14-69 Ottobre 27, 1922 La Divina Volontà: Eredità di Gesù alle creature. Le due generazioni.
(1) Stavo pensando tra me a tutto ciò che sta scritto in questi giorni passati, e dicevo tra me: “Come è possibile che il mio dolce Gesù abbia aspettato tanto tempo per far conoscere tutto ciò che operava la sua Umanità nella Divina Volontà per amore delle creature?” Ma mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere col suo cuore aperto mi ha detto:
(2) “Figlia del mio Volere, perché impensierirti? Ciò successe anche nella Creazione, quanto tempo non la tenni nel mio seno realmente formata? E quando a Me piacque la misi fuori, e la stessa Redenzione, quanto altro non la tenni in Me? Potrei dire “ab eterno”, eppure aspettai tanto tempo per scendere dal Cielo e darne il compimento. E’ il mio solito: prima le fecondo, le formo in Me, ed a tempo propizio le metto fuori, anzi tu devi sapere che la mia Umanità conteneva in sé due generazioni, i figli delle tenebre ed i figli della luce. I primi venivo a riscattarli, e quindi sborsai il mio sangue per metterli in salvo. La mia Umanità era santa, e nulla ereditò delle miserie del primo uomo, e sebbene era simile nelle fattezze naturali, ma ero intangibile da ogni minimo neo che potesse adombrare la mia santità; la mia eredità fu la sola Volontà del Padre mio, in cui dovevo svolgere tutti i miei atti umani per formare in Me la generazione dei figli della luce. Vedi, questa generazione mi venne dato di formarla proprio nel grembo della Volontà del mio Celeste Padre, ed Io non risparmiai né fatiche, né atti, né pene, né preghiere, anzi erano in cima a tutte le cose che facevo e pativo, in modo che la concepii in Me, la fecondai e la formai, erano proprio loro, che il Divino Padre con tanto amore mi aveva affidato, era la mia eredità prediletta, che mi venne consegnata nella Santissima Volontà Suprema. Ora, dopo aver conosciuto i beni della Redenzione, come voglio tutti salvi, dandoli tutti i mezzi che ci vogliono, passo a far conoscere che in Me c’è un’altra generazione che debbo uscire, i miei figli che devono vivere nel Divino Volere, e che proprio nel mio cuore tengo preparate tutte le grazie, tutti i miei atti interni fatti nell’ambito della Volontà Eterna per loro, e questi aspettano il bacio dei loro atti, la loro unione, per darli l’eredità della Volontà Suprema, e come la ricevetti Io, voglio darla a loro per far uscire da Me la seconda generazione dei figli della luce. Se la mia Umanità non desse questa eredità che possedeva, cioè la Divina Volontà, la sola ed unica cosa che Io amavo e che tutto il bene mi dava, sarebbe stata incompleta la mia discesa sulla terra, né potrei dire che ho dato tutto, anzi avrei riservato per Me la cosa più grande, la parte più nobile e divina. Vedi ora quanto è necessario che il mio Volere sia conosciuto su tutti i rapporti, nei prodigi, negli effetti, nel valore, ciò che feci Io in questo Volere per le creature, ciò che devono far loro; e questo sarà una calamita potente per attirare le creature a fargli ricevere l’eredità del mio Volere, e fare uscire in campo la generazione dei figli della luce. Sii attenta figlia mia, tu sarai il portavoce, la tromba per chiamarli e riunire questa generazione tanto a Me prediletta e sospirata”.
(3) Onde avendosi ritirato, è ritornato di nuovo tutto afflitto, che muoveva a pietà, e gettandosi nelle mie braccia come per trovare riposo, ed io nel vederlo gli ho detto: “Che hai Gesù, così afflitto?”
(4) E Gesù: “Ah! figlia mia, tu non sai nulla di quello che vogliono fare, vogliono giocarsi Roma, se la vogliono giocare gli stranieri, gli stessi italiani, sono tali e tante le nefandezze che faranno, che sarebbe minor male se la terra sboccasse fuoco per incenerirla, che ciò che faranno. Vedi, da tutte le parti sbucano gente per affluire insieme e darne l’assalto, e quel che è più, sotto vesti di agnelli, mentre sono lupi rapaci che vogliono divorare la preda, che unioni diaboliche, si stringono insieme per aver più forza e darne l’assalto. Prega, prega, è l’ultimo precipizio di questi tempi in cui la creatura vuole precipitarsi”.
14-70 Ottobre 30, 1922 I prodigi della creatura operante nel Voler Divino.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre adorabile Gesù è venuto, ed immergendomi nella luce immensa della sua Santissima Volontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, guarda i prodigi della creatura operante nella mia Volontà, come entra nel mio Volere e pensa, prega, opera, così si eleva con Me, e siccome Io sono voce senza parola, e perciò la mia voce si forma e giunge a ciascun cuore secondo i propri bisogni, ed in tante diverse lingue e modi che ci sono nelle creature, in modo che tutti mi possono comprendere; sono opera senza mani, e perciò sono opera di ciascuno; sono passo senza piedi, in modo che dovunque giungo e mi trovo in atto, così l’anima operando nel mio Volere, diventa voce senza parola, opera senza mani, passo senza piedi, ed Io me la sento scorrere nella mia voce, nelle mie opere e nei miei passi, dovunque me la sento, ed Io, sentendola sempre insieme con Me, non mi sento più solo, e siccome amo tanto la compagnia della creatura, preso d’amore verso di lei, la divinizzo, l’arricchisco e le do tali grazie da far meravigliare Cielo e terra”.
