MaM
Messaggio del 20 maggio 2011:Cari figli, oggi più che mai desidero invitarvi alla preghiera. Cari figli, satana desidera distruggere le famiglie di oggi, perciò desidero invitarvi al rinnovamento della preghiera famigliare. Pregate, cari figli, nelle famiglie, con i vostri figli, non permettete l’accesso a satana. Grazie, cari figli, perché anche oggi avete risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1923

15-33 Luglio 1, 1923 Effetti della preghiera nel Divin Volere. Piacere di Gesù nel manifestare le sue verità alla creatura. Iddio è un’atto sempre nuovo.

(1) Stavo fondendomi nel Santo Voler Divino per girare per ciascuna intelligenza di creatura, per dare al mio Gesù il ricambio d’amore di ciascun pensiero di creatura; ma mentre ciò facevo, il pensiero mi ha detto: “A che giova pregare in questo modo? Anzi mi pare che siano spropositi che preghiere”. Ed il mio sempre amabile Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, vuoi sapere a che giova e quale ne è l’effetto? La creatura che viene a gettare nel mare immenso della mia Divinità la pietruzza della sua volontà, come ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

15-34 Luglio 5, 1923 Gesù presentato dai giudei a Pilato. Dove c’è e qual’è il vero regno.

(1) Stavo accompagnando il mio penante Gesù nelle ore della sua amarissima Passione, specie quando Gesù fu presentato dai giudei a Pilato ed accusato, e Pilato, non contento delle semplici accuse che gli facevano, ritornava alle interrogazioni per trovare, o causa sufficiente per condannarlo o per liberarlo. E Gesù, prendendo il suo dire nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tutto è mistero profondo nella mia Vita ed insegnamenti sublimi, in cui l’uomo deve specchiarsi per imitarmi. Tu devi sapere che era tanta la superbia dei giudei, specie per la finta santità che professavano, per cui erano tenuti per uomini retti e coscienziosi, che credevano che solo col presentarmi loro e dire che mi avevano trovato colpevole e reo di morte, Pilato doveva crederli, e senza farli subire nessuno interrogatorio doveva condannarmi, molto più che dovevano fare con un giudice gentile che non aveva né conoscenza di Dio né coscienza. Ma Iddio dispose diversamente per confonderli e per insegnare ai superiori che per quanto buoni e santi compariscano le persone che accusano un povero reo, non credergli facilmente, ma quasi impacciarle con tante interrogazioni per vedere se c’è la verità, oppure sotto quell’abito di bontà c’è qualche gelosia, rancore, o per strappare dai superiori, facendosi strada nei loro cuori, qualche posto o dignità ambita; lo scrutinio fa conoscere le persone, le confonde e si mostra che non si ha fiducia di loro, e non vedendosi apprezzati si tolgono il pensiero di ambire posti o di accusare altri. Quanto male fanno quei superiori quando ad occhi chiusi, fidandosi d’una finta bontà, non di una virtù provata, li mettono in posto o danno ascolto a chi accusa di qualche reità. Quanto non restarono umiliati i giudei nel non essere creduti facilmente da Pilato nel subire tante interrogazioni, e se cedette a condannarmi, non fu perché li credete, ma forzato e per non perdere il posto, questo li confuse, in modo che restò come marchio sulla loro fronte una estrema confusione ed una umiliazione profonda; molto più, che scorgevano in un giudice gentile più rettitudine e più coscienza che in loro; quanto è necessario e giusto lo scrutinio, getta luce, calma nei veri buoni e confusione nei cattivi. E quando volendo scrutinare anche Me, mi domandò Pilato: “Re sei Tu? E dov’è il tuo regno?” Io volli dare un’altra sublime lezione col dire: “Re Io sono”. E volevo dire: “Ma sai tu qual’è il mio regno? Il mio regno sono i mie dolori, il mio sangue, le mie virtù; questo è il vero regno, che non fuori di Me, ma dentro di Me posseggo, ciò che si possiede di fuori non è vero regno né sicuro dominio, perché ciò che non sta dentro dell’uomo, può essere tolto, usurpato, e sarà costretto a lasciarlo; invece ciò che c’è dentro, nessuno potrà toglierlo, il dominio sarà eterno dentro di lui. Le caratteristiche del mio regno sono le mie piaghe, le spine, la croce, dove non faccio come gli altri re, che fanno vivere i popoli fuori di loro, mal sicuri, se occorre digiuni; Io no, chiamo i miei popoli ad abitare nelle stanze delle mie piaghe, fortificati e difesi dai miei dolori, dissetati dal mio sangue, sfamati dalle mie carni, e solo questo è il vero regnare, tutti gli altri regni sono regni di schiavitù, di pericoli e di morte, nel mio regno c’è la vera vita. Quanti insegnamenti sublimi, quanti misteri profondi nelle mie parole, ogni anima dovrebbe dire a sé stessa nelle pene e dolori, nelle umiliazioni ed abbandoni da tutti, nel praticare le vere virtù: questo è il mio regno, non soggetto a perire, nessuno me lo può togliere né toccare, anzi il mio regno è eterno e divino, simile a quello del mio dolce Gesù, i miei dolori e pene me lo certificano e rendono il regno più fortificato ed agguerrito, che nessuno potrà muovermi battaglia in vista della mia grande fortezza. Questo è regno di pace, che dovrebbero ambire tutti i figli miei”.

