(1) La mia povera intelligenza si sente come rapita dalla luce del Fiat Divino, ma questa luce non porta solo calore e luce, ma è portatrice di vita, la quale accentrandosi nell’anima vi forma la sua di luce, di calore e dal centro rinasce la Vita Divina. Com’è bello vedere che la luce dell’Eterno Volere tiene virtù di far rinascere nel cuore della creatura la Vita del suo Creatore, e tante volte per quante volte questa Divina Volontà si abbassa a far conoscere alla creatura altre sue manifestazioni che l’appartengono. Quindi mentre la mia mente si perdeva in questa ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Dopo aver passato vari giorni di privazione del mio dolce Gesù, il mio povero cuore non ne poteva più, me lo sentivo disfatto e ricordavo al vivo le sue tante visite, la sua amabile presenza, la sua bellezza rapitrice, la soavità della sua voce, le tante sue belle lezioni, erano tanti ricordi che mi ferivano, mi disfacevano e mi facevano sospirare la mia patria celeste, stanca come povera pellegrina del mio lungo cammino. E dicevo tra me: “Tutto è finito, non sento altro che un profondo silenzio, un mare immenso che devo percorrere senza mai fermarmi, per chiedere ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Mi sento tutta abbandonata nel Santo Voler Divino e ad onta delle privazioni di Gesù, la mia povera mente è presa da una forza irresistibile di seguirne i suoi atti. Credo che sia la stessa Divina Volontà che avendo soggiogato la mia, fa il suo corso richiamando tutti gli atti suoi, come se in atto le stesse facendo, ed io seguendola nei suoi atti pensavo ai primi tempi della Creazione, quando tutto era felicità nell’uomo, e che stando nella Volontà del suo Creatore viveva nella sua unità, nella quale tutto poteva ricevere e tutto poteva dare all’Ente Supremo, unità significa tutto. Ma mentre ciò pensava il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, Noi creavamo l’uomo con la nostra somiglianza, perciò anche lui possiede la sua unità umana. Perciò se parla, se opera, se cammina e altro, si possono chiamare gli effetti della sua unità, perché una è la sua volontà, uno il suo capo dal quale tutti i suoi atti dipendono. Quindi si può dire ch’è la forza dell’unità della sua volontà che parla, che opera, che cammina come effetti di essa; se l’uomo non avesse questa unità, tutti i suoi atti starebbero in contraddizione fra loro. Succede come al sole, dall’altezza della sua sfera uno è il suo atto di luce, e siccome possiede l’unità della luce datogli dal suo Creatore mentre è un’atto solo, i suoi effetti di luce sono innumerevoli. Ora per chi fa e vive nella mia Divina Volontà cessa l’umano volere, la sua vita finisce, né ha più ragione d’esistere, perché comincia la vita dell’unità della mia, e siccome la mia è un’atto solo e tutto ciò che ha creato o può fare, si possono chiamare gli effetti di quest’atto solo, quindi l’anima vivendo in questa unità del mio Voler Divino come nel suo proprio centro, si trova in tutti gli effetti dell’atto solo di Esso, ed oh! com’è bello vedere questa felice creatura in tutti gli effetti che sa e può produrre la nostra Volontà, lei corre nella luce del sole come effetto del nostro Volere, nel cielo, nel mare, nel vento, in tutto, corre come l’umana volontà corre in tutti gli atti umani e come la luce del sole corre in tutti i suoi effetti, così l’anima corre nel Fiat in tutti gli effetti che Esso possiede e produce. Ecco perciò che il vivere nel nostro Volere è il prodigio più grande, e se la nostra Divinità vorrebbe farne un altro più grande, non lo potrebbe, né troverebbe un’altra cosa più grande, più prodigiosa, più potente, più bella, più felice del nostro Volere da poter dare alla creatura, perché col dare la nostra Divina Volontà diamo tutto, e la sua Potenza fa l’eco nostro nel fondo dell’anima e ci forma le nostre immagini più belle, e l’eco della piccolezza umana fa un solo col nostro, in modo che unendosi al nostro primo atto, corre e si diffonde in tutti gli effetti che produce l’atto solo di Dio”.