14-73 Novembre 11, 1922 Gesù diede vita nella Divina Volontà agli atti di tutte le creature, in quest’opera associò la sua Madre Santissima, e adesso chiama l’anima per ripeterlo.
(1) Il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha tirato tanto a Sé, dentro d’una luce immensa e mi ha detto:
(2) “Piccola figlia del mio Volere, questa luce immensa che tu vedi è la mia Suprema Volontà, da cui niente sfugge. Tu devi sapere che come creai il cielo, il sole, le stelle, ecc., a tutti fissai i limiti, il posto, il numero, né possono crescere né decrescere, tutte le cose le ho come in pugno. Così nel creare l’uomo, nel medesimo tempo creai tutte le intelligenze e ciascun pensiero, tutte le parole, le
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(1) Il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha tirato tanto a Sé, dentro d’una luce immensa e mi ha detto:
(2) “Piccola figlia del mio Volere, questa luce immensa che tu vedi è la mia Suprema Volontà, da cui niente sfugge. Tu devi sapere che come creai il cielo, il sole, le stelle, ecc., a tutti fissai i limiti, il posto, il numero, né possono crescere né decrescere, tutte le cose le ho come in pugno. Così nel creare l’uomo, nel medesimo tempo creai tutte le intelligenze e ciascun pensiero, tutte le parole, le opere, i passi, e tutto il resto dell’uomo, dal primo fino all’ultimo che dovrà esistere, e questo era come connaturale in Me, molto più che Io stesso dovevo essere attore e spettatore anche d’un pensiero, se non lo poteva fare senza di Me, come non dovevo saperlo e conoscerne anche il numero? Sicché nella mia Volontà nuota tutto l’operato delle creature, come i pesci nuotano dentro d’un vasto mare. Ma avendo creato l’uomo non schiavo ma libero, perché non era decoroso per Me, né opera degna uscita dalle mie mani se facessi uscire quest’uomo inceppato, senza libertà, né potrei dire facciamolo a nostra immagine e somiglianza se non lo facevo libero, volevo dotarlo con la libertà; Io ero libero, libero anche lui; e poi non c’è cosa che più torturi una persona che dare un amore forzato, e getta diffidenze, sospetti, timori, e quasi schivo in chi lo riceve. Vedi dove hanno origine ciascun atto di creatura, anche un pensiero, nella santità della mia Volontà, con questa differenza, che se l’uomo vuole, quello stesso pensiero, parola, ecc., può farlo bene o male, santo o cattivo. Or, la mia Volontà ebbe un dolore nel vedere in tanti cambiati i loro atti, di cui era attrice, in micidiali per Me e per loro, perciò volevo che la mia Volontà, facendosi doppiamente attrice di ciascun atto, stendesse su tutti un altro atto divino, che doveva ricambiarmi secondo la santità della mia Volontà, in altri tanti atti divini, ma ci voleva uno per far ciò, ed ecco la mia Umanità santa, libera anch’Essa, che non volendo altra vita che la sola Volontà Divina, nuotando in questo mare immenso andava raddoppiando ciascun pensiero, parola ed opera di creatura, e stendeva su tutto un atto di Volontà Divina, e questo soddisfaceva e glorificava il Divino Padre, in modo che potette guardare l’uomo ed aprirgli le porte del Cielo, e riannodavo con più forza la volontà umana, lasciandola sempre libera a non scostarsi dalla Volontà del suo Creatore, per cui si aveva precipitato in tante sciagure. Né fui contento di ciò, volli la mia Mamma, anche santa, che mi seguisse nel mare immenso del Voler Supremo, ed insieme con Me duplicasse tutti gli atti umani, mettendovi il duplice suggello, dopo il mio, degli atti fatti nella mia Volontà su tutti gli atti delle creature. Come mi era dolce la compagnia della mia inseparabile Mamma nella mia Volontà; la compagnia nell’operare fa sorgere la felicità, la compiacenza, l’amore di tenerezza, la gara, l’accordo, l’eroismo; l’isolamento produce il contrario. Onde come operava insieme con la mia cara Mamma, così sorgevano mari di felicità, di compiacenza a parte a parte, mari d’amore che facendo gara, uno si tuffava nell’altro, che produceva grande eroismo. E non per Noi soli sorgevano questi mari, ma anche per chi ci avrebbe tenuto compagnia nella nostra Volontà; anzi, questi mari, potrei dire, si convertivano in tante voci che chiamavano l’uomo a vivere nel nostro Volere, per restituirgli la felicità, la sua natura primiera, e tutti i beni che aveva perduto col sottrarsi dalla nostra Volontà. Ora vengo a te; dopo la mia Celeste Mamma chiamai te per fare che tutti gli atti umani abbiano il primo suggello fatto da Me, il secondo fatto dalla mia Mamma, ed il terzo da una creatura della stirpe comune, il mio eterno amore non era contento se non elevassi una della stirpe comune, cui doveva aprire le porte a chi si disponesse ad entrare in queste porte per vivere nel nostro Volere, ecco perciò le mie tante manifestazioni, i tanti valori ed effetti che ti ho fatto conoscere sulla mia Volontà, questi saranno calamite potenti per tirare te, e poi gli altri a vivere in Essa; ma per entrare nella nostra Volontà e seguire il sublime volo dei miei atti e quelli della mia indivisibile Mamma, per quanto sei della stirpe comune, non potevi entrare nel nostro Volere se non avessi almeno, o fossi trasformata nella natura che uscì dalle mie mani prima che l’uomo si sottrasse dal nostro Volere, ecco perciò le mie tante grazie per ridurre la tua natura, l’anima tua a quel primiero stato; come