15-35 Luglio 11, 1923 Per quanto più grande è l’opera che Dio vuol fare, tanto più è necessario che sia unica e singolare la creatura che sceglie. La Paterna Bonita vuole aprire un’altra era di grazia.

(1) Stavo pregando e tutta abbandonandomi nelle braccia del mio dolcissimo Gesù, ma con un pensiero nella mente che diceva: “Solo per te questo martirio di dar fastidio agli altri, d’essere di peso ai tuoi ministri, non potendo fare a meno di farli impicciare dei fatti miei, e che si svolgono tra me e Gesù; invece gli altri sono liberi, loro entrano nello stato di sofferenze e da per sé stessi si liberano; eppure quante volte ho pregato che mi liberasse, ma invano”. Ora, mentre ciò pensavo ed altro, il benedetto Gesù è venuto, tutto bontà ed amore, e ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

15-36 Luglio 14, 1923 Aspettazione d’una era nuova. Il segno più certo che è vicina.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio buon Gesù è venuto, ma tutto afflitto; mi pareva che non sapeva da me distaccarsi, e tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia, son venuto per farti patire; non ti ricordi quando volendo castigare l’uomo, tu non volevi, volendo patire tu invece loro, ed Io per contentarti ti dissi che invece di far per dieci, per amor tuo farò per cinque? Ora le nazioni si vogliono dibattere, e quelle che si credono le più potenti si stanno armando fino ai denti per distruggere le nazioni deboli, si tratta di distruzione intera figlia mia, perciò sono venuto a farti patire, per darti quel cinque promessoti. Al fuoco ed all’acqua, la mia giustizia darà il potere dell’ufficio che contengono per distruggere gente e città intere, perciò è necessario un poco del tuo patire, per dimezzare questi castighi”.

