25-34 Marzo 31, 1929 Diritti assoluti del Divino Volere. Come la volontà umana cambiò la sorte umana e divina. Come Gesù, se l’uomo non avesse peccato, doveva venire sulla terra glorioso e con lo scettro del comando. L’uomo doveva essere il portatore del suo Creatore.
(1) Sento in me la continua potenza del Fiat Divino che mi involge con tale impero, che non mi dà tempo alla mia morente volontà di fare il minimo atto e si gloria non di farla morire del tutto, perché se ciò facesse perderebbe il suo prestigio d’operare sopra d’una volontà umana che mentre viva, volontariamente subisce l’atto vitale del Fiat Divino sopra della sua, ed essa si contenta di vivere morendo per dar vita e dominio assoluto al Supremo Volere, che vittorioso dei suoi diritti divini, stende i suoi confini e canta vittoria sulla morente volontà della creatura,
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(1) Sento in me la continua potenza del Fiat Divino che mi involge con tale impero, che non mi dà tempo alla mia morente volontà di fare il minimo atto e si gloria non di farla morire del tutto, perché se ciò facesse perderebbe il suo prestigio d’operare sopra d’una volontà umana che mentre viva, volontariamente subisce l’atto vitale del Fiat Divino sopra della sua, ed essa si contenta di vivere morendo per dar vita e dominio assoluto al Supremo Volere, che vittorioso dei suoi diritti divini, stende i suoi confini e canta vittoria sulla morente volontà della creatura, la quale sebbene morendo, sorride e si sente felice e onorata che un Voler Divino tiene il suo campo d’azione nell’anima sua. Ora mentre mi sentivo sotto l’impero del Fiat Divino, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia piccola del mio Voler Divino, tu devi sapere che sono diritti assoluti del mio Fiat Divino di tenere il primato su ciascun atto della creatura, e chi li nega il primato le toglie i suoi diritti divini, che le sono dovuti di giustizia, perché è creatore del voler umano. Chi può dirti figlia mia, quanto male può fare una creatura quando giunge a sottrarsi dalla Volontà del suo Creatore, vedi, bastò un’atto di sottrazione del primo uomo alla nostra Volontà Divina che giunse a cambiare la sorte delle umane generazioni, non solo ma la stessa sorte della nostra Divina Volontà. Se Adamo non avesse peccato, l’Eterno Verbo ch’è la stessa Volontà del Padre Celeste, doveva venire sulla terra glorioso, trionfante e dominatore, accompagnato visibilmente dal suo esercito angelico, che tutti dovevano vedere, e con lo splendore della sua gloria doveva affascinare tutti e attirare tutti a sé con la sua bellezza. Coronato da re e con lo scettro del comando per essere re e capo dell’umana famiglia, in modo da dargli il grande onore di poter dire: “Teniamo un re uomo e Dio”. Molto più che il tuo Gesù non scendeva dal Cielo per trovare l’uomo malato, perché se non si fosse sottratto dalla mia Volontà Divina, non dovevano esistere malattie né di anima, né di corpo, perché fu l’umana volontà che quasi affogò di pene la povera creatura; il Fiat Divino era intangibile d’ogni pena e tale doveva essere l’uomo. Quindi Io dovevo venire a trovare l’uomo felice, santo e con la pienezza dei beni con cui l’avevo creato. Invece perché volle fare la sua volontà, cambiò la nostra sorte e siccome era decretato che Io dovevo scendere sulla terra, e quando la Divinità decreta, non c’è chi la sposta, solo cambiai modo e aspetto, ma vi scesi, ma sotto spoglie umilissime, povero, senza nessun apparato di gloria, sofferente e piangendo e carico di tutte le miserie e pene dell’uomo. La volontà umana mi faceva venire a trovare l’uomo infelice, cieco, sordo e muto, pieno di tutte le miserie, ed Io per guarirlo le dovevo prendere sopra di Me, e per non incuterli spavento, dovevo mostrarmi come uno di loro, per affratellarli e darli le medicine e rimedi che ci volevano. Sicché l’umano volere tiene la potenza di rendersi felice o infelice, santo o peccatore, sano o malato. Vedi dunque se l’anima si decide di fare sempre, sempre, la mia Divina Volontà e di vivere in Essa, cambierà la sua sorte e la mia Divina Volontà si slancerà sopra la creatura, la farà sua preda e dandogli il bacio della Creazione, cambierà aspetto e modo, e stringendola al suo seno gli dirà: “Mettiamo tutti da parte, per te e per Me sono ritornati i primi tempi della Creazione, tutto sarà felicità tra te e Me, vivrai in casa nostra, come figlia nostra, nell’abbondanza dei beni del tuo Creatore”. Senti mia piccola neonata della mia Divina Volontà, se l’uomo non avesse peccato, non si fosse sottratto dalla mia Divina Volontà, Io sarei venuto sulla terra, ma sai come? Pieno di maestà, come quando risuscitai dalla morte, che sebbene avessi la mia Umanità simile all’uomo, unita all’Eterno Verbo, ma con quale diversità la mia Umanità risuscitata era glorificata, vestita di luce, non soggetta né a patire, né a morire, ero il divino trionfatore. Invece la mia Umanità, prima di morire era soggetta, sebbene volontariamente, a tutte le pene, anzi fui l’uomo dei dolori. E siccome l’uomo aveva ancora gli occhi abbacinati dall’umano volere, e quindi ancor malato, pochi furono quelli che mi videro risuscitato, che servì per confermare la mia Risurrezione. Quindi me ne salì al Cielo per dare il tempo all’uomo di prendere i rimedi e le medicine, affinché guarisse e si disponesse a conoscere la mia Divina Volontà, per vivere non della sua, ma della mia, e così potrò farmi vedere pieno di maestà e di gloria in mezzo ai figli del mio regno. Perciò la mia Resurrezione è la conferma del Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra. Dopo un sì lungo dolore sofferto dalla mia Divina Volontà per tanti secoli, di non tenere il suo regno sulla terra, il suo assoluto dominio, era giusto che la mia Umanità mettesse in salvo i suoi diritti divini e realizzasse il mio ed il suo scopo primiero di formare il suo regno in mezzo alle creature.
(3) Oltre di ciò, tu devi sapere, per maggiormente confermarti come la volontà umana cambiò la sorte sua e quella della Divina Volontà a suo riguardo. In tutta la storia del mondo due solo hanno vissuto di Volontà Divina senza mai fare la loro, e fu la Sovrana Regina ed Io, e la distanza, la diversità, tra Noi e le altre creature è infinita, tanto che neppure i nostri corpi lasciarono sulla terra, erano serviti come reggia al Fiat Divino ed Esso si sentiva inseparabile dai nostri corpi e perciò reclamò e con la sua forza imperante rapì i nostri corpi insieme con le anime nostre nella sua patria celeste. Ed il perché di tutto ciò? Tutta la ragione sta perché mai la nostra volontà umana ebbe un’atto di vita, ma tutto il dominio ed il suo campo d’azione fu solo della mia Divina Volontà. La sua potenza è infinita, il suo amore è insuperabile”.