ti aggraziavo così ti toglievo i germi, le tendenze, le passioni della natura ribelle, lasciando sempre libera la tua volontà. Era necessario per il mio decoro, santità e dignità, che dovendoti chiamare nel centro del mio Volere per farvi vita comune, per farti percorrere tutti gli atti fatti da Me e che dalle creature non sono conosciuti ancora, ridurre la tua natura a questo stato felice, altrimenti non avresti potuto correre con Me negli interminabili atti del mio Volere, né stare con Me con quella dimestichezza che ci vuole per operare insieme. Le passioni, i germi delle tendenze non buone, sarebbero stati come tante sbarre di divisione tra Me e te, al più saresti stata agli ordini del mio Volere, come tant’altri miei fidi, ma fare ciò che feci Io, saresti stata molto lontana, e né tu né Io saremmo stati felici, mentre il vivere nel mio Volere è proprio questo, vivere pienamente felice in terra, per poi passare a vivere più felice nel Cielo. Perciò ti dico, vera figlia del mio Volere, primo parto felice della mia Volontà, siimi attenta e fedele, vieni nel mio Eterno Volere, ti aspettano i miei atti che vogliono il suggello dei tuoi, ti aspettano quelli della mia Mamma, ti aspetta tutto il Cielo ché vogliono vedere tutti gli atti loro glorificati nella mia Volontà da una creatura della stirpe loro, ti aspettano le presenti e le future generazioni, per essere restituita la felicità perduta. Ah! no, no, non finiranno le generazioni se non mi ritorna l’uomo nel mio seno, bello, dominante, come uscì dalle mie mani creatrici, non sono contento d’averlo redento; anche a costo d’aspettare, avrò pazienza ancora, ma deve ritornare a Me come lo feci, in virtù della mia Volontà. Col fare la sua volontà scese nell’abisso e si trasformò in brutto; col fare la mia Volontà salirà ed acquisterà la nuova trasformazione della natura da Me creata, ed allora potrò dire: “Tutto ho compiuto, l’ordine di tutta la Creazione mi è ritornato e mi riposerò in esso”.
14-71 Novembre 6, 1922 La Volontà di Dio cristallizza l’anima. La conoscenza del Palazzo della Divina Volontà.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù si è fatto vedere che teneva fra le sue braccia tanti piccoli agnellini, chi poggiato sul petto, chi alle spalle, chi stretto al collo, chi a destra e chi a sinistra delle sue braccia, chi usciva la testolina da dentro il cuore, ma però i piedi di tutti questi agnellini stavano tutti nel cuore di Nostro Signore, ed il nutrimento che li dava era il suo alito; stavano tutti rivolti con la bocca verso la bocca del mio dolce Gesù, per ricevere il suo alito per nutrirsi. Era
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(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù si è fatto vedere che teneva fra le sue braccia tanti piccoli agnellini, chi poggiato sul petto, chi alle spalle, chi stretto al collo, chi a destra e chi a sinistra delle sue braccia, chi usciva la testolina da dentro il cuore, ma però i piedi di tutti questi agnellini stavano tutti nel cuore di Nostro Signore, ed il nutrimento che li dava era il suo alito; stavano tutti rivolti con la bocca verso la bocca del mio dolce Gesù, per ricevere il suo alito per nutrirsi. Era proprio bello a vedersi come Gesù prendeva sommo diletto, tutto intento a nutrirli ed a felicitarsi insieme; parevano proprio tanti parti usciti dal suo cuore santissimo. Onde rivolto a me mi ha detto:
(2) “Figlia mia, questi agnellini che tu vedi nelle mie braccia sono i figli della mia Volontà, parto legittimo del mio Voler Supremo; usciranno da dentro il mio cuore, ma vi resteranno i loro piedi nel centro del mio cuore per far che nulla prendano dalla terra, di nulla si curino che di Me solo. Guardali come sono belli, come crescono nitidi, nutriti, alimentati dal solo mio alito; saranno la gloria, la corona della mia Creazione”.
(3) Onde dopo ha soggiunto: “La mia Volontà cristallizza l’anima, e siccome ad un cristallo qualunque oggetto si avvicina vi si forma dentro un altro oggetto tutto simile a quello che si mette di fronte, così la mia Volontà, tutto ciò che fa riflette in queste anime cristallizzate dalla mia potenza, e ripetono e fanno ciò che fa il mio Voler Supremo; e siccome la mia Volontà si trova dappertutto, ed in Cielo, in terra ed ovunque, così queste anime contenendo il mio Volere in loro come propria vita, dovunque il mio Volere agisce, come cristallo lo assorbono in loro e ripetono il mio atto; sicché come agisco, prendo sommo diletto di mettermi di fronte a loro per veder ripetere in loro la mia stessa azione, onde sono i miei specchi, ed il mio Volere li moltiplica ad ogni atto che fa e dappertutto, perciò non c’è cosa creata dove essi non si trovino: nelle creature, nel mare, nel sole, nelle stelle, e fin nell’empireo, ed il mio Volere riceve il contraccambio del mio atto in modo divino dalla creatura. Ecco anche la causa ché amo tanto che il vivere nel mio Volere sia conosciuto, per più moltiplicare questi specchi resi cristalli dal mio Volere, per far ripetere in loro le opere mie ed allora non sarò più solo, ma avrò la creatura in mia compagnia, l’avrò con Me, intimamente con Me, nel fondo del mio Volere, quasi inseparabile da Me, come se allora allora fosse uscita dal mio seno quando la creai, senza aver fatto altre vie contrarie alla mia Volontà. Quanto sarò contento!”
