MaM
Messaggio del 25 settembre 2003:Cari figli, anche oggi vi invito ad avvicinarvi al mio cuore. Solo così comprenderete il dono della mia presenza qui in mezzo a voi. Desidero guidarvi, figlioli, al cuore di mio figlio Gesù, ma voi fate resistenza e non volete aprire i vostri cuori alla preghiera. Io vi invito di nuovo, figlioli: non siate sordi, ma comprendete che il mio invito è salvezza per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1899

2-50 Luglio 30, 1899 Sulla carità e sulla stima della parola di Gesù.

(1) Si continua quasi sempre lo stesso. Questa mattina, trasportandomi Gesù secondo il suo solito fuori di me stessa, siamo passati da mezzo molta gente e la maggior parte di queste, intenti a giudicare le azioni altrui senza guardare le proprie, il mio diletto Gesù mi ha detto:

(2)Il mezzo più sicuro per essere retto col prossimo è non guardare affatto ciò che essi fanno, ché guardare, pensare e giudicare è tutto l’istesso, poi guardando il prossimo, vieni a defraudare l’anima propria, quindi ne avviene che non è retto né per sé, né per il prossimo, né per Dio.

(3) Dopo ciò, gli ho detto: “Mio unico bene, è da qualche tempo che non mi avete dato neppure un bacio”. E così ci siamo ambedue baciato. E volendomi quasi correggere, ha soggiunto:

(4)Figlia mia, quello che ti raccomando è di conservare e di farne stima delle mie parole, perché la mia parola è eterna e santa come Me stesso e conservandola nel tuo cuore e profittando, avrai la tua santificazione e ne riceverai in ricompensa uno splendore eterno, prodotto dalla mia parola, facendo diversamente, l’anima tua riceverà un vuoto e ne resterai a Me debitrice”.

2-51 Luglio 31, 1899

(1) Continuando Gesù a venire, questa mattina, ma però sempre in silenzio, ma io ne ero contentissima purché avessi il mio tesoro Gesù, perché avendo Lui avevo tutti i miei contenti, molte cose comprendevo nel vederlo della sua bellezza, della sua bontà ed altro, ma siccome era tutto per mezzo d’intelligenza e per via di comunicazione intellettuale, perciò la bocca non sa esprimere niente, onde le passo in silenzio.

2-52 Agosto 1, 1899 Silenzio e pianto di Gesù per le creature. Sulla purità.

(1) Questa mattina il mio soavissimo Gesù, trasportandomi fuori di me stessa, mi faceva vedere la corruzione in cui è decaduto il genere umano. Fa orrore a pensarlo! Mentre mi trovavo in mezzo a queste gente, Gesù diceva quasi piangendo:

(2)Oh! uomo, come ti sei deturpato, deformato, snobilitato, oh! uomo, Io ti ho fatto perché fossi mio vivo tempio e tu invece ti sei fatto abitazione del demonio; guarda anche le piante, coll’essere coperte di foglie e di fiori e frutti, ti insegnano l’onestà, il pudore che tu devi avere del tuo corpo e tu avendo perduto ogni pudore ed anche soggezione naturale che dovresti avere, ti sei reso peggiore delle bestie, tanto che non ho più a chi rassomigliarti. Immagine mia tu eri, ma ora non più ti riconosci, anzi mi fai tanto orrore delle tue impurità, che mi fai nausea al vederti e tu stesso mi costringi a fuggire da te”.

(3) Mentre così diceva Gesù, io mi sentivo straziare dal dolore nel vederlo così amareggiato il mio diletto Gesù, perciò li ho detto: “Signore, avete ragione che non trovate più niente di bene nell’uomo e che è giunto a tale cecità che non sa neppure più tenersi alle leggi della natura, onde se volete guardare l’uomo, non farete altro che mandare castighi, perciò vi prego ad avere di mira alla vostra misericordia e così sarà rimediato tutto”. Mentre così dicevo, Gesù mi ha detto:

(4)Figlia, dammi tu un ristoro alle mie pene”.

