(1) Mi sentivo sommamente afflitta per la privazione del mio dolce Gesù, per quanto lo chiamavo e pregavo non si benignava di far ritorno alla sua piccola esiliata quaggiù. Ahi! come è duro il mio esilio, il mio povero cuore agonizzava per la pena che sentiva, ché Colui che forma la sua vita era lontano da me; ma mentre sospiravo il suo ritorno, è venuto il confessore, e Gesù, proprio allora, dopo tanto aspettare si è mosso nel mio interno, stringendomi forte il cuore si faceva vedere. Ed io a Lui:
(2) “Mio Gesù, non potevate venire prima? Adesso devo ubbidire; se a Te piace verrai quando ti riceverò nel Santissimo Sacramento, allora resteremo soli un’altra volta e saremo liberi di poterci stare insieme”.
(3) E Gesù, con un aspetto dignitoso e noncurante mi ha detto:
(4) “Figlia mia, vuoi tu che distrugga l’ordine della mia sapienza, e che tolga quella potestà data alla mia Chiesa? ”.
(5) E mentre ciò diceva mi faceva parte delle sue pene. Onde dopo gli ho detto:
(6) “Ma dimmi amor mio, perché non vieni? E mi fai tanto aspettare quasi da farmi perdere la speranza del tuo ritorno, ed il mio povero cuore per la pena si dibatte tra la vita e la morte? ”.
(7) E Gesù tutto bontà: “Figlia mia, avendo messo in te la proprietà del mio Volere, voglio che non solo sia posseduto da te, ma che lo sappia bene conservare, coltivare, allargare, in modo da moltiplicarlo; sicché le pene, le mortificazioni, la vigilanza, la pazienza, e anche la mia stessa privazione, servono ad allargare e custodire i confini della mia Volontà nell’anima tua. Non basta il possedere, ma saper possedere; che giova all’uomo possedere un podere, se non si prende la cura di seminarlo, coltivarlo, custodirlo, per poi raccogliere i frutti delle sue fatiche? Se non lavora il suo terreno, ad onta che possiede si può dire che non ha di che sfamarsi, sicché non è il possedere che rende ricco e felice l’uomo, ma il sapere ben coltivare ciò che possiede. Così sono le mie grazie, i miei doni, specie la mia Volontà che qual Regina ho messo in te, vuole da te il cibo, vuole il lavorio delle tue pene, dei tuoi atti, vuole che in ogni cosa, la tua volontà tutta sottomessa alla sua, le dia gli onori ed il corteggio che come a Regina si conviene; ed Essa in ogni cosa che farai e soffrirai, terrà pronto il cibo da imboccare all’anima tua. E così tu da una parte, e la mia Volontà dall’altra, allargherete i confini della mia Suprema Volontà in te”.
(1) Mi sentivo molto amareggiata per la privazione del mio adorabile Gesù, molto più che facendosi vedere a lampo mi tirava fuori di me stessa, e mentre Lui come lampo mi sfuggiva, ero costretta a vedere cose tragiche e funeste, rumori di guerre, come se volessero compromettere l’Italia; capi di governo che avvicinandosi ad altri capi offrivano somme di denaro per farli cadere nel laccio della guerra. Fin dal mese di Gennaio di quest’anno, stando un giorno molto sofferente, Gesù mi aveva detto che mi faceva soffrire per dare lume alle nazioni, che volendo far guerra volevano trascinare le altre, offrendo grandi somme per attirarle a loro; ora mi sembra che aggiungono altri sforzi per ottenere l’intento. Quale dolore uscire fuori di me stessa, vedere gente che soffrono, armare un altro campo di guerra, e non avere il mio Gesù insieme con me per dirgli una parola, per strappargli, anche a costo di pene, misericordia per la sventurata umanità! Onde ho passato parecchi giorni in questo stato, ed il mio cuore non ne poteva più, non solo sentivo la pena d’essere quasi priva del mio Gesù, ma un’altra pena, tanto dura che io stessa non so manifestarla. Quindi, appena si è fatto vedere che stringendosi al mio cuore cercava rifugio e riposo, ché non ne poteva più, io me l’ho stretto e gli ho detto:
(2) “Vita mia, Gesù, dimmi, dove ti ho offeso che non vieni? Che cosa è questa pena oltre la pena della tua privazione, che mi lacera e mi divide da Te? ”.