(3) Ora mentre ciò diceva, si è mosso nel mio interno come se avesse nelle sue mani tanti strumenti, e come li moveva così si formavano pene e dolori, con tale stiratura di tutte le mie membra, che non so come sono restata viva; e quando vedeva che per la forza delle pene gemevo, tremavo, Gesù, con un aria di chi ha trionfato di tutto, mi diceva: “Tu sei Vita mia, e della mia Vita posso fare ciò che voglio”. E continuava il suo lavorio di farmi patire. Sia tutto a gloria di Dio e per il bene dell’anima mia e della salvezza di tutti. Onde dopo ciò ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, tutto il mondo è sottosopra, e tutti stanno in aspettativa di cambiamenti, di pace, di cose nuove, loro stessi si uniscono per conferire e si meravigliano che non sanno concludere nulla e venire a serie decisioni, sicché la vera pace non spunta, e tutto si risolve in parole, ma nulla ai fatti, e sperano che altre conferenze possano servire per decisioni serie, ma invano aspettano. E intanto, in questo aspettare stanno tutti in timore, e chi si prepara a nuove guerre, chi spera nuove conquiste; ma con ciò i popoli immiseriscono, si spogliano vivi, e mentre aspettano, stanchi dell’era triste presente che l’involge, torbida e sanguinante, aspettano e sperano un’era nuova di pace e di luce. Il mondo si trova proprio nel punto quando Io dovevo venire sulla terra, tutti stavano in aspettativa d’un gran avvenimento, d’un era nuova, come difatti avvenne. Così ora, dovendo venire il grande avvenimento, l’era nuova che la Volontà di Dio si faccia in terra come in Cielo, tutti stanno in aspettazione di un’era nuova, stanchi di questa, senza sapere quale sia questa novità, questo cambiamento, come non lo sapevano quando Io venni sulla terra. Questa aspettazione è un segno certo che l’ora è vicina, ma il segno più certo è che Io vado manifestando ciò che voglio fare, e che rivolgendomi ad un’anima, come mi rivolsi alla mia Mamma nello scendere dal Cielo in terra, le comunico la mia Volontà ed i beni, gli effetti che Essa contiene, per farne un dono a tutta l’umanità”.

16-1 Luglio 15, 1923 La Divina Volontà è principio, mezzo e fine d’ogni virtù, e dev’essere corona di tutto e compimento della gloria di Dio da parte della creatura.

(1) Stavo pregando fondendomi tutta nella Santissima Volontà di Dio, e con qualche dubbio nella mente di tutto ciò che il mio dolce Gesù mi va dicendo su questo Santissimo Volere; e Lui, stringendomi a Sé, con una luce che mi gettava nella mente mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la mia Volontà è principio, mezzo e fine d’ogni virtù; senza il germe della mia Volontà non si può dare il nome di vera virtù, Essa è come il germe alla pianta, che dopo che ha sprofondato le sue radici sotto terra, quanto più profonde, tanto più alto vi forma l’albero che il germe contiene, sicché prima c’è il germe, questo vi forma le radici, le radici hanno la forza di far sprigionare da sotto terra la pianta, e come si sprofondano le radici così si formano i rami, i quali vanno crescendo tant’alti da formare una bella corona, e questa formerà la gloria dell’albero, che scaricando abbondanti frutti formerà l’utile e la gloria di colui che ne gettò il germe. Questa è l’immagine della mia Chiesa: Il germe è la mia Volontà, in cui nacque e crebbe, ma per crescere l’albero ci vuole il tempo, e per dare il frutto in alcuni alberi ci vuole la lunghezza dei secoli, quanto più preziosa è la pianta, tanto più tempo ci vuole. Così l’albero della mia Volontà, essendo il più prezioso, il più nobile e divino, il più alto, ci voleva il tempo per crescere e far conoscere i suoi frutti, sicché la Chiesa ha conosciuto il germe, e non c’è santità senza di esso; poi ha conosciuto i rami, ma sempre intorno a quest’albero si è girato; ora deve conoscere i frutti per nutrirsi e goderseli, e questo sarà tutta la mia gloria, la mia corona, e di tutte le virtù e di tutta la Chiesa. Ora, qual è la tua meraviglia, che invece di manifestare prima i frutti del mio Volere, li ho manifestato a te dopo tanti secoli? Se l’albero non si era formato ancora, come potevo far conoscere i frutti? Tutte le cose vanno così: Se si deve fare un re, non s’incorona il re se prima non si forma il regno, l’esercito, i ministri, la reggia; all’ultimo s’incorona; e se si volesse coronare il re senza formare il regno, l’esercito, eccetera, sarebbe un re da burla. Ora, la mia Volontà doveva essere corona di tutto, compimento della mia gloria da parte delle creature, perché solo nella mia Volontà può dire: “Tutto ho compiuto”. Ed Io, trovando in essa compiuto tutto ciò che voglio, non solo le faccio conoscere i frutti, ma la nutrisco e la faccio giungere a tale altezza, da far sorpassare tutti, ecco perciò amo tanto ed ho tanto interesse che i frutti, gli effetti, i beni immensi che ci sono nel mio Volere, ed il gran bene che l’anima riceve col vivere in Esso siano conosciuti, se non si conoscono, come si possono desiderare? Molto meno possono nutrirsene, e se Io non facessi conoscere il vivere nel mio Volere, che cosa significa, i valori che contiene, mancherebbe la corona alla Creazione, alle virtù, e la mia opera sarebbe un’opera scoronata. Vedi dunque quanto è necessario che tutto ciò che ti ho detto sul mio Volere esca fuori e sia conosciuto, ed anche la ragione per che tanto ti sprono a te, e come a te sembra che ti faccio uscire dall’ordine degli altri, facendo conoscere questi e le grazie ad essi fatte 16[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta dopo la loro morte, a te invece permetto, anche vivente, che ciò che ti ho detto sul mio Volere sia conosciuto. Se non si conosce non sarà apprezzato né amato, la conoscenza sarà come il concime all’albero, che farà stagionare i frutti, dei quali ben maturati si nutriranno le creature. Quale ne sarà il mio ed il tuo contento? ”

