MaM
Messaggio del 24 dicembre 1989: Ecco mio figlio Gesù tra le mie braccia. Desidero che siate luce per tutti in quest’anno che viene. Perciò vi invito nuovamente a vivere i miei messaggi della pace, della conversione, della fede, della preghiera e della penitenza. Figli cari, vostra madre vi chiede non parole ma fatti. Io voglio aiutarvi e darvi la forza di continuare. Perciò vi dico: siate nella gioia!

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1909

9-15 Ottobre 4, 1909 Il pensiero di sé stesso si deve smettere per far lo che fa Gesù.

(1) Continuando il mio stato d’afflizione e di perdita del mio benedetto Gesù, stavo secondo il mio solito tutta occupata nel mio interno nelle ore della Passione; giusto quell’ora che parlo era l’ora in cui Gesù si caricava del pesante legno della croce. Tutto il mondo era a me presente: Presente, passato e futuro, tutta la mia fantasia pareva che vedesse tutte le colpe di tutte le generazioni, che pressavano e quasi schiacciavano il benigno Gesù, sicché la croce non era altro che fuscello di paglia, ombra di peso a confronto di tutti i peccati, ed io che cercavo di stringermi presso Gesù e dicevo: “Vedi mia vita, mio bene, mi sto io per tutti loro: Vedi quante onde di bestemmie? Io a per ripararti vi benedico per tutti; quante onde di amarezze, di odi, di disprezzi, d’ingratitudini, di pochissimo amore? Ed io voglio raddolcirvi per tutti, amarvi per tutti, ringraziarvi, adorarvi, onorarvi per tutti; ma le mie riparazioni sono fredde, meschine, finite; Tu che sei l’offeso sei Infinito, quindi anche le mie riparazioni, il mio amore, voglio farlo infinito, e per farlo infinito, immenso, interminabile, mi unisco con Te, con la tua stessa Divinità, anzi, insieme al Padre e con lo Spirito Santo, e vi benedico con le vostre benedizioni, vi amo col vostro amore, vi raddolcisco con le vostre stesse dolcezze, vi onoro, vi adoro, come fate tra le Divine Persone”. Ma chi può dire tutte le sciocchezze che dicevo? Non la finirei mai se volessi dire tutto. Quando mi trovo nelle ore della Passione, mi sento che insieme con Gesù, io pure abbracciassi l’immensità del suo operato, e per tutti e per ciascuno glorifico Iddio, riparo, impetro per tutti, e quindi il dirlo tutto mi riesce difficile. Onde, mentre ciò facevo, il pensiero mi ha detto: “Pensi ai peccati degli altri, e i tuoi? Pensa a te, ripara per te”. Quindi ho cercato di pensare ai miei mali, alle mie grandi miserie, alle privazioni di Gesù, causa i miei peccati, e distraendomi dalle cose solite del mio interno, piangevo la mia grande sventura. In questo mentre, il mio sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e con voce sensibile mi ha detto:

(2) “Vuoi tu arbitrarti? L’operato del tuo interno non è tuo, ma mio, tu non fai altro che seguirmi, il resto faccio tutto da Me. Il pensiero di te stessa lo devi smettere, non devi fare altro che ciò che voglio Io, ed Io ci penserò ai mali e beni tuoi. Chi può farti più bene, tu o Io?”

(3) E mostrava di dispiacersi. Onde mi sono messa a seguirlo, ma poco dopo, giunta ad un altro punto del viaggio del calvario, in cui più che mai m’internavo nelle diverse intenzioni di Gesù, il pensiero mi ha detto: “Non solo devi smettere il pensiero di santificarti, ma anche di salvarti, non vedi che per te non sei buona a nulla? Che ti gioverà il fare per gli altri?” Io, rivoltami a Gesù gli ho detto: “Gesù mio, non c’è il tuo sangue per me, le tue pene, la tua croce? Sono stata tanto cattiva che avendole con le mie colpe calpestato sotto dei miei piedi, Tu forse l’hai esaurito per me, ma deh! perdonami, e se non vuoi perdonarmi, lasciami il tuo Volere e sono contenta, la tua Volontà è tutto per me; sono rimasta sola senza di Te, e Tu solo puoi conoscere la perdita che ho fatto, non ho nessuno, le creature senza di Te mi annoiano, mi sento in questo carcere del mio corpo come schiava in catene; almeno per pietà, non togliermi il tuo Santo Volere”. Onde, mentre ciò pensavo, mi sono di nuovo distratta dal mio interno, e Gesù di nuovo mi ha fatto sentire la sua voce più forte ed imponente, che diceva:

(4) “Non vuoi finirla? Vuoi tu guastare l’opera mia in te?”

(5) Non so, come se avesse messo silenzio alla mia mente, ho cercato di seguirlo e di farla finita.