(4) Dopo ciò ha fatto silenzio ed io mi sentivo che nuotavo nel mare del Fiat, ed oh! quante cose comprendevo, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, col non fare la mia Divina Volontà, la creatura mette in scompiglio l’ordine che tenne la Divina Maestà nella Creazione, disonora sé stessa, scende nel basso, si mette a distanza col suo Creatore, perde il principio, il mezzo e la fine di quella Vita Divina che con tanto amore le venne infusa nell’atto d’essere creata. Noi amavamo tanto quest’uomo, che mettevamo in lui, come principio di vita la nostra Divina Volontà, volevamo sentirci rapire da lui, volevamo sentire in lui la nostra forza, la nostra potenza, la nostra felicità, il nostro stesso eco continuo, e chi mai poteva farci sentire e vedere tutto ciò, se non la nostra Divina Volontà bilocata in lui? Volevamo vedere nell’uomo il portatore del suo Creatore, il quale doveva renderlo felice nel tempo e nell’eternità. Perciò il non fare la nostra Divina Volontà, sentimmo al vivo il gran dolore della nostra opera disordinata, il nostro eco finì, la nostra forza rapitrice che doveva rapirci per dargli nuove sorprese di felicità si convertì in debolezza, insomma si capovolse. Ecco perciò che non possiamo tollerare un tal disordine nell’opera nostra, e se tanto ho detto sul mio Fiat Divino è proprio questo lo scopo, che vogliamo mettere l’uomo nell’ordine, affinché ritorni sui primi passi della sua creazione, e scorrendo in lui l’umore vitale del nostro Volere forma di nuovo il nostro portatore, la nostra reggia sulla terra, la sua e la nostra felicità”.
25-35 Aprile 4, 1929 Come i primi che vivranno nel Fiat Divino saranno come il lievito del regno della Divina Volontà.
(1) Il mio abbandono è nel Voler Santo, che come calamita potente mi attira a Sé, per somministrarmi a sorsi a sorsi la sua Vita, la sua luce, le sue conoscenze prodigiose, ammirabili e adorabili. Onde la mia povera mente si perdeva in Esso, ed il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, i primi che faranno la mia Divina Volontà e vivranno in Essa, saranno come il lievito del suo regno. Le tante conoscenze che ti ho manifestato sopra del mio Fiat Divino saranno come la farina al pane, la quale trovando il lievito, resta fermentata quanta farina si metta, ma non basta la farina, ma ci vuole il lievito e l’acqua per formare il vero pane, per nutrire le umane generazioni. Così mi è necessario il lievito dei pochi che vivono nel mio Voler Divino, e la molteplicità delle sue conoscenze, che serviranno come massa di luce che daranno tutti i beni che ci vogliono per alimentare e felicitare tutti quelli che vogliono vivere nel regno della mia Divina Volontà. Perciò non ti impensierire se sei sola e pochi sono quelli che conoscono in parte ciò che riguarda la mia Divina Volontà, purché si forma la piccola porzione del lievito, unito alle sue conoscenze, il resto verrà da per sé”.
(3) Dopo ciò stavo seguendo gli atti del Fiat Divino nella Creazione, e mentre seguivo i suoi atti nel cielo, nel sole, nel mare, nel vento, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(4) “Figlia mia, guarda, tutto ciò che serve in modo universale a tutta l’umana famiglia è sempre una, invece le altre cose che non servono in modo universale sono molteplice. Il cielo è uno e si stende sul capo di tutti, il sole è uno e serve di luce a tutti, l’acqua è una e perciò si dà a tutti e sebbene sembra divisa in tante fonti, mari, pozzi, ma da dove scende tiene la forza unica; la terra è una e si stende sotto i piedi di tutti. E come nell’ordine naturale della Creazione, così nell’ordine soprannaturale. Dio è l’Essere universale ed è uno, e come uno è il Dio di tutti si dà a tutti, involge tutti, si trova dappertutti, fa bene a tutti, ed è vita di tutti. Unica la Vergine e perciò Madre e Regina universale di tutti. Unico il tuo Gesù, e perciò dovunque ed in modo universale si stende la mia Redenzione, tutto ciò che Io feci e soffrii sono a disposizione di tutti e di ciascuno. Unica è la piccola neonata della mia Divina Volontà, e perciò tutto l’universo intero riceveranno in modo universale tutti i beni delle manifestazioni e conoscenze del mio Fiat Divino, che come sacro deposito ho deposto in te, affinché più che splendido sole splenda i suoi innumerevoli raggi per illuminare tutto il mondo intero. Quindi tutto ciò che ti dico contengono la virtù universale, che si darà a tutti e farà bene a tutti. Perciò sii attenta e segui sempre la mia Divina Volontà”.
26-1 Aprile 7, 1929 Baci al sole, uscita in giardino, gara tra vento e sole. Festa di tutta la Creazione. Nota scordante e nota d’accordo. La nuova Eva.
(1) La mia povera mente è sempre di ritorno nel centro del Voler Divino, sento che non posso farne a meno di valicare il suo mare interminabile e di tuffarmi sempre più in esso per non vedere, sentire e toccare se non che Volontà Divina. Oh! Volontà adorabile, innalza le tue onde altissime fino nelle celesti regioni, e trasporta la piccola esiliata, la tua neonata, dalla tua Volontà in terra fin nella tua Volontà in Cielo. Deh! abbi pietà della mia piccolezza, e compi sopra di me l’ultimo tuo atto in terra, per ricominciare il tuo atto continuato in
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(1) La mia povera mente è sempre di ritorno nel centro del Voler Divino, sento che non posso farne a meno di valicare il suo mare interminabile e di tuffarmi sempre più in esso per non vedere, sentire e toccare se non che Volontà Divina. Oh! Volontà adorabile, innalza le tue onde altissime fino nelle celesti regioni, e trasporta la piccola esiliata, la tua neonata, dalla tua Volontà in terra fin nella tua Volontà in Cielo. Deh! abbi pietà della mia piccolezza, e compi sopra di me l’ultimo tuo atto in terra, per ricominciare il tuo atto continuato in Cielo.