(5) Nell’atto di dire così, si è tolto la corona di spine che pareva incarnata nella sua adorabile testa e me l’ha conficcato nella mia, vi sentivo dolori acerbissimi, ma ero contenta che si ristorava Gesù. Dopo ciò, mi ha detto:

(6)Figlia, Io amo grandemente le anime pure e come dagli impuri sono costretto a fuggire, queste invece come da calamita sono tirato a fare soggiorno con loro. Alle anime pure volentieri impresto la mia bocca per farli parlare con la stessa mia lingua, sicché non hanno da durare fatica per convertire le anime; in dette anime Io mi compiaccio non solo di continuare in loro la mia passione e così continuare ancora la Redenzione, ma quello che è più, mi compiaccio sommamente di glorificare in loro le mie stesse virtù”.

2-53 Agosto 2, 1899. Minacce di castighi. Parla sulla corrispondenza.

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù si faceva vedere tutto afflitto e quasi adirato cogli uomini, minacciando i soliti castighi e di far morire gente all’improvviso sotto a fulmini, a grandine e fuoco, io l’ho pregato assai che si placasse e Gesù mi ha detto:

(2)Sono tante le iniquità che s’innalzano dalla terra al Cielo, che se mancasse per un quarto d’ora la preghiera ed anime che stessero vittime innanzi a Me, Io farei uscire fuoco dalla terra ed inonderei le gente”.

(3) Poi ha soggiunto: “Vedi quante grazie dovevo versare sulle creature, ma perché non trovo corrispondenza sono costretto a ritenerle in Me, anzi me le fanno cambiare in castigo. Badi tu oh figlia mia, a corrispondermi alle tante grazie che sto versando in te, che la corrispondenza è la porta aperta per farmi entrare nel cuore ed ivi formare la mia abitazione, la corrispondenza è come quella buona accoglienza, quella stima che si usa a quelle persone quando vengono a far visite, in modo che attirate da quel rispetto, da quelle maniere di affabilità che si usa con loro, sono costrette a venire altre volte e giungono a non sapersene distaccare. Il tutto sta nel corrispondermi ed a misura che mi corrispondono e trattano loro in terra, Io mi porterò con loro in Cielo, facendoli trovare le porte aperte, inviterò tutta la corte celeste ad accoglierli e li collocherò nel più sublime trono, ma sarà tutto al contrario per chi non mi corrisponde”.

2-54 Agosto 7,1899 Sul nulla di noi stessi.

(1) Questa mattina l’amabile mio Gesù non ci veniva. Dopo tanto aspettare e riaspettare, finalmente è venuto, era tanta la mia confusione ed annichilazione, che non sapevo dirgli niente; Gesù mi ha detto:

(2)Quanto più ti annienterai e conoscerai il tuo nulla, tanto più la mia Umanità, spiccando raggi di luce ti comunicherà le mie virtù”.

(3) Io gli ho detto: “Signore, sono tanto cattiva e brutta che faccio orrore a me stessa, che sarà innanzi a Voi?”

(4) E Gesù: “Se tu sei brutta, sono Io che ti posso rendere bella”.

(5) E nell’atto di così dire, ha mandato una luce da Sé all’anima mia e pareva che le comunicasse la sua bellezza e poi, abbracciandomi, ha incominciato a dire:

(6)Quanto sei bella, ma bella della mia stessa bellezza, perciò sono attirato ad amarti”.

(7) Chi può dire quanto sono restata più che mai confusa? Ma il tutto sia a sua gloria.

2-55 Agosto 8, 1899 L’anima rassegnata sta sempre in riposo.