9-16 Ottobre 6, 1909 Le virtù del vero amore sono: Tutto purificare, di tutto trionfare e a tutto arrivare.

(1) Avendo fatto la comunione, è venuto un pochino il mio sempre amabile Gesù, e avendo avuto una contesa col confessore sulla natura del vero amore, io volevo domandare a Gesù se io avevo ragione o torto, e Lui mi ha detto:

(2) “Figlia mia, è proprio così, come tu dicevi, che il vero amore facilita tutto, esclude ogni timore, ogni dubbio, e tutta la sua arte è d’impossessarsi della persona amata, e quando l’ha fatto sua, l’amore stesso le somministra i mezzi come conservare l’oggetto acquistato. Or, che timore, che dubbio può avere l’anima d’una cosa sua? Che cosa non spera? Anzi, quando è giunta a prenderne il possesso, l’amore si fa ardimentoso e giunge fino a pretendere gli eccessi e fino all’incredibile, non più c’è tuo e mio, l’amore vero può dire: “Tuo sono io, e mio sei tu, sicché possiamo disporre insieme, felicitarci insieme, godercela insieme”. Se ti ho acquistato voglio servirmene come mi piace. E come l’anima in questo stato di vero amore può andare pescando difetti, miserie, debolezze, se l’oggetto acquistato tutto le ha condonato, di tutto l’arricchisce, e l’oggetto che possiede la va purificando continuamente? Queste sono le virtù del vero amore: Tutto purificare, di tutto trionfare, e a tutto arrivare. Difatti, che amore ci potrebbe essere per una persona che si teme, che si dubita, che non si spera tutto? L’amore ci perderebbe il più bello delle sue qualità, è vero che anche nei santi si vede questo, questo dice che nei santi l’amore può essere imperfetto e può avere la sua varietà, secondo gli stati in cui si trovano. In te la cosa è ben diversa, dovendo essere tu con Me in Cielo, ed avendolo sacrificato per amore dell’ubbidienza e del prossimo, l’amore è restato in te confermato, la volontà confermata a non offendermi, sicché la tua vita è come una vita che è già passata, perciò non avverti il fardello delle miserie umane. Onde statti bene attenta a ciò che a te conviene, e ad amarmi fino all’infinito Amore”.

9-17 Ottobre 7, 1909 Cautela e gelosia di Gesù: Il circondare alle creature di spine l’anima ed il corpo.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, è tale e tanta la gelosia, la cautela che ho delle mie creature, che per non farle guastare sono costretto a circondarle di spine l’anima ed il corpo, affinché le spine tengano allontanato il fango che potrebbe imbrattarle. Ecco perciò figlia mia che anche i miei più grandi favori con cui favorisco le anime a Me care le circondo di spine, cioè di amarezze, di privazioni, di stato d’animo, affinché queste spine non solo me le custodiscano, ma non me le facciano imbrattare dal fango dell’amor proprio e di altro”.

(3) Ed è scomparso.

9-18 Ottobre 14, 1909 Prove che è Gesù chi va a Luisa.

(1) Continuando il mio solito stato, mi pareva di trovarmi in braccia il bambino; e da uno se ne sono fatti tre, ed io mi sentivo tutta immersa in loro. Or la mattina venendo il confessore, mi ha domandato se Gesù fosse venuto, ed io gli ho detto come sopra ho scritto, senza aggiungere altro. Il confessore mi ha detto:

(2) “Niente ti hanno detto? Niente hai compreso?”

(3) Ed io: “Non so dire bene”. E continuava a dirmi:

(4) “Ed è stata tutta la Trinità, e non sai dir niente? Sei diventata più stupida, si vede che sono sogni”.

(5) Ed io: “Sì, è vero che sono sogni”. Ha seguitato a dire altro, e mentre il confessore diceva, io mi sono sentita stringere forte, forte dalle braccia di Gesù, tanto da perdere i sensi, e Gesù che mi diceva:

(6) “Chi è che vuole molestare la figlia mia?”

(7) Ed io: “Il padre ha ragione, perché io non so dire niente, non hanno nessun segno che sei Gesù Cristo che vieni da me”. E Gesù ha continuato a dirmi:

(8) “Io faccio a te come farebbe il mare ad una persona che andasse a tuffarsi nel profondo del mare. Io ti tuffo tutta nel mio Essere, in modo che tutti i tuoi sensi ne restano inondati; in modo che vuoi dire della mia immensità, profondità ed altezza, e puoi dire che era tanta che la vista si è sperduta; se vuoi dire delle mie delizie, delle mie qualità, puoi dire che sono tali e tante che facevi per aprire la bocca per numerarle, e ne restavi affogata, e così di tutto il resto. E poi, come nessun segno ho dato che fossi Io? Falso. Chi ti ha mantenuto ventidue anni di letto, senza romperti, e con piena calma e pazienza? E’ stata forse virtù loro, o virtù mia? E le prove che fecero i primi anni di questo tuo stato, o farti stare immobile per 10, per 7, per 18 giorni senza prendere niente dei necessari alimenti, erano forse loro che ti mantenevano o Io?”

