MaM
Messaggio del 13 novembre 1981:Al mio arrivo e quando parto cantate sempre Vieni, vieni, Signore.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

4-26 Ottobre 31, 1900 La medicina più salutare ed efficace negli incontri più tristi della vita, è la rassegnazione.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sono sentita fuori di me stessa, ed ho trovato la Regina Mamma; appena vistomi ha incominciato a parlare della giustizia, come sta per cozzare con tutto il furore contro le gente; ha detto tante cose sopra di ciò, ma non ho vocaboli come esprimerle, ed in questo mentre vedevo tutto il cielo pieno di punte di spade contro del mondo. Poi ha soggiunto:

(2) “Figlia mia, tu tante volte hai disarmato la giustizia divina, e ti sei contentata di ricevere sopra di te i suoi colpi, ora che la vedi al colmo del furore, non ti avvilire, ma sii coraggiosa, con animo pieno di santa fortezza, entra in essa giustizia e disarmala, non aver timore delle spade, del fuoco e di tutto ciò che potrai incontrare; per ottenere l’intento, se ti vedi ferita, battuta, scottata, rigettata, non darti indietro, ma ti sia piuttosto sprone come tirare innanzi. Vedi, a ciò fare sono venuto Io in tuo aiuto col portarti una veste, la quale indossandola l’anima tua acquisterai coraggio e fortezza a nulla temere”.

(3) Detto ciò, da dentro il suo manto ha uscito una veste intessuta di oro screziato a vari colori ed ha vestito l’anima mia; poi mi ha dato il suo Figlio dicendomi:

(4) “Ed ecco che per pegno del mio amore ti do in custodia il mio carissimo Figlio, acciocché lo custodisca, l’ami e lo contenti in tutto; cerchi di fare le mie veci, acciò trovando in te tutto il suo contento, lo scontento che gli danno gli altri non gli possa dare tanta pena”.

(5) Chi può dire quanto sono restata felice e fortificata nell’essere vestita da quella veste, e coll’amoroso pegno fra le mie braccia? Felicità più grande non potrei certo, più desiderare. Onde la Regina Mamma è scomparsa, ed io sono rimasta col mio dolce Gesù. Abbiamo girato un poco la terra, e tra tanti incontri, ci abbiamo incontrato con un’anima data in preda alla disperazione; avendone compassione ci siamo avvicinato, e Gesù ha voluto che io le parlassi per farle comprendere il male che faceva; con una luce che Gesù stesso m’infondeva, le ho detto:

(6) “La medicina più salutare ed efficace negli incontri più tristi della vita è la rassegnazione. Tu col disperarti, invece di prendere la medicina, ti stai prendendo il veleno come uccidere l’anima tua. Non sai tu che il rimedio più opportuno a tutti i mali, la cosa principale che ci rende nobili, ci divinizza, ci rassomiglia a Nostro Signore ed ha virtù di convertire in dolcezza le stesse amarezze, è la rassegnazione? Che cosa fu la vita di Gesù sulla terra, se non continuare il Volere del Padre, e mentre stava in terra, stava unito col Padre in Cielo? Così l’anima rassegnata mentre vive in terra, l’animo e la volontà sua sta unita con Dio nel Cielo. Si può dare cosa più cara e desiderabile di questa?”

(7) Quell’anima, come scossa, si ha cominciato a calmarsi, ed io insieme con Gesù ci siamo ritirati. Sia tutto per gloria Dio, e sempre benedetto.

4-27 Novembre 2, 1900 Chi dimora in Gesù, nuota nel pelago di tutti i contenti.