16-2 Luglio 16, 1923 Gesù tutto lo operò e soffrì nella sua Volontà.

(1) Stavo pensando alla Passione del mio dolce Gesù, e mi sentivo quelle pene a me vicino, come se allora le soffrisse, e guardandomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, Io soffrii tutto nella mia Volontà, e come le soffrii aprivano tante vie nella mia Volontà per giungere a ciascuna creatura. Se non avessi sofferto nella mia Volontà, che involge tutto, le mie pene non sarebbero giunte fino a te ed a ciascuno, sarebbero restate con la mia Umanità, anzi, con averle sofferto nella mia Volontà, non solo aprivano tante vie per andare a loro, ma aprivano tant’altre vie per far entrare le creature fino a Me, ed unirsi con quelle, e darmi ciascuna le pene che con le loro offese mi dovevano dare in tutto il corso dei secoli, e mentre Io ero sotto la tempesta dei colpi, la mia Volontà mi portava ciascuna creatura a colpirmi, sicché non furono solo quelli che mi flagellarono, ma le creature di tutti i tempi, che avrebbero con le loro offese concorso alla barbara flagellazione; e così in tutte le altre pene, la mia Volontà mi portava tutti, nessuno mancava all’appello, tutti erano a Me presenti, nessuno mi sfuggì, perciò le mie pene furono, oh! quanto più dure, più molteplici di quelle che si videro. Onde se vuoi che le offerte delle mie pene, la tua compassione e riparazione, le tue piccole pene, non solo giungano fino a Me, ma facciano le stesse vie delle mie, fa che tutto entri nel mio Volere, e tutte le generazioni riceveranno gli effetti. E non solo le mie pene, ma anche le mie parole, perché dette nella mia Volontà giungevano a tutti, come per esempio, quando Pilato mi domandò se Io fosse Re ed Io rispose: “Il mio regno non è di questo mondo, se di questo mondo fosse, milioni di legioni di angeli mi difenderebbero; e Pilato, nel vedermi sì povero, umiliato, disprezzato, si meravigliò e disse più marcato: “Come, Re sei Tu? ” Ed Io con fermezza risposi a lui ed a tutti quelli che si trovano in posto: “Re Io sono, e son venuto nel mondo ad insegnare la verità, e la verità è che non sono i posti, i regni, le dignità, il diritto del comando, che fanno regnare l’uomo, che lo nobilitano, che lo innalzano su tutti; anzi queste sono schiavitù, miserie, che lo fanno servire a vili passioni, ad uomini ingiusti, commettendo anch’egli tanti atti d’ingiustizia che lo snobilitano, lo gettano nel fango e gli attirano l’odio dei suoi dipendenti, sicché le ricchezze sono schiavitù, i posti sono spade con cui molti restano uccisi o feriti, il vero regnare è la virtù, lo spogliamento di tutto, il sacrificarsi per tutti, il sottoporsi a tutti, e questo è il vero regnare, che vincola tutti e si fa amare da tutti, onde il mio regno non avrà mai fine, ed il tuo è vicino a perire”. E queste parole nella mia Volontà le facevo giungere all’orecchio di tutti quelli che si trovano in posto, per farli conoscere il grande pericolo in cui si trovano, e per mettere in guardia coloro che aspirano ai posti, alle dignità, al comando”.