(3) E Gesù tutto afflitto mi ha detto: “Figlia mia, hai tu messo forse in qualche cosa la volontà d’offendermi, che temi che mi sia sottratto da te? ”.
(4) Ed io: “No, mio Gesù, voglio morire anziché dispiacervi”.
(5) E Gesù: “Ebbene, una figlia che è stata sempre con suo padre dev’essere attenta a conoscere i segreti, i modi, le cause del come tratta con lei. Tanto tempo che sto con te, e non capisci ancora le cause che mi forzano a sottrarmi? Ma tu le hai capito anche dai gravi mali che hai visto quando come lampo Io venivo da te, e tirandoti fuori di te stessa ti lasciavo sola a vagar la terra, quante cose tragiche non hai tu visto? Ed oltre a ciò, i grandi preparativi di guerra che stanno facendo le nazioni; l’anno passato la Francia col muoversi contro la Germania suonò il primo campanello; l’Italia col muoversi contro la Grecia, ha suonato il secondo campanello di guerra; poi verrà un’altra nazione che suonerà il terzo per chiamarle al combattimento. Che perfidia, che ostinazione, perciò la mia giustizia, non potendo più sopportare tanta ostinazione, mi costringe a sottrarmi da te per essere libera nel suo corso; e la pena che tu senti nel tuo cuore, oltre a quella della mia privazione, non è altro che la pena dell’umanità divisa da Me, certo che è una pena orribile, tanto che il mio cuore spasimò e agonizzò, e ora, per i vincoli che hai con Me resti tu vincolata con tutta l’umana famiglia, e sei costretta a sentire tu questa pena, che le umane generazioni coi loro orrendi peccati si dividono da Me. Coraggio, non ti abbattere, fa che lasci il corso libero alla giustizia, e poi sarò di nuovo da te, e pregheremo e piangeremo insieme per la sorte dell’uomo, affinché non vada più errante sulla terra, ma ritorni al suo Dio”.
(1) Mi sentivo impietrita dal dolore per la privazione del mio dolce Gesù, mi sembra che anche i suoi lampi, la sua ombra si va diminuendo, unico mio sostegno nella sua privazione, che come piccole stille di rugiada sostengono la povera pianticella dell’anima mia, che arsa, seccata dalla sua privazione, le danno il filo di vita per non farla morire. Ma però ero tutta rassegnata alla sua Volontà, e cercavo per quanto era da me di seguire i miei atti interni, come quando insieme con Gesù prendevo il volo nel suo Santissimo Volere; ma, oh! come li facevo diversi, li facevo male, non trovando tutti per dare per tutti al mio Dio. Ora stavo dicendo nel mio interno:
(2) “Mio Gesù, nel tuo Volere unisco i miei pensieri ai tuoi, e siccome i tuoi pensieri circolano in ogni intelligenza creata, voglio che ogni pensiero attinga dai tuoi l’amore della tua intelligenza, per poter mettere nel volo dell’amore ciascun pensiero di creatura; questo volo giunge su, nel Cielo, innanzi alla Maestà Suprema, e confondendosi con l’Amore Eterno attira in terra su tutte le creature l’amore della Santissima Trinità”.
(3) Ora, mentre ciò ed altro facevo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno e sospirando mi ha detto:
(4) “Figlia mia, tu non puoi stare senza di Me, molto più Io non posso stare senza di te; tutto ciò che tu senti nel tuo cuore, sono Io: le tue ansie, i tuoi sospiri, il martirio che soffri perché priva di Me, sono Io, sono i miei palpiti che si ripercuotono in te, che ti portano le mie pene, che mi nascondono da te, perciò non potendone più l’amore, superando la giustizia mi costringe a svelarmi”.
