(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio amante Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, ed uscendo da dentro il mio interno si faceva vedere tanto grande che assorbiva in Sé tutta la terra, e stendeva tanto la sua grandezza che l’anima mia non trovava il termine, mi sentivo dispersa in Dio, non solo io, ma tutte le creature ne restavano disperse; ed oh! quanto pareva disdicevole, che affronto che si fa a Nostro Signore, che noi piccoli vermini, vivendo in Lui, osiamo d’offenderlo. Oh! se tutti potessero vedere il modo come stiamo in Dio, oh! come si guarderebbero di dargli anche l’ombra del dispiacere. Poi si faceva tant’alto, che assorbiva in Sé tutto il Cielo, onde in Dio stesso vedevo tutti, angeli, santi, sentivo il loro canto, capivo tante cose della felicità eterna. Dopo ciò, vedevo che da Gesù scorrevano tante ruscelli di latte, ed io bevevo a questi ruscelli, ma essendo io molto ristretta, e Gesù tanto grande ed alto che non aveva termine né di grandezza, né d’altezza, non mi riusciva d’assorbirlo tutto in me; molti ne scorrevano fuori, sebbene rimanevano in Dio stesso. Onde io ne sentivo un dispiacere, ed avrei voluto che tutti fossero corsi a bere a questi ruscelli, ma scarsissimo era il numero dei viatori che bevevano. Nostro Signore dispiaciuto anche di questo, mi ha detto:
(2) “Questo che tu vedi è la misericordia contenuta, e ciò irrita maggiormente la giustizia; come non debbo far giustizia, mentre loro stessi mi contengono la misericordia?”
(3) Ed io, prendendole le mani l’ho stretto insieme dicendo: “No, Signore, non potete far giustizia, non voglio io, e non volendo io neppure Voi volete, perché la mia volontà non è più mia, ma vostra, ed essendo vostra, tutto ciò che io non voglio neppure Voi lo volete; non me l’avete detto Voi stesso, che debbo vivere in tutto e per tutto del vostro Volere?”
(4) Il mio dolce Gesù, l’ha disarmato il mio dire, si ha impiccolito di nuovo e si ha rinchiuso nel mio interno, ed io mi sono trovata in me stessa.