(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù si faceva vedere nel mio interno, e pareva che teneva un’albero piantato nel cuore, e tanto radicato che parevano le radici dalla punta del cuore; insomma pareva nato insieme con la medesima natura. Io, ne sono rimasta meravigliata nel vedere la bellezza, la speciosità e l’altezza che pareva che toccava il cielo, ed i suoi rami si estendevano fino agli ultimi confini del mondo. Ora, Gesù benedetto nel vedermi così meravigliata mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quest’albero fu concepito insieme con Me, dentro il centro del cuore, e fin d’allora Io sentii nel più profondo del cuore tutto ciò che di bene e di male doveva fare l’uomo, mercé quest’albero di redenzione, chiamato albero di vita, tanto che tutte quelle anime che si tengono unite a quest’albero riceveranno vita di grazia nel tempo, e quando li avrà bene cresciuti le somministrerà vita di gloria nell’eternità. Eppure quale non è il mio dolore? Che sebbene non possono svellere l’albero, non possono toccare il tronco; molti cercano di tagliarmi dei rami per fare che le anime non ricevessero la vita, e togliermi tutta la gloria ed il piacere che quest’albero di vita mi avrebbe prodotto”.
(3) Mentre ciò diceva, è scomparso.
(1) Mentre stavo desiderando il mio adorabile Gesù, è venuto nell’aspetto quando i suoi nemici lo schiaffeggiavano, coprivano il volto di sputi e gli bendavano gli occhi. Lui, con ammirabile pazienza tutto soffriva, anzi pareva che neppure li guardasse, tanto era intento nel suo interno a guardare il frutto che quei patimenti gli avrebbe prodotto. Io il tutto ammiravo con stupore, e Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nel mio operare e patire non guardai mai al di fuori, ma sempre al di dentro, e vedendone il frutto, qualunque cosa si fosse, non solo soffrivo, ma con desiderio ed avidità il tutto soffrivo. L’uomo invece, tutto al contrario, nell’operare il bene non guarda al di dentro dell’opera, e non vedendo il frutto facilmente s’annoia, tutto s’infastidisce e molte volte tralascia di fare il bene; se patisce, facilmente s’impazientisce, e se fa il male, non guardando il di dentro di quel male, con facilità lo fa”.
(3) Poi ha soggiunto: “Le creature non vogliono persuadersi che la vita va accompagnata da varie vicende, ora di sofferenze ed ora di consolazione; e sono le piante, i fiori gliene danno l’esempio col stare sottoposti ai venti, nevi, grandine e caldi”.
(1) Questa notte l’ho passato molto angustiata, vedevo il confessore che stava in atto di darmi divieti e comandi. Il benedetto Gesù per poco è venuto col dirmi solo:
(2) “Figlia mia, la parola di Dio è gioia, e chi l’ascolta e non la fruttifica con le opere, le dà una tinta nera e l’infanga”.
(3) Onde, sentendomi molto sofferente ho cercato di non dar retta a ciò che vedevo, quando al meglio è venuto il confessore col dirmi che Monsignore comandava assolutamente che non dovesse venire più il sacerdote a farmi uscire dal solito mio stato, ma che da me stessa dovevo uscirne, cosa che per ben diciott’anni non ho potuto mai ottenere, per quante lacrime e preghiere, voti e promesse ho fatto innanzi all’Altissimo, perché, lo confesso innanzi a Dio, che tutto ciò che ho potuto passare di sofferenze non sono state per me vere croci, ma gusti e grazie di Dio, ma la sola e vera croce per me è stata la venuta del sacerdote. Quindi, conoscendo per tanti anni di esperienza l’impossibilità dell’esito, il mio cuore era lacerato dal timore di non dover ubbidire, non facendo altro che versare lacrime amarissime, pregando quel Dio che solo scorge il fondo del cuore, d’aver pietà della posizione in cui mi trovavo. Mentre pregavo piangendo ho visto un lampo di luce ed una voce che diceva:
(4) “Figlia mia, per farmi conoscere che sono Io, ubbidirò a lui, e dopo che ho dato prove d’ubbidienza, lui ubbidirà a Me”.
