia Volontà, non avrai bisogno di combattere con le tue passioni e di stare sempre all’arma con esse, che mentre pare che muoiono, rinascono di nuovo più forti e vive, ma senza combattere, senza strepito, dolcemente se ne muoiono, perché innanzi alla Santità della mia Volontà le passioni non ardiscono di presentarsi, e perdono da per sé stesse la vita, e se l’anima sente i movimenti delle sue passione è segno che non fa dimora continua nei confini del mio Volere; vi fa delle uscite, delle scappatine nel suo proprio volere ed è costretta a sentirne la puzza della corrotta natura. Mentre poi, se starai fissa nella mia Volontà, starai sbrigata del tutto e la tua sola occupazione sarà l’amarmi, ed essere da Me riamata”.

(5) Dopo ciò, guardando il benedetto Gesù, teneva la corona di spine, l’ho tolta pian piano, e l’ho messo sulla mia testa, e Lui me l’ha conficcato, e mi è scomparso, ed io mi sono trovata in me stessa, con un desiderio ardente di starmene nella sua Santissima Volontà.

4-41 Dicembre 25, 1900 Vede la nascita di Gesù.

(1) Trovandomi nel solito mio stato mi sono sentita fuori di me stessa, e dopo aver girato mi sono trovata dentro d’una spelonca, ed ho visto la Regina Mamma che stava nell’atto di dare alla luce il Bambinello Gesù. Che stupendo prodigio! mi pareva che tanto la Madre quanto il Figlio trasmutati in luce purissima, ma in quella luce si scorgeva benissimo la natura umana di Gesù, che conteneva in sé la Divinità, che le serviva come di velo per coprire la Divinità, in modo che squarciando il velo della natura umana era Dio, e coperto con quel velo era uomo, ed ecco il prodigio dei prodigi: Dio ed uomo, uomo e Dio! che senza lasciare il Padre e lo Spirito Santo viene ad abitare con noi e prende carne umana, perché il vero amore non si disunisce giammai. Ora, mi è parso che la Madre ed il Figlio in quel felicissimo istante, sono restati come spiritualizzati, e senza il minimo intoppo Gesù è uscito dal seno Materno, traboccando ambedue in un eccesso d’amore, ossia quei Santissimi corpi trasformati in Luce, senza il minimo impedimento, Gesù Luce è uscito da dentro la luce della Madre, restando sano ed intatto sì l’Uno che l’Altra, ritornando poscia allo stato naturale. Ma chi può dire la bellezza del Bambinello, che in quel momento dal suo nascere trasfondeva anche esternamente i raggi della Divinità? Chi può dire la bellezza della Madre che ne restava tutta assorbita in quei raggi Divini? E san Giuseppe mi pareva che non fosse presente nell’atto del parto, ma che se ne stava ad un’altro cantone della spelonca, tutto assorto in quel profondo mistero, e se non vide cogli occhi del corpo, vide benissimo cogli occhi dell’anima, perché se ne stava rapito in estasi sublime.:

(2) Or nell’atto che il Bambinello uscì alla luce, io avrei voluto volare per prenderlo fra le mie braccia, ma gli angeli m’impedirono, dicendomi che toccava alla Madre l’onore di prenderlo per prima. Onde la Vergine Santissima come scossa è ritornata in sé, e dalle mani d’un angelo ha ricevuto il Figlio nelle braccia, l’ha stretto tanto forte nella foga dell’amore in cui si trovava, che pareva che volesse inviscerarlo di nuovo, poi volendo dare uno sfogo al suo ardente amore, l’ha messo a succhiare alle sue mammelle. In questo mentre io me ne stavo tutta annichilita, aspettando che fossi chiamata, per non ricevere un’altro rimprovero dagli angeli. Onde la Regina mi ha detto

(3) “Vieni, vieni a prendere il tuo diletto e godilo anche tu, sfoga con Lui il tuo amore”. E così dicendo io mi sono avvicinata, e la Mamma e me l’ha dato in braccio. Chi può dire il mio contento, i baci, i stringimenti, le tenerezze? Dopo che mi sono sfogata un poco, l’ho detto: “Diletto mio, voi avete succhiato il latte dalla nostra Mamma, fate a me parte”. E Lui, tutto condiscendendo, dalla sua bocca ha versato parte di quel latte nella mia, e dopo mi ha detto:

(4) “Diletta mia, Io fui concepito unito al dolore, nacqui al dolore, e morii nel dolore, e coi tre chiodi che mi crocifissero, inchiodai le tre potenze: Intelletto, memoria e volontà, di quelle anime che bramano d’amarmi, facendole restare attirati tutte a Me, perché la colpa le aveva rese inferme e disperse dal loro Creatore, senza nessun freno”.

