29-27 Luglio 13, 1931 Il moto è segno di vita. Il passaporto per entrare nel regno della Divina Volontà; la lingua ed il cittadino di esso. La paciera tra Dio e le creature.
(1) Stavo seguendo i miei atti nella Divina Volontà e pensavo tra me: “Come si può conoscere se regna nella creatura il Fiat Divino e nella povera anima mia, o il bene che Esso vi regna a no? ” Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Il moto è il segno di vita, dove non c’è moto non vi può essere vita. Dunque per conoscere se la creatura possiede la mia Volontà, è se nell’intimo dell’anima sua sentirà come primo moto di tutto ciò che si svolge in essa la sola mia Volontà, perché essendo Essa moto primo, dove regna farà sentire il suo primo moto divino, da cui penderanno tutti gli atti interni ed esterni, come dal centro del primo moto della mia Divina Volontà. Quindi sarà il primo moto, la parola d’ordine, il comandante, il reggitore, in modo che ciascun atto starà in aspettativa di ricevere il primo moto per muoversi e operare. Onde, se la creatura sentirà negli atti suoi il primo moto del mio Volere, è segno che regna nell’anima sua, ma se invece sentirà nel suo primo moto il fine umano, il proprio piacere, le soddisfazioni naturali, il gusto di piacere alle creature, la mia Volontà non solo non regnerà, ma da Regina le farà da serva, servendola nei suoi atti, perché non c’è atto che può fare la creatura se la mia Divina Volontà non vi concorre, o dominandola o servendola.
(3) Ora tu devi sapere figlia mia, che il passaporto per entrare nel regno mio è la volontà risoluta di non fare mai la propria volontà, anche a costo della propria vita e qualunque sacrificio. Quest’atto risoluto, ma vero, è come la firma che mette sul passaporto per partire nel regno della mia Divina Volontà, e mentre la creatura firma per partire, Dio firma per riceverla; quest’ultima avrà tanto valore che tutto il Cielo andranno incontro per riceverla nel regno del Fiat Divino in cui loro vivono, e saranno tutt’occhio sopra di questa creatura, che dalla terra tiene per vita e per regno quella stessa Volontà che loro tengono nel Cielo. Ma non basta il passaporto, ma si deve studiare la lingua, i modi, le abitudini di questo regno divino, e questo sono le conoscenze, le prerogative, le bellezze, il valore che contiene la mia Volontà, altrimenti starebbe come straniero, né prenderebbe amore né sarebbe amata; se non si sacrifica a farne uno studio per poter parlare con quella stessa lingua e non si adatta alle abitudini di quelli che vivono in questo regno sì santo, vivrà isolato, perché non capendolo lo scanseranno, e l’isolamento non fa felice nessuno. Oltre di ciò bisogna passare dallo studio alla pratica di ciò che si è imparato, e dopo una lunghezza di pratica viene in ultimo dichiarato cittadino del regno della mia Divina Volontà, e allora gusterà tutte le felicità che ci sono in regno sì santo, anzi saranno proprietà sue, e acquisterà il diritto di vivere in Esso come Patria sua”.
(4) Dopo di ciò ha soggiunto: “Figlia mia, chi vive nel mio Volere diviene la paciera fra Dio e le creature, tutti i suoi atti, parole, passi, le sue preghiere, i suoi piccoli sacrifici, sono come tanti vincoli di pace tra il Cielo e la terra, sono come armi paciere, che combatte il suo Creatore con armi di pace e di amore per disarmarlo e renderlo propizio, e scambiare i flagelli in misericordia. E come l’umana volontà formò la guerra per guerreggiare Colui che la aveva creato, non solo, ma ruppe l’accordo, l’ordine e la pace, così il mio Volere, con la forza della sua Onnipotenza regnando nella creatura converte ciò che fa la creatura in vincoli d’accordo, d’ordine, di pace e d’amore. Sicché da essa esce come una nuvoletta bianca, che elevandosi si spande e s’innalza fino al trono divino, che erompendo in tante voci per quanti atti ha fatto dice: “Gran Dio, pace ti porto dalla terra, e Tu dammi la tua pace per portarla come vincolo di pace tra Te e l’umane generazione”. Questa nuvoletta sale e scende, scende e sale e fa l’ufficio di paciera tra il Cielo e la terra”.
29-28 Luglio 17, 1931 Pioggia benefica. Creazione continua della Divina Volontà; ordine esterno ed interno di Essa. La creatura viene portata nelle sue braccia.
(1) Mi sentivo tutta immersa nel Fiat, la sua aria è così dolce, refrigerante, che si sente ad ogni istante rinascere a nuova vita; ma che cosa si respira in quest’aria del Voler Divino? Si respira aria di luce, d’amore, di dolcezza, di fortezza, di conoscenze divine e di seguito, in modo che si senta rinnovellata a vita novella; quest’aria benefica e balsamica, come si respira così fa crescere la Vita Divina nella creatura, e siccome quando si respira l’aria, col respiro si chiude dentro, e col ripetere il respiro si mette fuori, perché è tanta la forza dell’aria, che si può tenere dentro quanto basta per vivere, il sopra più con lo stesso respiro si deve mettere fuori, ma che cosa mette fuori? Ciò che ha ricevuto dopo che si è riempita; amore, luce, bontà ha respirato, amore, luce, bontà ridà. Ma mentre la mia povera mente si perdeva in quest’aria divina, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutti gli atti buoni che fa la creatura nella mia Divina Volontà, si elevano a Dio, perché Essa tiene la Potenza Divina per tirare su, nella Patria Celeste, ciò che si fa nel suo Volere, e poi con la sua stessa Potenza li fa ricadere come pioggia benefica sulla stessa creatura, in modo che se la creatura ama, benedice, adora, ringrazia, loda, Dio la ricambia con nuova pioggia d’amore, di benedizioni, pioggia di ringraziamenti, perché si è sentito amare e ringraziare dalla creatura, ed erompendo in pioggia di lodi, la loda innanzi a tutta la corte celeste. Oh! come la nostra Bontà Divina sta aspettando l’adorazione, il gradito ti amo della creatura, per poter dare al nostro Amore lo sfogo di poterle dire: “Figlia, ti amo”. Quindi non c’è atto che la creatura fa per Noi, che la nostra tenerezza tutta paterna non le dà il ricambio moltiplicato”.