(1) Questa mattina mi sentivo tutta oppressa ed afflitta, con l’aggiunta che il benedetto Gesù non si faceva vedere; onde dopo molto aspettare è uscito da dentro il mio interno, ed aprendomi il suo cuore mi metteva dentro dicendomi:

(2) “Stati dentro di Me, lì solo troverai la vera pace e stabile contento, perché dentro di Me non penetra nulla di ciò che non appartiene alla pace e contentezza, e chi dimora in Me non fa altro che nuotare nel pelago di tutti i contenti; mentre poi, all’uscire fuori di Me, ancorché l’anima non si brigasse di niente, solo a vedere le offese che mi fanno ed il modo come mi dispiacciono, già viene a partecipare alle afflizioni, e ne resta perturbata; perciò tu di tanto in tanto dimenticati di tutto, entra dentro di Me e vieni a gustare la mia pace e felicità, poi esci fuori e fammi l’ufficio della mia riparatrice”.

(3) Detto ciò è scomparso.

4-28 Novembre 8, 1900 L’ubbidienza restituisce all’anima il suo primiero stato.

(1) Continuando i suoi soliti indugi nel venire io ne sentivo tutto il peso della sua privazione; quando tutto all’improvviso è venuto, e senza sapere il perché mi ha rivolto questa interrogazione:

(2) “Mi sapresti tu dire perché l’ubbidienza è tanto glorificata, e ne riporta tanto onore da improntare nell’anima l’immagine divina?”

(3) Io tutta confusa non ho saputo che rispondere, ma il benedetto Gesù, con una luce intellettuale che mi mandava, mi ha risposto Lui stesso, e siccome è per mezzo di luce e non di parole, non ho vocaboli come esprimerli, ma l’ubbidienza vuole che mi provi se mi riesce a scriverlo; credo che farò dei grossi spropositi, e scriverò cose che non concorderanno insieme, ma metto tutta la mia fede nell’ubbidienza, specialmente che sono cose che le riguardano direttamente, ed incomincio a provarmi. Onde pareva che mi dicesse:

(4) “Che l’ubbidienza è tanto glorificata perché ha virtù di svelare fin dalle radici le passioni umane, distrugge nell’anima tutto ciò che è terreno e materiale, e con suo grande onore restituisce all’anima il suo primiero stato, cioè come fu creata da Dio nella giustizia originale, cioè prima d’essere cacciata dall’Eden terrestre, ed in questo sublime stato, l’anima si sente tirata fortemente a tutto ciò ch’è bene, si sente connaturato con sé tutto ciò che è buono, santo e perfetto, con un’orrore grandissimo anche al l’ombra del male. Con questa natura felice ricevuta dall’espertissima mano dell’ubbidienza, l’anima non prova più difficoltà ad eseguire i comandi ricevuti, molto più che chi comanda sempre il buono deve comandare, ed ecco come l’ubbidienza sa improntare bene l’immagine divina, non solo, ma cambia la natura umana nella divina, perché come Dio è buono, santo e perfettissimo, ed è portato a tutto ciò che è buono ed odia sommamente il male, così l’ubbidienza ha virtù di divinizzare l’umana natura, e di farle acquistare le proprietà divine; e quanto più l’anima si lascia maneggiare da questa espertissima mano, tanto più acquista di divino, e distrugge l’essere proprio. Ed ecco perciò è tanto glorificata ed onorata; tanto che Io stesso mi sottoposi a lei e ne restai onorato e glorificato, e restituii per mezzo suo l’onore e la gloria a tutti i miei figli che per la disubbidienza avevano perduto”.

(5) Questo su per giù ho saputo manifestare, il resto me lo sento nella mente, ma mi mancano le parole, perché è tanta l’altezza del concetto di questa virtù, che il mio povero linguaggio umano non sa adattarsi a farne parole...

4-29 Novembre 10, 1900 Gesù Cristo le insegna dove sta il vero amore.

