MaM
Messaggio del 10 dicembre 1985:Domandatevi spesso, ma soprattutto quando siete nervosi e adirati: se Gesù fosse al mio posto come si comporterebbe adesso? In questo modo vi sarà più facile vivere da veri cristiani. Pensate a Gesù e non alla vostra debolezza.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 15-2 Dicembre 21, 1922 Privazione di Gesù e pene dell’anima.

(1) Mi sentivo tutta afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù, anzi mi sentivo torturata, il mio povero cuore agonizzava e si dibatteva tra la vita e la morte, e mentre pareva che morisse, una forza occulta lo faceva risorgere per continuare la sua amarissima agonia. Oh! privazione del mio Gesù, quanto sei spietata e crudele, la stessa morte sarebbe un bel nulla a confronto di te; del resto, la morte non fa altro che portarlo all’eterna vita, invece la privazione fa fuggire la stessa vita. Ma tutto ciò era nulla ancora, la mia povera anima mentre voleva la mia vita, il mio tutto, lasciava il mio corpo per trovarlo almeno fuori di me, ma invano, anzi mi trovavo in una immensità, di cui la profondità, la grandezza, l’altezza, non si scorgeva il termine; fissavo i miei sguardi ovunque in quel gran vuoto, chi sa potessi vederlo almeno da lontano per prendere il volo per gettarmi nelle sue braccia, ma tutto era inutile, temevo di precipitare in quel gran vuoto, e senza di Gesù, dove sarei andata? Che ne sarebbe stato di me? Tremavo, gridavo, piangevo, ma senza pietà, avrei voluto ritornare nel mio corpo, ma una forza occulta me lo impediva. Il mio stato era orribile, perché l’anima trovandosi fuori di me stessa si precipitò verso il suo Dio come al suo centro, più veloce della pietra che quando si mena in alto cade di nuovo nel centro della terra; non è della natura della pietra restarsi sospesa, e cerca la terra come poggio e riposo; cosi non è natura dell’anima uscir da sé stessa e non precipitarsi nel centro da cui usci. Questa pena getta tale spavento, timori, crepacuore, che potrei chiamarla pena d’inferno, povere anime senza Dio, come, come fanno? Qual pena sarà per loro la perdita di Dio? Ah! mio Gesù, non permettere che nessuno, nessuno ti perda.

(2) Ora stando in questo stato sì doloroso, mi son trovata in me stessa, ed il mio dolce Gesù stendendomi un braccio mi ha cinto il collo, poi si è fatto vedere che teneva nelle sue braccia una piccola bambina, ma d’una piccolezza estrema. La bambina agonizzava, e mentre pareva che morisse, Gesù ora l’alitava, ora le dava un piccolo sorso, or se la stringeva al suo cuore, e la povera piccolina ritornava di nuovo all’agonia, e né moriva, né usciva dallo stato morente. Gesù però era tutto attenzione, la vigilava, l’assisteva, la sosteneva, non perdeva nessun movimento di questa bimba morente. Io mi sentivo come ripercuotermi nel fondo del mio cuore tutte le pene di quella povera piccina, e Gesù, guardandomi mi ha detto:

(3) “Figlia mia, questa piccola bimba è l’anima tua. Vedi quanto ti amo, con quanta cura ti assisto? Ti mantengo in vita coi sorsi della mia Volontà, il mio Volere t’impiccolisce, ti fa morire e risorgere, ma non temere, ché mai ti lascerò, le mie braccia ti terranno sempre stretta al mio seno”.