(3) Onde continuavo i miei atti nel Fiat Divino, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, la creatura è portata in braccio dalla mia Divina Volontà, ed è tanto il suo amore, che le tiene intorno tutta la Creazione, come se in atto la stesse sempre, sempre creando per farle piacere e renderla felice e dirle: “La mia Forza creatrice mantiene tutta questa macchina dell’universo, se Essa si ritirasse, il sole come per incanto scomparirebbe, il cielo e tutte le altre cose si risolverebbero nel nulla, come dal nulla uscirono, sicché la mia Potenza creatrice mantiene di continuamente crearla, e può dire con tutta realtà, proprio per te sto creando il sole perché la tua vita, il tuo cammino fosse sparso di luce, per te l’azzurro cielo affinché il tuo occhio si spaziasse e dilettasse nella sua estensione, tutto per te sto creando, mantengo tutto in ordine perché ti amo”. La mia Divina Volontà si fa Vita in atto di tutte le cose, le sostiene e conserva, le mette intorno alla creatura per farla sentire da tutte le cose e da tutte le parti la sua Vita irremovibile, la sua Forza immutabile, il suo Amore invincibile. Si può dire che la stringe dappertutto come trionfo del suo Amore. E non solo mantiene l’ordine esterno e tutte le cose in atto, come se le stesse creando, ma mantiene internamente, con la sua Forza creatrice, tutto l’ordine interno della creatura, sicché sta sempre in atto di creare il palpito, il respiro, il moto, la circolazione del sangue, l’intelligenza, la memoria, la volontà; corre come vita nel palpito, nel respiro, in tutto, sostiene e conserva, senza mai ritirarsi dall’anima e dal corpo. Eppure questa mia Suprema Volontà è tutto, fa tutto, dà tutto, e non è riconosciuta, anzi dimenticata; potrebbe dire come Io dissi agli apostoli: “É tanto tempo che sto con voi e non mi conoscete ancora”. Si fanno conoscere tante cose che non formano vita della creatura, e la mia Volontà che forma la vita ed è atto continuo di vita, altrimenti non potrebbe vivere, non si fa conoscere nulla. Perciò figlia mia sii attenta, riconoscila in te e fuori di te, in tutto, più della tua stessa vita, e sentirai cose mirabili, il suo atto continuo che con amore instancabile ti ama, e sol perché ti ama ti dà la vita”.
29-29 Luglio 23, 1931 Fecondità di luce. La Creazione festa di Dio e della creatura. La Divina Volontà regime e regola.
(1) Sono di ritorno nelle braccia del Fiat Divino, mi sembra che la sua luce immensa mi scorre come mare a me d’intorno, ed io come faccio i miei atti d’amore, d’adorazione, di ringraziamenti, prendo da dentro questa luce, l’amore che possiede la Divina Volontà, però ne prendo quanto ne posso prendere, perché come creatura non mi è dato di prenderlo tutto, tanto è immenso, ed io non ho né capacità né spazio dove rinchiudere quest’amore interminabile, ma però mi riempio tutta, in modo che ad onta che sono creatura, il mio amore verso chi mi ha creato è
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(1) Sono di ritorno nelle braccia del Fiat Divino, mi sembra che la sua luce immensa mi scorre come mare a me d’intorno, ed io come faccio i miei atti d’amore, d’adorazione, di ringraziamenti, prendo da dentro questa luce, l’amore che possiede la Divina Volontà, però ne prendo quanto ne posso prendere, perché come creatura non mi è dato di prenderlo tutto, tanto è immenso, ed io non ho né capacità né spazio dove rinchiudere quest’amore interminabile, ma però mi riempio tutta, in modo che ad onta che sono creatura, il mio amore verso chi mi ha creato è pieno ed intero; così la mia adorazione, perché gli atti fatti nel Voler Divino devono possedere tale pienezza, che la creatura deve poter dire: “Il mio essere si è sciolto tutto in amore, in adorazione, nulla mi è rimasto”. Ed il Creatore deve poter dire: “Tutto l’amore che poteva darmi mi ha dato, nulla si è rimasto per sé”. Però come facevo i miei piccoli atti in questo mare, si formavano le piccole onde, che scaricandosi nella mia intelligenza si cambiavano in luce di conoscenza sulla Divina Volontà. Ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà ha sempre che ci fare con la luce, mai con le tenebre; e siccome la luce è feconda, partorisce nell’anima le verità che essa possiede. La virtù della luce è meravigliosa e miracolosa, e mentre col guardarla non si vede altro che luce, dentro possiede la pienezza dei beni, ma comunica questi beni non a chi solo la guarda, ma a chi si fa toccare, plasmare, stringere, baciare coi suoi baci ardenti, come tocca purifica, come plasma trasforma, come stringe così chiude la sua luce nell’anima, e con la sua fecondità che non sa stare mai oziosa, il suo lavoro è incessante, comunica la belle iride dei colori e bellezze divine, e coi suoi baci infonde le verità più belle ed i segreti ineffabili del suo Creatore. Vivere nella luce della mia Divina Volontà e non stare a giorno delle cose divini, dei nostri segreti, non sentire la virtù fecondatrice di questa luce, sarebbe come se Iddio volesse fare vita separata dalla sua creatura; invece fu questo l’unico scopo, che vogliamo che la Volontà nostra sia anche quella della creatura, perché vogliamo fare vita insieme e permanente con essa. Quindi sarebbe assurdo vivere nel mio Voler e non sentire la fecondità dei suoi beni che questa luce possiede, qual’è quella di far vivere di Dio medesimo la creatura”.
(3) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, ecco perciò nella Creazione ci furono tanti preparativi, come preparatoria ad una delle più grandi feste solenni, che la nostra Divinità voleva solennizzare con la creatura, fin dal principio della sua esistenza. Che cosa non preparammo per fare che questa festa fosse una delle più solenni? Cieli tappezzati di stelle, sole smagliante di luce, venti refrigeranti, mari, fioriture e frutti incantevoli con la varietà di tanti gusti e dolcezze. Dopo aver tutto preparato creammo l’uomo, perché festeggiasse, e Noi insieme con lui; era giusto che il Padrone della festa, che con tanto amore l’aveva preparata, assistesse e godesse insieme. Molto più che la sostanza della festa la formano la compagnia degli invitati che si vogliono alla festa, e per fare che questa festa non fosse mai interrotta tra Noi e l’uomo, gli davamo la nostra stessa Volontà, che regolava il nostro Essere Divino, affinché uno fosse il regime e la regola tra Dio e la creatura. Onde come l’uomo si sottrò dalla nostra Volontà, perdette il nostro regime e la nostra regola, e finimmo di festeggiare d’ambi le parti. Onde, come tu fai i tuoi atti in Essa e ci ricordi tutto ciò che facemmo nella Creazione, per imbandire la nostra festa alla creatura, sentiamo che il nostro Fiat è il tuo regime e la tua regola, questo ci lega e stringe di nuovo e ci forma la nuova festa, e ci fa ripetere quella della Creazione”.