(2) Onde, scrivo solo per obbedire e con grande mia ripugnanza. Dopo quarant’anni e più che non avevo uscito all’aperto, oggi mi hanno voluto uscire in giardino sopra d’una sedia colle rotelle; ora come sono uscita mi sono trovato che il sole mi investiva coi suoi raggi, come se mi volesse darmi il suo primo saluto ed il suo bacio di luce. Io ho voluto rendergli la pariglia dandogli il mio bacio, e ho pregato le bambine e le suore che mi accompagnavano che tutti dessero il loro bacio al sole, baciando in esso quella Divina Volontà che come Regina stava velata di luce, e tutti l’hanno baciato. Ora, chi può dire la mia emozione dopo tanti anni, nel trovarmi di fronte a quel sole, che il mio amabile Gesù se ne aveva servito di darmi tante similitudini ed immagini della sua adorabile Volontà? Mi sentivo investita non solo dalla sua luce, come pure dal suo calore, ed il vento volendo fare la gara col sole mi baciava col suo leggiero venticello per rinfrescare i baci caldi che mi dava il sole; sicché mi sentivo che non finivano mai di baciarmi, il sole da una parte ed il vento dall’altra. Oh! come sentivo al vivo il tocco, la vita, il respiro, l’aria, l’amore del Fiat Divino nel sole e nel vento, toccavo con mano che le cose create sono veli che nascondono quel Volere che le ha create. Ora, mentre mi trovavo sotto l’impero del sole, del vento, della vastità del cielo azzurro, il mio dolce Gesù si è mosso in modo sensibile nel mio interno, come se non volesse essere meno del sole, del vento, del cielo, mi ha detto:
(3) “Figlia diletta del mio Volere, oggi tutti fanno festa per la tua uscita, tutta la corte celeste hanno sentito il brio del sole, la gioia del vento, il sorriso del cielo, e tutti hanno corso per vedere che c’era di nuovo, e nel vedere te investita dalla luce del sole che ti baciava, il vento che ti carezzava, il cielo che ti sorrideva, hanno tutti compreso che la potenza del mio Fiat Divino muoveva gli elementi a festeggiare la sua piccola neonata. Quindi, tutta la corte Celeste unendosi con tutta la Creazione, non solo fanno festa, ma sentono le nuove gioie e felicità che per la tua uscita le dà la mia Divina Volontà. Ed Io essendo spettatore di tutto ciò, non solo faccio festa dentro di te, ma non mi sento pentito che creai il cielo, il sole e tutta la Creazione, anzi mi sento più felice, perché di essa gode la piccola figlia mia; mi si ripetono le gioie, i contenti, la gloria quando il tutto fu creato, quando l’Adamo innocente non aveva fatto risuonare la nota del dolore della sua volontà ribelle in tutta la Creazione, che spezzò il brio, la felicità, il dolce sorriso che teneva la mia Divina Volontà nel sole, nel vento, nel cielo stellato, da dare alle creature, perché figlia mia, l’uomo col non fare la mia Divina Volontà, vi mise nell’opera nostra della Creazione la sua nota scordante, perciò perdette l’accordo con tutte le cose create, e Noi sentiamo il dolore ed il disonore che nell’opera nostra c’è una corda scordata, che non fa un bel suono, e questo suono scordato allontana dalla terra i baci, le gioie, i sorrisi che contiene la mia Divina Volontà nella Creazione, perciò chi fa la mia Volontà e vive in Essa è la nota d’accordo con tutti, il suo suono contiene non nota di dolore, ma di gioia e di felicità, ed è tanta armoniosa che tutti avvertono, anche gli stessi elementi, che c’è la nota della mia Volontà nella creatura, e mettendo come tutto da parte vogliono godersi colei che tiene quella Volontà, di cui sono tutti animati e conservati”.
(4) Gesù ha fatto silenzio ed io gli ho detto: “Amor mio, tu mi hai detto tante volte che chi vive nella tua Divina Volontà è sorella con tutte le cose create; voglio vedere se la mia sorella luce mi riconosce, e sai come? Se guardandola non mi abbaglia la vista”.
(5) E Gesù: “Certo che ti riconoscerà, provaci e vedrai”.
(6) Io ho guardato fisso nel centro della sfera del sole, e la luce pareva che carezzava la mia pupilla, ma senza abbagliarmi, in modo che ho potuto guardare nel suo centro il suo gran mare di luce; com’era terso e bello, com’è vero che simboleggia l’infinito, l’interminabile mare di luce del Fiat Divino. Ho detto: “Grazie oh! Gesù che mi hai fatto conoscere dalla mia sorella luce”. E Gesù ha ripreso il suo dire:
(7) “Figlia mia, anche al respiro è riconosciuta chi vive nel mio Volere da tutta la Creazione, perché ciascuna cosa creata sente in quella creatura la potenza del Fiat, e la supremazia che Dio le diede su tutta la Creazione. Guarda e senti figlia mia, nel principio che Adamo ed Eva furono creati, fu dato l’eden per loro abitazione, nel quale erano felici e santi; questo giardino è similitudine di quell’eden, sebbene non così bello e fiorito. Or sappi che ho permesso di far venire te in questa casa, dov’è circondata da giardino, per essere la nuova Eva, non l’Eva tentatrice che meritò d’essere messa fuori dall’eden felice, ma l’Eva riformatrice e ripristinatrice, che chiamerà di nuovo il regno della mia Divina Volontà sulla terra. Ah! sì, tu sarai il germe, il cemento al tarlo che tiene l’umano volere, tu sarai il principio dell’era felice, perciò accentro in te la gioia, i beni, la felicità del principio della Creazione, e amo di ripetere le conversazioni, le lezioni, gli ammaestramenti che avrei dato se l’uomo non si fosse sottratto dalla nostra Divina Volontà. Quindi sii attenta, ed il tuo volo in Essa sia continuo”.
26-2 Aprile 12, 1929 La Creazione, atto di adorazione profonda della Divina Trinità.
(1) Stavo tutta abbandonata nel Fiat Divino, la sua luce eclissava la mia piccolezza e mi trasportava lassù, fin nel seno dell’Eterno, dove non si vedeva altro che luce, santità, bellezza, che infondeva adorazione profonda, da sentirmi cambiata la mia piccola esistenza in un’atto solo d’adorazione per quel Dio che tanto mi ha amato e mi ama. Onde, mentre la mia mente si perdeva nella luce del Divino Volere, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la santità del nostro Essere Divino; la potenza unica della nostra Volontà di cui siamo investiti, in modo che se siamo distinte nelle Persone, ma la nostra Volontà è sempre una che opera in Noi, che domina, che regge; il nostro amore eguale, reciproco ed incessante, produce in Noi la più profonda adorazione tra le Divine Persone, sicché tutto ciò che esce da Noi, non sono altro che atti di adorazione profonda di tutto il nostro Essere Divino. Quindi, quando il nostro Fiat Divino volle uscire in campo con la sua potenza creatrice, operatrice e vivificatrice, tutta la Creazione, come il nostro Fiat si pronunziava, così uscivano da Noi atti di adorazione profonda, onde il cielo non è altro che un’atto d’adorazione profonda dell’immensità del nostro Essere Divino, e perciò dappertutto si vede cielo e di notte e di giorno, l’immensità del nostro Essere sprigionava dal nostro seno l’immensità della nostra adorazione e stendeva sull’universo l’azzurro cielo per chiamare tutti quelli che avrebbero abitato la terra nell’unica nostra Volontà, per unificarli nell’immensità della nostra adorazione, in modo che in virtù del nostro Fiat, l’uomo si doveva stendere nell’immensità del suo Creatore, per formare il suo cielo d’adorazione profonda a Colui che lo aveva creato. Il sole è un’atto d’adorazione della nostra luce interminabile, il quale è tale e tanta la foga della sua adorazione profonda, che non si contenta di farsi vedere nell’alto, sotto la volta del cielo, ma dal centro della sua sfera scende i suoi raggi di luce fino nel basso della terra, plasmando e toccando tutto con le sue mani di luce, investe tutto e tutti con la sua adorazione di luce, e chiama piante, fiori, alberi, uccelli e creature a formare una sola adorazione nella Volontà di chi le ha create. Il mare, l’aria, il vento, e tutte le cose create, non sono altri che atti di adorazione profonda del nostro Essere Divino, che, chi da lontano e chi da vicino chiamano la creatura nell’unità del nostro Fiat, a ripetere gli atti profondi della nostra adorazione, e facendo suo ciò che è nostro, può darci il sole, il vento, il mare, la terra fiorita, come adorazioni profondi che sa e può produrre la nostra Volontà unica nella creatura. Che cosa non può fare il nostro Fiat? Con la sua forza unica può tutto, unisce tutto, tiene in atto tutto, e unisce Cielo e terra, Creatore e creatura, e ne forma un solo”.