(4) Onde io nel sentir ciò gli ho detto: “Amor mio e vita mia, io non so persuadermi ancora, com’è possibile che nessun santo non abbia fatto sempre la tua Santissima Volontà, e che non abbia vissuto nel modo come ora dici nel tuo Volere?”
(5) E Gesù: “Ah! figlia mia, non vuoi persuaderti ancora che tanto si prende di luce, di grazia, di varietà, di valore, per quanto si conosce? Certo che ci sono stati dei santi che hanno fatto sempre il mio Volere, ma hanno preso della mia Volontà per quanto ne conoscevano. Essi conoscevano che il fare la mia Volontà era l’atto più grande, il più che mi onorava e che portava la santificazione, e con questa intenzione la facevano e questo prendevano, perché non c’è santità senza la mia Volontà, e non può uscire nessun bene, né santità piccola né grande senza di Essa. Tu devi sapere che la mia Volontà, quel che era, è e sarà, non ha cambiato in nulla, ma a secondo che si manifesta, così fa conoscere la varietà dei suoi colori, degli effetti e valori che contiene, e non solo si fa conoscere, ma dà all’anima la varietà dei suoi colori, effetti e valori, altrimenti a che pro farli conoscere? La mia Volontà ha fatto come un gran signore, il quale ha fatto vedere un suo palazzo estesissimo e sontuoso; ai primi ha additato la via per andare al suo palazzo, ai secondi la porta, ai terzi la scala, ai quarti le prime stanze, ed agli ultimi ha aperto tutte le stanze facendoli padroni e dando loro tutti i beni che ci sono in esso. Ora, i primi hanno preso i beni che ci sono nella via; i secondi, i beni che ci sono alla porta, superiori a quelli che ci sono nella via; i terzi, quelli della scala; i quarti, quelli delle prime stanze, dove ci sono più beni e stanno più al sicuro; gli ultimi i beni di tutto il palazzo intero. Così ha fatto la mia Volontà, doveva far conoscere la via, la porta, la scala, le prime stanze per poter passare in tutta l’immensità del mio Volere, e fargli vedere i grandi beni che ci sono, e come la creatura operante in questi beni che il mio Volere contiene, fa acquisto della varietà dei suoi colori, della sua immensità, santità e potenza, e di tutto il mio operato; Io, nel far conoscere, do ed imprimo nell’anima quella qualità divina che faccio conoscere. Se tu sapessi sotto a quali onde impetuose di grazie ti trovi quando passo a farti conoscere altri effetti del mio Volere, e come perito pittore dipingo nell’anima tua coi più vivi colori, gli effetti, i valori diversi che ti faccio conoscere, tu resteresti schiacciata sotto le mie onde, ma Io, compassionando la tua debolezza ti sostengo, e mentre ti sostengo imprimo più in te ciò che ti dico, perché se Io parlo agisco. Perciò sii attenta e fedele”.
14-72 Novembre 8, 1922 La pace senza Dio è impossibile. Minacce di guerre.
(1) Vi passo giorni amari per le privazioni del mio dolce Gesù, e se si fa vedere è tanto afflitto e taciturno, che per quanto ne possa dire non mi riesce di consolarlo, e ne resto più amareggiata di prima. Onde questa mattina nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le pene, le offese che mi fanno le creature sono tante, che non ne posso più; le nazioni si legano insieme per uscire in campo in nuove guerre, non te lo dicevo che le guerre non sono finite e che la pace era pace falsa ed apparente, perché la pace senza Dio è impossibile, era pace che non usciva dalla giustizia, perciò non poteva durare. Ahi! i capi di questi tempi sono veri diavoli incarnati, che si legano insieme per fare il male e gettare nei popoli lo scompiglio, le stragi, le guerre”.
(3) E mentre ciò diceva, si sentiva il pianto delle madri, il rimbombo del cannone, gli allarmi in tutti i paesi; ma spero che Gesù voglia placarsi, e così resteranno tutti in pace.
14-74 Novembre 16, 1922 La Divina Volontà una volta opera, un’altra volta conserva ciò che ha operato. Adesso vuole operare di nuovo come operò nella Creazione e nella Redenzione.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha tirato tutta nel suo Santissimo Volere, ed io come se avessi sott’occhio tutto l’operato della Creazione, e seguivo tutto ciò che aveva fatto il mio dolce Gesù per le creature. Onde dopo che abbiamo seguito insieme mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Volontà agisce in diversi modi, una volta opera, un’altra volta conserva ciò che ha operato. Nella Creazione operai e tutto ordinai, e dopo fatto tutto, la mia Volontà è conservatrice di tutto, d’allora in poi nulla ha fatto di nuovo nell’ordine di tutto il creato. Onde di nuovo la mia Volontà uscì in campo nell’operare, nel scendere dal Cielo in terra per redimere l’uomo; e la mia opera non fu per poco come nella Creazione, ma durò per la lunghezza di trentatré anni, e di nuovo ritornai a conservare tutto ciò che operai nella Redenzione, sicché, come esiste un sole per virtù della mia Volontà conservatrice a bene di tutti e di ciascuno, così stanno in atto per tutti e per ciascuno i beni della Redenzione. Ora la mia Volontà vuol ritornare all’opera, e sai che vuol fare? Vuole operare nella creatura ciò che operò nella mia Umanità la mia Volontà, questa sarà una mia opera lunghissima, più della Redenzione, e come per operare la Redenzione mi formai una Madre in cui concepii la mia Umanità, così ora ho scelto te per operare ciò che la mia Volontà operava nella mia Umanità. Vedi dunque figlia mia, qui si tratta di opere, ed opere del mio Voler Supremo, tu sarai come lo spazio che si offrì a farmi creare e mettere in ordine il sole, le stelle, la luna, l’aria, e tutto il bello che c’è nella volta dei cieli e tutto il bene che dal cielo discende; sarai come la mia Umanità che a nulla si oppose di ciò che il mio Volere volle operare, ed Io rinchiuderò in te ciò che fece in Me il Supremo Volere, per averne la ripetizione”.
