MaM
Messaggio del 24 dicembre 1983:Figli miei, pregate! Ve lo ripeto: pregate! Non dovete pensare che Gesù si manifesterà nuovamente nel presepe: egli vuol rinnovare la sua nascita nei vostri cuori!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

33-46 Settembre 28, 1935 L’Amore divino investe ogni atto di creatura. Come Dio in tutte le sue opere chiama tutti e fa bene a tutti. Come si forma la Vita Divina nella creatura, come si alimenta e si fa crescere.

(1) Stavo seguendo gli atti della Divina Volontà, la quale mi trasportava in un mare di luce interminabile in cui mi faceva presente con quanto amore Dio aveva amato la creatura, è così grande, che se si potesse comprendere, le scoppierebbe il cuore di puro amore, non potendo resistere sotto alla foga, agli stratagemmi, alle industrie, alle finezze di questo Amor di Dio, ed essendo io troppo piccola, queste fiamme mi divoravano, ed il mio amato Gesù visitando la piccola anima mia, per sostenermi mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, fammi sfogare il mio Amore, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

33-47 Ottobre 4, 1935 Tutta la gloria, l’onore, sta nel poter dire coi fatti: “Sono un atto continuo di Volontà del mio Creatore. Necessità di diversità d’uffizi e d’azioni.

(1) Stavo facendo il mio giro nella Divina Volontà per rintracciare tutti i suoi atti fatti nella Creazione, per mettere il mio piccolo ti amo ed unirmi con tutte le cose create, per glorificare il mio Creatore e poter dire: “Sono al mio posto d’onore, faccio il mio ufficio, sono un atto continuo di Volontà Divina, posso dire che sono nulla, faccio nulla, ma faccio tutto, perché faccio la Divina Volontà”. Ma mentre ciò pensavo, il mio Sommo Bene Gesù, facendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, ogni cosa creata è un ufficio distinto che occupa, e sebbene la volontà di tutte è una, ma non tutte però fanno la stessa cosa, non sarebbe ordine, né virtù di Sapienza Divina, che una cosa creata ripetesse ciò che fa l’altra, ma siccome una è la Volontà che le domina, la gloria che riscuote da una, mi dà l’altra, perché tutta la sostanza che posseggono ed il bene ed il valore di cui sono investiti è che possono dire: “Sono un atto continuo di Volontà del mio Creatore”. Gloria, onore, virtù più grande non poteva darmi, di essere un atto solo di Volontà Divina, tanto che il piccolo filo d’erba, con la sua piccolezza, il piccolo spazio che occupa della terra, pare che non fa nulla, nessuno lo guarda, eppure, perché così la mia Volontà lo volle, né cerca di far di più di quello che può fare un filo d’erba, per fare la mia Volontà pareggia la gloria che mi dà il sole, che con tanta maestà signoreggia la terra, che si può chiamare miracolo continuo di tutta la Creazione. E siccome tutte le cose create sono unite tra loro, il sole con tutta la sua maestà, con la sua luce bacia e riscalda il piccolo filo d’erba, il vento lo carezza, l’acqua l’innaffia, la terra dà il posticino dove formare la sua piccola vita, eppure che cosa è un filo d’erba? Si può dire nulla, ma siccome possiede la mia Volontà, terrà la sua virtù di far bene alle umane generazioni, perché avendo creato tutto per amore e per far bene alle creature, perciò tutte tengono una virtù segreta di dare il bene che posseggono. Vedi dunque che il tutto sta nel fare la mia Volontà, non uscire mai dai suoi recinti divini ed interminabili; già col fare la mia Volontà, ancorché pare che non faccia nulla, ma non è vero, già si trova insieme coll’operato divino, e può dire: “Ciò che fa Dio, faccio io”. E ti par poco? Dio fa tutto e l’anima prende parte a tutto. Sicché non è la diversità delle azioni o degli uffici che la creatura può dire che fa cose grandi, ma la mia Volontà che avvalora li nonnulli, li mette nell’ordine divino, e vi mette la sua immagine come suggello delle sue opere. In riguardo alla diversità d’uffizi e d’azione, piuttosto è ordine, armonia della mia Sapienza infinita, anche in Cielo ci sono diversità di cori di angeli, diversità di santi, chi è martire, chi è vergine, chi è confessore. Sulla terra la mia provvidenza mantiene tanti uffici diversi, chi è re, chi è giudice, chi sacerdote, chi è popolo, chi comanda, chi dipende, se tutti facessero un solo ufficio, che sarebbe della terra? Un disordine completo. Oh! se tutti capissero che solo la mia Divina Volontà sa fare le cose grandi, e ancorché fossero piccole ed insignificanti, oh! come sarebbero tutti contenti e ciascuno amerebbe il posticino, l’ufficio in cui Dio l’ha messo, ma siccome si fanno padroneggiare dall’umano volere, vorrebbero dare di loro, fare azione grandi che non possono fare, perciò sono sempre scontenti della condizione o posto in cui la Divina Provvidenza li ha messi per loro bene. Perciò contentanti di fare il poco unita con la mia Volontà, e non il grande senza di Essa, molto più che essendo immensa troverà te in tutti gli atti suoi, e tu ti troverai nel suo Amore, nella Potenza sua, nelle sue opere, in modo che tu non potrai far nulla senza di Essa, ed Essa non potrà far nulla senza di te. Ecco perciò che col vivere nel mio Volere corrono insieme tali prodigi che dà dell’incredibile, il nulla della creatura in balia del Tutto, il nulla in preda d’una Volontà che può far tutto. Che cosa non farà di questo nulla? Farà opere degne d’un Fiat Supremo. Quindi l’atto più bello, più solenne, più gradito per Noi, è il nulla della creatura, datoci liberamente per farci fare ciò che vogliamo”.