(3) Detto ciò si è ritirato nella profondità della sua luce, e ha fatto silenzio. Ond’io sono rimasta a continuare il mio giro nella Creazione, per seguire quell’adorazione profonda del mio Creatore in tutte le cose create. Oh! come si sentiva in ciascuna cosa il profumo dell’adorazione divina, si toccava con mano il loro alito adorato; si sentiva nel vento l’adorazione penetrante, imperante del nostro Creatore, che investendo tutta la terra, ora con soffio leggero, ora con onde impetuose, ora con aliti carezzevoli, ci investe tanto e ci chiama all’adorazione che il vento possiede del suo Creatore; chi può dire la forza del vento? Esso in pochi minuti gira tutto il mondo, e ora con impero, ora con gemiti, ora con voce flebile, e ora urlante, ci investe e ci chiama ad unirci a quell’adorazione divina che dà al suo Creatore. E seguendo il mio giro vedevo il mare, in quelle acque cristalline, in quel mormorio continuo, nelle sue onde altissime, Gesù diceva che quel mare non era altro che un’atto di profonda adorazione della purità divina, adorazione del loro amore che mormora continuamente, e nelle onde l’adorazione della fortezza divina che muove come leggera paglia tutto e tutti. Oh! se il Fiat Divino regnasse nelle creature, a tutti farebbe leggere in ciascuna cosa creata l’adorazione distinta che ciascuna cosa possiede del nostro Creatore, e unificandoci con tutta la Creazione, una doveva essere l’adorazione, uno l’amore, una la gloria al Ente Supremo. Oh! Volontà Divina, vieni a regnare e fa che una sia la Volontà di tutti. . .
26-3 Aprile 16, 1929 Per chi vive nel Fiat, è scambio di vita tra il Fiat e l’anima. Amore duplicato.
(1) Le privazioni del mio dolce Gesù si fanno più a lungo, ed io non faccio altro che sospirare e gemere il suo ritorno. E per quanto vivo tutta abbandonata nel Fiat Divino, le sue privazioni sono ferite tanto profonde e acerbe, che più che cerva ferita mando i miei gridi di dolore, che se potessi assorderei Cieli e terra e muoverei tutto al pianto, per un dolore sì straziante e per una privazione sì grande, che mi fa sentire il peso d’un dolore infinito e d’una ferita sempre aperta, menochè quei pochi momenti che mi parla del suo Volere Divino che mi sembra che si chiuda, ma per riaprirsi con dolore più acerbo, e perciò sono costretta nei miei scritti, a vergare la mia nota dolente della piccola anima mia, che più che cerva ferita, mando i miei gridi di dolore, per ferire quel Gesù che mi ferisce, chi sa, ferito, mi ritorni e metta tregua alla mia nota dolente. Onde, mentre mi sentivo immersa nel dolore della sua privazione e tutta abbandonata nel suo Volere, si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Coraggio o figlia, non ti abbandonare nel tuo dolore, ma sali più su. Tu sai che hai un compito da compiere, e questo compito è tanto grande, che neppure il dolore della mia privazione deve fermarti, anzi, deve servirti come salire più su nella luce della mia Divina Volontà. Il tuo incontro con Essa dev’essere continuo, perché è scambio di vita che dovete fare: Essa si deve dare continuamente a te, e tu ad Essa. E tu sai che il moto, il palpito, il respiro, dev’essere continuo, altrimenti la vita non può esistere, e tu faresti mancare la tua vita nel mio Fiat, e sentirebbe il dolore che la sua piccola figlia, la sua cara neonata, le fa mancare in Esso il suo moto, il suo palpito, il suo respiro, sentirebbe lo strappo della sua neonata, che per sentire la sua vita come Vita sua, la tiene sempre in atto di nascere, senza metterla fuori dal suo seno, neppure per farla fare un passo, e tu ti sentiresti mancare la Vita del suo moto continuo, del suo palpito, del suo respiro; sentiresti il vuoto d’una Volontà Divina nell’anima tua. No, no, figlia mia, non voglio nessun vuoto della mia Volontà in te. Ora, tu devi sapere che ogni manifestazione sul mio Fiat Divino che ti faccio, sono come tanti scalini in cui scende il mio Volere nell’anima, per prenderne il possesso, per formare il suo regno, e l’anima sale al Cielo per trasportarlo dal Cielo in terra. Perciò è un compito grande e non conviene per qualunque ragione, ancorché fosse santa, perdere tempo. E tu vedi come Io stesso mi eclisso nel mio Voler Divino per dare tutto il luogo ad Esso, e se faccio le mie scappatine nel venire, è solo per trattare, per riordinare e farti conoscere ciò che appartiene alla mia Divina Volontà, perciò sii attenta ed il tuo volo in Essa sia continuo”.
(3) Dopo di ciò seguitava a sentirmi oppressa per le privazioni di Gesù e pensavo tra me: “Come è scemato il suo amore verso di me, confrontato a quello che mi portava prima, mi sembra che appena le ombre mi sono restate dell’amore di Gesù. Ma mentre ciò pensavo si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, ogni atto fatto nella mia Divina Volontà duplica il mio amore verso di te, quindi, dopo tanti atti che hai fatto in Essa, posso dire che il mio amore è cresciuto tanto, che debbo allargare la tua capacità per poterti far ricevere il mio crescente amore che sorge in Me in ogni atto che fai nella mia Divina Volontà. Perciò il mio amore è più intenso e centuplicato di più da quello di prima, quindi puoi star sicura che il mio amore non ti mancherà mai, mai”.
26-4 Aprile 21, 1929 Come la Divina Volontà è pienezza. Come Adamo prima di peccare possedeva la pienezza della santità. La Vergine e tutte le cose create possiedono questa pienezza.