(3) Onde dopo stavo ricevendo l’assoluzione, ed io dicevo in me: “Mio Gesù, nel tuo Volere voglio riceverla”. E Gesù, subito, senza darmi tempo ha soggiunto:
(4) “Ed Io nella mia Volontà ti assolvo, e mentre assolvo te, il mio Volere mette in via le parole dell’assoluzione per assolvere chi vuol essere assolto e per perdonare chi vuole il perdono. Il mio Volere prende tutto, non prende uno solo, ma chi è disposto prende più che tutti”.
14-75 Novembre 20, 1922 Correnti d’amore tra Dio e l’uomo.
(1) Stavo pensando come il mio dolce Gesù stando nell’orto soffrì tante pene, ma non da parte delle creature, perché Lui era solo, anzi abbandonato da tutti, ma da parte del suo Eterno Padre. Erano correnti d’amore tra Lui ed il Celeste Padre, ed in queste correnti venivano messe tutte le creature, in cui ci stava tutto l’amore d’un Dio per ciascuna di loro, e tutto l’amore che ciascuna doveva a Dio, e mancando questo veniva a soffrire pene da superare tutte le altre pene, tanto che sudò vivo sangue. Ed il mio dolce Gesù, stringendomi al suo cuore per essere sollevato mi ha detto:
(2) “Figlia mia, le pene dell’amore sono le più strazianti. Vedi, in queste correnti d’amore tra Me e il Padre mio c’è tutto l’amore che mi dovevano tutte le creature, quindi c’è l’amore tradito, l’amore negato, l’amore respinto, l’amore sconosciuto, l’amore calpestato, ecc. Oh! come mi giunge trafiggente al mio cuore, da sentirmi morire; tu devi sapere che nel creare l’uomo fissai tante correnti d’amore tra Me e lui; non mi bastava d’averlo creato, no, dovevo mettere tante correnti d’amore tra Me e lui, che non ci doveva essere parte di esso in cui non scorressero queste correnti, sicché nell’intelligenza dell’uomo correva la corrente d’amore della mia sapienza, nell’occhio correva la corrente del amore della mia luce, nella bocca la corrente d’amore della mia parola, nelle mani la corrente d’amore della santità delle mie opere, nella volontà la corrente d’amore della mia, e così di tutto il resto. L’uomo era stato fatto per stare in continue comunicazioni col suo Creatore, e come poteva stare in comunicazione con Me se le mie correnti non correvano nelle sue? Col peccato spezzò tutte queste correnti e restò diviso da Me; sai tu come successe? Guarda il sole, tutta la sua luce batte sulla superficie della terra e la investe tanto da far sentire il suo calore, tanto al vivo e reale che porta la fecondità, la vita a tutto ciò che la terra produce, sicché il sole e la terra, si può dire, stanno in comunicazione fra loro. Oh! come sono più strette le mie comunicazioni tra l’uomo ed Io, vero sole eterno. Ora, se una creatura potesse aver potere di spezzare tra la terra e il sole la corrente della luce che batte sulla superficie, qual male non farebbe mai? Il sole ritirerebbe a sé tutta la corrente della luce, la terra resterebbe all’oscuro, senza fecondità e senza vita. Qual pena meriterebbe egli mai? Tutto ciò fece l’uomo nella Creazione, ed Io scesi dal Cielo in terra per riunire di nuovo tutte queste correnti d’amore, ma, oh! quanto mi costò, e l’uomo continua la sua ingratitudine e ritorna a spezzarmi le correnti da Me aggiustate!”
14-76 Novembre 24, 1922 Effetti della parola e sguardo di Gesù. Gesù la rimprovera per voler lasciare nascoste queste verità.