(1) Continuando a non venire, mi sentivo immersa nella più grande amarezza, l’anima mia ne restava straziata in mille modi. Come un’ombra mi sentivo d’appresso ed ho sentito la voce del mio adorabile Gesù, ma senza vederlo, che mi ha detto:

(2) “L’amore più perfetto sta nella vera fiducia che dovesse avere verso l’oggetto amato, ed ancorché si vedesse perduto l’oggetto che si ama, allora più che mai è tempo di dimostrare questa viva fiducia. Questo è il mezzo più facile per mettersi in possesso di ciò che ardentemente si ama”.

(3) Detto ciò è scomparsa l’ombra e la voce. Chi può dire la pena che sento per non aver visto l’amato mio bene?

4-30 Novembre 11, 1900 Uscendo dal Divino Volere si perde la conoscenza di Dio e di sé stesso.

(1) Pare che il signore benedetto vuole esercitarmi nella pazienza, non ha compassione né delle mie lacrime, né del mio dolorosissimo stato. Io senza di Lui, mi veggo immersa nelle più grande miserie, credo che non ci sia anima più scellerata della mia, sebbene, stando con Gesù, mi veggo più che mai cattiva, ma siccome mi trovo con Lui che possiede tutti i beni, l’anima mia trova il rimedio a tutti i mali. Onde, mancandomi, tutto per me finisce; non c’è più nessun rimedio alle mie grandi miserie, molto più mi opprime il pensiero che non fosse più Volontà sua il mio stato, e non stando nel suo Volere, mi pare di stare fuori del centro e molte volte ci penso al modo come poter uscire. Ora, stando con queste disposizioni me lo ho sentito da dietro le spalle che mi diceva:.

(2) “Ti sei stancata, non è vero?”

(3) Ed io: “Sì Signore, mi sento bastantemente stanca”.

(4) E Lui ha ripreso: “Ah! figlia mia, non uscire dal mio Volere, ché uscendo da dentro il mio Volere vieni a perdere la mia conoscenza, e non conoscendo Me, vieni a perdere la conoscenza di te stessa, perché allora si distingue con chiarezza se c’è oro o fango che ai riverberi della luce; ché se tutto è tenebre facilmente si possono scambiare gli oggetti. Ora, luce è il mio Volere, che dandoti la mia conoscenza, ai riverberi di questa luce vieni a conoscere chi sei tu, e vedendo la tua debolezza, il tuo puro nulla, ti attacchi alle mie braccia ed unita col mio Volere vivi con Me nel Cielo. Ma se tu vuoi uscire dal mio Volere, prima che verrai a perdere, la vera umiltà, e poi verrai a vivere sulla terra, e sarai costretta a sentire il peso terreno, a gemere e sospirare come tutti gli altri sventurati che vivono fuori della mia Volontà”.

(5) Detto ciò si è ritirato senza farsi neppur vedere. Chi può dire lo strazio dell’anima mia?

4-31 Novembre 13, 1900 Vede le tante miserie umane, l’avvilimento e spogliamento della Chiesa, lo stesso degradare dei sacerdoti.

(1) Dopo aver passato parecchi giorni di privazione amarissima, avendo fatto la santa comunione, dentro il mio interno ho visto tre Bambini, era tanta la loro bellezza ed eguaglianza, che parevano tutti e tre nati ad un parto. L’anima mia n’è restata sorpresa e stupita nel vedere tanta bellezza rinchiusa nel cerchio del mio interno tanto miserabile, molto più cresceva il mio stupore, ché vedevo questi tre Bambini come se avessero in mano tante corde d’oro, e con queste sì legavano loro tutto a me, ed il cuore mio tutto a loro. Dopo poi, come se ognuno prendesse posto, hanno incominciato a discutere tra loro; ma io non intendevo e non trovo parole come poter ridire il loro altissimo linguaggio, sol so dire che dentro un batter d’occhio ho visto le tante miserie umane, l’avvilimento e spogliamento della Chiesa, lo stesso degradare dei sacerdoti, che invece d’essere luce per i popoli, sono tenebre, onde tutta amareggiata da questa vista ho detto: “Santissimo Iddio, date la pace alla Chiesa, fatele restituire ciò che l’hanno tolto, non permettete che i cattivi ridano alle spalle dei buoni”. E mentre ciò dicevo hanno detto:

(2) “Sono arcani di Dio incomprensibili”.

