(1) Questa notte l’ho passato molto angustiata, vedevo il confessore che stava in atto di darmi divieti e comandi. Il benedetto Gesù per poco è venuto col dirmi solo:
(2) “Figlia mia, la parola di Dio è gioia, e chi l’ascolta e non la fruttifica con le opere, le dà una tinta nera e l’infanga”.
(3) Onde, sentendomi molto sofferente ho cercato di non dar retta a ciò che vedevo, quando al meglio è venuto il confessore col dirmi che Monsignore comandava assolutamente che non dovesse venire più il sacerdote a farmi uscire dal solito mio stato, ma che da me stessa dovevo uscirne, cosa che per ben diciott’anni non ho potuto mai ottenere, per quante lacrime e preghiere, voti e promesse ho fatto innanzi all’Altissimo, perché, lo confesso innanzi a Dio, che tutto ciò che ho potuto passare di sofferenze non sono state per me vere croci, ma gusti e grazie di Dio, ma la sola e vera croce per me è stata la venuta del sacerdote. Quindi, conoscendo per tanti anni di esperienza l’impossibilità dell’esito, il mio cuore era lacerato dal timore di non dover ubbidire, non facendo altro che versare lacrime amarissime, pregando quel Dio che solo scorge il fondo del cuore, d’aver pietà della posizione in cui mi trovavo. Mentre pregavo piangendo ho visto un lampo di luce ed una voce che diceva:
(4) “Figlia mia, per farmi conoscere che sono Io, ubbidirò a lui, e dopo che ho dato prove d’ubbidienza, lui ubbidirà a Me”.
(5) E dicendo io: “Signore, temo assai di non dover ubbidire”. Ha soggiunto:
(6) “L’ubbidienza scioglie ed incatena, e siccome è catena, lega il Volere Divino coll’umano e ne forma un solo, in modo che l’anima non agisce col potere della volontà sua, ma col potere della Volontà Divina, e poi non sarai tu che ubbidirai, ma Io che ubbidirò in te”.
(7) Poi, tutto afflitto ha soggiunto: “Figlia mia, non te lo dicevo? Che tenerti in questo stato di vittima ed incominciare la strage in Italia mi riesce quasi impossibile?”
(8) Ond’io sono restata un poco più quieta, ma non sapevo in che modo doveva effettuarsi quest’ubbidienza.