(4) Ed io: “Mio amato Gesù, per quanto più voglio vivere nel tuo Volere e morire piuttosto anziché non fare la tua Santissima Volontà, pure mi sento cattiva, imbrattata, come posso ripeterti questa festa? ” E Gesù ha ripreso:
(5) “E’ tanto l’amore nostro per chi è decisa di vivere in Essa e farla sempre, che si fa pennello di luce, e pennellando col suo tocco di luce e calore, purifica la creatura da qualunque macchia, affinché non avesse vergogna della nostra Presenza adorabile, e ce la mette con tutta fiducia e amore a festeggiare insieme con Noi. Perciò lasciati pennellare dalla mia Divina Volontà, anche a costo di subire qualunque pene, ed Essa ci penserà a tutto”.
29-30 Luglio 27, 1931 Il gran male di chi non fa la Divina Volontà. Esempio d’Adamo interessantissimo.
(1) Il mio abbandono continua nel Santo Voler Divino, e comprendevo il gran bene che la mia piccola anima sentiva nel vivere in balia d’un Volere sì Santo. Esso ha tale gelosia, l’ama tanto, prende impegno di tutto, anche delle cose più piccole di questa creatura, che par che dica: “Nessuno me la tocchi, e guai a chi ardisse”. Ond’io pensavo: “Mi ama tanto, ed io ho avuto mai la grande sventura di oppormi ad una Volontà sì amabile e adorabile? Io dubito forte, specie in quest’ultimo periodo della mia esistenza, in ciò che ho passato, che ci sia stato qualche rottura tra la mia e la Volontà Divina”. E mentre la mia povera mente era funestata dal triste dubbio, il mio dolce Gesù, non sopportando di vedermi angustiata, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia buona, coraggio, sbandisce dalla tua mente ogni dubbio e angustia, perché queste ti debilitano e ti fanno spezzare il volo verso quel Volere che tanto ti ama; è vero che ci sono state riflessioni, paure, mancanze di pieno abbandono, in modo che tu sentiva il peso della tua volontà, come se volesse uscire in campo per fare la sua via, e ti rendeva come una bambina picciosa che teme di tutto, ha paura di tutto, e tanto, che spesso spesso piange, ed Io ti teneva stretta fra le mie braccia per sostenerti, e vigilavo più che mai la tua volontà per tenerla sicura. Quindi figlia, rotture vere tra la mia Divina Volontà e la tua, non ce ne sono state, e se, mai sia, ciò fosse stato, il Cielo ti liberi figlia mia, sareste incorsa nella stessa disgrazia di Adamo. Quanti preparativi non fu preceduta alla sua esistenza, il nostro Amore non si dava pace, come più mettere fuori a cielo e sole, ameno giardino e tant’altre cose, tutti atti preparatori come sbocco delle opere nostre per amor di quest’uomo, e nel crearlo sboccò la nostra Vita Divina in lui, facendosi vita permanente di costui, in modo che ci sentiva dentro come vita perenne, e ci sentiva fuori nelle opere nostre create per amor suo. Il nostro Amore fu tanto, che si fecce rivelatore del nostro Essere Divino nell’interno dell’uomo, perché aveva stabilito la nostra Vita permanente in lui, e rivelatore al di fuori, in modo che ogni cosa creata era una rivelazione del nostro Amore che le faceva. Molto più che nella Creazione gli furono date all’uomo, tanto la Vita nostra quanto tutte le cose create in modo permanente, non ad intervallo. Un bene oggi sì, e domani no, è un’amore spezzato, e la natura del nostro Amore non si adatta ad un’amore interrotto, esso è eterno e non dice mai basta. Quindi Adamo come la ruppe con la nostra Volontà Divina, si giocò tutta la Creazione, e anche la nostra Vita in lui; è tanto grande l’offesa di sottrarsi dalla nostra Divina Volontà, che mettiamo da parte tutti i nostri preparativi, il gran bene che abbiamo messo fuori, e ci ritiriamo dall’uomo, e con Noi resta offesa la Creazione tutta. Sicché come Adamo formò la rottura con la nostra Volontà, si offese il cielo, le stelle, il sole, l’aria che respirava, il mare, la terra che calpestava, tutti si sentirono offesi, perché la mia Divina Volontà è come palpito e circolazione di sangue di tutte le cose create, perciò tutti sentirono il dolore della rottura dell’umano volere, sentendosi toccare il palpito da cui ricevevano vita e conservazione. Ora, se mai sia, ci fosse stata rottura di volontà tra la tua e la mia, avrei messo da parte i tanti miei preparativi fatti nell’anima tua, le mie tante grazie versate e mi sarei ritirato mettendoti da parte; se continui a sentirmi, è segno che la mia Volontà sta salda in te, e la tua sta al suo posto.
(3) Se tu sapessi che significa non fare la mia Divina Volontà! La creatura ardisce d’impedire e di far morire quel moto che mai cessa, e di dar morte agli atti santi che la mia Volontà Divina ha stabilito di compiere nella creatura. Essa vuol dare Vita Divina, e mentre la sta per dare, se l’umana volontà non la riceve e si oppone, si fa coltello per uccidere e soffocare questa Vita Divina nell’anima sua; sembra che sia nulla il non fare la mia Volontà, mentre è tutto il male della creatura, è l’offesa più grande per la nostra Maestà Suprema. Perciò sii attenta, ed il tuo abbandono in Esso sia continuo”.
29-31 Agosto 3, 1931 Ogni atto fatto nel Voler Divino forma l’alimento per far crescere la Vita Divina nella creatura. Il dono più grande che fa Dio: “La verità”.
