(1) Tardando a venire il mio dolcissimo Gesù, quasi mi sono messa in timore, ancora non veniva, ma poi con mia sorpresa, tutto all’improvviso, è venuto e mi ha detto:
(2) “Diletta mia, vuoi tu sapere quando un’opera si fa per la persona amata? Quando incontrando sacrifici, amarezze e pene, ha virtù di cambiarle in dolcezze e delizie, perché questa è la natura del vero amore, di trasmutare le pene in gioie, le amarezze in dolcezze, se si sperimenta il contrario, segno è che non è il vero amore che agisce. Oh! quante opere si dice: Che lo faccio per Dio; ma negli incontri si danno indietro, con ciò fanno vedere che non era per Dio, ma per l’interesse proprio e piacere che sentivano”.
(3) Poi ha soggiunto: “Generalmente si dice che la propria volontà guasta ogni cosa ed infetta le opere più sante, eppure questa volontà propria, si è connessa con la Volontà di Dio, non c’è altra virtù che la possa superare, perché dove c’è volontà c’è vita nell’operare il bene, ma dove non c’è volontà, c’è la morte nell’operare, oppure si opererà stentatamente come se stesse in agonia”.