(3) Detto ciò sono scomparsi, ed io sono ritornata in me stessa.

4-32 Novembre 14, 1900 La Regina Mamma ristora Gesù. La trasporta al purgatorio.

(1) Questa mattina nel venire il mio adorabile Gesù, mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha chiesto un ristoro alle sue pene, io niente avendo ho detto: “Dolcissimo amor mio, se ci stava la Regina Mamma poteva ristorarvi col suo latte, ché in quanto a me non ho altro che miserie”. In questo mentre, è venuta la Santissima Regina, ed io subito a Lei ho detto: Gesù sente la necessità d’un ristoro, datelo il vostro dolcissimo latte, che resterà ristorato”. Onde, la nostra carissima Mamma l’ha dato il suo latte, ed il mio diletto Gesù è restato tutto ristorato. Poi a mi rivolto ha detto:

(2) “Io mi sento rinfrancato, anche tu avvicinati alle mie labbra e bevi parte di quel latte che ho ricevuto dalla mia Madre, acciò possiamo restare ambedue ristorate”.

(3) Così ho fatto; ma chi può dire la virtù di quel latte che da Gesù usciva bollente, e tanto ne conteneva che pareva una fonte immensa, che ancorché bevessero tutti gli uomini, non si scemerebbe punto. Dopo ciò abbiamo girato un poco la terra, e ad un punto pareva che stavano gente seduta ad un tavolino che dicevano: Ci sarà una guerra nell’Europa, e quel ch’è più dolente è che sarà prodotta da parenti”. Gesù ascoltava ciò ma non diceva niente a tal riguardo; quindi, non so certo se ci sarà sì, no, essendo i giudizi umani mutabili e ciò che oggi dicono domani disdicono. Poi mi ha trasportato dentro d’un giardino in cui sporgeva un grandissimo edificio come se fosse un Monastero, popolato di tanta gente che riusciva difficile numerarli, il mio adorabile Gesù, alla vista di quella gente si ha voltato di spalle, si ha stretto tutto a me, mettendo la sua testa poggiata alla mia spalla vicino al collo, e mi ha detto:

(4) “Diletta mia, non farmeli vedere, altrimenti verrei molto a soffrire”.

(5) Anch’io mi l’ho stretto, ed avvicinandomi ad una di quelle anime ho detto: “Ditemi almeno chi siete?” E quella ha risposto: ‘Siamo tutte anime purganti, e la nostra liberazione sta legata alla soddisfazione di quei pii legati che abbiamo lasciato ai nostri successori, e siccome non si soddisfano, noi siamo costretti a starci qui, lontani dal nostro Iddio, quel pena è per noi, perché Dio si rende per noi un’Essere necessario, che non si può farne a meno, proviamo una continua morte che ci martirizza nel modo più spietato, e se non moriamo è perché la nostra anima non è a questo soggetta, onde dolenti qual siamo, restando privi di un oggetto che forma tutta la nostra vita, imploriamo da Dio che faccia provare ai mortali una minima parte delle nostre pene, col privarli di ciò che è necessario al mantenimento della vita corporale, acciocché imparino a spese proprie quanto è doloroso l’essere privi di ciò che assolutamente è necessario”.

(6) Dopo ciò, il Signore mi ha trasportato altrove, ed io sentendo compassione di quelle anime ho detto: “Come, oh! mio buon Gesù, avete voltato il vostro volto da quelle anime benedette che tanto vi sospiravano, mentre bastava farvi vedere solamente per fare che quell’anime restassero libere delle pene e beatificate?”