(1) Sono sempre lì, nel centro del Fiat Divino, sebbene sotto l’incubo della privazione del mio dolce Gesù, oh! com’è doloroso sentirsi sfuggire quel Gesù che mi ama ed amo, e che formando la mia vita di forza, d’amore, di luce, sfugge da dentro la mia vita la sua Vita d’amore, di forza e di luce. Oh! Dio, che pena, sentir la vita, ma la vera Vita non c’è, che tortura, che strazio, oh! come mi sento di ripetere: “Non vi è dolore simile al mio dolore, Cieli e terra piangete meco, e tutti imploratemi il ritorno di quel Gesù che mi ama ed amo”. Onde mi abbandonavo più che mai in quel Fiat Divino che nessuno mi può togliere, neppure lo stesso Gesù; se Lui si nasconde, mi fa delle scappatine, ma il Voler suo Divino non mai mi lascia, è sempre meco e la mia povera mente si gira intorno a tutto ciò che il Fiat Divino ha fatto e fa per amor nostro, e siccome pensavo al suo grande amore nel crearci, il mio amato Gesù, uscendo dal suo nascondiglio mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la creazione dell’uomo fu il centro dove la nostra Divinità accentrava tutti i beni che dovevano sorgere nella creatura, mettevamo in essa Vita Divina e Volontà Divina, vita umana e volontà umana; la vita umana doveva servirci d’abitazione, e le due Volontà fuse insieme, dovevano fare vita in comune, con sommo accordo, anzi l’umana volontà doveva prendere dalla nostra per formare i suoi atti, e la nostra doveva stare in atto continuo di dare del suo, per fare che la umana volontà restasse modellata e tutta informata nella Divina Volontà. Ora, non c’è vita, tanto umana, spirituale e Divina, che non ha bisogno d’alimento per crescere, per fortificarsi, abbellirsi e felicitarsi. Molto più che Noi mettevamo la nostra Vita Divina nell’uomo, perché era incapace di ricevere tutta la pienezza del nostro Essere Divino mettevamo in lui quanto poteva contenere della nostra Vita, dandogli libertà di farla crescere quanto più poteva e voleva. Quindi, la nostra Vita nell’uomo, per crescere, aveva bisogno d’alimento, ecco la necessità di mettere in lui una Volontà Divina; la nostra Vita Divina non si sarebbe adattata di alimenti di volontà umana. Ecco perciò che tutti gli atti della creatura fatti in virtù, e nella nostra Volontà Divina, servirebbero ad alimentare e far crescere la nostra Vita Divina in essa, in modo che mano mano che andava facendo i suoi atti nel nostro Fiat, ora prendeva il nostro Amore e ci alimentava, ora prendeva la nostra fortezza, ora la nostra dolcezza infinita, ora le nostre gioie divine per alimentarci. Che ordine, che armonia mettevamo nel creare l’uomo tra lui e Noi, fino a chiedergli i nostri stessi alimenti per mezzo suo, non perché avevamo bisogno, no, ma per mantenere la foga d’amore, la corrispondenza, l’unione inseparabile tra lui e Noi, e mentre lui si occupava di Noi, Noi ci occupavamo di alimentare lui, e di conservare la nostra cara abitazione, non solo, ma facendogli altri doni più belli, per renderlo più felice, amarlo di più e farci più amare. Ma vuoi sapere tu quali sono i nostri doni più belli che facciamo alla creatura? Manifestarle una conoscenza del nostro Essere Supremo, una verità che ci appartiene, un nostro segreto, è il dono più bello che le facciamo; ognuno di questi doni è un vincolo di più che mettiamo tra essa e Noi, ogni nostra verità è una proprietà che mettiamo nell’anima sua. Ecco perciò che nell’anima dove regna la nostra Volontà, troviamo i nostri alimenti divini, le nostre proprietà per quanto a creatura è possibile, la nostra abitazione, quindi ci troviamo in casa nostra, nel nostro centro, in mezzo alle nostre proprietà. Vedi dunque che significa far regnare la nostra Volontà ed il gran bene di farti conoscere le nostre verità, ogni nostra conoscenza porta ciascuna il suo dono distinto: Chi porta la sua luce, chi la fortezza, chi la bontà, chi la sapienza, chi l’amore, e così di seguito, ognuna di esse vincola la creatura in modo speciale a Dio, e Dio ad essa. Perciò sappi corrispondere ai tanti doni che il tuo Gesù ti ha fatto, e viva sempre nel nostro Volere”.
29-32 Agosto 10, 1931 Bruttezza della natura umana senza della Divina Volontà; bellezza di chi vive in Essa. Il sorriso del Cielo sulla terra.
(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, sento la sua forza rapitrice che dolcemente s’impone sopra di me, ma senza sforzarmi, perché le cose forzate non gli piacciono, non sono per Esso, sono robe che non gli appartengono. Quindi sta tutt’occhio per fare che tutti gli atti miei ricevessero la Vita della Divina Volontà e diventassero come se fossero atti suoi, e mi sembra che ogni mio atto fatto nella sua Volontà adorabile è una vittoria che fa sulla piccolezza della mia volontà. Onde pensavo tra me: “Com’è brutta la natura umana senza della Divina”. Ed il mio
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(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, sento la sua forza rapitrice che dolcemente s’impone sopra di me, ma senza sforzarmi, perché le cose forzate non gli piacciono, non sono per Esso, sono robe che non gli appartengono. Quindi sta tutt’occhio per fare che tutti gli atti miei ricevessero la Vita della Divina Volontà e diventassero come se fossero atti suoi, e mi sembra che ogni mio atto fatto nella sua Volontà adorabile è una vittoria che fa sulla piccolezza della mia volontà. Onde pensavo tra me: “Com’è brutta la natura umana senza della Divina”. Ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, brutta è la natura umana che vive senza della mia Volontà, perché essa fu creata dall’Ente Supremo per vivere unita insieme col Fiat Divino, sicché col vivere senza di Esso succede uno spostamento nell’umana natura, in questo spostamento viene spostato l’ordine, la forza, l’amore, la luce, la santità, la stessa ragione; tutte queste belle doti ci sono nella creatura, perché furono messe da Dio come dentro d’un sacrario, ma ci sono fuori del loro posto, tutte in disordine, e siccome stanno fuori posto, uno è contro dell’altra, le passioni combattono la santità, la debolezza combatte la forza, l’amore umano combatte il divino, la creatura il Creatore, e così di seguito. La natura umana senza della Divina Volontà si trasforma in brutta, si capovolge, e nel suo disordine muove guerra al suo Creatore. Succede come l’anima ed il corpo, che sono stati creati da Dio per fare vita insieme, se il corpo vorrebbe far vita separata dall’anima, non gli toccherebbe la triste sorte di subire tale trasformazione da non più riconoscersi da quel che era? Col creare l’uomo la nostra Divinità, vi concorse la nostra infinita Sapienza, che come artefice e come perito che possiede tutta la scienza dell’arte di saper creare, nella nostra Onniveggenza vide che per fare che quest’uomo fosse il nostro onore, e opera degna delle nostre mani creatrici, e la nostra gloria e anche la sua, doveva essere formato corpo e anima, e sobbarchevamo la nostra Volontà come vita primaria dell’anima e del corpo, sicché ciò che è l’anima al corpo, la nostra Volontà doveva essere per l’una e per l’altro. Quindi la creatura è stata creata e ha avuto nel suo principio: Corpo, anima, e volontà umana e Divina, tutto insieme, le quali dovevano fare vita in comune con sommo accordo. E la nostra Volontà che teneva il primato doveva farsi alimentatrice e conservatrice e dominatrice di questa creatura.