16-3 Luglio 17, 1923 Gesù mette nell’anima di Luisa tre colonne per appoggiarsi.

(1) Mi sentivo molto afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù, e se si fa vedere è tutto taciturno. Onde, questa mattina si faceva vedere nel mio interno in mezzo a due colonne, e ne stava formando una terza in mezzo a queste, ed ora si poggiava ad una, ed ora all’altra, ed ora alla colonna di mezzo che stava innalzando. Quindi, sorpresa gli ho detto: “Amor mio e vita mia, quando avete messo queste colonne nel mio interno? Adesso state più comodo, se siete stanco potette poggiarvi. E Lui senza darmi retta continuava ad innalzare la colonna e taceva, onde io: ma dimmi, perché non mi parli? Che c’è, dove ti ho offeso? Forse la mia ripugnanza nel non voler far conoscere le verità che mi dici, che per punirmi ti fa tacere? Ma io te lo promisi che non lo farò più, e ricordati che restammo in pace”. E Gesù guardandomi e dando un forte respiro mi ha detto:

(2) “Figlia mia, sto lavorando, allargando, preparando, e quando Io lavoro non ho voglia di parlare, primo voglio operare e poi parlare. Delle tue ripugnanze non mi curo, perché è tanta la potenza della mia Volontà che agisce in te, che ti stritola se non fai ciò che voglio, tanto che dopo una ripugnanza sei costretta a correre nelle mie braccia per dirmi: Gesù, ti prego di farmi fare ciò che vuoi, lo vuoi Tu lo voglio io, e non mi lasci se non vedi che il tuo ed il mio volere formano uno solo. Onde il mio silenzio è il lavoro, e per fare che il lavoro che sto facendo in te sia più bello, più sicuro, più stabile, lo ho messo in mezzo a due colonne più forte, più alte, le quale, una è la mia Umanità, e l’altra è la mia Mamma, dove solo posso poggiarmi, ma non mi bastano due appoggi, ne voglio un terzo, ma se non mi lo formo come posso averlo? Ecco perciò la necessità del mio lavoro, tu mi presterai i materiali, quali sono tutti i tuoi atti fatti nel mio Volere, quanto più ne farai più materiali mi presterai, ed Io mi affaticherò nel formarlo e poi mi riposerò e ti parlerò. Tutto ciò che Io feci, e quello che fece la mia cara Mamma sarà connesso insieme in questa terza colonna, unico mio scopo, che sia lavorato con un Volere Eterno, che solo può farmi d’appoggio e che questo Volere sia conosciuto, ci metterò tanta grazia, che non solo mi darà riposo, ma mi servirà di cattedra, di voce per insegnare coi modi più allettanti, insinuanti e convincenti, che significa vivere nel mio Volere, onde non più come esiliato stia in mezzo ai miei figli, ma che vi regne come nel suo proprio trono, perciò lasciami fare e seguimi”.

(3) Onde dopo è ritornato di nuovo, e continuava a farsi vedere nel mio interno che stava tutto intento al lavoro, ed in silenzio ci guardavamo; ho alzato gli occhi e vedevo ad una colonna mezza in cima la testa di Nostro Signore, ed all’altra quella della Regina Celeste, ambedue coronate, alla terza colonna che stava formando, stava preparata da metterci in cima la mia testa, e la corona che doveva coronarla usciva metà dalla corona di Nostro Signore, e metà da quella della Vergine Santissima, che unendosi insieme queste due metà formavano una sola. Io sono restata meravigliata e incantata, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:

(4) “Figlia mia, hai visto quanto mi conviene lavorare per formarmi il terzo appoggio, e come tu devi affrettare i materiali per farmi lavorare, ed a qual’altezza deve giungere per compire il lavoro del mio Volere in te e qual corona deve cingere la tua fronte, per ciò non perdere un minuto di tempo ed il tuo volo nel mio Volere sia continuo”.