(5) E dicendo io: “Signore, temo assai di non dover ubbidire”. Ha soggiunto:
(6) “L’ubbidienza scioglie ed incatena, e siccome è catena, lega il Volere Divino coll’umano e ne forma un solo, in modo che l’anima non agisce col potere della volontà sua, ma col potere della Volontà Divina, e poi non sarai tu che ubbidirai, ma Io che ubbidirò in te”.
(7) Poi, tutto afflitto ha soggiunto: “Figlia mia, non te lo dicevo? Che tenerti in questo stato di vittima ed incominciare la strage in Italia mi riesce quasi impossibile?”
(8) Ond’io sono restata un poco più quieta, ma non sapevo in che modo doveva effettuarsi quest’ubbidienza.
(1) Onde venendo la solita ora d’essere sorpresa dal mio solito stato, con mia grande amarezza, ma amarezza tale che simile non ho provato in mia vita, la mia mente non sapeva più perdere i sensi, la mia vita, il mio tesoro, colui che formava tutta il mio gusto, il tutto amabile mio Gesù non ci veniva, cercavo di raccogliermi per quanto potevo, ma la mia mente la sentivo tanto vivace, da non potere né perdere i sensi né dormire, quindi, non facevo altro che rompere il freno alle lacrime, facevo per quanto potevo di seguire nel mio interno ciò ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Seguitando a non poter né perdere i sensi né dormire, la mia povera natura non ne poteva più, ed il mio carissimo Gesù, quando io mi sentivo più che mai convinta che non dovevo più vederlo, tutto all’improvviso è venuto e mi ha fatto perdere i sensi; sono stata colpita come da folgore. Chi può dire il timore, ma che, non era più padrona di me stessa, non stava più in mio potere il riacquistare i miei sensi. Gesù mi diceva:
(2) “Figlia mia, non temere, sono venuto per corroborarti; non vedi tu stessa come non ne puoi più? E come la tua natura senza di Me viene meno?”
(3) Ed io gli ho detto piangendo: “Ah! mia vita, senza di te sono morta, non mi sento più forze vitali; tu formavi tutto il mio essere, e mancandomi tu, il tutto mi manca; certo che se non seguiti a venire io me ne morrò di dolore”.
(4) E Lui: “Figlia diletta mia, tu dici Io sono la vita tua; ed Io ti dico che sei la vita mia vivente. Come me ne servii della mia Umanità per patire, così me ne servo della tua natura per continuare il corso dei miei patimenti in te; perciò tutta mia tu sei, anzi la mia stessa vita”.
(5) Mentre ciò diceva mi sono ricordata dell’ubbidienza e gli ho detto: “Dolce mio bene, mi farai ubbidire col farmi riavere da me stessa?”
(6) E Lui: “Figlia mia, Io, Creatore, ho ubbidito alla creatura col tenerti sospesa questi giorni, è ben giusto che la creatura ubbidisca al suo Creatore sottomettendosi alla mia Volontà, perché innanzi alla mia Volontà Divina la ragione umana non vale, e la ragione più forte innanzi alla Volontà Suprema si risolve in fumo”.
(7) Chi può dire quanto sono restata amareggiata, ma però rassegnata, facendone voto al Signore di non mai ritirare la mia volontà della sua neppure per un battere d’occhio, e siccome mi avevano detto che se era sorpresa da questo stato e non rinveniva da me stessa mi dovevano far morire, per ciò mi stavo preparando alla morte, ritenendola questa per gran fortuna, e pregavo il Signore che mi prendesse fra le sue braccia.
(8) Mentre ciò facevo, è venuto il confessore per farmi riavere, amareggiandomi maggiormente, tanto, che il Signore vedendomi così amareggiata mi ha detto nel mio interno:
(9) “Dille che mi conceda altri due giorni di sospensione, per dargli tempo a potersi regolare”.