(3) Onde, se senza della nostra Volontà Divina la natura umana è bruttezza, unita con la nostra è d’una bellezza rara ed incantevole; nella sua creazione gli fu messo da Noi il germe della luce, ed il nostro Fiat, più che madre tenerissima, si stende con le sue ali di luce sopra di questo germe e lo carezza, lo allieta, lo bacia, lo alimenta, lo fa crescere e le comunica col suo calore e luce tutte le varietà delle bellezze divine, e la natura umana riceve la partecipazione, si sta sotto l’influsso impetuoso e continuo d’una Forza, d’una Santità, d’un Amore tutto Divino, e cresce bella, amabile e ammirabile a tutti. Perciò la natura umana come fu creata da Noi, non è brutta ma bella, né Noi sappiamo fare cose brutte, ma si può rendere brutta col non stare ai modi come fu creata e voluta da Noi. Vedi dunque com’è necessario che le creature facciano e vivano nella nostra Volontà, perché Essa entra nel primo atto della sua creazione. Quindi, distrutto questo, resta sfigurata e senza vera vita. Tutte le cose create furono create con due, e anche con tre elementi insieme: Il sole possiede luce e calore, se la luce vorrebbe vivere isolata senza calore, sarebbe luce sterile senza fecondità, e se il calore vorrebbe isolarsi dalla luce, si cambierebbe in tenebre, ed ecco sfigurato il più bel pianeta che forma l’incanto di tutto l’universo, e con la sua luce domina e fa bene a tutti. La terra è formata dell’elemento di terra e acqua, se la terra vorrebbe farne a meno dell’acqua, diventerebbe polvere, e non formerebbe il solido pavimento dove l’uomo potrebbe innalzare edifici, camminare con passo fermo, tutto vacillerebbe sotto i suoi piedi; ma non basta, se la terra non vorrebbe ricevere il seme nel suo seno, non formerebbe le belle fioriture, le dovizie dei frutti; sicché, terra, acqua e seme, devono vivere insieme, uno dev’essere vita dell’altra, devono stare uniti insieme come ebbero il principio della loro creazione, diversamente farebbe terrore e resterebbe senza la vita del bene da Dio assegnatole, che doveva fare alle creature. Tutte le cose non furono create isolate, e tutto il bene sta nel mantenersi come furono create da Dio. E poi, anche le scienze, se una persona vorrebbe imparare a leggere e non volesse imparare le vocali, e poi l’unione delle consonanti, che sono il principio, il fondamento, la sostanza, da cui derivano le scienze, potrebbe mai impararsi a leggere? Non mai, potrebbe diventare pazzo sui libri, ma impararsi non mai. Vedi dunque la stretta necessità di attenersi al modo come sono state formate le cose al principio della loro esistenza, se non si vogliono cambiare da belle in brutte, da bene in male, da vita in morte. Ora, che cosa può sperare di bene la creatura se non vive unita con la nostra Volontà Divina, in cui fu stabilito il principio della sua creazione? Oh! se tutti lo comprendessero, come sarebbero attenti a farsi dominare, alimentare, crescere dalla mia Volontà, che essendo principio della loro esistenza formerebbe in essi tutto il bello, il buono, ed il santo e la grande fortuna della vita quaggiù, e poi la grande gloria della loro vita lassù”.
(4) Dopo di ciò continuavo i miei atti nella Divina Volontà, e mi pareva che questi atti fatti in Essa, avevano virtù di unire Cielo e terra, e di attirare tutti gli abitatori Celesti a guardare la creatura che si faceva investire dal Voler Divino, per darle il campo d’azione negli atti suoi. Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, non vi è cosa più bella, più santa, più graziosa e che possiede una forza e virtù rapitrice, di un’anima che si fa dominare dalla mia Divina Volontà; essa è il sorriso del Cielo e della terra, ogni suo atto forma un rapimento al suo Creatore, il Quale sente la dolce Forza della sua Volontà nella creatura, e dolcemente si fa rapire, e tutti i beati sentono che dalla terra c’è chi rapisce la Volontà del Cielo per farla sua e vivere in comune con loro. Oh! come si sentono doppiamente felici nel vedere che anche in terra regna quel Fiat, che mentre beatifica loro e forma la loro suprema felicità, vi regna in un punto della terra, operante e trionfante. Perciò si vede in quel punto di terra, un nembo di Cielo, una Volontà Divina operante, un sorriso della Patria Celeste, che attira l’attenzione di tutto il Cielo sopra di quel punto, per tenerlo difeso e godersi quel sorriso che forma la Volontà Divina in quella creatura, perché i santi sono inseparabili da tutti gli atti di Essa, e godono e prendono parte a secondo il loro merito. Molto più, ché gli atti fatti nella mia Divina Volontà sono tante catene d’amore che scorrono tra il Cielo e la terra, e amano tutti, senza mettere da parte nessuno, e siccome ama tutti, è la ben voluta da tutti. Perciò figlia mia, sii attenta, vola, corri sempre nel mio Voler Divino, affinché formi il sorriso del Cielo sulla terra; è bello veder sorridere il Cielo, ma siccome sono proprietà sue la felicità ed il sorriso, perciò si rende più bella la terra, più attraente, che non sono sue proprietà il celeste sorriso che forma la mia Divina Volontà nella creatura”.
29-33 Agosto 22, 1931 Messaggeri divini che portano la bella notizia alla Patria Celeste. Come la Divina Volontà non si contenta delle sole parole, ma vuol fare i fatti.
(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, e cerco per quanto posso di unire i miei piccoli atti a quelli della Divina Volontà, per formare un solo cogli atti suoi, quasi per poter dire: Ciò che fai Tu facc’io, mi tuffo nella tua luce per stendermi insieme con Te, e così posso abbracciare e amare tutti con la tua stessa Volontà. Ma mentre ciò facevo, il mio amato Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, gli atti fatti nella mia Divina Volontà hanno tale virtù e potenza, che si trasformano in messaggeri divini, che partono dalla terra per la volta dei Cieli. E siccome questi messaggeri partono da dentro la mia Divina Volontà, ma spediti da una creatura che opera e vive in Essa, portano con sé l’entrata libera nella nostra Patria Celeste, e portano la lieta notizia che la terra vuole il regno del nostro Volere, giacché una piccola esiliata vive e opera in Essa, e non fa altro che servirsi di quello stesso Volere che regna in Cielo per chiedere che scenda a regnare sulla terra come regna nel Cielo. Questi messaggeri di luce, quanti segreti non nascondono; già da per sé stessa la luce del nostro Voler Divino è la segretaria di tutte le cose divine e umane, e sa mantenere il vero segreto, e mentre apparentemente si vede luce, dentro di questa luce nasconde tutti i segreti e tutte le cose, nessuno le può sfuggire. Questa luce contiene il gran segreto di tutta la storia della Creazione, e solo confida i suoi segreti a chi vuol vivere nella sua luce, perché la luce tiene virtù di disporre la creatura a vivere ed a comprendere i suoi segreti divini, e se occorre, la disporrà a mettere la vita, per far dare vita ai suoi intimi segreti e allo scopo della Creazione, che fu solo che la nostra Volontà regnasse come in Cielo così in terra. Perciò figlia mia, se tu starai attenta a vivere sempre della mia Volontà, Essa ti affiderà tutti i segreti della storia della Creazione, farà il deposito nell’anima tua di tutte le sue gioie ed intimi suoi dolori, e come segretaria sua, con la sua luce vibrante, trasformandosi in pennello, dipingerà in te il sole, il cielo, le stelle, il mare, le belle fioriture. Perché Essa quando parla non si contenta di sole parole; al suo inestinguibile amore e alla sua luce interminabile non gli bastano le parole, ma vuol fare i fatti, e perciò con la sua virtù creatrice, mentre affida i suoi segreti, parla e forma la nuova creazione nella creatura, non si contenta di dire i suoi segreti, ma vuol fare le opere che contengono i suoi segreti. Quindi nella creatura che vive nella mia Volontà si vedranno nuovi cieli, soli più fulgidi della stessa Creazione, perché tu devi sapere che Essa tiene una smania, un desiderio ardente di voler sempre operare; ma va trovando chi la vuole ascoltare, e chi vuol ricevere la sua virtù creatrice per non esporre all’inutilità le opere sue, e per essere sicura va trovando la sua stessa Volontà nell’anima, e trovandola trova le sue opere garantite dal suo stesso Fiat Divino, perciò non si risparmia in nulla, e vi fa le opere più belle ed i prodigi più grandi. Oh! Potenza del mio Volere Onnipotente, se tutti ti conoscessero, ti amassero e ti facessero regnare, la terra si cambierebbe in Cielo”.