16-4 Luglio 18, 1923 Sul Concepimento del Verbo Eterno.

(1) Stavo pensando all’atto in cui il Verbo Eterno scese dal Cielo e restò concepito nel seno dell’Immacolata Regina, ed il mio sempre amabile Gesù, da dentro il mio interno è uscito un braccio, cingendomi il collo, e nel mio interno mi diceva:

(2) “Figlia diletta mia, se il concepimento della mia Celeste Mamma fu prodigioso, e fu concepita nel mare che uscì dalle Tre Divine Persone, il mio concepimento non fu nel mare che uscì da Noi, ma nel gran mare che risiedeva in Noi, la nostra stessa Divinità che scendeva nel seno verginale di questa Vergine, e restavo concepito. E’ vero che si dice che il Verbo restò concepito, ma il mio Celeste Padre e lo Spirito Santo erano inseparabili da Me; è vero che Io ebbi la parte agente, ma loro la ebbero concorrente. Immaginati due riflettori, che uno riflette nell’altro lo stesso soggetto, questi soggetti sono tre, quello di mezzo prende la parte operante, sofferente, supplicante, gli altri due vi stanno insieme, vi concorrono e sono spettatori, sicché potrei dire che i due riflettori, uno era la Trinità Sacrosanta, l’altro la mia cara Mamma. Lei, nel breve corso della sua vita, col vivere sempre nel mio Volere mi preparò nel suo verginale seno il piccolo terreno divino, dove Io, Verbo Eterno, dovevo vestirmi d’umana carne, perché mai sarei sceso dentro d’un terreno umano, e la Trinità riflettendo in Lei restò concepita. Onde quella stessa Trinità, mentre restava in Cielo, restava concepita nel seno di questa nobile Regina.

(3) Tutte le altre cose, per quanto grandi, nobili, sublimi, prodigiosi, anche lo stesso concepimento della Vergine Regina, tutte restano dietro, non c’è cosa che possa paragonarsi, né amore, né grandezza, né potenza, al mio concepimento; qui non si tratta di formare una vita, ma di rinchiudere la Vita che dà vita a tutti; non di allargarmi, ma di restringermi per potermi concepire, non per ricevere, ma per dare, chi ha creato tutto per rinchiudersi in una creata e piccolissima Umanità. Queste sono opere solo d’un Dio, e d’un Dio che ama, che a qualunque costo vuol legare col suo amore la creatura per farsi amare. Ma questo è un bel nulla ancora, sai tu dove sfolgorò tutto il mio amore, tutta la mia potenza e sapienza? Non appena la potenza divina formò questa piccolissima Umanità, tanto piccola che poteva paragonarsi alla grossezza d’una nocciola, ma con le membra tutte proporzionate e formate, ed il Verbo restò concepito in Essa, l’immensità della mia Volontà, racchiudendo tutte le creature passate, presenti e future, concepì in Essa tutte le vite delle creature, e come cresceva la mia, così crescevano loro in Me, sicché mentre apparentemente parevo solo, ma visto col microscopio della mia Volontà si vedevano concepite tutte le creature; succedeva di Me come quando si veggono acque cristalline, che mentre compariscono chiare, viste col microscopio, quanti microbi non si veggono? Il mio concepimento fu tale e tanto, che la gran ruota dell’eternità restò colpita ed estatica nel vedere gli innumerevoli eccessi del mio amore, e tutti i prodigi uniti insieme; tutta la mole dell’Universo restò scossa nel vedere rinchiudersi Colui che dà vita a tutto, restringersi, impicciolirsi, rinchiudere tutto, per fare che cosa? Per prendere le vite di tutti e far rinascere tutti”.

16-5 Luglio 19, 1923 Prodigi del Fiat Divino nel gran vuoto dell’anima.