33-48 Ottobre 7, 1935 Chi non vive di Volontà di Dio forma il suo purgatorio vivente sulla terra, ed in prigione. L’Amor Divino. Una tempesta impetuosa, scene strazianti.

(1) La mia povera mente, sente il bisogno di riversarsi nel Voler Divino come suo centro, in cui slanciandosi sente il respiro, il palpito, l’amore, la Vita Divina come sua. Chi può dire che può vivere senza respiro, senza palpito? Nessuno, così la povera anima si formerebbe il purgatorio più straziante senza del Fiat, e la mia volontà umana mi getterebbe nell’abisso di tutti i mali. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù sorprendendomi, tutto tenerezza mi ha detto:

(2) “Figlia benedetta del mio Volere, come mi sento felice che hai capito che non puoi vivere senza del mio Fiat; per chi non vive in Esso, non solo si forma essa il suo purgatorio vivente, ma inceppa tutti i miei beni preparati per lei, me li chiude nel mio cuore, e facendomi spasimare, forma il purgatorio al mio Amore, mi sopprime le mie fiamme senza il sollievo di poter comunicare il mio respiro, la mia Vita, quindi sento il mio respiro soffocato, la mia Vita inceppata, senza il bene di potermi comunicare alla creatura. Ora tu devi sapere che non vi è cosa da Me fatta in cui non vi è il mio scopo primario di farla vivere di mia Volontà. La Creazione serve proprio a questo, a far vivere la creatura di mia Volontà, e non vivendo, soffoca questa mia Vita nelle cose create, e la mia venuta sulla terra era la Vita di Essa che venni a darle. Anzi tu devi sapere che non appena l’anima si decide di voler vivere nel mio Volere, la mia Santissima Umanità prende posto in essa, il mio sangue come pioggia dirotta piove su di lei, le mie pene come muro inespugnabile la circondano, la fortificano, l’abbelliscono in modo mirabile, da rapire questa mia Volontà Divina a vivere in essa, la mia stessa morte forma la resurrezione continua dell’anima di vivere in Essa. Sicché la creatura si sente rigenerata continuamente nel mio sangue, nelle mie pene, nel mio Amore, fin nel mio respiro, in cui trova grazia sufficiente per vivere di mia Volontà Divina, perché Io metto tutto a sua disposizione, come tenni la mia Santissima Umanità a disposizione del mio Voler Divino, così la metto dentro e fuori della creatura, per dar vita alla mia Volontà in essa. Ora, fino a tanto che non si decida di vivere in Essa, il mio sangue non piove, perché non ha che rigenerare in Divino, le mie pene non formano il muro di difesa, perché l’umano volere forma il crollo continuo alle mie opere, e rende come impotente la mia morte perché risorgesse del tutto nel mio Volere. Ora la mia Vita, le mie pene, il mio sangue, se l’anima non vive di Essa, stanno alla porta dell’umano volere aspettando con pazienza invitta per entrare, assalirla da tutte le parti per darle la grazia di vivere del mio Volere, e non entrando tutto resta soffocato in Me, il mio sangue, le mie pene, la mia Vita, ed oh! come soffro nel vedere che non mi dà la libertà di darle il bene che voglio, il mio Amore mi tortura, le mie pene, le mie piaghe, il mio sangue, le mie opere, come tante voci pietose mi dicono continuamente: “Questa creatura ci inceppa, ci rende inutili e come senza vita per essa, perché non vuol vivere di Volontà Divina”. Figlia mia, com’è doloroso voler fare il bene, poterlo fare e non farlo”.