(5) E mentre ciò diceva, ha dato uno sguardo al mondo ed ha cominciato a piangere le sue miserie. Io, vedendolo piangere ho detto: “Amabile Bambino, non funestare una notte sì lieta col vostro pianto a chi vi ama, invece di dare sfogo al pianto, diamo sfogo al canto”. E sì dicendo ho cominciato a cantare, Gesù si ha distratto a sentirmi cantare, ed ha cessato dal piangere, e finendo il mio verso ha cantato il suo, con una voce tanto forte ed armoniosa, che tutte le altre voci scomparivano alla sua voce dolcissima. Dopo ciò, ho pregato il Bambino Gesù per il mio confessore, e per quelli che mi appartengono, ed infine per tutti, e Lui pareva tutto condiscendente. In questo mentre mi è scomparso, ed io sono ritornata in me stessa

4-42 Dicembre 26, 1900 Continua a stare nella grotta.

(1) Continuando a vedere il santo Bambino, vedevo la Regina Madre da una parte e san Giuseppe dall’altra, che stavano adorando profondamente l’infante divino. Stando tutta intenta in Lui, mi pareva che la continua presenza del Bambinello li teneva assorti in estasi continuo, e se operavano era un prodigio che il Signore operava in loro, altrimenti sarebbero restati immobili senza potere esternamente accudire ai loro doveri. Anch’io vi ho fatto la mia adorazione e mi sono trovata in me stessa.

4-43 Dicembre 27, 1900 Dio non è soggetto a mutarsi, il demonio e la natura umana spesso spesso si mutano.

(1) Questa mattina mi trovavo con un timore sul mio stato, che non fosse il Signore che operasse in me, con l’aggiunto che non si benignava di venire, onde dopo molto aspettare, quando appena l’ho visto, gli ho esposto il mio timore e Lui mi ha detto:

(2) “Figlia mia, prima di tutto, per gettarti in questo stato vi è un concorso della mia potenza, e poi, chi avrebbe dato a te la forza, la pazienza di stare per sì lungo tempo in questo stato, dentro d’un letto? La perseveranza sola è un segno certo che l’opera è mia, perché solo Dio non è soggetto a mutarsi, ma il demonio e la natura umana spesso spesso si mutano, e ciò che oggi amano, domani aborriscono, e ciò che oggi aborriscono, domani amano e trovano le loro soddisfazione”.

4-44 Gennaio 4, 1901 Stato infelice d’un anima senza Dio.

(1) Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione e di turbazione, mi sentivo dentro di me un mistico inferno. Senza di Gesù tutte le mie passioni hanno uscito alla luce, e spandendo ognuna le loro tenebre, mi hanno oscurato in modo che non sapevo più dove mi trovavo. Quanto è infelice lo stato di un’anima senza Dio! Basta dire che senza di Dio, l’anima sente ancor vivente dentro di sé l’inferno; tale era il mio stato, mi sentivo straziare l’anima da pene infernali. Chi può dire quello che ho passato? Per non fare lungherie passo innanzi. Quindi, questa mattina avendo fatto la comunione, stando nel sommo dell’afflizione ho sentito dentro di me muovere Nostro Signore, io vedendo la sua immagine ho voluto guardare se fosse di legno oppure vivo di carne; ho guardato ed era il Crocifisso vivo di carne che guardandomi mi ha detto:

(2) “Se la mia immagine dentro di te fosse di legno, l’amore sarebbe apparente, perché il solo amore vero e sincero, unito alla mortificazione, mi fa rinascere vivo, crocifisso nel cuore di chi mi ama”.