(1) Stavo pregando ed abbandonandomi tutta nelle braccia della Santissima Volontà di Dio, ed il mio sempre amabile Gesù, uscendo dal mio interno e dandomi la mano, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, vieni insieme con Me e guarda il gran vuoto che esiste tra il Cielo e la terra. Questo gran vuoto, prima che il mio Fiat si pronunziasse, era orribile a vedersi, tutto era disordine, non si vedeva né divisione di terra né di acqua, né di monti, era un ammasso che metteva spavento; non appena il mio Fiat si pronunziò, tutte le cose rotolarono, scuotendosi fra loro ed ognuna prese il suo posto, restando tutte ordinate con l’impronta del mio Fiat Eterno, e non possono spostarsi se il mio Fiat non vuole. La terra non metteva più spavento, anzi, nel vedere la vastità dei mari, le sue acque non più fangose ma cristalline, il suo dolce mormorio, come se le acque fossero voci che zitte zitte parlano tra loro, le sue onde fragorose che delle volte si alzano tanto che compariscono monti d’acqua e che poi cadono nello stesso mare, quanta bellezza non contiene, quanto ordine e quanta attenzione non riscuote dalle creature? E poi, la terra tutta verdeggiante e fiorita, quanta varietà di bellezza non contiene? Eppure è nulla ancora, il vuoto non era riempito del tutto, e come il mio Fiat aleggiò sulla terra e divise le cose ed ordinai la terra, così, aleggiando su in alto, distesi i cieli, li ornai di stelle, e per riempire il vuoto dell’oscurità creai il sole, che fugando le tenebre, riempì di luce questo gran vuoto e mise il risalto di tutta la bellezza a tutto il creato. Onde, chi fu la causa di tanto bene? Il mio Fiat onnipotente, ma questo Fiat volle il vuoto per creare questa macchina dell’universo.

(3) Ora figlia mia, vedi questo gran vuoto in cui tante cose creai? Eppure il vuoto dell’anima è più grande ancora, quello doveva servire per abitazione dell’uomo, il vuoto dell’anima doveva servire per abitazione d’un Dio. Non dovevo pronunziare per sei giorni il mio Fiat come nel creare l’universo, ma per quanti giorni contiene la vita dell’uomo, e tante volte, per quante volte mettendo da parte il suo volere fa operare il mio, quindi, dovendo il mio Fiat fare più cose che non feci nella Creazione, vi voleva più spazio, ma sai tu chi mi dà campo libero a riempire questo gran vuoto dell’anima? Chi vive nel mio Volere. I miei Fiat sono ripetutamente detti, ogni pensiero è accompagnato dalla potenza del mio Fiat, ed oh! quante stelle ornano il cielo dell’intelligenza dell’anima; le sue azioni sono seguite dal mio Fiat, ed oh! quanti soli sorgono in essa; le sue parole investite dal mio Fiat sono più dolci del mormorio delle acque del mare, dove il mare delle mie grazie scorre per riempire questo gran vuoto, ed il mio Fiat si diletta nel formare le onde che giungono fino al di là del cielo, e vi discendono più cariche, per ingrandire il mare dell’anima. Il mio Fiat soffia sul suo cuore, e dei suoi palpiti ne forma incendi d’amore; il mio Fiat non lascia nulla, investe ogni affetto, le tendenze, i desideri, e vi forma le più belle fioriture. Quante cose il mio Fiat non opera in questo gran vuoto dell’anima che vive nel mio Volere? Oh! come resta dietro tutta la macchina dell’universo, i cieli stupiscono e guardano tremebondi il Fiat onnipotente operante nella volontà della creatura e si sentono doppiamente felici ogniqualvolta questo Fiat agisce e rinnova la sua potenza creatrice, sicché sono tutti attenzione intorno a Me, per vedere quando il mio Fiat viene pronunziato, per riscuotere la loro doppia gloria e felicità; oh! se tutti conoscessero la potenza del mio Fiat, il gran bene che contiene, tutti si darebbero in preda della mia Volontà onnipotente. Eppure c’è da piangere, quante anime con questi grandi vuoti in seno, sono peggio del gran vuoto dell’universo prima che il mio Fiat fosse pronunciato? Non aleggiando in loro il mio Fiat, tutto è disordine, le tenebre sono tanto fitte che fa orrore e spavento, c’è un ammasso tutto insieme, nessuna cosa al posto, l’opera della Creazione scompigliata in loro, perché solo il mio Fiat è ordine, la volontà umana è disordine. Perciò figlia del mio Volere, se vuoi l’ordine in te, fa che il mio Fiat sia la vita di tutto in te, e mi darai il gran contento che il mio Fiat possa svolgersi, mettendo fuori i prodigi ed i beni che contiene”.