(3) Dopo ciò continuavo il mio abbandono nel Voler Divino, il quale mi ha trasportata fuori di me stessa, ed oh! com’era raccapricciante guardare la terra, io avrei voluto ritirarmi in me stessa per non vedere nulla, ma il mio dolce Gesù, come se volesse che vedessi scene sì strazianti, mi ha fermata e mi ha detto:

(4) “Figlia mia, com’è doloroso vedere tanta perfidia umana, una nazione che inganna l’altra e trascinano a vicenda i poveri popoli nello strazio e nel fuoco, poveri figli miei. Tu devi sapere che la tempesta sarà tanto forte, che succederà come quando un vento impetuoso trasporta con la sua forza: Pietre, terra, alberi, in modo che resta sgombrata da tutto, tanto che con più facilità si possono mettere nuove piante. Così questa tempesta servirà a purificare i popoli e a far sorgere il giorno sereno della pace e dell’unione fraterna. Tu prega affinché tutto serva alla mia gloria, al trionfo della mia Volontà e al bene di tutti”.

33-49 Ottobre 13, 1935 E’ tanto l’amore di Gesù, che sente il bisogno di sfogarsi con la creatura. Lui in mezzo tra il suo Padre Celeste e le creature, e resta il colpito per amore di esse.

(1) Mi sentivo secondo il solito tutta abbandonata nelle braccia del mio dolce Gesù, il quale sentiva il bisogno di sfogare il suo Amore ardente; parlare del suo Amore è uno sfogo, far comprendere in quali pene, strettezze, inceppi lo mette il suo Amore è per Lui il più grande sollievo. Ed oh! com’è straziante sentirlo con voce soffocata nel pianto, affannato, a mezza voce: “Amatemi, amatemi, non voglio altro che amore, è il più grande dei miei dolori non essere amato. . . , e perché non sono amato? Perché non si fa la mia Volontà. Essa è portatrice del mio Amore e mi fa amare dalla creatura con Amore Divino, ed Io sentendo il mio Amore mi sento sbarazzato dalle intensità delle mie fiamme e sento il dolce ristoro, il riposo, il sollievo nel mio stesso Amore che mi dà la creatura”. Ora mentre ciò pensavo, il mio Sommo Bene Gesù visitando la piccola anima mia, si faceva vedere involto nelle sue fiamme, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, se tu sapessi in quali strettezze mi mette il mio Amore. Ascoltami, il mio Padre Celeste era mio, l’amavo con tale intensità d’amore, che mi reputerei felice di mettere la Vita affinché nessuno me lo potesse offendere, ero una sol cosa con Lui, la mia stessa Vita, e non amarlo non potevo, né volevo, la nostra virtù divina formava un solo amore col mio Padre Celeste, quindi inseparabile. Le creature da parte della mia Umanità, erano mie, incorporate con Me, potrei dire, formavano la mia stessa Umanità; come fare a non amarle? Sarebbe come non amare la propria vita, ed oh! in quali condizioni, intrighi, inceppi mi metteva il mio Amore; senti: “Amavo mio Padre, vederlo offeso era il più grande dei miei martiri; amavo le creature, erano già mie, me le sentivo in Me, e queste non vi erano offese che non facevano, ingratitudini che non commettevano; il mio caro Padre Celeste giustamente voleva colpirle, disfarsi di loro, ed in mezzo tra l’uno e l’altro restavo colpito da Colui che tanto amavo, e subire le pene di coloro, dolermi per loro, e mentre col Padre restavo offeso anch’Io, le amavo fino alla follia, e mettevo la Vita per salvare ciascuna creatura, non potevo né volevo sottrarmi dal mio Padre Celeste, perché era mio e l’amavo, anzi era mio dovere, come suo vero Figlio, ridargli tutta la gloria, l’amore, la soddisfazione, che gli dovevano tutte le creature, e sebbene colpito da pene indescrivibili, Io stesso volevo farmi colpire, perché l’amavo, e amavo coloro per cui ero colpito. Ah! solo il mio Amore, perché divino, sa formare tali invenzioni amorose, tali inceppi che dà dell’incredibile, e forma l’eroismo del vero amore, tanto che si finisce col restare bruciato, consumato sul rogo dell’amore per chi amava e li teneva come essere incorporati in Sé, che formavano la sua stessa Vita. Ahi! in quali strettezze mi mette il mio Amore, mi riempie tanto, che sento il bisogno d’uno sfogo d’uscire da Me opere, pene, luce, grazie sorprendenti per dare sfogo al mio Amore, ed è tale e tanto, che sono sempre dentro e fuori di essa a servirla, e ora la servo di luce nel sole per poter continuare questo sfogo d’amore, ora la servo nell’aria per farla respirare, ora la servo nell’acqua per dissetarla, ora nelle piante per alimentarla, ora nel vento per carezzarla, nel fuoco per riscaldarla, non vi è cosa fatta da Me, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, cui il mio Amore non potendosi contenere dentro di Sé, usciva fuori per dare sfogo d’amore verso le creature. Ora, chi può dirti quanto soffro nel non vedermi amato, come il mio Amore resta torturato dall’ingratitudine umana. Io giungo fino a far mie le sue colpe per dolermi come se fossero mie, fino a farne la penitenza a lei dovuta, prendo sulle mie spalle tutti i suoi mali, per ricambiarli in bene, la faccio mia, tutta mia, fino a darle il posto nella mia Umanità come un membro a Me più caro, vado inventando sempre nuovi ritrovati d’amore, per farle sentire come l’amo, e non vedendomi amato, qual pena, qual dolore. Perciò figlia mia, amami! Amami! Quando mi sento amato il mio Amore trova il suo riposo e le sue torture amorose, cambiate in dolci ristori”.

33-50 Ottobre 20, 1935 L’amore e la Divina Volontà vanno di pari passo, l’amore forma le materie prime adattabili per formare la Vita di Dio nella creatura.

