(1) Avendo fatto la comunione, è venuto un pochino il mio sempre amabile Gesù, e avendo avuto una contesa col confessore sulla natura del vero amore, io volevo domandare a Gesù se io avevo ragione o torto, e Lui mi ha detto:
(2) “Figlia mia, è proprio così, come tu dicevi, che il vero amore facilita tutto, esclude ogni timore, ogni dubbio, e tutta la sua arte è d’impossessarsi della persona amata, e quando l’ha fatto sua, l’amore stesso le somministra i mezzi come conservare l’oggetto acquistato. Or, che timore, che dubbio può avere l’anima d’una cosa sua? Che cosa non spera? Anzi, quando è giunta a prenderne il possesso, l’amore si fa ardimentoso e giunge fino a pretendere gli eccessi e fino all’incredibile, non più c’è tuo e mio, l’amore vero può dire: “Tuo sono io, e mio sei tu, sicché possiamo disporre insieme, felicitarci insieme, godercela insieme”. Se ti ho acquistato voglio servirmene come mi piace. E come l’anima in questo stato di vero amore può andare pescando difetti, miserie, debolezze, se l’oggetto acquistato tutto le ha condonato, di tutto l’arricchisce, e l’oggetto che possiede la va purificando continuamente? Queste sono le virtù del vero amore: Tutto purificare, di tutto trionfare, e a tutto arrivare. Difatti, che amore ci potrebbe essere per una persona che si teme, che si dubita, che non si spera tutto? L’amore ci perderebbe il più bello delle sue qualità, è vero che anche nei santi si vede questo, questo dice che nei santi l’amore può essere imperfetto e può avere la sua varietà, secondo gli stati in cui si trovano. In te la cosa è ben diversa, dovendo essere tu con Me in Cielo, ed avendolo sacrificato per amore dell’ubbidienza e del prossimo, l’amore è restato in te confermato, la volontà confermata a non offendermi, sicché la tua vita è come una vita che è già passata, perciò non avverti il fardello delle miserie umane. Onde statti bene attenta a ciò che a te conviene, e ad amarmi fino all’infinito Amore”.