(1) Continua a farsi vedere, quando appena, e quasi adirato cogli uomini e per quanto l’ho pregato che versasse in me le sue amarezze, è stato impossibile e senza darmi retta a ciò che gli dicevo, mi ha detto:

(2)La rassegnazione assorbisce tutto ciò che può essere di pena e di disgustoso alla natura e lo converte in dolce ed essendo l’Essere mio pacifico, tranquillo, in modo che qualunque cosa potrà succedere in cielo ed in terra, non può ricevere neppure il minimo alito di turbazione, quindi la rassegnazione ha la virtù d’innestare nell’anima queste stesse mie virtù. L’anima rassegnata sta sempre in riposo, non solo essa, ma fa riposare tranquillamente anche Me in lei”.

2-56 Agosto 10, 1899 Della giustizia e come Gesù resta ferito della semplicità.

(1) Mentre questa mattina il mio dolce Gesù è venuto, mi ha trasportato fuori di me stessa ed è scomparso, ed avendomi lasciato sola, ho visto che dal cielo scendevano come due candelabri di fuoco e che poi, dividendosi in tanti pezzi, si formavano tanti fulmini e grandine che scendevano in terra e facevano strazio grandissimo sulle piante e sugli uomini. Era tanto l’orrore e la cattività del temporale, che non si poteva neppure pregare e le persone non potevano giungere a ritirarsi alle proprie case. Chi può dire quanto sono restata spaventata? Onde mi sono messa a pregare per placare il Signore, e Lui ritornando, ho visto che in mano portava come una bacchetta di ferro e alla punta una palla di fuoco e mi ha detto:

(2)La mia giustizia è lungamente trattenuta e con ragione vuole vendicarsi contro le creature, mentre loro hanno ardito di distruggere in loro ogni giustizia. Ah! si, niente di giusto trovo nell’uomo; si è tutto contraffatto, nelle parole, nelle opere e nei passi, tutto è inganno, tutto è frode, tutto è ingiusto, sicché penetrando nel cuore, interno ed esterno, non è altro che una sentina di vizi. Povero uomo, come ti sei ridotto!

(3) Mentre così diceva, la bacchetta che teneva in mano la dimenava in atto di ferire l’uomo. Io gli ho detto: “Signore, che fai?”

(4) E Lui: “Non temere, vedi, questa palla di fuoco che farà fuoco, e non colpirà che i cattivi, i buoni non ne riceveranno nocumento”.

(5) Ed io ho soggiunto: “Ah, Signore! chi è buono? Tutti siamo cattivi, vi prego di non guardare a noi, ma alla vostra infinita misericordia, e così resterete placato per tutti”. Dopo ciò ha soggiunto:

(6)Figlia della giustizia è la verità. Come sono Io Verità eterna che non inganno né mi possono ingannare, così l’anima che possiede la giustizia fa rilucere in tutte le sue azioni la verità; quindi, conoscendo per esperienza la vera luce della verità, se qualcuno vuole ingannarla, alla mancanza di quella luce che avverte in sé, subito conosce l’inganno, onde avviene che con questa luce della verità non inganna sé stessa, né il prossimo, né può ricevere inganno.

(7) Frutto che produce questa giustizia e questa verità, è la semplicità, un’altra qualità dell’Essere mio, l’essere semplice, tanto che penetro ovunque, non ci è cosa che possa opporsi a farmi penetrare dentro, penetro nel Cielo e negli abissi, nel bene e nel male; ma l’Essere mio semplicissimo, penetrando anche nel male non s’imbratta, anzi non ne riceve il minimo adombramento. Così l’anima, con la giustizia e con la verità, raccogliendo in sé questo bel frutto della semplicità, penetra nel Cielo, s’introduce nei cuori per condurli a Me, penetra in tutto ciò che è bene e trovandosi coi peccatori a vedere il male che fanno, non resta imbrattata, perché essendo semplice subito si sbriga, senza ricevere nocumento alcuno. E’ tanto bella la semplicità, che il mio cuore resta ferito ad un solo sguardo d’un anima semplice, è di ammirazione agli angeli e agli uomini”.