(5) E mentre ciò diceva si è fatto vedere. Mio Dio, chi può dire come mi son sentita rinascere? Poi ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, tu mi hai dato l’abilitazione in te in terra, ed Io ti tengo in Cielo, nel mio cuore, sicché mentre stai in terra, sei con Me in Cielo. La Divinità si delizia con la piccola figlia del Supremo Volere avendola con loro in Cielo, e siccome teniamo la piccola figlia nostra in Cielo ed in terra, non ci conviene distruggere la terra come la giustizia vorrebbe fare, così meritando le creature, al più scompariranno molte città, la terra aprirà le voragini a diversi punti, facendo scomparire luoghi e persone, le guerre le decimeranno, ma per riguardo della piccola figlia nostra non la distruggeremo, avendo dato a lei il compito di far vivere la nostra Volontà sulla terra. Perciò fatti coraggio, non ti abbattere troppo nella mia assenza, sappi che non potrò durarla a lungo a non farmi vedere, Io stesso non lo posso, e tu non cessi mai, mai, d’amarmi, non solo per te, ma anche per tutti i nostri cari fratelli. Difatti, vuoi tu sapere perché Adamo peccò? Perché dimenticò che Io lo amavo, e dimenticò d’amarmi, fu questo il primo germe della sua colpa, se avesse pensato che Io lo amavo assai, e che lui era obbligato ad amarmi, mai si sarebbe deciso a disubbidirmi, sicché primo cessò l’amore, poi cominciò il peccato; e come cessò d’amare il suo Dio, cessò il vero amore verso sé stesso; le sue stesse membra e potenze si ribellarono a lui stesso; perdette il dominio, l’ordine, e diventò pauroso, non solo, ma cessò il vero amore verso le altre creature, mentre Io lo avevo creato con lo stesso amore che regnava tra le Divine Persone, che uno doveva essere l’immagine dell’altro, la felicità, la gioia, la vita dell’altro, perciò, venendo sulla terra, la cosa a cui diedi più importanza, fu che si amassero l’un l’altro come erano amati da Me, per dar loro il mio primo amore, per far aleggiare sulla terra l’amore della Santissima Trinità. Perciò in tutte le tue pene e privazioni, non dimenticare mai che Io ti amo assai, per non dimenticarti mai d’amarmi, e come figlia del nostro Volere hai il compito d’amarmi per tutti, così starai nell’ordine e non avrai timore di nulla”.
(1) Mi sentivo un certo timore ancora: chi sa non fosse il mio adorabile Gesù che si benignava di parlarmi, col manifestarmi tante sublimi verità, specie sulla Volontà Divina, ma il nemico per trarmi in inganno, e mentre pare che con tante verità mi getta in alto, poi mi precipitarà nell’abisso; e dicevo tra me: “Mio Gesù, liberatemi dalle mani del nemico, io non voglio saper nulla, quello che mi sta a cuore è salvarmi l’anima”. Onde il benedetto Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perché temi? Non sai tu che il meno che sappia di Me il serpente infernale è della mia Volontà? Perché non volle farla, e non facendola né la conobbe né la amò, molto meno penetrò nei segreti del mio imperscrutabile Volere per conoscerne gli effetti, il valore della mia Volontà, e se non li conosce come può parlarne? Anzi la cosa che più aborre, che l’anima faccia la mia Volontà; lui non si cura se l’anima prega, si confessa, fa la comunione, fa penitenza, se faccia miracoli; ma la cosa che più gli nuoce è che l’anima faccia la mia Volontà, perché come si ribello alla mia Volontà, così fu creato in lui l’inferno, il suo stato infelice, la rabbia che lo rode, sicché la mia Volontà è inferno per lui, e ogniqualvolta vede l’anima soggetta al mio Volere conoscerne i pregi, il valore, la santità, si sente raddoppiare l’inferno, perché vede nell’anima creare il paradiso, la felicità, la pace da lui perduta; e quanto più il mio Volere è conosciuto, tanto più resta tormentato e furibondo. Quindi, come mai può parlarti del mio Volere se forma il suo inferno, e se ti parlasse, le sue parole formerebbero in te l’inferno, perché lui conosce la mia Volontà solo per odiarla , non per amarla, e ciò che si odia non porta mai la felicità, la pace, e poi, la sua parola è vuota di grazia, quindi non può conferire la grazia di far fare la mia Volontà”.