(1) La mia povera mente sente il bisogno di riposarsi nel Voler Divino, di sentirsi amata da chi solo sa amarla, sente la vita in Esso e la più grande felicità con la sua dolce compagnia, ma mentre sente il bisogno d’essere amata, sente la febbre ardente d’amarlo, e vorrebbe consumarsi d’amore, uscire dall’esilio, per poterlo amare con più perfetto amore nel Cielo. Mio Gesù! quando avrai compassione di me. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù, ripetendo la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia mia, Amore e Volontà di Dio vanno di pari passo, non si separano mai, e formano una sol Vita. Sicché la mia Volontà creò, operò tante cose, ma creò e operò amando, né sarebbero state opere degne della nostra Sapienza infinita se non amassimo ciò che era creato da Noi, perciò ogni cosa creata, anche la più piccola, possiede la sorgente del nostro Amore, ed ha un sospiro, un palpito, una voce continua: “Amore, sono Volontà Divina e sono Santa, pura, potente, bella, sono amore e amo, né cesserò mai d’amare fino a tanto che non converta tutto in amore. Vedi dunque figlia mia, la mia Divina Volontà prima amò e poi creò ciò che amava, l’amore è il nostro respiro, il nostro palpito, l’aria nostra, e siccome l’aria è comunicativa e non vi è persona o cosa che possa sfuggire dall’aria, così il nostro Amore, vera aria, investe tutti, ama tutti e tutto, con diritto vuole padroneggiare su tutto e vuol essere amata da tutti, e si sente togliere il respiro, il palpito, l’aria, la vita quando non è amata e l’inceppano la sua virtù comunicativa. Ora, se la creatura fa la mia Volontà e non ama, non si può dire coi fatti che fa la mia Volontà, sarà forse Volontà di Dio di circostanza, di necessità, di tempo, perché solo l’Amore Divino tiene virtù unitiva, che unisce e accentra tutto nella mia Divina Volontà per formarne la vita, poi mancando il mio Amore, che solo sa rendere e trasmutare in materia adattabile la creatura, per formare di essa la Vita della Divina Volontà, sarebbe come oggetto duro che non può ricevere nessuna impressione dell’Essere Supremo, ed il mio Amore, che come cemento può riempire tutte le lesioni dell’umano volere, lo rende morbido in modo che può dare la forma che vuole, e si imprime come suggello della Vita Divina. Perciò, Volontà di Dio e Amore sono inseparabili; se farai la mia Volontà amerai, e se ami metti al sicuro la mia Volontà in te, l’uno e l’altro si danno la mano, la mia Volontà crea, l’Amore si presta come materia per subire l’atto creante, per mettere fuori le nostre opere più belle. Perciò quando non siamo amati diamo in delirio, ci sentiamo spezzati le braccia, le nostre mani creatrici non trovano le materie per formare la nostra Vita nella creatura. Quindi corriamo insieme nell’amarci, amiamo sempre e saremo felici d’ambo le parti, anzi se vivrai nel mio Volere, metterò a tua disposizione il mio Amore, e avrai in tuo potere l’amore eroico ed incessante che non dice mai basta”.

33-51 Ottobre 27, 1935 Come la Divina Volontà scende nell’atto umano e crea la sua Vita palpitante in esso. Come anticipa il purgatorio a chi vive nella sua Volontà.