29-34 Agosto 30, 1931 Come Iddio vuole a Sé la creatura per dargli la sorpresa di nuovi doni; l’amore, l’ordine, l’inseparabilità di tutte le cose create e come la creatura è vincolata con esse.
(1) Stavo facendo i miei atti nel Voler Divino, pregandolo che investisse tutto l’essere mio, affinché potesse uscire da me palpiti, respiri, parole, preghiere, come tanti ripetuti atti di Divina Volontà. Oh! come amerei di essere un’atto continuato di Essa per poter dire: “Ho in mio potere tutti gli atti tuoi, il tuo stesso amore, e perciò faccio ciò che fai, e non sono meno di te nell’amarti”. Mi sembra che il vero amore non si sa restringere, ma si vuole tanto allargare che vuole in suo potere l’amore infinito, e siccome alla creatura non gli è dato di
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(1) Stavo facendo i miei atti nel Voler Divino, pregandolo che investisse tutto l’essere mio, affinché potesse uscire da me palpiti, respiri, parole, preghiere, come tanti ripetuti atti di Divina Volontà. Oh! come amerei di essere un’atto continuato di Essa per poter dire: “Ho in mio potere tutti gli atti tuoi, il tuo stesso amore, e perciò faccio ciò che fai, e non sono meno di te nell’amarti”. Mi sembra che il vero amore non si sa restringere, ma si vuole tanto allargare che vuole in suo potere l’amore infinito, e siccome alla creatura non gli è dato di poterlo abbracciare, ricorre alla Divina Volontà per averlo, e tuffandosi in Essa dice con sommo contento: “Amo con amore infinito”. Ma mentre la mia piccola intelligenza si perdeva nel Fiat Divino, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi si contenta del piccolo amore che possiede la creatura, non è della natura del vero amore, molto più che il piccolo amore è soggetto a spegnersi, e al contentarsi viene a mancare la sorgente necessaria che dà la vita ad alimentare la fiamma del vero amore. Ecco perciò figlia mia la nostra Paterna Bontà nel creare l’uomo, gli davamo tutta la libertà di poter venire da Noi quante volte il volesse, non fu messo nessun limite, anzi per invogliarlo maggiormente a venire spesso spesso da Noi, gli premettevamo che ogni qualvolta sarebbe venuto, le sarebbe dato la bella sorpresa d’un nuovo dono. Al nostro Amore inestinguibile le sarebbe stato di dolore se non avesse sempre da dare ai figli suoi, anzi con ansia aspetta la loro venuta, per farli ora una sorpresa, e ora un’altra, di doni uno più bello dell’altro; il nostro Amore vuole banchettare insieme con la creatura e si contenta di preparare il banchetto a sue spese, per avere occasione di sempre dare. Fa proprio come un padre che vuole la corona dei figli intorno a lui, non per ricevere, ma per dare e preparare feste e banchetti per divertirsi insieme coi figli suoi, qual dolore sarebbe per un padre amante, se i figli non andassero o non avessero che dargli? Per la nostra Paterna Bontà non c’è pericolo che non abbiamo che dargli, ma c’è pericolo che i figli non vengano, ed il nostro Amore delira ché vuol dare. E per essere più sicuro dove la creatura deve mettere i nostri doni, vuol trovare in essa la nostra Divina Volontà, la quale conserverà il valore infinito dei nostri doni, e la creatura non si sentirà più piccola nel suo amore, nelle sue preghiere, negli atti suoi, ma sentirà insieme con la nostra Volontà che in essa scorre, una vena infinita, in modo che tutto diventa infinito per essa: Amore, preghiere, atti, e tutto. Quindi sentirà in sé il contento che non è meno di Noi nell’amarci, perché un Volere Divino tiene in suo potere e corre negli atti suoi”.
(3) Onde seguivo il mio giro negli atti che il Fiat Onnipotente aveva fatto nella Creazione, per amare, onorare, e ringraziare ciò che aveva fatto in essa, e comprendevo l’ordine, l’unione, l’inseparabilità che posseggono tutte le cose create, e questo sol perché una Volontà Divina le domina, sicché la Creazione tutta si può chiamare un’atto solo continuo di Volontà Suprema, la quale essendo una la Volontà che regna, mantiene la pace, l’ordine, l’amore, l’inseparabilità fra tutte le cose create, altrimenti se non ci fosse una sola volontà che le dominasse, ma più d’una, non ci sarebbe vera unione tra loro, anzi, il cielo farebbe guerra al sole, il sole alla terra, la terra al mare, e così di seguito, imiterebbero gli uomini che non si fanno dominare da un solo Voler Supremo, che non c’è vera unione tra loro, ma uno contro dell’altro. Mio Gesù, Amor mio, oh! come vorrei essere un’atto solo di tua Volontà per stare in pace con tutti, e possedere l’unione, l’inseparabilità del cielo, del sole, di tutto, e Tu troveresti in me l’amore che mettesti nel cielo, nel sole, in tutto. Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, tutte le cose da Noi create posseggono la forza unitiva ed il vincolo dell’inseparabilità; il nostro Fiat Divino, per quanto sappia fare cose distinte tra loro, in modo che una cosa creata non può dire che, io sono come l’altra, il cielo non può dire che è sole, il sole non può dire che è mare, ma però non sa fare cose isolate e separate fra loro; le piace tanto l’unione, che le mette in condizione che una non può separarsi dall’altra, e mentre sono distinte e ognuno fa il suo ufficio, però nel moto, nel girare che fanno, è tanto l’ordine e l’unione che tengono, che uno è il moto, uno è il giro incessante che fanno, ma perché il mio Fiat le fa muovere e girare continuamente? Per darle la corsa dell’amore verso Colui che l’ha create, e per farle correre verso le creature, per farle esercitare il loro ufficio di porgere l’amore del loro Creatore, per causa delle quali furono create. Ora la creatura possiede il vincolo di tutte le cose create e gira insieme con esse, ed ecco come se tu respiri è l’aria che ti fa respirare, palpitare, circolare il sangue nelle tue vene; ora, l’aria ti dà il respiro, il palpito, e se lo prende per ridartelo di nuovo, e mentre incessantemente dà e prende il tuo respiro essa gira, corre insieme con tutte le cose create, ed il tuo respiro gira, corre insieme con l’aria, il tuo occhio coll’empirsi di luce corre nel sole, i tuoi piedi corrono insieme con la terra. Ma vuoi sapere chi ha il gran bene di sentire al vivo la forza, l’unione, l’ordine, l’inseparabilità di tutte le cose create, e la corsa di tutto il suo essere verso il suo Creatore? Chi si fa dominare e possiede la Vita della mia Volontà. Essa nulla ha cambiato del come ebbe principio tutte le cose, ma piuttosto la creatura ha cambiate le cose col non fare la mia Volontà; ma per chi la fa e si fa dominare, tiene il suo posto d’onore come da Dio è stata creata, e perciò la troviamo nel sole, nel cielo, nel mare, insieme coll’unione di tutte le cose create. Ed, oh! com’è bello trovare colei insieme con tutte le cose da Noi create, ché solo per amor suo furono fatte da Noi”.