(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, mi sento che non posso farne a meno di starmi nella cara eredità che il mio dolce Gesù, con tanto amore mi diede dicendomi: “Figlia, te l’affido a te affinché mai ne esca, e facci risuonare il tuo eco continuo da un punto all’altro, in modo che tutto il Cielo può sentire che la nostra interminabile eredità del nostro Fiat sulla terra non è isolata, ma è abitata dalla piccola figlia nostra, lei girerà sempre in Essa per far compagnia a tutti gli atti del nostro Volere, e a tutti
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(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, mi sento che non posso farne a meno di starmi nella cara eredità che il mio dolce Gesù, con tanto amore mi diede dicendomi: “Figlia, te l’affido a te affinché mai ne esca, e facci risuonare il tuo eco continuo da un punto all’altro, in modo che tutto il Cielo può sentire che la nostra interminabile eredità del nostro Fiat sulla terra non è isolata, ma è abitata dalla piccola figlia nostra, lei girerà sempre in Essa per far compagnia a tutti gli atti del nostro Volere, e a tutti i suoi appartamenti”. Perciò mi è caro e dolce vivere nella mia celeste eredità, mi sentirei mancare la vita senza di Essa. Onde, mentre giravo in Essa, il mio sempre amabile Gesù girava insieme con me e tutto amore mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Divina Volontà è tutta pienezza, non c’è cosa che non possieda: Immensità di luce, santità inarrivabile, interminabilità senza confini, generatrice incessante, vede tutto, sente e plasma tutto. Tutto ciò è natura nel mio Fiat Divino, perciò gli atti suoi possiedono la pienezza di tutti i beni, quindi per poter rinchiudere un solo suo atto nel fondo dell’anima, è necessario che si sgombri di tutta sé stessa, ritorni nel vuoto del nulla come nell’atto quando fu creata, affinché il mio Voler Divino trovi lo spazio del nulla per poter deporre un suo atto di pienezza, il quale possedendo la virtù generatrice incessante, un’atto chiamerà l’altro, in modo che nulla deve mancare, né pienezza di luce, di santità, d’amore, di bellezza, né molteplicità di atti divini. Perciò la santità fatta nel mio Voler Divino possiede tutta la pienezza, ma tanto, che se Iddio volesse darle di più, non troverebbe luogo dove mettere altra luce, altra bellezza, e Noi diremo: “Tutta bella sei, né altra bellezza possiamo aggiungerti, tanto sei bella, sei opera del nostro Volere, e ciò basta per essere un’opera degna di Noi”. E l’anima dirà: “Sono il trionfo del vostro Fiat Divino, perciò sono tutta ricca e bella, possiedo la pienezza d’un atto del vostro Volere Divino, il quale tutta mi riempie, e se vorresti darmi di più, non so dove mettere”. Tale fu la pienezza della santità d’Adamo prima di cadere nel labirinto della sua volontà umana, perché possedeva il primo atto del nostro Fiat generatore della sua Creazione, e perciò possedeva pienezza di luce, di bellezza, di fortezza, di grazia, tutte le qualità del nostro Fiat riflettevano in lui e lo abbellivano tanto, che Noi stessi ci sentivamo rapiti nel guardarlo, nel vedere in lui così ben scolpita la nostra cara immagine che formava in lui il nostro Essere Divino. E perciò ad onta che cadde non perdette la vita né la speranza rigeneratrice del nostro Fiat, perché avendo posseduto nel principio della sua vita la pienezza dell’atto suo, non volle perdere colui che lo aveva posseduto. La Divinità si sentì talmente legata con Adamo, che non si sentì di sbandirlo per sempre; perdere ciò che una volta è stato posseduto dal nostro Fiat ci vuol troppo, la nostra forza si sentirebbe debole, il nostro amore, il fuoco che possiede si ristringerebbe per non farlo, sarebbe il vero imbarazzo divino, perdere colui che ha posseduto un’atto solo della pienezza della nostra Volontà. Tale pienezza di santità la possedette l’altezza della Sovrana Regina, e perciò nessun vuoto c’è in Lei, si riempì tanto, che mari di luce, di grazie, di bellezza, di potenza possiede. È tale e tanta la sua pienezza, che non abbiamo dove mettere, e Lei non ha dove ricevere, perché è l’unica celeste creatura che visse sotto l’impero dell’atto del nostro Fiat Divino e che può dire: “Sono un’atto di Volontà Divina ed in questo sta tutto il segreto della mia bellezza, potenza, grandezza e fin della mia maternità”. Che cosa non può fare un’atto del nostro Fiat? Tutto, la sua prerogativa è la pienezza di tutto; un’atto di Esso è il sole, e possiede la pienezza della luce, e se si potesse domandare al sole: Vorresti più luce? Risponderebbe: Ne ho tanta che posso dare luce a tutti, e mentre la do non la perdo, perché possiedo la sorgente della luce dell’atto del Fiat Divino. Il cielo è un’atto di Esso, perciò dovunque si stende, è tanta la sua pienezza che non trova dove stendere di più le sue tende azzurre. Il vento è un’atto del nostro Fiat Divino, e perciò possiede la pienezza dell’impero, della forza; chi può resistere alla forza del vento? Nessuno, fa gioco di tutto, e con la sua forza imperante sradica città, alberi innalza, e atterra come se fosse paglia ogni cosa. Tutta la Creazione, ogni cosa creata possiede la pienezza dell’atto del nostro Fiat, e perciò nessuna è misera, tutte sono ricche della pienezza voluta dal nostro Voler Divino, né nessuna cosa fa bisogno di nulla, sono in natura ricche per loro stesse. Il mare possiede la pienezza delle acque, la terra la pienezza delle piante, e di tante diversità di piante, perché tutte sono parti dell’atto del nostro Voler Divino. Ora figlia mia, il vivere nella mia Divina Volontà è proprio questo, possedere e godere la pienezza dei beni divini, in modo che nulla le deve mancare, né santità, né luce, né bellezza, saranno i veri parti del mio Fiat adorabile”.
26-5 Aprile 28, 1929 Come il Fiat Divino rende inseparabile la creatura da Dio. Straripamento Divino per la creatura. Tutto è al sicuro in chi vive nel Fiat, e come tutto è pericolante in chi fa l’umana volontà.