(3) Dopo di ciò il mio amabile Gesù si faceva vedere da piccolo bambinello, il quale gettandomi le braccia al collo mi ha detto:
(4) “Mamma mia, mamma mia; chi fa la mia Divina Volontà si rende madre, il mio Fiat Divino me l’abbellisce, la trasforma e la rende feconda, in modo da darle tutte le qualità per essere vera madre. Ed Io mi vado formando questa madre coi riflessi del Sole del mio Voler Divino, e mi glorio e ne prendo tanto gusto col chiamarla mamma mia, mamma mia. E non solo la scelgo per madre mia, ma chiamo tant’altri piccoli piccini e do la madre mia, per madre loro”.
(5) E mentre ciò diceva mi faceva vedere intorno a me tanti piccoli bimbi e bimbe, ed il bambino Gesù gli diceva loro: “Questa è la madre mia e la mamma vostra”. Quei piccini facevano feste e si stringevano tutti a me d’intorno insieme con Gesù, e Gesù ha soggiunto:
(6) “Questi piccini che tu vedi non sono altri che la prima schiera dei figli del mio Voler Divino, in Esso tutti saranno piccoli, perché la mia Divina Volontà tiene virtù di conservarli freschi e belli, come sono usciti dalle nostre mani creatrici, e siccome ha chiamato la tua piccolezza a vivere in Essa, è giusto che come prima sia la piccola mammina dei piccoli bambini”.
(1) Mi sentivo tutta inabissata nel Fiat Supremo, e la mia povera mente si perdeva in tante verità sorprendenti alla mia piccola capacità. Tutte le manifestazioni che il mio dolce Gesù mi aveva detto sul suo Santo Volere si schieravano nella povera anima mia come tanti soli di bellezza incantevole, uno distinto dall’altro, con la pienezza di ciascuna gioia e felicità che ogni verità possedeva, e che mentre parevano distinti questi soli, si formavano un solo. Che incanto, che bellezza rapitrice. Questi soli assediavano la mia piccola intelligenza, ed io nuotavo in questa luce interminabile, e come sorpresa pensavo a tante cose sulla Divina Volontà, ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, figlia carissima del mio Volere, chi è figlia di Esso sta in possesso del giorno perenne che non conosce la notte. Tutto è luce per chi vive nel mio Volere, le sue proprietà sono luce, bellezza, gioia e felicità. E questo è nulla, Noi col dare la nostra Volontà alla creatura, la rendiamo padrona di Noi medesimi e ci mettiamo a sua disposizione. La facciamo fare e vincere ciò che vuole, perché non è un voler umano che ci domina, no, ma il nostro stesso Volere, che avendosi bilocato nella creatura, il suo fare, dire e vincere non viene guardato da Noi come cosa a Noi estranea, ma come cosa nostra, e godiamo di farla dire, fare e vincere, molto più che essa vince Noi e Noi vinciamo essa. Quindi col dare la nostra Volontà alla creatura, ed essa col riceverla come vita propria, apriamo una gara tra lei e Noi, essa entra nel nostro campo divino e da padrona domina, e Noi godiamo tanto nel vedere la sua piccolezza che contiene il nostro eterno Volere, dominatrice dei nostri beni e di Noi stessi. Che cosa possiamo negare al nostro Volere? Nulla. Anzi ci dilettiamo di mettere fuori le nostre più intime gioie, i nostri segreti, le nostre eterne beatitudini per far dilettare la piccolezza della creatura dove Essa regna, e rendendola dominatrice di esse, ci trastulliamo e apriamo il giuoco tra lei e Noi. Perciò cosa più grande non potevo dare all’uomo nel crearlo, qual’è la nostra Volontà, perché solo con Essa lui poteva giungere dove voleva e fare ciò che voleva, fino a rendersi dominatore di ciò che a Noi appartiene. Ciò non facemmo nel creare le altre cose, sono dominate da Noi, né possono fare ciò che vogliono, i loro diritti sono limitati, perché nel creare l’uomo ci fu una foga più intensa d’amore, ed in questa foga d’amore, il Tutto si fuse nel nulla, ed il nulla riebbe la sua vita nel Tutto. E per tenerlo più sicuro le demmo la nostra Divina Volontà per suo retaggio, affinché uno fosse il volere, comuni i beni, per quanto a creatura è capace, e tanto l’amore dell’uno e dell’altro da farsi dominare a vicenda. Perciò la cosa più bella per Noi, che più ci rapisce e ci glorifica è l’anima dove regna il nostro Voler Divino, perché lei sola non ci fa dire al nostro amore basta di dare, ma teniamo sempre da dare, sempre da dire, e per godere di più la rendiamo vincitrice di Noi stessi. Quindi sii attenta figlia mia, se tutto vuoi, fa’ che il nostro Volere regni in te”.