(3) Io nel vedere il Signore avrei voluto sottrarmi dalla sua presenza, tanto mi vedevo cattiva, ma Lui ha ripreso a dire:

(4) “Dove vuoi andare? Io sono luce, e la mia luce dovunque tu vai t’investe da per tutto”.

(5) Alla presenza di Gesù, alla luce, alla voce, le mie passioni sono scomparse, non so io stessa dove sono andate, sono rimasta come una bambina e sono ritornata in me stessa, tutta cambiata. Sia tutto a gloria di Dio ed a bene dell’anima mia.

4-45 Gennaio 5, 1901 L’Umanità di Gesù fu fatta apposta per ubbidire e per distruggere la disubbidienza. Luisa ristora Gesù.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, vedevo il confessore che metteva l’intenzione della crocifissione, io temevo di sottopormi, ma Gesù mi ha detto:

(2) “Che vuoi da Me, Io non posso fare a meno d’ubbidire, perché la mia Umanità fu fatta apposta per ubbidire e per distruggere la disubbidienza, essendo tanta innestata con Me questa virtù, che in Me si può dire ch’è natura l’ubbidienza, ed il distintivo a Me più caro e glorioso, tanto che se la mia Umanità non avesse questo di proprio, l’aborrirei e non mi avrei giammai con Essa unito. Vuoi tu poi disobbedire? Puoi farlo, ma lo farai tu, non Io”.

(3) Io, tutta confusa nel vedere un Dio tanto ubbidiente, ho detto: “Anch’io voglio ubbidire”. E mi sono sottoposta, e Gesù mi ha partecipato i dolori della croce.

(4) Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa e Gesù benedetto mi ha dato un bacio, e mentre ciò faceva è uscito un’alito amaro, e stava in atto di voler versare le sue amarezze, ma non l’ha fatto, ché lo voleva essere detto da me per farlo. Io subito ho detto: “Volete qualche riparazione? Facciamola insieme, così le mie riparazioni unite alle vostre avranno i loro effetti, ché da me sola credo che vi disgusteranno di più”. Così ho preso la sua mano grondante sangue e baciandola ho recitato il Laudate Dominum col Gloria Patri; Gesù una parte ed io l’altra, per riparare le tante opere cattive che si commettono, mettendo l’intenzione di tante volte lodarlo per quante offese riceve per le cattive opere. Com’era commovente veder pregare Gesù. Poi ho seguitato a farlo stesso all’altra mano, mettendo l’intenzione di tante volte lodarlo per quante offese riceve per i peccati di cause. Indi i piedi con l’intenzione di tante volte lodarlo per quanti passi cattivi e per tante vie storte battute, anche sotto l’aspetto di pietà e santità. L’ultimo, il cuore, con l’intenzione di tante volte lodarlo, per quante volte il cuore umano non palpita, non ama, non desidera Iddio. Il mio diletto Gesù, pareva tutto ristorato con queste riparazioni fatte insieme con Lui, ma non contento ancora, pareva che volesse versare, ed io ho detto: “Signore, se volete versare, vi prego a farlo”. E Lui ha versato le sue amarezze e dopo ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, quanto mi offendono gli uomini, ma verrà tempo che li castigherò in modo che usciranno tanti vermini (uomini abbietti e spregevoli), che produrranno nubi di moscerini (scherz. o spreg. persona di corporatura minuscola), che molto li renderà oppressi. Allora poi uscirà il Papa”.

(6) Ed io: “E perché uscirà il Papa?”

(7) E Lui: “Uscirà per consolare i popoli, perché oppressi, stanchi, abbattuti, traditi da tante falsità, cercheranno loro stessi il porto della verità, e tutti umiliati chiederanno al Santo Padre che venisse in mezzo a loro per liberarli di tanti mali e metterli nel porto della salvezza”.

(8) Ed io: “Signore, questo succederà forse dopo le guerre che voi avete detto altre volte?”

(9) E Lui: “Sì”.

(10) Ed io: “Quanto me ne vorrei venire prima che queste cose succedessero”.

(11) E Lui: “Ed Io dove andrò a trattenermi allora?”

(12) “Ah Signore! ci sono tante anime buone in cui potete trattenervi, che io confrontandomi, oh! quanto mi veggo cattiva”. Ma Gesù non dandomi retta mi è scomparso, ed io sono ritornata in me stessa.