(1) Sento in me la potenza del Voler Supremo, ma tanto, che vuole che io subisca nei piccoli atti miei la Potenza del suo atto divino, ma mentre lo vuole vuol essere chiamato dalla creatura, non vuole essere un intruso, né entrare per forza, ma vuole che lo sappia, ed il volere umano dando il bacio al Voler Divino le cede il posto al suo operato, ed esso si mette in corteggio all’atto divino, sentendosi onorato ché un Voler Divino ha operato nell’atto suo. La mia mente si perdeva, ed oh! quante cose comprendeva, ma incapace di poterle ridire ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

33-52 Novembre 4, 1935 Chi vive nella Divina Volontà possiede il suo Gesù in modo perenne, e Lui ripete il miracolo che operò nell’istituire il Santissimo Sacramento di ricevere Sé stesso.

(1) Il mio abbandono continua nel Voler Divino, ma quanto più cammino nel suo mare, tanto più sento il bisogno della sua Vita per continuare a vivere, e avendo fatto la Santa Comunione, sentivo il bisogno d’amarlo. Ma il mio povero nulla non aveva amore sufficiente per amare Colui che tanto mi ama, era così scarso il mio amore che sentivo vergogna innanzi all’amore di Gesù, che ne aveva tanto, che non si veggono i confini, eppure volevo amarlo. Ed il mio amato Gesù facendomi coraggio mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, non ti abbattere, per chi vive nella mia Volontà, il nulla lo tiene nel tutto, e volendomi amare mi ama col mio stesso Amore, Io trovo in esso il mio Amore potente, sapiente, attraente, immenso, in modo che questo nulla della creatura mi prende da tutti i lati, ed Io mi sento legato dal suo amore, che è il mio stesso amore, in modo che non posso sfuggirla, e ora mi ferisce, ora mi freccia fino a farmi venir meno, e sento il bisogno di riposarmi nelle braccia del suo amore. Ma questo non è tutto, chi vive nella mia Volontà possiede il suo Gesù in modo perenne, perché Essa tiene virtù di formare, crescere e alimentare la mia Vita nella creatura, e ricevendomi nel Sacramento Io trovo un altro Gesù, cioè Me stesso, che mi ama, mi adora, mi ringrazia, mi ripara, posso dire che ripeto il gran miracolo che feci nell’istituire il Sacramento dell’Eucaristia, che comunicai Me stesso, cioè il tuo Gesù ricevette Gesù, era l’onore più grande, la soddisfazione più completa, il contraccambio dell’eroismo del mio Amore, ricevere Me stesso, nulla mi mancava di tutto ciò che mi era dovuto alla mia Vita Sacramentale, un Dio pareggiava lo stesso Dio, potevo dire che ciò che Io davo mi si ridava. Ora per chi vive nella mia Volontà, il non possedere il suo Gesù è impossibile, quindi ricevendomi in Sacramento Io posso dire: “Io vado a trovare Me stesso nella creatura, e trovo ciò che Io voglio, la mia Vita che unificandosi insieme forma una sola, trovo la mia reggia, trovo l’amore che sempre mi ama, trovo il compenso del grande sacrificio di tutto ciò che faccio e soffro nella mia Vita Sacramentale. Il mio Amore eccessivo mi porta con una forza irresistibile a ripetere il miracolo di ricevere Me stesso, ma mi è dato di farlo solo nella creatura dove regna la mia Divina Volontà”.