(7) E Lui: “Oh! figlia mia, se Io mi mostrassi loro, siccome non sono del tutto purgate, non avrebbero potuto sostenere la mia presenza, ed invece di slanciarsi fra le mie braccia, confuse si sarebbero ritirate indietro e non avrei fatto altro che accrescere il mio ed il loro martirio. Ecco perciò ho fatto così”.

(8) Detto ciò ha scomparso.

4-33 Novembre 16, 1900 Gesù le toglie il cuore, e le dà il suo amore per cuore.

(1) Questa mattina, avendo fatto la comunione, il mio adorabile Gesù faceva vedere il mio interno tutto cosparso di fiori, a forma d’una capanna, e Lui che se ne stava dentro tutto ricreandosi e compiacendosi. Io vedendolo in quell’atteggiamento ho detto: “Mio dolcissimo Gesù, quando sarà che vi prenderete questo mio cuore per uniformarlo tutto al vostro in modo da poter vivere della vita del vostro cuore?” Mentre ciò dicevo, il mio sommo ed unico bene ha preso una lancia e mi ha aperto dalla parte dove corrisponde il cuore; poi con le sue mani l’ha tirato fuori e tutto lo riguardava per vedere se fosse spogliato, e tenesse quelle qualità di potere stare nel suo santissimo cuore. Anch’io l’ho guardato, e con mia sorpresa ho visto impresso sopra una parte la croce, la spugna e la corona di spine; ma volendo vederlo dall’altra parte e dentro, ché pareva gonfio come se si potesse aprire, il mio diletto Gesù me l’ha impedito dicendomi:

(2) “Voglio mortificarti col non farti vedere tutto ciò che ho versato in questo cuore. Ah! sì, qui dentro questo cuore ci sono tutti i tesori delle mie grazie che umana natura può giungere a contenere”.

(3) In questo mentre l’ha rinchiuso nel suo santissimo cuore, soggiungendo:

(4) “Il tuo cuore ha preso possesso nel mio cuore, ed Io per cuore te do il mio amore che ti darà vita”.

(5) Ed avvicinandosi alla parte ha mandato tre aliti contenenti luce, che prendevano il posto del cuore, e poi ha chiuso la ferita dicendomi:

(6) “Ora, più che mai ti conviene fissarti nel centro del mio Volere, avendo per cuore il solo mio amore; neppure per un solo istante devi uscire da Esso, e solo il mio amore troverà in te il suo vero alimento se troverà in te in tutto e per tutto la mia Volontà, in quella troverà il suo contento e la vera e fedele corrispondenza”.

(7) Poi avvicinandosi alla bocca, mi ha mandato altri tre aliti, ed insieme ha versato un liquore dolcissimo che tutta m’inebriava. Onde, preso come da entusiasmo diceva:

(8)Vedi, il tuo cuore è nel mio, quindi non è più tuo”.

(9) E mi baciava e ribaciava, e mille finezze d’amore mi rifaceva; ma chi può dirle tutte? Mi riesce impossibile il manifestarle. Chi può dire quello che sentivo nel trovarmi in me stessa? So dire solamente che mi sentivo come se non fossi più io: Senza passione, senza inclinazione, senza desiderio, tutta inabissata in Dio; dalla parte del cuore sentivo un gelo sensibile a confronto delle altre parte.

4-34 Novembre 18, 1900 L’unione del cuore con quel di Gesù, fa passare allo stato di perfetta consumazione.

(1) Seguita a tenersi il mio cuore nel cuor suo, e di tanto in tanto si benigna di farmelo vedere, facendo festa come se avesse fatto un grande acquisto, ed in questi giorni trovandomi fuori di me stessa, alla parte dove corrisponde il cuore, invece del cuore veggo la luce che il benedetto Gesù mi mandò in quei tre aliti. Onde questa mattina nel venire, mostrandomi il suo cuore, mi ha detto:

(2) “Diletta mia, qual vorresti, il cuor mio o il tuo? Se tu vuoi il mio, ti converrà più soffrire; sappi però che ho fatto questo per farti passare ad un’altro stato, perché quando si giunge all’unione, ad un’altro stato si passa, qual’è quello della consumazione, e l’anima per passare a questo stato di perfetta consumazione ha bisogno, o del mio cuore per vivere, o del suo tutto trasformato nel mio, altrimenti non può passare a questo stato di consumazione”.