(1) Le privazioni di Gesù si fanno più al lungo, e vedendomi priva di Lui non faccio altro che sospirare il Cielo. Oh! Cielo, quando mi aprirai le porte? Quando avrai di me pietà? Quando ritirerai la piccola esiliata nella patria sua? Ah! sì! solo là non rimpiangerò più il mio Gesù! Qui se si fa vedere, mentre si crede di possederlo come lampo ti sfugge e ti conviene fare la lunga tappa senza di Lui, e senza di Gesù tutte le cose si convertono in dolore, anche le stesse cose sante, le preghiere, i sacramenti, sono martiri senza di Lui. Quindi pensavo tra me: “A che pro che Gesù ha permesso di farmi venire vicino al suo tabernacolo d’amore, per starci in muto silenzio? Anzi mi sembra che si è nascosto di più, che non più mi dà le sue lezioni sul Fiat Divino, mi sembrava che teneva la sua cattedra nel fondo del mio interno e teneva sempre da dire, ora non sento altro che un profondo silenzio, solo che sento in me il mormorio continuo del mare di luce dell’Eterno Volere che sempre mormora amore, adorazione, gloria e abbraccia tutto e tutti”. Ma mentre ciò pensava il mio dolce Gesù appena si è fatto vedere nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, son’Io nel fondo dell’anima tua che muovo le onde del mare di luce della mia Divina Volontà, e mormoro sempre, sempre, per strappare dal mio Celeste Padre il regno della mia Volontà sulla terra, e tu non fai altro che seguirmi, e se tu non mi seguissi lo farei da solo, ma tu non lo farai a lasciarmi solo, stando che il mio stesso Fiat ti tiene inabissata in Esso. Ah! non sai tu che sei il tabernacolo della mia Divina Volontà? Quanti lavori non ho fatto in te, quante grazie non ti ho versato per formarmi questo tabernacolo? Tabernacolo, potrei chiamarlo unico nel mondo, perché tabernacoli eucaristici ne ho in buon numero. Ed in questo tabernacolo del mio Fiat Divino non mi sento prigioniero, posseggo gli interminabili confini del mio Volere, non mi sento solo, tengo chi mi faccia perenne compagnia, e ora faccio il maestro e ti do le mie lezioni celesti, ora faccio i miei sfoghi d’amore e di dolore, ora festeggio fino a trastullarmi con te. Sicché se prego, se soffro, se piango e se festeggio non sono mai solo, ho la piccola figlia del mio Voler Divino insieme con Me, e poi ho il grande onore e la conquista più bella che più mi piace, qual’è una volontà umana tutta sacrificata per Me e come sgabello della mia Volontà Divina, potrei chiamarla il mio tabernacolo prediletto, ché trovo tanto gusto che non lo scambierei coi miei tabernacoli eucaristici, perché in essi sono solo, né l’ostia mi dà una Volontà Divina come la trovo in te, che bilocandosi, mentre la tengo in Me la trovo anche in te, invece l’ostia non è capace di possederla, né mi accompagna negli atti miei, sono sempre solo, tutto è freddo intorno a Me, il tabernacolo, la pisside, l’ostia, sono senza vita, quindi senza compagnia. Perciò ho provato tanto gusto nel tener vicino al mio tabernacolo eucaristico quello della mia Divina Volontà formato in te, ché solo col guardarti mi sento spezzata la solitudine, e provo le pure gioie che può darmi la creatura che fa regnare in essa la mia Divina Volontà. Ecco perciò tutte le mie mire, le mie premure ed i miei interessi sono per far conoscere la mia Divina Volontà e farla regnare in mezzo alle creature, allora ciascuna creatura sarà un mio tabernacolo vivo, non muto, ma parlante, e non più sarò solo, ma avrò la mia perenne compagnia, e con la mia Divina Volontà bilocata in esse, avrò la mia compagnia divina nella creatura. Quindi terrò il mio Cielo in ciascuna di esse, perché il tabernacolo della mia Volontà Divina possiede il mio Cielo in terra”.
