(1) Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Divino, seguendo e offrendo tutti gli atti suoi, tanto della Creazione quanto quelli della Redenzione, e giungendo al concepimento del Verbo dicevo tra me: “Come vorrei, nel Voler Divino, far mio il concepimento del Verbo per poter offrire all’Ente Supremo l’amore, la gloria, la soddisfazione, come se un’altra volta il Verbo si concepisse”. Ma mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nella mia Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere, non vi è cosa che la nostra Divinità abbia fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, che il nostro Fiat Divino non ne possieda la sorgente, perché Esso non sperde nulla dei nostri atti, anzi è la depositaria di tutto. E chi possiede il nostro Voler Divino possiede la sorgente del mio concepimento, della mia nascita, delle mie lacrime, dei miei passi, delle mie opere, di tutto, i nostri atti non esauriscono mai, e come fa memoria e vuole offrire il mio concepimento, viene rinnovato il mio concepimento come se di nuovo concepissi; risorgo a nuova nascita; le mie lacrime, le mie pene, i miei passi e opere risorgono a novella vita e ripetono il gran bene che Io feci nella Redenzione. Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la ripetitrice delle opere nostre, perché come della Creazione nulla si è sperduto di ciò che fu creato, così della Redenzione tutto sta in atto di sorgere continuamente, ma chi ci dà la spinta? Chi ci dà l’occasione di muovere le nostre sorgenti per rinnovare le opere nostre? Chi vive nel nostro Volere; in virtù di Esso la creatura fa parte alla nostra forza creatrice, perciò tutto può far risorgere a novella vita; lei, coi suoi atti, con le sue offerte, con le sue suppliche, muove continuamente le nostre sorgenti, le quali, mosse come da un gradito venticello, formano le onde e straripando fuori i nostri atti, si moltiplicano e crescono all’infinito. Le nostre sorgenti sono simbolizzate dal mare: Se il vento non lo agita, se non vengono formate le onde, le acque non straripano fuori, e le città non restano bagnate. Così le nostre sorgenti di tante opere nostre, se il nostro Fiat Divino non le vuol muovere, o chi vive in Esso non si dà pensiero di formare nessun venticello cogli atti suoi, sebbene sono piene fino all’orlo, ma non straripano fuori per moltiplicare i loro beni a pro delle creature.
(3) Oltre di ciò, chi vive nel nostro Fiat Divino, come va formando gli atti suoi, questi atti salgono al principio da donde uscì la creatura, non restano nel basso, ma salgono tanto in alto, per cercare il seno di Colui donde uscì il primo atto della sua esistenza, questi atti si schierano intorno al principio ch’è Dio come atti divini. Dio, nel vedere gli atti della creatura nella sua Divina Volontà, li riconosce come atti suoi e si sente amato e glorificato come Lui vuole, col suo stesso amore e con la sua stessa gloria”.