(1) Stavo pensando come tutte le cose girano intorno al sole, la terra, noi tutte le creature, il mare, le piante, tutti, insomma tutti giriamo intorno al sole, e perché giriamo intorno al sole restiamo illuminati, riceviamo il suo calore, sicché lui rifletta i suoi cocenti raggi su tutti, e noi, la Creazione tutta, col girargli intorno gode della sua luce, e riceve parte degli effetti e beni che contiene il sole. Ora, quanti esseri non girano intorno al Sole Divino? Tutti: tutti gli angioli, i santi, gli uomini, tutte le cose create, la stessa Mamma Regina non tiene forse il primo giro, che rapidamente girandogli intorno, assorbe tutti i riflessi del Sole Eterno? Ora, mentre ciò pensavo, il mio Divino Gesù si è mosso nel mio interno, e stringendomi tutta a Sé mi ha detto:
(2) “Figlia mia, fu proprio questo lo scopo per cui creai l’uomo, perché mi girasse sempre intorno, ed Io, qual Sole, standogli in mezzo al suo giro dovevo riflettere in lui la mia luce, il mio amore, la mia somiglianza, e tutta la mia felicità; ad ogni suo giro dovevo dargli sempre nuovi contenti, nuova bellezza, e frecce più ardenti.
(3) Prima che l’uomo peccasse, la mia Divinità non era nascosta all’uomo, perché col girarmi intorno lui era il mio riflesso, quindi era la piccola luce, onde era come connaturale che essendo Io il gran Sole, la piccola luce potesse ricevere i riflessi della mia; come peccò si fermò di girarmi intorno, la sua piccola luce si oscurò, diventò cieco e perdette la luce per poter vedere la mia Divinità in carne mortale, per quanto a creatura è capace, tanto, che nel venire a redimere l’uomo presi carne mortale per farmi vedere, non solo perché insieme con la carne aveva peccato, ed Io insieme con la carne dovevo espiare, ma perché gli mancavano gli occhi per poter vedere la mia Divinità, tanto vero, che appena la mia Divinità, che abitava nella mia Umanità, a lampi e a sprazzi potette fare uscire qualche raggio di luce della mia Divinità. Vedi dunque che gran male è il peccato, è perdere il suo giro intorno al suo Creatore, annullare lo scopo della sua Creazione, trasmutarsi da luce in tenebre, da bello in brutto, è tan grande male, che con tutta la mia Redenzione non potetti restituirgli gli occhi per poter vedere in carne mortale la mia Divinità, se non quando questa carne, disfatta, polverizzata dalla morte, risorga di nuovo nel giorno del giudizio. Che succederebbe se la Creazione tutta potesse mancare al suo giro intorno al sole? Tutte le cose si sconvolgerebbero, perderebbero la luce, l’armonia, la bellezza, l’una cozzerebbe contro l’altra, e ad onta che stesse il sole, non girando intorno a lui, il sole sarebbe per tutta la Creazione come morto. Ora, l’uomo col peccato originale perdette il suo giro intorno al suo Creatore, e perciò perdette l’ordine, il dominio di sé stesso, la luce, e ogni qualvolta pecca, non solo non gira intorno al suo Dio, ma vi fa le sue fermate intorno ai beni della Redenzione, che qual novello sole venne a portargli il perdono, lo scampo, la salvezza. Ma sai tu chi non si ferma mai nel suo giro? L’anima che fa e vive nella mia Volontà, lei corre sempre, non si ferma mai, e riceve tutti i riflessi della mia Umanità, e anche i lampi di luce della mia Divinità”.
(1) Mi sentivo molto amareggiata per la privazione del mio dolce Gesù; tutto mi pareva finito, senza quasi più speranza che ritornasse alla sua piccola e povera esiliata. Il cuore me lo sentivo crepare dal dolore, pensando che non più dovevo vedere Colui, che avendo fatto vita insieme formava la mia stessa vita, e ora la mia vita scomparsa e divisa da me! Mio Gesù, come brutalmente mi uccidi, senza di Te sento le pene dell’inferno, che mentre muoio sono costretta a vivere. Ora, mentre mi trovavo in questo stato sì doloroso, il mio sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno, e uscendo un braccio mi ha stretto per ridarmi la vita, e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il mio Volere ha voluto fare giustizia di te; questo era necessario per provare la tua fedeltà, perché in tutte le mie opere vi concorrono tutti i miei attributi, e quando le generazioni vedranno tutto ciò che ho versato in te, e sorprese diranno: come non doveva fare tutto ciò se tanto le desti? La mia giustizia farà vedere le prove che ti ha fatto subire, dirà loro: “L’ho fatto passare da dentro il fuoco della mia giustizia e l’ho trovato fedele, perciò il mio amore riprese il suo corso”. Anzi, devi sapere che il primo a far giustizia di te fu il mio amore; quante prove non ti ha fatto subire per essere certo del tuo amore? Il secondo fu la croce, che fece severa giustizia di te, tanto che il mio Volere, tirato dal mio amore e dalla mia croce, volle scendere in te e farti vivere in Esso, ma anche il mio Volere non ha voluto essere meno del mio amore, della mia croce, e per esserne sicuro, geloso si è sottratto, facendoti giustizia, per vedere se continuavi i voli nel mio Volere senza di Me”.