(1) Mi sentivo tutta immersa nel Voler Divino, la mia povera e piccola mente me la sento legata ad un punto altissimo di luce, che non ha confini e non si può vedere né dove giunge la sua altezza, né dove finisce la sua profondità. E mentre la mente si riempie di luce, è circondata dalla luce, tanto, che non vede che luce, vede che poco prende di questa luce perché ce ne é tanta, ma la sua capacità è tanto piccola che le sembra di prendere qualche gocciolina appena. Oh! come si sta bene in mezzo a questa luce, perché Essa è vita, è parola, è felicità, l’anima si sente tutti i riflessi del suo Creatore, e si sente partorire nel suo seno la Vita Divina. Oh! Volontà Divina, quanto sei ammirabile, tu sola sei la fecondatrice, la conservatrice e la bilocatrice della Vita di Dio nella creatura. Ma mentre la mia mente si sperdeva nella luce del Fiat Supremo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’anima che vive nella mia Volontà Divina è più che se facessi scendere il sole in terra; che succederebbe allora? La notte sarebbe sbandita dalla terra, sarebbe sempre pieno giorno. E con l’avere sempre contatto col sole, non sarebbe più corpo oscuro, ma luminoso, e la terra non mendicherebbe gli effetti del sole, ma riceverebbe in sé stessa la sostanza degli effetti della luce, perché sole e terra farebbero vita comune e formerebbero una sol vita. Qual differenza non c’è, che il sole sta nell’altezza della sua sfera e la terra nella sua bassezza? La povera terra è soggetta alla notte, alle stagioni e a chiedere dal sole di formare le belle fioriture, i colori, la dolcezza, la maturità ai suoi frutti. Ed il sole non è libero di poter sfoggiare tutti i suoi effetti sopra la terra se la terra non vorrebbe prestarsi a riceverli, tanto, che in certi punti della terra il sole non sempre giunge, altri punti sono aridi e senza piante. Questo non è altro che similitudine di chi fa e vive nella mia Divina Volontà e di chi vive nella terra del suo volere umano. La prima fa scendere non solo il Sole della mia Divina Volontà nell’anima sua, ma tutto il Cielo; quindi, con questo Sole possiede il giorno perenne, giorno che mai tramonta, perché la luce tiene virtù di mettere in fuga le tenebre. Onde con questo Sole non può stare la notte delle passioni, la notte delle debolezze, delle miserie, delle freddezze, delle tentazioni, e se si volessero avvicinare per formare le stagioni dell’anima, questo Sole batte i suoi raggi e mette tutte le notti in precipitosa fuga, e dice: “Ci son’Io, e basta, le mie stagioni sono stagioni di luce, di pace, di felicità e di fioritura perenne”. Essa è la portatrice del Cielo in terra. Invece per chi non fa la mia Divina Volontà e non vive in Essa, è più notte che giorno nell’anima sua, è soggetta alle stagioni e a lunghi tempi piovosi che la rendono sempre turbata e affannata, o pure a lunghe siccità che giunge a mancargli gli umori vitali per amare il suo Creatore, e lo stesso Sole della mia Divina Volontà, stando che non vive in lei, non è libero di poter darle tutto il bene che possiede. Vedi che significa possedere il mio Voler Divino? E’ possedere la sorgente della vita, della luce, e di tutti i beni. Invece chi non lo possiede è come terra che gode gli effetti della luce, e certe terre che stentatamente restano illuminate ma senza effetti”.
(1) Stavo pensando: Perché tutta la Creazione esultò di gioia e tanto festeggiò l’Immacolata Regina nel suo immacolato concepimento? Ed il mio sempre amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto: “Figlia mia, vuoi sapere il perché? Perché la Divina Volontà ebbe il principio di sua Vita nella bambinella Celeste, quindi il principio di tutti i beni in tutte le creature. Non c’è bene che nella mia Divina Volontà non incominci, scenda e salga nella sua sorgente. Quindi questa Celeste bambina avendo, fin dal suo Immacolato concepimento, cominciato la sua vita nel Fiat Divino ed essendo Lei dalla ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo fondendomi nel Santo Voler Divino e accompagnando i suoi atti fatti nella Creazione, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutte le cose create furono create da Noi con una dose di felicità, distinta l’una dall’altra, sicché ogni cosa creata porta all’uomo il bacio, l’aria felicitatrice, la vita della nostra felicità; ma sai tu chi sente scendere nel suo interno tutti gli effetti delle tante nostre felicità sparse nel creato, fino a restarne inzuppato come una spugna? Chi vive nel nostro Voler Divino, le nostre felicità non sono a lei estranee, perché avendo il gusto purificato dal nostro Fiat e non corrotto dall’umano volere, tiene il suo gusto e tutti i suoi sensi virtù di gustare tutte le felicità che ci sono nelle cose create, e Noi proviamo tale felicità e gioia nel vedere chi fa il nostro Volere come sedersi a mensa delle nostre felicità e cibarsi con tanti bocconi distinti, per quante felicità ci sono nelle cose create. Oh! com’è bello vedere felice la creatura”.