29-35 Settembre 7, 1931 L’appello a tutte le opere uscite dal Fiat. La vita palpitante della creatura in Essa. Protezioni, voce parlante, assalitori.
(1) La mia povera mente, girando negli atti fatti dalla Divina Volontà, va rintracciando tutto ciò che Essa ha fatto, per riconoscerli, amarli, apprezzarli e poi offrirli come il più bello omaggio alla stessa Divina Volontà, come frutti degni delle opere sue. Ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come mi è gradito al mio cuore, e come mi suona dolce al mio udito il tuo rintracciare tutto ciò che ha fatto la mia Divina Volontà per riconoscerle, amarle, e darcele come il più bello omaggio dell’amore che abbiamo
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(1) La mia povera mente, girando negli atti fatti dalla Divina Volontà, va rintracciando tutto ciò che Essa ha fatto, per riconoscerli, amarli, apprezzarli e poi offrirli come il più bello omaggio alla stessa Divina Volontà, come frutti degni delle opere sue. Ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come mi è gradito al mio cuore, e come mi suona dolce al mio udito il tuo rintracciare tutto ciò che ha fatto la mia Divina Volontà per riconoscerle, amarle, e darcele come il più bello omaggio dell’amore che abbiamo avuto per le creature, nel creare tante cose per amor loro. L’anima tua con rintracciarle suona il campanello come per chiamare appello a tutte le opere uscite dal Fiat Divino, per dirci: “Quante belle cose hai creato per me, per darmele come doni e pegni del vostro Amore, ed io facendole mie ve le ridono come doni e pegni del mio amore per voi”. Sicché sentiamo la vita palpitante della creatura nelle opere nostre, il suo piccolo amore scorrere nel nostro e lo scopo della Creazione realizzato. Conoscere le opere nostre e lo scopo per il quale furono fatte, è il punto d’appoggio della creatura dove trova una Volontà Divina in suo potere, ed è il nostro pretesto per darle altre sorprese di nuovi doni e grazie”.
(3) Ed io: “Amor mio, un pensiero mi affligge, temo che mi mancasse la continuazione dei miei atti nella tua Divina Volontà, ed interrompendo il suono del mio campanello, Tu offeso da me, mi metta da parte, e non mi darai più grazia di farmi vivere nella tua Volontà”. E Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, non temere, tu devi sapere che un passo dà vita all’altro passo, un bene è vita e sostegno dell’altro bene, un’atto chiama a vita l’altro atto, ed anche il male, la colpa, è vita di altri mali e di altri colpe; le cose non restano mai isolate, ma hanno quasi sempre il loro seguito. Il bene è come il seme, che tiene la virtù generativa, purché si abbia la pazienza di gettarla nel seno della terra esso produrrà il dieci, il venti per cento. Così la creatura, se avrà pazienza e starà attenta a chiudere nell’anima sua il seme del bene che essa stessa ha fatto, avrà la generazione, la molteplicità, il centuplo degli atti buoni che ha fatto; e se tu sapessi che significa fare un’atto buono! Ogni atto è una protezione che acquista e una voce parlante innanzi al nostro trono di chi ha fatto un bene, ogni atto in più di bene, tanti difensori di più tiene la creatura a sua difesa, e se le circostanze della vita la fanno trovare in tali strettezze e cimenti che pare che voglia vacillare e cadere, gli atti buoni che ha fatto prendono l’aspetto di assalitori e ci assaliscono affinché chi ci ha amato e ha avuto un seguito di molti atti buoni non vacilli, e corrono intorno alla creatura come sostenitori affinché non ceda nel cimento. E supponi che ci fossero stati una sequela di atti fatti nella nostra Volontà, oh! allora in ogni atto c’è un valore, una virtù divina che difende la creatura, vediamo in ogni suo atto come compromessa la nostra Volontà, quindi Noi stessi ci facciamo difensori e sostenitori di colei che ha dato vita negli atti suoi al nostro Fiat Divino. Possiamo forse negare nulla a Noi stessi? O disconoscere la nostra Volontà operante nella creatura? No, no, perciò non temere, ma piuttosto abbandonati come piccola neonata nelle nostre braccia, affinché senti il nostro sostegno e la protezione degli stessi tuoi atti. Credi tu che sia un nulla un bene ripetuto, continuato? Sono proprietà divine che si acquistano, sono eserciti che si formano, che fanno conquistare la Patria Celeste. Succede a chi ha continuato tanti atti buoni come a colui che ha acquistato molte proprietà, se costui ha un rovescio, non le potrà nuocere tanto, perché le molte proprietà riempiranno il vuoto del rovescio che ha sofferto; ma se invece un’altro poco ha acquistato o nulla tiene, basta un piccolo rovescio per gettarlo sul lastrico della più squallida miseria. Tale è il fare molto bene oppure poco o nulla. Perciò ti ripeto sempre, sii attenta, siimi fedele ed il tuo volo nella mia Volontà sia continuo”.