(9) Poi, avendomi chiamato il padre, sono ritornata in me stessa. Onde avendo il confessore celebrato la Santa Messa, ho fatto la comunione, e dopo è ritornato Gesù; ed io mi sono lamentata con Gesù ché non ci veniva come prima, che il suo tanto amore che mi voleva, mi pareva convertito in freddezza, è vero che lamentandomi Teco mi adduci sempre scuse, che è ché vuoi castigare e perciò non vieni, ma io non ci credo, chi sa che male ci sta nell’anima mia e perciò non vieni, almeno dimmelo, che a qualunque costo, anche a metterci la vita, lo toglierò; ma senza di Te non posso starci, pensa come vuoi, così non posso andare avanti, o con Te in terra, o con Te in Cielo”. E Gesù benedetto, spezzando il mio dire mi ha detto:

(10) “Chetati, chetati, non sto da te lontano, ma sto sempre con te; non mi vedi sempre, ma sempre sto con te, anzi ci sto nel più intimo del tuo cuore per riposarmi, e come tu mi cerchi e con pazienza tolleri le mie privazioni, così mi circondi di fiori per alleviarmi e farmi riposare più pacifico”.

(11) E mentre ciò diceva, pareva che intorno a Gesù erano tante le varietà dei fiori che quasi lo nascondevano. Poi ha soggiunto:

(12) “Tu non ci credi che è per castigare il mondo che ti tengo priva di Me; eppure è così. Quando meno ti credi sentirai cose che succederanno”.

(13) E mentre ciò diceva, mi faceva vedere nel mondo guerre, rivoluzioni contro la Chiesa, chiese incendiate, e quasi imminente.

9-19 Novembre 2, 1909 Non guardare il passato ma il presente.

(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando alle mie cose passate, e il benedetto Gesù facendosi vedere appena mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non guardare il passato, perché il passato già sta in Me e ti può essere di distrazione, e ti può fare sbagliare quel poco di via che ti rimane da fare, perché quel rivolgerti al passato ti fa rallentare il passo per il presente cammino, e quindi ci perdi tempo e non prendi via. Ma invece guardando solo al presente terrai più coraggio, ti starai più stretta con Me, e prenderai più via e non passerai pericolo di sbagliare”.

9-20 Novembre 4, 1909 Con la sua beatitudine Iddio rende beato tutto il Cielo, perché tutto è armonia in Lui.

(1) Avendo fatto la comunione stavo dicendo al mio adorabile Gesù: “Già sono stretta con Te, anzi immedesimata; se siamo già una cosa sola, io ti lascio il mio essere in Te e vi prendo il tuo. Quindi vi lascio la mia mente e prendo la tua; vi lascio i miei occhi, la mia bocca, il mio cuore, le mie mani, i miei passi”. Oh!, quanto sarò felice d’ora in poi! Penserò con la tua mente, guarderò coi tuoi occhi, parlerò con la tua bocca, ti amerò col tuo cuore, opererò con le tue mani, camminerò coi tuoi piedi, e se qualche cosa mi verrà, dirò: “Il mio essere l’ho lasciato in Gesù ed ho preso il suo, andate da Gesù che vi risponderà per me”. Oh! come mi sento beata. Ah! sì, anche la tua beatitudine vi prendo, non è vero Gesù? Ma mia vita e tutto il mio bene, Tu con la tua beatitudine rendi beato tutto il Cielo, ed io prendendo la tua beatitudine non rendo beato nessuno”. E Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, anche tu puoi, col prendere tutto il mio Essere ed insieme la mia beatitudine, rendere beati gli altri. Perché il mio Essere ha la virtù di beatificare? Perché tutto è armonia in Me, una virtù armonizza con l’altra: La giustizia con la misericordia, la santità con la bellezza, la sapienza con la fortezza, l’immensità con la profondità ed altezza, e così di tutto il resto, tutto è armonia in Me, niente è discordante; queste armonie rendono beato Me stesso e beatifico tutti quelli che a Me si avvicinano. Onde tu col prendere il mio Essere, sta attenta che tutte le virtù armonizzino tra loro, e questa armonia comunicherà la beatitudine a chiunque a te s’avvicina, perché vedendo in te bontà, dolcezza, pazienza, carità, uguaglianza in tutto, si sentiranno beati stando a te vicini”.

9-21 Novembre 6, 1909 La privazione di Gesù purifica e consuma l’anima.