33-53 Novembre 17, 1935 Tutto ciò che si fa nella Divina Volontà prende il suo posto in Dio.

(1) Mi sento nelle braccia della Divina Volontà, mi sembra che mi aspetta per operare nel piccolo atto mio per darmi il riposo nelle opere sue, e per riposarsi anch’Essa, ed il mio dolce Gesù, sorprendendomi con la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come la creatura opera nella mia Volontà, così i suoi atti prendono il loro posto nel nostro Essere Divino, la nostra Bontà è tanta, che tiene tanti vuoti per ricevere tutti gli atti umani che posseggono la virtù creatrice nel nostro Volere, essi vengono al loro Creatore tutti festanti e riempiono questi vuoti che il nostro Amore tiene a bella posta formati in Noi per poter dire coi fatti: “Sono atti nostri, ciò che facciamo Noi fa la creatura, ciò che si fa nella nostra Volontà nulla resta fuori di Noi, né possono restare, sarebbe se ciò si potesse dare, come se la nostra Vita fosse soggetta a separarsi, ciò che non può essere, perché possediamo non solo l’inseparabilità del nostro Ente Supremo, ma di tutti gli atti nostri e di chi vive nel nostro Volere, teniamo posti per tutti, e di tutto formiamo un solo atto. Ora, questi atti trovano in Noi non solo il loro posto d’onore, la vita perenne ed il loro riposo, e Noi sentiamo la felicità, la gioia che la creatura ha chiuso nel suo atto col farlo nella nostra Volontà, sentiamo che il nostro Fiat ci ama, ci glorifica, ci felicita, ci beatifica nell’atto della creatura come Noi meritiamo. Oh! come ci sentiamo felici, sentire la felicità in Noi è natura, sentire la felicità che ci può dare la creatura, sentiamo il contraccambio dell’opera della Creazione, e ti par poco che diamo la virtù alla creatura di poter felicitare il suo Creatore? E’ tale e tanta la gioia che proviamo, che ci abbandoniamo nelle braccia della creatura e stringendola nelle nostre riposiamo in essa, ed essa riposa in Noi, e allora viene rotto il nostro riposo quando ci sorprende con altri suoi atti, per goderci la felicità che ci porta. Sicché non facciamo altro che passare dalla felicità al riposo, dal riposo alla felicità, beata creatura che vivendo nella nostra Volontà Divina può felicitare Colui che possiede il pelago delle infinite gioie e felicità senza fine”.

33-54 Novembre 24, 1935 Il vero amore chiama sempre colui che ama, e lo chiude dentro. Come tutto è velato senza della Divina Volontà. Esempio.

(1) La mia povera mente si trova sotto le onde impetuose del Voler Divino, impetuose ma pacifiche, portatrici di felicità, tanto che la povera creatura si sente stretta ed incapace di poterle ricevere tutte, e mentre seguivo gli atti del Fiat, sono giunta al punto della creazione dell’uomo, e pensavo tra me: “Con quanto amore poteva amare il Signore l’Adamo innocente prima di peccare”. Ed il mio amato Gesù sorprendendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, mi amò tanto per quanto a creatura è possibile. Lui era un complesso d’amore, neppure una fibra era vuota dell’amore ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

34-1 Dicembre 2, 1935 Come la Divina Volontà dardeggia la creatura e vi forma la nobiltà Divina, e facendola d’Attore rende inseparabile Dio e la creatura. Esempio, il sole.