(1) Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino per seguire i suoi atti nella Creazione, e giunta nell’eden, la mia povera mente si è fermata nell’atto quando creava l’uomo, e alitandolo gli infondeva la vita, e pregavo Gesù che alitasse la povera anima mia per infondermi il primo alito divino della Creazione, affinché col loro alito rigeneratore potessi ricominciare la mia vita tutta nel Fiat, a secondo lo scopo ché mi avevano creata. Ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno, come in atto di volermi alitare e mi ha detto:
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(1) Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino per seguire i suoi atti nella Creazione, e giunta nell’eden, la mia povera mente si è fermata nell’atto quando creava l’uomo, e alitandolo gli infondeva la vita, e pregavo Gesù che alitasse la povera anima mia per infondermi il primo alito divino della Creazione, affinché col loro alito rigeneratore potessi ricominciare la mia vita tutta nel Fiat, a secondo lo scopo ché mi avevano creata. Ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno, come in atto di volermi alitare e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, è nostra Volontà che la creatura risalga nel nostro seno, tra le nostre braccia creatrici per ridarle il nostro alito continuato, ed in questo alito darle la corrente che genera tutti i beni, gioie e felicità, ma per poter dare questo alito, l’uomo deve vivere nel nostro Volere, perché solo in Esso lo può ricevere, e Noi darlo. Il nostro Fiat tiene tale virtù, da rendere inseparabile la creatura da Noi, e ciò che Noi siamo e facciamo per natura, lei lo può fare per grazia. Noi col creare l’uomo non lo mettevamo a distanza da Noi, e per averlo insieme con Noi le davamo la nostra stessa Volontà Divina, la quale gli darebbe il primo atto ad operare insieme col suo Creatore; fu questa la causa che il nostro amore, la nostra luce, le nostre gioie, la potenza e bellezza nostra rigurgitarono tutte insieme, e straripando fuori del nostro Essere Divino imbandivano la mensa a colui che avevamo con tanto amore formato con le nostre mani creatrici e generato col nostro stesso alito. Volevamo goderci l’opera nostra, vederlo felice della nostra stessa felicità, abbellito della nostra bellezza, ricco della nostra ricchezza, molto più che era Volontà nostra di starci vicino con la creatura, operare insieme e trastullarci insieme con essa; i giuochi non si possono fare da lontano, ma da vicino. Ecco perciò che per necessità di creazione e per mantenere integra l’opera nostra e lo scopo con cui l’avevamo creata, l’unico mezzo era dotare l’uomo di Volontà Divina, la quale lo avrebbe conservato come uscì dalle nostre mani creatrici, e lui avrebbe goduto tutti i beni nostri, e Noi dovevamo godere perché lui era felice. Perciò non ci sono altri mezzi per fare che l’uomo ritorni al suo posto d’onore, e che rientri di nuovo ad operare insieme col suo Creatore, e a vicenda si trastullino insieme, che rientrare di nuovo nel nostro Fiat, affinché ce lo porti trionfante nelle nostre braccia che lo stanno aspettando per stringerlo forte nel nostro seno divino, e dirgli: “Finalmente, dopo seimila anni sei tornato, hai andato errante, hai provato tutti i mali, perché non c’è bene senza del nostro Fiat, hai provato abbastanza e toccato con mano ciò che significa uscire da Esso, perciò non uscirne più e vieni a riposarti e a godere ciò ch’è tuo, perché nel nostro Volere tutto ti fu dato”. Quindi figlia mia, sii attenta, tutto ti daremo se vivi sempre nel nostro Fiat, il nostro alito prenderà piacere a fiatarti sempre, per strariparti le nostre gioie, la nostra luce, la nostra santità, e comunicarti l’attitudine delle nostre opere, affinché sempre insieme possiamo tenere la piccola figlia rigenerata dalla nostra Divina Volontà”.
(3) Detto ciò si è ritirato nel mio interno, ed io continuavo a seguire gli atti innumerevoli del Fiat Divino, ed il benedetto Gesù ha ripreso a dire:
(4) “Figlia mia, è prerogativa del mio Voler Divino mettere al sicuro tutto ciò che possiede. Quindi quando entra nell’anima, come possessore di essa, tutte le cose le mette al sicuro: Mette al sicuro la santità, la grazia, la bellezza, le virtù tutte, e per fare che tutto fosse al sicuro, fa sostituire nell’anima la sua santità divina, la sua bellezza, le sue virtù, tutto in modo divino, e mettendovi il suo suggello ch’è intangibile da ogni cambiamento, rende la creatura intangibile da ogni pericolo. Sicché per chi vive nel mio Volere nulla c’è più da temere, perché Lui ha assicurata ogni cosa con la sua assicurazione Divina. Invece la volontà umana rende tutto pericolante, anche la stessa santità, le virtù, che non sono sotto il dominio continuo del mio Fiat, sono soggetti a pericoli continuati e oscillazioni continui; le passioni tengono le vie aperte per mettere tutto sossopra e gettare a terra le virtù, la santità, formate con tanti sacrifici. Se non c’è la virtù vivificatrice e alimentatrice continua del mio Volere, che chiude tutte le porte e tutte le vie a tutti i mali, l’umana volontà tiene porta e vie per far entrare il nemico, il mondo, la stima propria, le miserie, le turbazione, che sono il tarlo delle virtù e della santità, e quando c’è il tarlo non c’è forza sufficiente per essere fermi e perseveranti nel bene, perciò tutto è pericolante quando non regna la mia Divina Volontà. Oltre di ciò, è tanto il male che non regni in mezzo alle creature la nostra Divina Volontà, che tutte le cose stanno in continua oscillazione, la nostra stessa Creazione, tutti i beni della Redenzione sono intermittenti, perché non trovando nell’umana famiglia il nostro Fiat regnante, non sempre può dare gli stessi beni, anzi molte volte ci dobbiamo servire della Creazione e Redenzione per armarla contro dell’uomo, perché l’umano volere si mette contro del nostro, e Noi di giustizia dobbiamo colpirli, per farli comprendere che non regnando il nostro Volere, l’umano respinge i nostri beni e ci costringe a punirli; la stessa gloria che ci dà la creatura per mezzo della Creazione e Redenzione, non è fissa, muta ad ogni atto di volontà umana. Quindi il piccolo interesse che ci doveva dare la creatura del suo amore e della sua gloria che ci dovrebbe dare, perché tanto l’avevamo dato, non è neppure rendita fissa, ma tutto è intermittente, perché la sola nostra Volontà tiene virtù di rendere irremovibili e continuati gli atti suoi, e quelli dov’Essa regna. Sicché finché non regni il nostro Fiat Divino, tutto è pericolante; la Creazione, la Redenzione, i sacramenti tutti stanno in pericoli, perché l’umano volere ora abusa, ora non riconosce Colui che tanto lo ha amato e beneficato, ora calpesta sotto dei suoi piedi gli stessi nostri beni; perciò, finché non regni il nostro Volere che getterà in mezzo alle creature l’ordine divino, la sua fermezza e armonia ed il suo giorno perenne di luce, di pace, tutto starà in pericolo per lui e per Noi, le stesse cose nostre staranno sotto l’incubo del pericolo e non potranno dare alle creature i beni abbondanti che essi contengono”.
26-6 Maggio 4, 1929 Potenza, incanto, impero d’un anima che vive nel Volere Divino, come tutto gira intorno a lei e padroneggia lo stesso Creatore.