(1) Stavo lamentandomi con Gesù delle sue privazioni, e facendosi vedere appena mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la croce unisce sempre più con Me. Queste privazioni che tu soffri ti fanno sorvolare sopra di te stessa, perché non trovando in te Colui che ami, ti viene a noia la vita, le cose che ti circondano tutte t’infastidiscono, non hai dove poggiarti; Colui nel quale tu solo poggiavi, pare che in te ti manca, e quindi l’anima sorvola, sorvola fino a purgarsi di tutto, fino a consumarsi, ed in queste consumazioni il tuo Gesù ti darà l’ultimo bacio e ti troverai in Cielo. Non ne sei tu contenta?”

9-22 Novembre 9, 1909 Divertimento di Gesù col operare dell’anima insieme con Lui.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi pareva di vedere Nostro Signore che stendeva le sue braccia dentro di me, e con le sue mani pareva come se si facesse una sonatina stando dentro di me con un organo, e Gesù si divertiva col suonare. Io Gli ho detto: “Oh! come vi divertite bene”. E Gesù:

(2) “Sì che mi diverto. Devi sapere che avendo tu fatto le cose insieme con Me, cioè, avendomi amato col mio amore, adorato con le mie adorazioni, riparato con le mie stesse riparazioni, e così di tutto il resto, quindi in te le cose sono immense come le mie, e questa unione d’operare ha formato quest’organo; ma però ogniqualvolta tu soffri qualche cosa di più, vi aggiungi un altro tasto, ed Io subito ci vengo a fare la mia sonatina per vedere che suono fa questo altro tasto, e vi prendo un divertimento di più, perciò quanto più soffri, tanto più d’armonia vi accresci al mio organo, ed Io più mi diverto”.

9-23 Novembre 16, 1909 Il peccato è l’unico disordine nell’anima.

(1) Dopo avere passato giorni amari di privazione, avendo fatto la comunione mi lamentavo con Gesù benedetto dicendogli: “Pare proprio che mi vuoi lasciare del tutto, ma dimmi almeno, vuoi che esca da questo stato? Chi sa che disordine c’è in me che ti sei allontanato, dimmelo, che di cuore ve lo prometto, sarò più buona”.

(2) E Gesù: “Figlia mia, non ti allarmare, quando ti faccio perdere i sensi stattene pacifica, quando no, stattene più pacifica, senza perderci tempo, e come ti succede prendi tutto dalle mani mie; non posso sospendere qualche giorno? In quanto al disordine te l’avrei detto; e sai chi mette il disordine nell’anima? Solo il peccato, anche minimo, oh! come la deforma, la scolorisce, la debilita, ma gli stati di animo, le privazioni, non le recano nessun nocumento. Perciò statti attenta a non offendermi anche minimamente, e non aver timore di disordine nell’anima tua”.

(3) Ed io: “Ma Signore, qualche cosa ci deve essere di male in me; prima non facevi altro che un va e vieni, ed in queste venute, partecipazione di croci, di chiodi, di spine; ma quando la natura si era tanto assuefatta, da renderseli connaturali, tanto che le era più facile il patire che il non patire, vi ritirate; come è possibile che non ci deva essere qualche cosa di grave?” E Gesù benignamente mi ha detto:

(4) “Senti figlia mia, Io dovevo disporre l’anima tua per farti giungere a questo di felicitarti il patire e farvi il mio lavoro, e quindi dovevo provarti, sorprenderti, caricarti di sofferenze, per fare che la tua natura risorgesse a vita novella; onde questo lavoro l’ho fatto, essendo rimasta in te permanente, quando più, quando meno la partecipazione delle mie pene. Ora avendo fatto questo lavoro, me lo sto godendo; non vuoi tu che mi riposi? Senti, non voler tu pensarci, lascia fare a Gesù che ti vuole tanto bene, ed Io so quando è necessario il mio lavorio in te, e quando devo riposarmi dal mio lavoro”.

9-24 Novembre 20, 1909 Vedute umane e divine della croce.

(1) Stando nel mio solito stato, quando appena è venuto il mio dolce Gesù e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, chi prende la croce secondo le vedute umane la trova infangata, e quindi più pesante e amara; invece chi prende la croce secondo le vedute divine la trova piena di luce, leggiera e dolce, perché le vedute umane sono prive di grazia, di forza e di luce, e quindi sente la baldanza di dire: “Perché quello mi ha fatto quel torto? Perché questo mi ha recato questo dispiacere, questa calunnia?” E l’anima si riempie di sdegno, di ira, di vendetta, e quindi la croce s’infanga, s’ottenebra e diventa pesante ed amara. Invece le vedute divine sono piene di grazie, di forza e di luce, e quindi non si sente la baldanza di dire: “Signore perché mi hai fatto questo?” Anzi si umilia, si rassegna, e la croce si fa leggera e le porta luce e dolcezza”.