(3) Ed io, tutta temendo, ho risposto: “Dolce amor mio, la mia volontà non è più mia ma vostra, fate quel che volete, ed io ne sarò più contenta”. Dopo ciò mi sono ricordata di qualche difficoltà del confessore, e Gesù vedendo il mio pensiero mi ha fatto vedere come se io stessi dentro d’un cristallo, e questo impediva di far vedere agli altri ciò che il Signore operava in me, ed ha soggiunto:

(4) “Allora si conosce il cristallo e ciò che dentro contiene, che ai riverberi della luce; così è per te: Chi porta la luce della credenza toccherà con mano ciò che Io opero in te, se poi no, scorgerà le cose naturalmente”.

4-35 Novembre 20, 1900 Dovendo vivere del cuore di Gesù, Lui le dà regole per imparare un vivere più perfetto.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, il mio adorabile continua a farmi vedere il cuor mio nel suo, ma tanto trasformato che non più riconosco qual’è il mio e quello di Gesù. L’ha conformato perfettamente col suo, l’ha impresso tutte le insegne della Passione, facendomi capire che il suo cuore, da che fu concepito, fu concepito con queste insegne della Passione, tanto che ciò che soffrii nell’ultimo della sua vita, fu un trabocco di ciò che il suo cuore aveva sofferto continuamente. Mi pareva di vederlo come l’uno così l’altro. Mi pareva di vedere il mio diletto Gesù occupato a preparare il punto dove doveva mettere il cuore, profumandolo e inanellandolo di tanti diversi fiori, e mentre ciò faceva mi ha detto:

(2) “Diletta mia, dovendo vivere del mio cuore ti conviene d’intraprendere un modo di vivere più perfetto. Quindi voglio da te:

(3) 1. Uniformità perfetta alla mia Volontà, perché mai potrai amarmi perfettamente, che amarmi con la mia stessa Volontà; anzi ti dico che amandomi con la mia stessa Volontà giungerai ad amar Me, ed il prossimo col mio stesso modo d’amare.

(4) 2. Umiltà profonda, mettendoti innanzi a Me ed alle creature, l’ultima di tutte.

(5) 3. Purità in tutto, perché qualunque minimo mancamento di purità, tanto nell’amare quanto nell’operare, tutto nel cuore vi si rifletta, e ne resta macchiato, perciò voglio che la purità sia come la rugiada sui fiori al nascere del sole, che riflettendovi i raggi, le trasmuta quelle piccole goccioline come in tante perle preziose da incantare le gente. Così tutte le tue opere, pensieri e parole, palpiti ed affetti, desideri ed inclinazioni, se saranno fregiati dalla rugiada celeste della purità, tesserai un dolce incanto, non solo all’occhio umano, ma a tutto l’Empireo.

(6) 4. L’ubbidienza va connessa con la mia Volontà, perché se questa virtù riguarda i superiori, che ti ho dato in terra, la mia Volontà è ubbidienza che riguarda Me direttamente, tanto che si può dire che l’una e l’altra sono tutte e due virtù d’ubbidienza, con questa sola differenza, che l’una riguarda Dio e l’altra riguarda gli uomini; tutte e due hanno lo stesso valore, e non ci può stare l’una senza dell’altra, quindi tutte e due devi amare d’uno stesso modo”.

(7) Poi ha soggiunto: “Sappi, d’ora in poi vivrai col cuor mio, e devi intendertela a modo del cuor mio, per trovare in te le mie compiacenze, perciò ti raccomando che non è più cuor tuo, ma cuor mio”.