(10) E così se ne è andato, lasciandomi tutta trafitta e come riempita d’amarezza; e Gesù facendo sentire di nuovo la sua voce mi ha detto:
(11) “Povera figlia, come l’amareggiano, mi sento lacerare il cuore nel vederti, coraggio, non temere figlia mia, e poi ricordati che per l’intervento dell’ubbidienza fosti sospesa da questo stato, se ora più non vogliono, Io pure ti farò ubbidire, non è questo il chiodo che più ti trafigge, il non dover ubbidire?”
(12) Ed io: “Sì”.
(13) “Ebbene, Io ti ho promesso di farti ubbidire, quindi non più voglio che ti amareggi. Ma però digli: “Con Me vogliono scherzare?” Guai a chi vuole scherzare con Me e lottare contro la mia Volontà”.
(14) Ed io: “Senza di te come faccio? Perché se non sono sorpresa da quello stato io non ti veggo”.
(15) E Lui: “Siccome non è la tua volontà d’uscire da questo stato di sacrificio, Io troverò altri modi come farmi vedere e trattenermi con te; non sei tu contenta?”
(16) Così la mattina seguente, senza perdere i sensi, si è fatto vedere sensibilmente col darmi qualche goccia di latte per ristorarmi, essendo estrema la mia debolezza.
(1) Il giorno 22 Novembre, continuando a sentirmi male, di nuovo il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
(2) “Diletta mia, te ne vuoi venire?”
(3) Ed io: “Sì, non più mi lasciare su questa terra”.
(4) E Lui: “Sì, ti voglio contentare una volta”.
(5) E mentre ciò diceva me sono sentita chiudere lo stomaco e la gola, in modo che dentro non entrava più niente, appena potevo tirare il respiro, sentendomi soffocare. Poi ho visto che Gesù benedetto ha chiamato gli angioli e li diceva: “Ora che la vittima se ne vieni, sospendete le fortezze, acciò i popoli facciamo ciò che vogliono”.
(6) Ed io: “Signore, chi sono quelli?”
(7) E Lui: “Sono gli angioli che custodiscono le città, finché le città sono assistite della fortezza della protezione divina comunicata agli angioli, non possono far niente, quando questa protezione le viene tolta, per le gravi colpe che commettono, lasciandoli a loro stessi, possono fare rivoluzione e qualunque sorta di male”.
(8) Onde io mi sentivo placida e vedendomi sola col mio caro Gesù ed abbandonata da tutte le creature, di cuore ne ringraziavo il Signore, e lo pregavo che si benignase di non farmi venire nessuno a darmi molestia. Mentre me ne stavo in questa posizione, è venuto la sorella e vedendomi male ha mandato a chiamare il confessore, il quale a via d’ubbidienza e riuscito a farmi aprire qualche poco la gola, e se si è uscito col darmi l’ubbidienza di non dover morire; povera chi ha che ci fare con le creature, che non conoscendo a fondo tutte le pene e strazi d’una povera anima, aggiungono alle pene maggiori dolori, ed è più facile d’aver da Dio compassione aiuto e sollievo, che dalle creature, anzi pare che vi aizzano maggiormente. Ma sempre sia benedetto il Signore, che il tutto dispone per la sua gloria ed il bene delle anime.
(1) Trovandomi con timori, dubbi, agitazioni, che tutto fosse opera del demonio, venendo il mio adorabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Io sono Sole che riempio di luce il mondo, ed andando all’anima si riproduce in detta anima un’altro Sole, in modo che a via di raggi di luce si saettano a vicenda continuamente. Ora, in mezzo a questi due Soli si riproducono delle nubi, quali sono le mortificazioni, le umiliazioni, contrarietà, sofferenze, ed altro; se questi sono veramente Soli, hanno tanta forza che col loro saettarsi continuamente di trionfare di queste nubi e di convertirle in luce; se poi sono Soli apparenti e falsi, queste nubi che si riproducono in mezzo hanno forza di convertire questi Soli in tenebre. Questo è il segno più certo per conoscere se sono Io o il demonio, e dopo che una persona ha ricevuto questo segno, può mettere la vita per confessare la verità ch’è luce e non tenebre”.