(5) Dopo di ciò ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, tu devi sapere che quando tu ti vai disponendo a fare i tuoi atti nella mia Divina Volontà, Essa resta concepita nell’atto tuo, e come lo fai, le dai il campo a formare la sua Vita nell’atto che fai; non solo, i tuoi atti nuovi servono d’alimento a quelli già fatti. Perché la mia Divina Volontà essendo vita, sente il bisogno, quando è stata racchiusa negli atti della creatura, d’aria, di respiro, di palpito, d’alimento, ecco la necessità dei nuovi atti, perché questi servono a mantenere la sua aria divina, il suo respiro continuo, il suo palpito non interrotto e l’alimento per crescere la stessa mia Volontà nella creatura. Vedi dunque la grande necessità della continuazione degli atti per farla vivere e regnare nella creatura, altrimenti il mio Volere si troverebbe a disagio senza il suo pieno trionfo in tutti gli atti di essa”.
29-36 Settembre 12, 1931 Il vero amore forma il rogo dove consumare sé stessa per far rivivere Colui che ama. La giornata di Gesù nell’Eucaristia.
(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, e mentre facevo i miei atti pensavo tra me: “Ma sarà vero che il mio dolce Gesù gradisce la continuità dei miei piccoli atti? ” E Gesù, facendosi sentire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, un’amore spezzato non può dare mai d’eroismo, perché col non essere continuo, forma tanti vuoti nella creatura, i quali producono debolezza, freddezza, e quasi stanno in atto di smorzare la fiammella accesa, e perciò le toglie la fortezza dell’amore, che con la sua luce fa comprendere chi è che ama, e col suo
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(1) Il mio abbandono nel Voler Divino continua, e mentre facevo i miei atti pensavo tra me: “Ma sarà vero che il mio dolce Gesù gradisce la continuità dei miei piccoli atti? ” E Gesù, facendosi sentire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, un’amore spezzato non può dare mai d’eroismo, perché col non essere continuo, forma tanti vuoti nella creatura, i quali producono debolezza, freddezza, e quasi stanno in atto di smorzare la fiammella accesa, e perciò le toglie la fortezza dell’amore, che con la sua luce fa comprendere chi è che ama, e col suo calore mantiene accesa la fiamma che produce l’eroismo del vero amore. Tanto che si sente felice di dar la vita per Colui che ama. Un’amore continuo ha virtù di generare nell’anima della creatura Colui che sempre ama, e questa generazione viene formata nel centro del suo amore continuo. Vedi dunque che significa un’amore incessante: “Formarsi il rogo dove consumare e bruciare sé stessa, per poter formare in quel rogo la Vita del tuo amato Gesù”. Si può dire: “Nell’amore continuo consumo la mia vita per far rivivere Colui che incessantemente amo”. Oh! se Io non avessi sempre amato la creatura, e non l’amassi d’un amore che non dice mai basta, mai sarei sceso dal Cielo in terra, per darle la mia Vita con tante pene ed eroismo per amor suo. Fu il mio amore continuo che come dolce catena mi tirò e mi fece fare l’atto eroico di mettere la mia Vita per acquistare la sua. Un’amore continuo a tutto può giungere, tutto può fare, facilita tutto, e sa convertire tutto in amore. Invece un’amore spezzato si può chiamare amore di circostanze, amore interessato, amore vile, che può giungere, se le circostanze cambiano, a disconoscere e forse anche a disprezzare Colui che amava. Molto più che solo gli atti continui formano vita nella creatura, essa, come forma il suo atto, sorge nel suo stesso atto la luce, l’amore, la santità, la grazia, a secondo l’atto che fa. Perciò, un’amore e un bene interrotto non si può chiamare né vero amore, né vera vita, né vero bene”.
(3) Poi ha soggiunto con un’accento più tenero:
(4) “Figlia mia, se vuoi che il tuo Gesù compia in te i suoi amorosi disegni, fa che il tuo amore ed i tuoi atti siano continui nel mio Volere, perché Esso quando trova la continuità, trova il suo modo d’agire divino, e resta compromesso nell’atto perenne della creatura, e affretta di fare ciò che ha stabilito per essa, trovando in virtù dei suoi atti incessanti lo spazio, i preparativi necessari e la stessa vita dove poter formare i suoi mirabili disegni, e compiere le sue opere più belle. Molto più ogni atto fatto nella mia Volontà è un rannodamento di più che viene formato tra la Volontà Divina ed umana, è un passo in più che fa nel mare del Fiat, è un diritto maggiore che l’anima acquista”.
(5) Dopo di ciò seguivo a pregare avanti al Tabernacolo d’amore, e nel mio interno dicevo tra me: “Che fai Amor mio in questa prigione d’amore? ” E Gesù tutto bontà mi ha detto:
(6) “Figlia mia, vuoi sapere che faccio? Faccio la mia giornata; tu devi sapere che tutta la mia Vita passata quaggiù, la racchiudo dentro d’un giorno. Incomincia la mia giornata col concepire e nascere, i veli degli accidenti sacramentali mi servono di fasce per la mia infantile età, e quando per l’ingratitudine umana mi lasciano solo, e cercano d’offendermi, faccio il mio esilio, lasciandomi solo la compagnia di qualche anima amante, che come seconda madre non si sa distaccare da Me, e mi tiene fedele compagnia. Dall’esilio passo a Nazaret, facendo la mia Vita nascosta in compagnia di quei pochi buoni che mi circondano. E seguendo la mia giornata, come le creature si avvicinano a ricevermi, così faccio la mia vita pubblica, ripetendo le mie scene evangeliche, porgendo a ciascuno i miei insegnamenti, gli aiuti, i conforti che le sono necessari, faccio da Padre, da Maestro, da Medico, e se occorre anche da Giudice. Quindi passo la mia giornata aspettando tutti e facendo bene a tutti. Ed oh! quante volte mi tocca restare solo, senza un cuore che palpiti a Me vicino, sento un deserto intorno a Me e resto solo, solo a pregare, sento la solitudine dei miei giorni che passai nel deserto quaggiù, ed oh! quanto mi è doloroso! Io che sono per tutti palpito in ogni cuore, geloso sto a guardia di tutti, sentirmi isolato e abbandonato. Ma la mia giornata non finisce col solo abbandono, non vi è giorno che anime ingrate non mi offendano, e mi ricevano sacrilegamente, e mi fanno compire la mia giornata con la mia Passione e con la mia morte di croce. Ahi! é il sacrilegio la morte più spietata che ricevo in questo Sacramento d’amore. Sicché in questo Tabernacolo faccio la mia giornata col compire tutto ciò che compì nei trentatré anni della mia Vita mortale. E siccome tutto ciò che Io feci e faccio, il primo scopo, il primo atto di vita è la Volontà del Padre mio, che si faccia come in Cielo così in terra, così in questa piccola Ostia non faccio altro che implorare che una sia la mia Volontà coi figli miei; e chiamo te in questa Divina Volontà, nella quale trovi tutta la mia Vita in atto, e tu seguendola, ruminandola e offrendola, ti unisci con Me nella mia giornata Eucaristica, per ottenere che la mia Volontà si conosca e regni sulla terra. E così anche tu potrai dire: “Faccio la mia giornata insieme con Gesù”.