(1) Stavo pensando al mio dolce Gesù quando fu presentato ad Erode, e dicevo tra me: “Com’è possibile che Gesù, tanto buono, non si benignò di dirgli una parola e dargli uno sguardo? Chi sa che quel perfido cuore, alla potenza del suo sguardo non si fosse convertito?” E Gesù facendosi vedere mi ha detto:
(2) “Figlia mia, era tanta la sua perversità ed indisposizione d’animo, che non meritò che lo guardassi e gli dicessi una parola; e se ciò facessi si sarebbe reso maggiormente colpevole, perché ogni mia parola, o sguardo, sono vincoli di più che si formano tra Me e la creatura. Ogni parola è un’unione maggiore, una strettezza di più; e come l’anima si sente guardata, la grazia incomincia il suo lavorio. Se lo sguardo o la parola è stato dolce, benigna, dice: Come era bella, penetrante, soave, melodiosa, come non amarlo? Se poi è stato uno sguardo o parola maestosa, sfolgorante di luce, dice: Che maestà, che grandezza, che luce penetrante, come mi sento piccola, come sono misera, quante tenebre in me innanzi a quella luce sì sfolgorante. Se ti volessi dire la potenza, la grazia, il bene che porta la mia parola o sguardo, quanti libri ti farei scrivere. Ora, vedi dunque quanti beni ti ho fatto nel guardarti tante volte, nel tenerti con Me in familiari conversazioni, non sono state solo parole, ma discorsi completi, da ciò puoi comprendere che le unioni tra Me e te, le relazioni, i vincoli, le strettezze, sono innumerevoli. Io ho fatto con te come un maestro, che cogli altri che vogliono qualche suo indirizzo dice qualche parola, ma coi propri discepoli volendo fare altrettanti maestri simili a lui, sta con loro tutto il giorno, parla a lungo, li sta sempre sopra ed ora porta un argomento, ed ora una similitudine per farsi più comprendere, né li lascia mai soli per timore che distraendosi, facciano andare al vento le sue fatiche, se occorre toglie le ore al suo riposo per ammaestrarli; nulla risparmia, né fatiche, né stenti, né sudori, per ottenere l’intento che i suoi discepoli diventino maestri. Così ho fatto Io per te, nulla ho risparmiato, cogli altri ho tenuto le sole parole, con te discorsi, ammaestramenti a lungo, similitudini, di notte, di giorno, a tutte le ore; quante grazie non ti ho fatto? Quanto amore fino a non saper stare senza di te? E’ grande il disegno che ho fatto su di te, perciò molto ho dato; tu, poi, per tutta gratitudine vorresti tenere occultato in te ciò che ti ho detto e dato, e quindi non darmi la gloria che col manifestarlo avrei avuto. Che diresti tu di quel discepolo che dopo che il maestro è giunto con tante fatiche a farlo maestro, vorrebbe ritenere a sé l’istruzione ricevuta, senza impartirla agli altri? Non sarebbe ingrato e di dolore al maestro? Che diresti del sole, che dopo che l’ho dato tanta luce e calore non vorrebbe far scendere questa luce e calore sulla terra? Non diresti al sole: E’ vero che fai una bella figura, ma non fai bene a tenerla a te, la terra, le piante, le generazioni aspettano la tua luce, il tuo calore, li vogliono per riceverne la vita, la fecondità; perché vuoi privarci d’un tanto bene? Molto più che col darli a noi tu nulla perdi, anzi acquisti maggior gloria, e tutti ti benediranno. Tale sei tu, anzi più che sole, ho messo in te tanta luce di verità sulla mia Volontà, che sarebbe bastante più che sole ad illuminare tutti, ed a far più bene che non fa lo stesso sole alla terra; ed Io e le generazioni aspettiamo che si sprigioni da te questa luce, e tu pensi come occultarla, e quasi ti affliggi se persone autorevoli vogliono occuparsi di metterla fuori. No, no, non sta bene”.
(3) Io mi sentivo morire nell’udire il mio dolce Gesù, e molto più mi sentivo colpevole ché in questi giorni, essendosi ritirato un mio scritto senza conseguire lo scopo per cui era uscito, cioè di metterlo fuori, avevo provato una grande soddisfazione. Oh! come mi sentivo male nel sentirmi rimproverare così duramente, e di cuore gli chiedevo perdono. E Gesù per quietarmi mi ha benedetto, dicendomi:
(4) “Ti perdono e ti benedico, ma sarai più attenta e non lo farai più”.
15-1 Dicembre 8, 1922 Sull’Immacolato Concepimento.
(1) Scrivo per obbedire ed offro tutto al mio dolce Gesù, unendomi al sacrificio della sua obbedienza per ottenere la grazia e la forza di farla come Lui vuole. Ed ora, oh! mio Gesù, dammi la tua santa mano e la luce della tua Intelligenza, e scrivi insieme con me.
(2) Stavo pensando al gran portento dell’immacolato concepimento della mia Regina e Celeste Mamma, e nel mio interno mi sentivo dire:
(3) “Figlia mia, l’immacolato concepimento della mia diletta Mamma fu prodigioso ed al tutto meraviglioso, tanto che Cieli e terra ne
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(1) Scrivo per obbedire ed offro tutto al mio dolce Gesù, unendomi al sacrificio della sua obbedienza per ottenere la grazia e la forza di farla come Lui vuole. Ed ora, oh! mio Gesù, dammi la tua santa mano e la luce della tua Intelligenza, e scrivi insieme con me.