16-6 Luglio 21, 1923 Gesù prega che la sua Volontà sia una con la volontà dell’anima. La Divina Volontà dev’essere come l’aria che si respira.

(1) Continuando il mio solito stato, sentivo che il mio adorabile Gesù nel mio interno pregava dicendo:

(2) “Padre mio, ti prego che la nostra Volontà sia una con la volontà di questa piccola figlia del nostro Volere, essa è parto legittimo del nostro Volere; deh! fa che per onore e decoro della nostra Volontà Eterna, nulla esca da lei che non sia parto del nostro Volere, e che nulla conosca che la nostra sola Volontà, e per ottenere ciò ti offro tutti gli atti della mia Umanità fatti nella nostra adorabile Volontà”.

(3) Dopo ha fatto profondo silenzio, ed io, non so come, mi sentivo tanto trasfusa negli atti che il mio Gesù aveva fatto nella Volontà Divina, che li andavo seguendo uno per uno, facendo il mio unito al suo. Questo assorbiva in me tante luce, che Gesù ed io restavamo immersi in un mare di luce, e Gesù, uscendo da dentro il mio interno, alzandosi in piedi poggiava le sue piante sulla parte del mio cuore, e agitando la mano, che più che sole mandava luce, gridava forte:

(4) “Venite, venite tutti, angeli, santi, viatori, generazioni tutte, venite a vedere i portenti ed il più gran miracolo non mai visto, il mio Volere operante nella creatura”.

(5) Alla voce sonora, melodiosa e forte di Gesù, che riempiva Cielo e terra, i Cieli si sono aperti e tutti sono corsi intorno a Gesù, e guardavano in me per vedere come operava la Divina Volontà; tutti restavano rapiti e ringraziavano Gesù di tanto eccesso della sua bontà. Io sono restata confusa ed umiliata al sommo, e gli ho detto:

(6) “Amor mio, che fai? Mi pare che vuoi mostrarmi a tutti per farmi additare da tutti, che ripugnanza che sento! ”.

(7) E Gesù: “Ah! figlia mia, è il mio Volere che voglio che tutti conoscano e tutti additino come nuovo Cielo e mezzo di nuova rigenerazione, e tu resterai come sepolta nella mia Volontà. La mia Volontà dev’essere come l’aria che si respira, che mentre non si vede si sente, non si vede e dà la vita, penetra ovunque, anche nelle più intime fibre per dar vita ad ogni palpito del cuore, dovunque Essa entra, nell’oscurità, nelle profondità, nei ripostigli più segreti e si costituisce vita di tutto, così la mia Volontà sarà più che aria in te, che uscendo da te si costituirà come vita di tutto, perciò sii più attenta e segui il Volere del tuo Gesù, perché l’attenzione ti farà conoscere dove stai, e che cosa fai; la conoscenza ti farà più apprezzare e stimare la divina reggia della mia Volontà. Supponi che una tale persona si trova nella reggia d’un re, ed essa non sa che quell’abitazione sia appartenente al re, essa non ne farà nessun apprezzamento, se occorre andrà distratta, parlando, ridendo, né si dispone a ricevere i doni del re; ma se sapesse che quella è la reggia del re, essa guarda con attenzione le cose e le apprezza, va in punta di piedi, parla sottovoce, sta tutt’occhi per vedere se il re esce da qualche stanza, e si mette come in aspettativa di ricevere grandi doni dal re. Vedi, l’attenzione è la via della conoscenza, la conoscenza cambia la persona e le cose, e la dispone a ricevere grandi doni, sicché conoscendo tu che stai nella reggia della mia Volontà, riceverai sempre, e prenderai tanto da poter dare a tutti i tuoi fratelli.