2-57 Agosto 12, 1899 Gesù la trasforma tutta in Sé e l’insegna la carità.

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù, dopo che mi ha fatto per qualche tempo aspettare, è venuto dicendomi:

(2)Figlia mia, questa mattina voglio uniformarti tutta a Me: Voglio che pensi con la mia stessa mente, che guardi coi miei stessi occhi, che ascolti con le mie stesse orecchie, che parli con la mia stessa lingua, che operi con le mie stesse mani, che cammini coi miei stessi piedi e che mi ami col mio stesso Cuore”.

(3) Dopo ciò, Gesù univa i suoi sensi, nominati di sopra, ai miei e vedevo che mi dava la sua stessa forma; non solo, ma mi dava la grazia di farne quell’uso che ne fece Lui stesso e poi ha seguitato a dire:

(4)Grazie grandi Io verso in te, ti raccomando a saperle conservare”.

(5) Ed io: “Temo assai oh mio diletto Gesù nel conoscermi tutta piena di miserie, e che invece di far bene faccio cattivo uso delle grazie vostre. Ma quel che più mi fa temere, è la lingua, che spesso mi fa sdrucciolare nella carità del prossimo”.

(6) E Gesù: “Non temere, t’insegnerò Io stesso il modo che devi tenere a parlare col prossimo.

(7) La prima cosa, quando ti si dice qualche cosa che riguarda il prossimo, getta uno sguardo sopra te stessa ed osserva se tu sei colpevole di quel stesso difetto, ed allora il voler correggere è un voler indignare Me e scandalizzare il prossimo.

(8) La seconda: Se tu ti vedi libera di quel difetto, allora sollevati, e cercherai di parlare come avrei parlato Io; così parlerai con la mia stessa lingua. Facendo così, mai difetterai nella carità del prossimo, anzi, coi tuoi discorsi farai bene a te, al prossimo ed a Me mi darai onore e gloria”.

2-58 Agosto 13, 1899 Minacce di castighi e cerca di placarlo.

(1) Continuava a farsi vedere questa mattina, quando appena, minacciando sempre castighi e mentre io facevo per pregarlo che si placasse, come un lampo mi sfuggiva davanti. L’ultima volta che è venuto, si faceva vedere crocifisso; mi sono messa vicino a baciare le sue santissime piaghe, facendo varie adorazioni, ma mentre ciò facevo, invece di Gesù Cristo ho visto la mia stessa immagine. Sono lasciata sorpresa ed ho detto: “Signore, che sto facendo? A me stessa sto facendo le adorazioni? Questo non si può fare”. E nell’atto stesso si è cambiato nella persona di Gesù Cristo e mi ha detto:

(2)Non ti meravigliare che ho preso la tua stessa immagine. Se Io soffro in te continuamente, quale meraviglia è che ho preso la tua stessa forma? E poi, non è per farti una mia stessa immagine che ti faccio soffrire?

(3) Io sono rimasta tutta confusa e Gesù è scomparso. Sia tutto a gloria sua, sia benedetto sempre il suo santo nome.

2-59 Agosto 15, 1899 Gesù l’ordina la carità. Festa della Mamma Celeste. Le dà l’ufficio di Mamma in terra.

(1) Il mio dolcissimo Gesù questa mattina è venuto tutto festoso, portando un nembo di graziosissimi fiori tra le mani e mettendosi nel mio cuore, con quei fiori ora si circondava la testa, ora se li teneva tra le mani, tutto ricreandosi e compiacendosi. Mentre festeggiava con questi fiori, parendo di aver fatto grande acquisto, si è voltato a me e mi ha detto:

(2)Diletta mia, questa mattina sono venuto per mettere nel tuo cuore in ordine tutte le virtù. Le altre virtù possono stare separate l’una dall’altra, ma la carità lega ed ordina tutto. Ecco quello ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)