(2) Stavo pensando al gran portento dell’immacolato concepimento della mia Regina e Celeste Mamma, e nel mio interno mi sentivo dire:
(3) “Figlia mia, l’immacolato concepimento della mia diletta Mamma fu prodigioso ed al tutto meraviglioso, tanto che Cieli e terra ne stupirono e fecero festa. Tutte e tre le Divine Persone fecero a gara: Il Padre sboccò un mare immenso di potenza; Io, Figlio, sboccai un mare infinito di sapienza; e lo Spirito Santo un mare immenso d’eterno amore, che confondendosi in un solo mare formarono uno solo, ed in mezzo a questo mare fu formato il concepimento di questa Vergine, eletta fra le elette, sicché la Divinità somministrò la sostanza di questo concepimento, e non solo era centro di vita di questa mirabile e singolare creatura, ma questo mare le stava d’intorno, non solo per tenerla difesa da tutto ciò che potesse ombrarla, ma per darle in ogni istante nuove bellezze, nuove grazie, potenza, sapienza, amore, privilegi, eccetera, sicché la sua piccola natura fu concepita nel centro di questo mare, e si formò e crebbe sotto l’influsso di queste onde divine, tanto che non appena fu formata questa nobile e singolare creatura, non volle aspettare come il solito delle altre creature, voleva i suoi amplessi, il ricambio del suo amore, i suoi baci, godersi i suoi innocenti sorrisi, e perciò non appena fu formato il suo concepimento, le diedi l’uso di ragione, la dotai di tutte le scienze, le feci conoscere le nostre gioie ed i nostri dolori a riguardo della Creazione; e fin dal seno materno Lei veniva nel Cielo, ai piedi del nostro trono, per darci gli amplessi, il ricambio del suo amore, i suoi teneri baci, e gettandosi nelle nostre braccia ci sorrideva con tale compiacenza di gratitudine e di ringraziamento, da strappare i nostri sorrisi. Oh! come era bello vedere questa innocente e privilegiata creatura, arricchita di tutte le qualità divine, venire in mezzo a Noi tutta amore, tutta fiducia, senza paura, perché il solo peccato è quello che mette distanza tra Creatore e creatura, spezza l’amore, sperde la fiducia ed incute timore, sicché Lei veniva in mezzo a Noi come Regina, che col suo amore, dato da Noi, ci dominava, ci rapiva, ci metteva in festa e si faceva rapitrice d’altro amore, e Noi la facevamo fare, godevamo dell’amore che ci rapiva e la costituimmo Regina del Cielo e della terra. Cielo e terra esultarono e fecero festa insieme con Noi, 15[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta nell’avere dopo tanti secoli la loro Regina, il sole sorrise nella sua luce, e si credete fortunato nel dover servire la sua Regina col darle la luce; il cielo, le stelle e tutto l’universo sorrisero di gioia e fecero festa, perché dovevano allietare la loro Regina, facendole vedere l’armonia delle sfere e della loro bellezza; sorrisero le piante che dovevano nutrire la loro Regina, ed anche la terra sorrise e si sentì nobilitata nel dover dare l’abitazione e farsi calpestare dai passi della loro Imperatrice. Solo l’inferno pianse e si sentì perdere le forze dal dominio di questa sovrana signora.
(4) Ma sai tu qual fu il primo atto che fece questa Celeste Creatura quando si trovò la prima volta innanzi al nostro trono? Lei conobbe che tutto il male dell’uomo era stato la rottura tra la volontà sua e quella del suo Creatore, e Lei ebbe un tremito, e senza frapporre tempo in mezzo legò la sua volontà ai piedi del mio trono, senza neppure volerla conoscere, e la mia Volontà si legò a Lei e si costituì centro di vita, tanto che tra Lei e Noi si aprirono tutti le correnti, tutti i rapporti, tutte le comunicazioni, e non ci fu segreto che non le affidammo. Fu proprio questo l’atto più bello, più grande, più eroico che fece, il deporre ai nostri piedi la sua volontà, e che a Noi, come rapiti, ce la fece costituire Regina di tutti. Vedi dunque che significa legarsi con la mia Volontà e non conoscere la propria?
(5) Il secondo atto fu offrirsi a qualunque sacrificio per amore nostro.
(6) Il terzo, di restituirci l’onore, la gloria di tutta la Creazione, che l’uomo ci aveva tolto col fare la sua volontà; e fin dal seno materno pianse per amore nostro, ché ci vide offesi, e pianse per dolore dell’uomo colpevole. Oh! come c’intenerivano queste lacrime innocenti, ed affrettavano la sospirata Redenzione! Questa Regina ci dominava, ci legava, ci strappava grazie infinite, c’inclinava tanto verso il genere umano, che non potevamo né sapevamo resistere alle sue replicate istanze. Ma donde le veniva un tale potere, e tanta ascendenza sulla stessa Divinità? Ah! tu l’hai capito, era la potenza del nostro Volere che agiva in Lei, che mentre la dominava, si rendeva dominatrice di Dio medesimo. E poi, come potevamo resistere a sì innocente creatura, posseduta dalla potenza e santità del nostro Volere? Sarebbe resistere a Noi stessi, Noi scorgevamo in Lei le nostre qualità divine, come onde affluivano su di Lei i riverberi della nostra santità, i riverberi dei modi divini, del nostro amore, della nostra potenza, eccetera, ed il nostro Volere, che ne era il centro, che attirava tutti i riverberi delle nostre qualità divine, e si faceva corona e difesa della Divinità abitante in Lei. Se questa Vergine Immacolata non avesse avuto il Voler Divino come centro di vita, tutte le altre prerogative e privilegi di cui tanto l’arricchivamo sarebbero stati un bel nulla a confronto di questo. Fu questo che le confermò e le conservò i tanti privilegi, anzi in ogni istante moltiplicava dei nuovi. Ecco perciò la causa perché la costituimmo Regina di tutti, perché quando Noi operiamo lo facciamo con ragione, sapienza e giustizia, perché mai diede vita al suo volere umano, ma fu sempre integro il nostro Volere in Lei. Come potevamo dire ad un’altra creatura: “Che tu sei Regina del Cielo, del sole, delle stelle, eccetera”, se invece di avere il nostro Volere per dominio, fosse dominata dal suo volere umano? Tutti gli elementi, cielo, sole, terra, si sarebbero sottratti dal regime e dominio di questa creatura; tutti avrebbero gridato nel loro muto linguaggio: “Non la vogliamo, noi siamo superiori a lei perché mai ci siamo sottratti dal tuo Eterno Volere; qual ci creasti, tali siamo”, avrebbe gridato il sole con la sua luce, le stelle col loro scintillio, il mare con le sue onde, e così tutto il resto. Invece, come tutti sentirono il dominio di questa Vergine eccelsa, che quasi come loro sorella mai non volle conoscere la sua volontà ma solo quella di Dio, non solo fecero festa, ma si sentirono onorati d’avere la loro Regina e corsero intorno a Lei a farle corteggio ed a tributarle gli ossequi, col mettersi la luna come sgabello ai suoi piedi, le stelle come corona, il sole come diadema, gli angeli come servi, gli uomini come attendendo. Tutti, tutti le fecero onore e le resero i loro ossequi. Non c’è onore e gloria che non si possa dare al nostro Volere, sia che agisca in Noi, nella sua propria sede, sia che abiti nella creatura.
