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Messaggio del 28 febbraio 1986:L’onestà, l’amore, l’umiltà e la sincerità vi porteranno a me.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 4-162 Dicembre 15, 1902 Resta inchiodata con Gesù. L’uomo sta per essere schiacciato dal peso della giustizia divina

(1) Continuando il mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa ed ho trovato il mio adorabile Gesù gettato a terra, crocifisso, che tutti lo calpestavano, ed io per impedire che ciò facessero, mi sono distesa sopra per poter ricevere sopra di me ciò che facevano a Nostro Signore. E mentre stavo in quella posizione ho detto: “Signore, che vi costa che quei stessi chiodi che trafiggono voi, trafiggano me insieme?” In questo mentre, mi sono trovata inchiodata con quei stessi chiodi che tenevano confitto il benedetto Gesù, Lui sotto ed io sopra; ed in questa posizione ci siamo trovati in mezzo a quei uomini che vogliono il divorzio, e Gesù mandava a quelli tanti raggi di luce prodotti dalle sofferenze che Gesù ed io soffrivamo, e quelli restavano abbagliati e confusi. E comprendevo che se il Signore si compiacerà di farmi continuare a soffrire, quando quelli verranno per ciò fare, riceveranno qualche smacco senza che concluderanno nulla.

(2) Dopo ciò è scomparso, restando io sola a soffrire, e poi è ritornato di nuovo ma non crocifisso, e si è gettato nelle mie braccia, ma tanto si è reso pesante che le mie povere braccia non la facevano e stavo in atto di farlo cadere a terra. Onde, vedendo che più che facevo e sforzavo non potevo contenere quel peso, era tanta la pena che sentivo che dirottamente piangevo, e Lui vedendo il pericolo certo di cadere ed il mio pianto, piangeva insieme. Che scena straziante, onde facendomi violenza l’ho baciato nel volto, baciandomi Lui insieme gli ho detto: “Vita e fortezza mia, da me sono debole e nulla posso, ma con voi tutto posso; perciò fortificate la mia debolezza con l’infondermi la vostra stessa fortezza, e così potrò portare il peso della vostra persona, unico mezzo per poterci a vicenda risparmiarci questo dispiacere, io di farvi cadere e voi di soffrire la caduta”. Nel sentire ciò, Gesù mi ha detto:

(3) “Figlia mia, e tu non comprendi il significato della mia pesantezza? Sappi che è il peso enorme della giustizia che né Io posso più sopportarlo, né tu potrai contenerlo, e l’uomo dal peso della giustizia divina sta per essere schiacciato”.

(4) Io nel sentire ciò piangevo, e Lui, quasi per distrarmi, siccome prima di venire tenevo un timore forte che non dovessi ubbidire su di certe cose, ha aggiunto:

(5) “E tu diletta mia, perché tanto temi che non ti facessi ubbidire? Non sai che quando tiro, unisco, immedesimo un’anima con Me, comunicandole i miei segreti, il primo tasto che metto, e che suono più bello e che comunico il suono a tutti gli altri tasti, è il tasto dell’ubbidienza? Tanto che se gli altri tasti non stanno in comunicazione col primo tasto, vi suoneranno d’un modo discordante, che mai potrà essere gradevole al mio udito. Perciò non temere, e poi, non tu ma Io ubbidirò in te, ed essendo ubbidienza che spetterà a Me di fare, lascia fare a Me, senza darti pensiero, ché Io solo so bene quello che si conviene, ed il modo come farmi conoscere”.

(6) Detto ciò è scomparso ed io mi sono trovata in me stessa. Sia sempre benedetto il Signore.