(3) In questo mentre Gesù ha fatto silenzio, ed io sentivo il suono dell’armonium che suonava in cappella e Gesù tendeva le orecchie per sentire, e poi ha soggiunto:
(4) “Oh! come mi sento felice che questo suono diletta la piccola figlia del mio Volere, ed Io sentendolo mi diletto insieme. Oh! com’è bello felicitarci insieme, felicitare chi mi ama è la più grande delle mie felicità”.
(5) Ed io: “Gesù, amor mio, la mia felicità per me sei Tu solo, tutte le altre cose non hanno nessun’attrattiva sopra di me”.
(6) E Gesù: “Certo che la maggiore felicità son’Io per te, perché contengo la sorgente di tutte le gioie e felicità, ma godo nel darti le piccole felicità, e siccome le sento e le godo Io, voglio che le senta e le goda tu insieme con Me”.
(7) Onde pensavo tra me: “Gesù gode tanto quando io godo delle tante felicità che ha sparso nel creato, e perché poi mi addolora tanto e mi rende infelice, fino a sentirmi come se non avessi vita senza di Lui? E sentendomi senza vita tutte le felicità perdono la vita sulla povera anima mia!” E Gesù ha soggiunto:
(8) “Figlia mia, se tu sapessi a che servono le mie privazioni; tu ti senti senza vita priva di Me, ti senti morta, eppure sopra di quel dolore e di quella morte viene formata la mia nuova Vita, e questa nuova Vita ti porta le nuove manifestazioni della Vita della mia Divina Volontà, perché essendo la tua pena divina, che ha virtù di farti sentire la morte, ma senza morire, ha virtù di far sorgere di nuovo la mia stessa Vita, coll’incanto delle mie verità. Il dolore della mia privazione prepara il luogo alla mia nuova Vita e dispone l’anima tua ad ascoltare e comprendere le importanti verità sul mio Fiat Divino. Se Io non ti privassi di Me spesso spesso, non avresti avuto le nuove sorprese del tuo Gesù, i tanti suoi insegnamenti. Non l’hai visto tu stessa, che dopo che sei stata priva di Me e tu credevi che tutto era finito per te, la mia Vita risorgeva di nuovo in te, e tutto amore e festoso mi mettevo a darti le mie lezioni? Sicché quando ti privo di Me, Io mi sto nascosto in te e mi preparo il lavoro da darti e la mia nuova Vita a risorgere. Anch’Io soffrii la pena della morte, per far risorgere nella pena della mia morte tutte le creature; la morte sofferta in ordine divino e per compiere la Divina Volontà produce la Vita Divina, per fare che questa Vita Divina la potessero ricevere tutte le creature. E mentre dopo che Io soffrii tante morti, volli morire davvero, quanti beni non produsse la mia resurrezione? Si può dire che con la mia resurrezione risorsero tutti i beni della mia Redenzione, e con essa risorsero tutti i beni alle creature e la stessa loro vita. Perciò sii attenta e lasciami fare”.