(1) Il mio abbandono nel Fiat Divino continua, e la mia povera mente ora si ferma ad un punto, ora all’altro di Esso, ma non sa uscire da dentro l’immensità dei suoi confini interminabili; anzi non trova né vie, né porte per uscirne. E mentre cammino nel Voler Divino, lo lascio dietro di me, e mentre lo lascio dietro mi si fa avanti con la sua Maestà, a destra e a sinistra, fin sotto dei miei passi e mi dice: “Sono tutto per te, per darti la mia Vita e formarla in te, sicché non c’è altro per te che la mia Volontà Divina e adorabile”. Ora, mentre la mia povera mente si perdeva in Esso, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi vive nel mio Voler Divino sente in sé l’atto continuo e costante dell’operato divino del mio Fiat Divino, quest’atto continuo generato dalla sua potenza nella creatura, tiene tale forza, tale impero su tutti, che rapisce tutti col suo dolce incanto, in modo che tutti girano intorno a lei, gli angeli, i santi, la Trinità Sacrosanta, le sfere e la Creazione tutta, tutti vogliono essere spettatori per godere una scena sì dolce, incantevole e bella dell’atto continuo della creatura nel Fiat Divino, essa entra nel banco dell’Ente Supremo, e unificandosi nell’atto continuo del suo Creatore, lei non fa altro che mettere fuori, col suo atto continuo, le innumerevoli bellezze, i suoni più dolci, le rarità insuperabili delle qualità del suo Creatore. E quello che più rapisce è nel vedere la sua piccolezza, che tutta ardita e coraggiosa, senza nulla temere, come se volesse padroneggiare lo stesso Creatore, per fargli piacere, per rapirlo a sé, per chiedergli il regno del suo Volere sulla terra, prende e mette fuori da dentro il banco divino tutte le nostre gioie e felicità come se volesse esaurirle, e vedendo che non le esaurisce non si stanca, ripete il suo atto continuato, in modo che tutti aspettano che finisca, e non vedendola finire si stringono intorno a lei, tanto che essa diventa luogo di centro e tutti girano intorno, per non perdere una scena sì consolante e non mai vista, cioè l’atto continuo della piccolezza umana nell’unità del Fiat Supremo. Molto più che l’operato continuo è solo di Dio e nel vederlo ripetere dalla creatura desta le più grandi sorprese che fa stupire Cieli e terra. Piccola figlia mia, se tu sapessi che significa un’atto continuo nella mia Volontà, quest’atto è incomprensibile a mente creata, essa è la bilocatrice del nostro atto continuo, essa entra nel nostro atto e fa sorgere e mette fuori, mostrando a tutti la nostra rara bellezza, il nostro amore invincibile, la nostra potenza che tutto può, la nostra immensità che tutto abbraccia, vorrebbe dire a tutti: “Guardate chi è il nostro Creatore”. E Noi la facciamo fare e godiamo nel vedere che la piccolezza della creatura vuol darci il nostro paradiso, ed il nostro Essere Divino, come nostro e come suo. Che cosa non può fare e darci chi vive nel nostro Fiat? Tutto! Molto più che stando in terra questa felice creatura, in virtù del libero arbitrio, tiene la virtù conquistatrice, ciò che non tengono neppure i santi in Cielo, e con questa può conquistare e moltiplicare il bene che vuole. Ed il nostro Volere che la tiene dentro di Sé, la rende conquistatrice del nostro Essere Divino”.
26-7 Maggio 9, 1929 Com’era necessario che accentrasse in Luisa la santità umana per consumarla, e dar principio alla Santità del vivere nel Voler Divino. Come il patire volontario è qualcosa di grande innanzi a Dio.
(1) Avevo letto nel primo volume dei miei scritti come Nostro Signore mi aveva detto che voleva che io accettassi d’entrare in battaglia col nemico infernale, nelle dure prove che mi sottoposi. Ond’io pensavo tra me: “Mi sembra che ci sia contraddizione, perché Gesù mi ha detto tante volte che chi vive nella sua Volontà Divina non è soggetto né a tentazioni, né a turbazione, né il nemico tiene potere di poter entrare nel Fiat Divino, perché questo lo brucerebbe più dello stesso fuoco dell’inferno, e per non restare più bruciato fugge dall’anima che vive in Esso”. Ora,
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(1) Avevo letto nel primo volume dei miei scritti come Nostro Signore mi aveva detto che voleva che io accettassi d’entrare in battaglia col nemico infernale, nelle dure prove che mi sottoposi. Ond’io pensavo tra me: “Mi sembra che ci sia contraddizione, perché Gesù mi ha detto tante volte che chi vive nella sua Volontà Divina non è soggetto né a tentazioni, né a turbazione, né il nemico tiene potere di poter entrare nel Fiat Divino, perché questo lo brucerebbe più dello stesso fuoco dell’inferno, e per non restare più bruciato fugge dall’anima che vive in Esso”. Ora, mentre ciò, e a tant’altre cose pensavo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tu ti sbagli, né ci sono contraddizioni. Tu devi sapere che dovendoti chiamare in modo tutto speciale a vivere nella mia Divina Volontà, per fartela conoscere e per mezzo tuo far conoscere agli altri la santità del vivere in Essa, per farla regnare sulla terra, era necessario che accentrassi in te tutta la santità umana per consumarla in te, per dar principio alla vera santità del vivere nel mio Volere Divino. La santità nell’ordine umano doveva essere lo sgabello, il trono della santità nell’ordine della mia Divina Volontà. Ecco perciò che fin dal principio in cui ti chiamai allo stato di vittima, e a tutto ciò che soffristi in quell’epoca, Io te lo dicevo prima per domandarti se tu accettassi, e dopo che tu accettavi, allora ti mettevo in quello stato di pena, volevo da te il patire volontario, non forzato, perché era la tua volontà che volevo far morire, e accendere sopra della tua volontà, quasi come spenta fiammella, il gran fuoco del Sole del mio Fiat. Il patire volontario è qualche cosa di grande innanzi alla nostra Maestà Suprema, e perciò sulla morte del tuo volere, affogato di pene, poteva la mia Volontà avere il dominio e disporti a ricevere il bene più grande delle sue conoscenze. Non fu il mio patire tutto volontario, nessuno poteva imporsi su di Me, che formò il gran bene della Redenzione? Quindi, tutto ciò che tu soffriste allora, non fu altro che completazione dell’ordine della santità nel modo umano, perciò quasi nulla ti dicevo della santità del vivere nel mio Voler Divino, volevo completare l’una per incominciare l’altra, e quando vidi che nulla mi negasti di ciò che Io volevo, a costo anche della tua vita, e mentre nulla mi negavi, la tua volontà perdeva la via e si trovava in continuo atto di morire, la mia faceva la sua via e riacquistava la sua Vita in te, e come riacquistava la sua Vita, così si svelava dicendoti la sua lunga storia, il suo dolore e come sospira di venire a regnare in mezzo alle creature. La mia parola è vita, e come più che tenero padre ti parlavo del mio Fiat, così andavo formando la sua Vita in te, perché mai mi avresti capito ciò che riguardava il mio Volere se non avresti avuto la sua Vita in te, perché di ciò che forma vita si ha il vero interesse di comprendere e difendere; ciò che non forma vita entra nell’ordine secondario, non primario, e non si sente il vero amore che si può avere alla propria vita. Onde alla stessa Vita del mio Fiat formata in te, Io potevo affidare tutte le sue conoscenze per poter formare altrettante Vite di Esso nelle creature, e poi, dovevo far di te ciò che feci di Me: Io quando venni sulla terra osservai tutte le leggi, mi sottoposi a tutti i sacrifici della legge antica in modo perfetto, che nessun’altro fino allora aveva osservato, e dopo che tutto completai in Me, consumando nella mia umanità tutte le leggi e santità di modo antico, l’abolì e diedi principio alla nuova legge di grazia e alla nuova santità che portai sulla terra. Così ho fatto di te: Accentrai in te le pene, i sacrifici, le battaglie della santità presente per completarla, e così poter rincominciare la nuova santità del vivere nel mio Volere, cioè il Fiat Voluntas tua come in Cielo così in terra. Ora, dove sono le contraddizioni che tu dici? Quando l’anima entra nel mio Volere per farvi vita perenne, il nemico non può più avvicinarsi, la sua vista resta accecata dalla luce del mio Fiat, né può vedere ciò che la felice creatura opera in questa luce divina. La luce si schermisce di tutto, domina tutti, è intangibile, né si fa offendere, né offende, e se qualcuno la vuol toccare o stringerla nelle sue mani, con rapidità incantevole sfugge, e quasi scherzevole la spruzza di luce; tocca tutto, abbraccia tutti per far bene a tutti, ma non si fa toccare da nessuno. Tale è la mia Divina Volontà, chiude l’anima nella sua luce, e col suo impero eclissa tutti i mali, e lei vivendo di luce, tutto si converte in luce, in santità e pace perenne, sicché i mali si smarriscono e perdono la via, le turbazione, le tentazioni, le passioni, il peccato, restano tutti spezzati di gambe e non sanno più camminare. Perciò sii attenta, ed il tuo vivere nel mio Fiat sia continuo”.