(3) Sono andata ruminando nella mia mente se si trovano in me questi segni, e mi veggo tanta difettosa, che non ho parola per manifestare la mia cattiveria. Ma però non mi sconfido, anzi spero che la misericordia del Signore voglia avere compassione di questa povera creatura.
(1) Questa mattina, trovandomi nel solito mio stato e continuando i miei timori, nel venire il benedetto Gesù gli ho detto: “Vita della mia vita, donde vieni che non mi fate ubbidire agli ordine dei superiori?”
(2) E Lui: “E tu, figlia mia, non vedi da dove viene il contrasto? Che il volere umano non si unisce col Divino e si danno il bacio insieme, in modo da formare un solo; e quando c’è contrasto tra questi due volere, essendo superiore il Volere Divino, il volere umano ci deve perdere per forza. E poi, che altro vogliono? Se Io ti ho detto che se vogliono ti faccio cadere in questo stato, se non vogliono ti faccio ubbidire, in riguardo all’ubbidienza che Io ti devo far cadere ed Io ti devo far riavere senza che loro vengano, lasciando la cosa indipendente da loro, e tutta a mia disposizione. Resta a Me se ti voglio tenere un minuto o mezz’ora in questo stato, se ti devo far soffrire o no, questo resta tutto a cura mia, e volendo loro diversamente sarebbe un volermi dettare leggi del modo, del come e del quando Io debbo fare le cose; questo sarebbe un volersi ficcare troppo nei miei giudizi e farmi da maestro, cui la creatura e tenuta di adorare e non d’investigare”.
(3) Sono lasciata che non ho saputo che rispondere. Vedendo che non rispondevo, ha soggiunto:
(4) “Questo non volersi persuadere mi dispiace assai; tu però nei contrasti e mortificazioni non avere il sguardo in quelli, ma fissalo in Me che fui il bersaglio delle contraddizioni, e soffrendoli tu verrai a renderti più simile a Me; così la tua natura non potrà spostarsi, ma ti resterai calma e quieta. Voglio che facci da parte tua, per quanto puoi ad ubbidirli, ed il resto lascialo a cura mia, senza turbarti”.
(1) Stavo nella mia mente pensando a questa ubbidienza dicendo: “Quelli hanno ragione di così comandarmi; poi non è qualche gran che, che il Signore mi faccia ubbidire nel modo da loro voluto. Oltre di che, quelli dicono: O ti facesse ubbidire, oppure dicesse la ragione perché vuole che venga il sacerdote a farti riavere da quello stato”. Mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:
(2) “Figlia mia, Io volevo che da loro stessi avessero trovato la ragione del mio operare, perché nella mia vita da che nacqui finché morii, essendo racchiuso la vita di tutta la Chiesa, il tutto si trova, le questioni più difficili confrontate a qualche passo che può uniformarsi alla mia vita, si risolvono; le cose più imbrogliate si sciolgono, e quelle più oscure ed ottuse che la mente umana quasi si perde in quella oscurità, vi ritrova la luce più chiara e risplendente. Questo significa che non hanno per regola del loro operare la mia vita, altrimenti avrebbero trovato la ragione. Ma giacché non hanno trovato loro la ragione, è necessario che Io parli e la manifesti”.
(3) Dopo ciò si è alzato e con impero ha detto, tanto, che io temevo:
(4) “Che significa quell’ostende te sacerdoti?”