(1) Stavo in pensiero per la pubblicazione degli scritti della Divina Volontà, e mi sentivo infastidita alle tante domande che fanno, e dicevo tra me: “Gesù solo sa il mio martirio e come mi sentivo torturata quando si parlava da persone autorevoli che volevano pubblicarli, tanto, che nessuno poteva giungere a calmare il mio interno martirio e ad arrendermi a dire Fiat, solo Gesù con la sua seducente persuasione e con l’incutermi timore del gran male che io potessi fare se uscissi menomamente dalla Divina Volontà, poteva indurmi a dire Fiat, e ora nel vederla andare così a rilento, ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)
(1) Stavo facendo la meditazione, e siccome oggi incominciava la novena al Bambino Gesù, stavo pensando ai nove eccessi che Gesù con tanta tenerezza mi aveva narrato nella sua incarnazione, che ci sono scritti nel primo volume, e sentivo grande ripugnanza di ricordarlo al confessore, perché lui mi aveva detto nel leggerli, che voleva leggerli in pubblico nella nostra cappella. Ora mentre ciò pensavo, il mio Bambinello Gesù si faceva vedere nelle mie braccia piccino, piccino, che carezzandomi con le sue piccole manine mi ha detto:
(2) “Come è bella la piccola figlia mia! come è bella! come debbo ringraziarti che mi hai ascoltato”.
(3) Ed io: “Amor mio, che dici? Io debbo ringraziare Te che mi hai parlato, e che con tant’amore facendomi da maestro mi hai dato tante lezioni che io non meritavo”.
(4) E Gesù: “Ah figlia mia, a quanti voglio parlare e non mi danno ascolto e mi riducono al silenzio e a soffocare le mie fiamme. Sicché dobbiamo ringraziarci a vicenda, tu a Me ed Io a te. E poi, perché vuoi opporti alla lettura dei nove eccessi? Ah! tu non sai quanta vita, quant’amore e grazia contengono, tu devi sapere che la mia parola è creazione, e nel narrarti i nove eccessi del mio Amore nell’incarnazione Io non solo rinnovavo il mio Amore che ebbi nell’incarnarmi, ma creavo nuovo amore per investire le creature e vincerle a darsi a Me. Questi nove eccessi del mio Amore manifestatati con tant’amore di tenerezza e semplicità, formavano il preludio alle tante lezioni che dovevo darti del mio Fiat Divino per formare il suo regno, e ora col leggerli, il mio Amore viene rinnovato e duplicato, non vuoi tu dunque che il mio Amore duplicandosi straripi fuori ed investa altri cuori, affinché come preludio si dispongano alle lezioni della mia Volontà per farla conoscere e regnare?”.
(5) Ed io: “Mio caro Bambino, credo che hanno parlato tanti della tua incarnazione”.
(6) E Gesù: “Sì, sì hanno parlato, ma sono state parole prese dalla ripa del mare del mio Amore, quindi sono parole che non posseggono né tenerezze, né pienezze di vita. Invece quelle poche parole che ho detto a te, te le ho detto da dentro la vita della sorgente del mio Amore, e contengono vita, forza irresistibile e tenerezze tali, che solo i morti non sentiranno muoversi a pietà di Me, piccolo piccino, che tante pene soffrii fin dal seno della Mamma Celeste”.
(7) Dopo di ciò si leggeva in cappella dal confessore il primo eccesso dell’amore di Gesù nell’Incarnazione, ed il mio dolce Gesù da dentro il mio interno tendeva le orecchie per ascoltare, e tirandomi a Sé mi ha detto:
(8) “Figlia mia, quanto mi sento felice nell’ascoltarli, ma la mia felicità si accresce nel tenerti in questa casa della mia Volontà, ché tutti e due siamo ascoltatrici, Io di ciò che ti ho detto e tu di ciò che da Me hai ascoltato, il mio amore si gonfia, bolle e straripa, senti, senti com’è bello! La parola contiene il fiato e come si parla, la parola porta il fiato, che come aria gira di bocca in bocca e comunica la forza della mia parola creatrice, e scende nei cuori la nuova creazione che la mia parola contiene. Senti figlia mia, nella Redenzione ebbi il corteggio dei miei apostoli, ed Io in mezzo a loro ero tutt’amore per istruirli, non risparmiavo fatica per formare il fondamento della mia Chiesa. Ora in questa casa sento il corteggio dei primi figli del mio Volere e sento ripetere le mie scene amorose nel veder te in mezzo ad essi, che con tutto amore vuoi impartire le lezioni sul mio Fiat Divino per formare le fondamenta del regno della mia Divina Volontà. Se tu sapessi come mi sento felice nel sentirti parlare del mio Voler Divino, aspetto con ansia quando prendi la parola per ascoltarti, per sentire la felicità che mi porta la mia Divina Volontà”.