26-8 Maggio 12, 1929 Come chi vive nel Fiat Divino è la narratrice delle opere divine. L’ascensione. Causa perché non lasciò il regno della Divina Volontà sulla terra.
(1) Continuando il mio solito abbandono nel Fiat Divino, stavo seguendo gli atti di Esso nella Creazione, mi sembrava che unendomi ai suoi atti, ora facevo un’atto di luce, ora un’atto d’immensità, ora un’atto di potenza, e così via via. Ma mentre ciò facevo, il mio sempre amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà e segue gli atti suoi, è la narratrice di tutte le opere nostre. Sicché come tu giri nel sole per ripetere insieme con la mia Volontà ciò che feci nel creare
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(1) Continuando il mio solito abbandono nel Fiat Divino, stavo seguendo gli atti di Esso nella Creazione, mi sembrava che unendomi ai suoi atti, ora facevo un’atto di luce, ora un’atto d’immensità, ora un’atto di potenza, e così via via. Ma mentre ciò facevo, il mio sempre amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi vive nella mia Divina Volontà e segue gli atti suoi, è la narratrice di tutte le opere nostre. Sicché come tu giri nel sole per ripetere insieme con la mia Volontà ciò che feci nel creare il sole, ci fai la narratrice della storia della sua luce, e l’Ente Supremo nel sentirsi ripetere da te tutta la storia del sole, ciò che racchiude, il bene che fa, si sente ridare tutta la gloria della sua luce, e come la luce brilla sopra tutte le cose, investe tutto, riempie l’aria, così si sente il tuo eco vicino e lontano, nel basso e nell’altezza dei cieli, e sussurrando al nostro orecchio ci fa la narratrice della luce, e ci glorifica tanto che ci dai un sole di gloria. Oh! come restiamo felicitati da parte della creatura, perché da Noi fu creato un’astro così benefico per tutta la terra. E come non amare chi vive nel nostro Fiat Divino? Lei raccoglie tutte le nostre qualità e felicità sparse in tutto il creato, e ora ci fa la narratrice del cielo e ci dice la storia della sua immensità, e ci dà la gloria del cielo intero; ora ci dice la storia del mare, e mormora insieme con le acque: “Amore e gloria di tutto il mare al mio Creatore”. Ora ci narra la storia della terra fiorita, e tutte le piante e fiori elevano il loro profumo e ci dai la gloria di tutta la terra. E ora fai la narratrice della storia del vento, ora dell’aria, ora dell’uccellino che canta, ora dell’agnello che bela, insomma, tiene sempre cose da narrarci delle tante cose che abbiamo fatto nella Creazione, per ridarci l’amore e la gloria che avemmo nel crearla. Oh! come è dolce e gradito nel sentirti fare la narratrice delle opere nostre, ci sentiamo raddoppiare l’amore, la gloria nostra; molto più che, chi ci fa la narrazione vive nel nostro Volere, il quale ammaestrandola le fa dire i segreti amorosi che ci sono in tutte le cose create”.
(3) Detto ciò ha fatto silenzio. Poi, come se non potesse contenere l’amore del suo cuore divino ha soggiunto:
(4) “Figlia diletta mia, tu sei la mia speranza, la speranza del regno della mia Divina Volontà sulla terra, quella speranza che non dice dubbio, ma certezza, perché già in te vi trova il suo regno; i tuoi modi, le tue prerogative, le tue narrazioni, sono tutti appartenenti al mio Fiat Divino, in te ci sono le sue fondamenta, le sue conoscenze, perciò spero che il suo regno si formerà e si divulgherà sulla terra”.
(5) Dopo di ciò stavo pensando quando Nostro Signore salì al Cielo, glorioso e trionfante, con la sua umanità non più umiliata, soggetta alle pene, con la divisa dell’Adamo decaduto, ma intangibile d’ogni pena, con la divisa del nuovo Adamo innocente, con tutte le prerogative più belle della Creazione, vestito di luce ed immortale. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolcissimo Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(6) “Figlia mia, la mia umanità rifece in sé, e sopra di sé stessa, tutti i mali dell’umanità decaduta, fino a morire, per darle virtù di farla risorgere dalla morte di cui era soggetta. Ecco la causa perché non lasciai il regno della mia Volontà Divina sulla terra, perché mancava l’umanità dell’Adamo innocente, gloriosa ed immortale, per poter impetrarlo e ricevere il gran dono del mio Fiat. Perciò era necessario che la mia umanità, primo doveva rifare l’umanità decaduta, e darle tutti i rimedi per rialzarla, poi morire e risorgere con le doti dell’Adamo innocente, per poter dare all’uomo ciò che predette. Non solo, ma volli salire al Cielo con la mia umanità bella, vestita di luce, come uscì dalle nostre mani creatrici, per dire al Padre Celeste: “Padre mio, guardami, come la mia umanità è rifatta, come il regno della nostra Volontà sta al sicuro in essa, son’Io il capo di tutti, e chi ti prega tiene tutti i diritti di chiedere e di dare ciò che Io possiedo”. Figlia mia, ci voleva una umanità innocente, con tutte le doti con cui uscì dalle nostre mani creatrici, per impetrare di nuovo il regno della nostra Volontà in mezzo alle creature, fino allora mancava ed Io l’acquistai con la mia morte, e salì al Cielo per compiere al primo compito il secondo mio compito di impetrare e dare il regno della mia Divina Volontà sulla terra. Sono circa duemil’anni che questa mia umanità prega, e la nostra Maestà Divina sentendosi rigurgitare di nuovo, anzi con più intensità, l’amore della Creazione che avemmo nel creare l’uomo, e sentendosi rapire e affascinare dalle bellezze della mia umanità, ha sboccato fuori di nuovo, e aprendo i Cieli ha fatto piovere a torrenti la pioggia di luce delle tante conoscenze sul mio Fiat, affinché come pioggia discenda sulle anime, e con la sua luce vivifica e sani l’umano volere, e trasformandolo, getta la radice della mia Volontà nei cuori, e vi stende il suo regno sulla terra. Per venire il mio regno sulla terra, prima dovevo farlo conoscere, dovevo far sapere che vuol venire a regnare, ed Io, come un fratello maggiore dell’umana famiglia, sto facendo tutte le pratiche nel Cielo presso la Divinità, per darle un’acquisto sì grande. Quindi era necessario che Io salisse al Cielo con la mia umanità glorificata, per poter riacquistare di nuovo il regno del mio Fiat per i miei fratelli e figli miei”.