(5) Poi facendosi un po’ più dolce ha soggiunto:
(6) “La mia potenza si estendeva da per ogni dove, e da qualunque luogo mi trovavo potevo operare i più strepitosi miracoli, eppure, quasi tutti i miracoli vi volli assistere personalmente, come nel risuscitare Lazzaro, vi andai, li feci togliere la lapide, quindi sciogliere e poi con l’impero della mia voce lo richiamai a vita. Nel risuscitare la fanciulla, la presi per mano con la mia destra, richiamandola a vita, e tante altre cose che stanno registrate nel Vangelo, che a tutti sono note, vi volli assistervi con la mia presenza. Ciò insegna che, essendo racchiusa la vita futura della Chiesa nella mia, il modo come deve comportarsi il sacerdote nel suo operare. E queste sono cose che appartengono a te, ma in modo generale, il tuo punto proprio lo troveranno sul calvario. Io, sacerdote e vittima ed innalzato sul legno della croce, vi volli un sacerdote che mi assistesse in quello stato di vittima, quale fu san Giovanni, che mi rappresentava la Chiesa nascente; in lui Io vedevo tutti: Papi, vescovi, sacerdoti, e tutti i fedeli insieme, ed egli, mentre mi assisteva, m’offriva qual vittima per la gloria del Padre e per il buon esito della Chiesa nascente. Questo non successe a caso, che un sacerdote mi assistesse in quello stato di vittima, ma tutto fu profondo mistero predestinato fino ab eterno nella mente divina, significando che scegliendo un’anima vittima per i gravi bisogni che nella Chiesa si trovano, un sacerdote Me la offre, Me l’assista, l’aiuta, l’incoraggia al patire; se queste cose si comprendono è bene, loro stessi ne riceveranno il frutto dell’opera che prestano, come san Giovanni, quanti beni non si ebbe per avermi assistito sul monte calvario? Se poi no, non fanno altro che mettere la mia opera in continui contrasti, distogliendomi i miei più belli disegni.
(7) Oltre di ciò la mia sapienza è infinita, e nel mandare qualche croce all’anima per santificarsi, non ne prende una, ma cinque, dieci, quanto a Me piace, acciocché non una sola, ma tutti questi insieme si santificassero. Come sul calvario, non fui Io solo, oltre ad avere un sacerdote, mi ebbi una Madre, mi ebbi gli amici ed anche i nemici, che nel vedere il prodigio della mia pazienza, molti mi credettero per Dio qual’ero e si convertirono; se Io fossi stato solo, avrebbero ricevuto questi grandi beni? Certo che no”.
(8) Ma chi può dire tutto ciò che mi ha detto, e spiegare i più minuti significati? L’ho detto al meglio che ho potuto, come nella mia rozzezza ho saputo dire, il resto spero che lo faccia il Signore, illuminandoli a farli comprendere ciò che io non ho saputo bene manifestare.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il benedetto Gesù mi ha comunicato le sue pene, e stando io sofferente vedevo una donna che piangeva dirottamente e diceva: “I re si sono collegati insieme ed i popoli periscono, e questi non vedendosi aiutati, protetti, anzi spogliati, si smarriranno, ed i re senza dei popoli non possono sussistere. Ma quello che mi fa più piangere, che veggo mancare le fortezze della giustizia, quali sono le vittime, unico e solo sostegno che mantiene la giustizia in questi tempi tristissimi; almeno mi dai tu la parola di non toglierti da questo stato di vittima?”
(2) Ed io, non so il perché, mi sono sentita tanto risoluta che ho risposto: “Questa parola non la do, no, ma mi starò finché il Signore vorrà, ma non appena Lui me lo dirà ch’è finito il tempo di far questa penitenza, non vi starò neppure un minuto dopo”. E quella nel sentire la mia irremovibile volontà, più piangeva, quasi volendomi muovere col suo pianto a dire il sì, ed io più che mai risoluta ho detto: “No, no”.
(3) E quella piangendo ha detto: “Sicché ci sarà giustizia, castighi, strage, senza nessun risparmio”.
(4) Però, avendolo detto al confessore mi ha detto che per ubbidienza ritirasse il no.