(7) Ma sai tu qual fu il primo atto che fece questa nobile Regina quando uscendo dal seno materno aprì gli occhi alla luce di questo basso mondo? Mentre Ella nacque, gli angeli le cantarono le ninne alla celeste bambina, ed Essa restò rapita, e la sua bell’anima uscì dal suo corpicino, accompagnata da schiere angeliche, e girò terra e Cielo, e fu raccogliendo tutto l’amore che Iddio aveva sparso in tutto il creato, e penetrando nell’empireo venne ai piedi del nostro trono e ci offrì il ricambio dell’amore di tutto il creato, e pronunziò il suo primo grazie a nome di tutti. Oh! come ci sentimmo felici nel sentire il grazie di questa bambinella regina, e le confermammo tutte le grazie, tutti i doni, da farla superare tutte le altre creature unite insieme. Poi, gettandosi nelle nostre braccia, si deliziò con Noi, nuotando nel pelago di tutti i contenti, restando abbellita di nuova bellezza, di nuova luce e di nuovo amore; supplicò di nuovo per il genere umano, pregandoci con lacrime che scendesse il Verbo Eterno per salvare i suoi fratelli, ma mentre ciò faceva, il nostro Volere le fece conoscere che scendesse alla terra, e Lei subito lasciò i nostri contenti e le gioie, e si partì, per fare, che cosa? Il nostro Volere. Quale calamita potente era il nostro Volere, abitante in terra in questa neonata Regina! Non ci pareva più estranea la terra, non ci sentivamo più di colpirla facendo uso della nostra giustizia; avevamo la potenza della nostra Volontà, che in questa innocente bambina ci spezzava le braccia, ci sorrideva dalla terra, e cambiava la giustizia in grazie ed in dolce sorriso, tanto, che non potendo resistere al dolce incanto, il Verbo Eterno affrettò il suo corso. Oh! prodigio del mio Voler Divino, a te tutto si deve, per te si compie tutto, e non c’è prodigio più grande che il mio Volere abitante nella creatura”.
15-2 Dicembre 21, 1922 Privazione di Gesù e pene dell’anima.
(1) Mi sentivo tutta afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù, anzi mi sentivo torturata, il mio povero cuore agonizzava e si dibatteva tra la vita e la morte, e mentre pareva che morisse, una forza occulta lo faceva risorgere per continuare la sua amarissima agonia. Oh! privazione del mio Gesù, quanto sei spietata e crudele, la stessa morte sarebbe un bel nulla a confronto di te; del resto, la morte non fa altro che portarlo all’eterna vita, invece la privazione fa fuggire la stessa vita. Ma tutto ciò era nulla ancora, la mia povera anima mentre voleva la mia vita, il mio tutto, lasciava il mio corpo per trovarlo almeno fuori di me, ma invano, anzi mi trovavo in una immensità, di cui la profondità, la grandezza, l’altezza, non si scorgeva il termine; fissavo i miei sguardi ovunque in quel gran vuoto, chi sa potessi vederlo almeno da lontano per prendere il volo per gettarmi nelle sue braccia, ma tutto era inutile, temevo di precipitare in quel gran vuoto, e senza di Gesù, dove sarei andata? Che ne sarebbe stato di me? Tremavo, gridavo, piangevo, ma senza pietà, avrei voluto ritornare nel mio corpo, ma una forza occulta me lo impediva. Il mio stato era orribile, perché l’anima trovandosi fuori di me stessa si precipitò verso il suo Dio come al suo centro, più veloce della pietra che quando si mena in alto cade di nuovo nel centro della terra; non è della natura della pietra restarsi sospesa, e cerca la terra come poggio e riposo; cosi non è natura dell’anima uscir da sé stessa e non precipitarsi nel centro da cui usci. Questa pena getta tale spavento, timori, crepacuore, che potrei chiamarla pena d’inferno, povere anime senza Dio, come, come fanno? Qual pena sarà per loro la perdita di Dio? Ah! mio Gesù, non permettere che nessuno, nessuno ti perda.
(2) Ora stando in questo stato sì doloroso, mi son trovata in me stessa, ed il mio dolce Gesù stendendomi un braccio mi ha cinto il collo, poi si è fatto vedere che teneva nelle sue braccia una piccola bambina, ma d’una piccolezza estrema. La bambina agonizzava, e mentre pareva che morisse, Gesù ora l’alitava, ora le dava un piccolo sorso, or se la stringeva al suo cuore, e la povera piccolina ritornava di nuovo all’agonia, e né moriva, né usciva dallo stato morente. Gesù però era tutto attenzione, la vigilava, l’assisteva, la sosteneva, non perdeva nessun movimento di questa bimba morente. Io mi sentivo come ripercuotermi nel fondo del mio cuore tutte le pene di quella povera piccina, e Gesù, guardandomi mi ha detto:
(3) “Figlia mia, questa piccola bimba è l’anima tua. Vedi quanto ti amo, con quanta cura ti assisto? Ti mantengo in vita coi sorsi della mia Volontà, il mio Volere t’impiccolisce, ti fa morire e risorgere, ma non temere, ché mai ti lascerò, le mie braccia ti terranno sempre stretta al mio seno”.