(1) Mio Re d’amore Gesù e mia Regina Mamma mia Divina, deh! intrecciate la mia volontà con la vostra e fatene una sola, anzi chiudetemi nei vostri cuori, affinché scriva non fuori di voi, ma o dentro del cuore del mio Gesù, o nel grembo della mia Madre Celeste, affinché possa dire: “E’ Gesù che scrive e la mia Mamma che mi imbocca le parole”. Perciò aiutatemi e datemi grazia di vincere la grande ripugnanza che sento, nell’incominciare un’altro volume, voi che sapete il povero mio stato, sento il bisogno d’essere sostenuta, fortificata e tutta rinnovata dalla Potenza del vostro Fiat Divino per poter fare in tutto e sempre la vostra Divina Volontà.

(2) Onde mi sentivo immersa nel Voler Divino, il quale prendeva aspetto d’Attore, per poter entrare nei più intimi ripostigli dell’anima mia, e formare il suo atto operante in me; io sono rimasta sorpresa, ed il mio dolce visitando la piccola anima mia, tutto bontà mi ha detto:

(3) “Figlia mia benedetta, quando la creatura fa e vive nella Divina Volontà, il nostro Essere Supremo la dardeggia con la sua luce continuamente, le dardeggia la mente e vi getta in essa la nobiltà dei pensieri divini, in modo che sente nella sua intelligenza, memoria e volontà, la Santità, il ricordo del suo Creatore, l’Amore, la Volontà di Colui che facendole d’Attore forma in essa l’ordine, la Sapienza Divina, dardeggiandola vi getta coi suoi baci di luce la Sostanza Divina nella sua mente, in modo che tutto è nobile, tutto è santo, tutto è sacro in essa. Questo Attore del mio Volere, formando la sua sede nella intelligenza creata, con la sua Potenza e maestria vi forma la sua immagine; le dardeggia il cuore e forma la nobiltà dell’amore, dei desideri, degli affetti, dei palpiti; dardeggia la bocca e forma la nobiltà delle parole; dardeggia le opere ed i passi e forma le opere sante, la nobiltà dei passi; e non solo dardeggia l’anima, ma anche il corpo, e con la sua luce investe il sangue e lo nobilita, in modo che la creatura si sente scorrere nel suo sangue, nelle sue membra la pienezza, la santità, la sostanza della Nobiltà Divina. Quest’Attore della mia Divina Volontà prende l’ufficio d’Artefice insuperabile, di trasformare Dio nella creatura, e la creatura in Dio. Quando la mia Volontà è giunta a questo, ch’è l’atto più grande che può fare, - cioè di formare di Dio e della creatura una sol vita, rendendoli inseparabili l’uno dall’altro -, si riposa nell’opera sua e vi sente tale felicità, perché ha vinto la creatura, ha formato il suo lavoro in essa, e ha compiuto la sua Volontà. Allora pare che dice nell’enfasi del suo amore: “Ho fatto tutto, non mi resta altro che possederla e amarla”.

(4) Io sono restata impensierita nel sentir ciò, ed il mio amabile Gesù ha soggiunto:

(5) “Figlia mia, perché ne dubiti? Non lo fa anche il sole questo ufficio: Come dardeggia il fiore con la sua luce, così le dà la sostanza del colore e del profumo; come dardeggia il frutto, così l’infonde la dolcezza ed il sapore; come dardeggia le piante, così 35[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta comunica a ciascuna la sostanza, gli effetti che ad esse ci vuole. Se ciò lo fa il sole, molto più la mia Volontà Divina che tutto può, e tutto sa fare, e come il sole va trovando il seme per dare ciò che possiede, così la mia Divina Volontà va trovando le disposizioni delle creature che vogliono vivere di mia Volontà, che subito la dardeggia e vi comunica la sostanza e Nobiltà Divina, e forma e fa crescere la sua Vita”.