(3) Ed io nel sentire ciò ho detto: “Ahi! come potevo seguirli senza di Te? Mi mancava la luce, e se incominciavo non finivo, perché non era meco Colui che, facendomi tutto presente, mi faceva fare per tutti, facendomi vincolare tutti i rapporti tra il Creatore e la Creazione tutta, la mia mente nuotava nel vuoto senza scorgere nessuno; come potevo farli? ”.
(4) E Gesù: “Il tuo incominciare era fare, ed il dolore di non poter finire era compiere. Perciò, coraggio e fedeltà ci vogliono; con un po’ di prova si è sempre più certo e sicuro, e poi, se non fu risparmiata neppure la mia Regina Mamma, vorresti tu andare esente? ”.
(5) Onde dopo qualche tempo è ritornato di nuovo, e si faceva vedere dentro di me, in mezzo ad un cerchio, e sopra del quale invitava le anime a salirvi, per farle camminare su quel cerchio. Io vi salivo per non scendere mai più, ed il mio amabile Gesù mi ha detto:
(6) “Figlia mia, questo cerchio è la mia Volontà Eterna, cui abbraccia la gran ruota dell’eternità; tutto ciò che c’è dentro di questo cerchio, non è altro che tutto ciò che fece la mia Umanità nella Divina Volontà, per impetrare che il mio Volere si compisse come in Cielo così in terra, tutto è preparato e fatto, non resta altro che aprire le porte e farlo conoscere, per farli prendere il possesso. Di me fu detto quando venni sulla terra a redimere l’uomo, che sarei stato la salvezza e la rovina di molti; così si dirà ora, che questa mia Volontà sarà o di grande santità, perché la mia Volontà è di assoluta santità, o di rovina per molti. Vedi, su quel cerchio, mentre si gira è necessario guardare al di dentro, mai al di fuori, perché dentro c’è la luce, la conoscenza, la mia forza, i miei atti, come aiuto, allettamento e vita, per poter prendere la Vita della mia Volontà in loro. Al di fuori non c’è tutto questo, troveranno le tenebre e precipiteranno nell’abisso, perciò sii attenta, guarda sempre fissa nel mio Volere, e ti troverai con la pienezza della grazia di vivere nella mia volontà”.
(1) Mi sentivo distruggere dalla pena della sua privazione, col triste pensiero che Gesù non sarebbe più venuto. Oh! com’è trafiggente il pensare che non dovevo più vedere Colui che forma tutta la mia vita, la mia felicità, tutto il mio bene. In questo mentre che ciò pensavo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come posso lasciarti se nell’anima tua sta imprigionata la mia Volontà, e dando vita a tutti i tuoi atti svolge la sua Vita come nel suo proprio centro? Sicché ad un punto della terra c’è la mia Vita. Ahi! se non ci fosse questa mia Vita sulla terra, la mia giustizia si sfogherebbe con tal furore da annientarla”.
(3) Ed io nel sentire ciò ho detto: “Mio Gesù, la tua Volontà sta dappertutto, non c’è punto dove non si trova, e Tu dici che sta imprigionata in me? ”.
(4) E Gesù: “Certo che sta ovunque con la sua immensità, con la sua onniveggenza e con la sua potenza; qual Regina tutto a Lei sottopone, non facendo sfuggire nessuno dal suo impero, ma come vita, cui la creatura vi forma la sua per svolgere la sua nella Vita della mia Volontà e formare una Vita della Divina Volontà sulla terra, non esiste. Per molti la mia Volontà, non facendola, è come se non esistesse, succede come se uno avesse l’acqua nella propria stanza e non la beve, il fuoco e non si avvicina a riscaldarsi, il pane e non lo mangia, con tutto ciò che ha con sé questi elementi che possono dar vita all’uomo, non prendendoli, può morire di sete, di freddo e di fame; altri li prendono di rado, e sono deboli e malati; altri tutti i giorni, e questi sono sani e robusti. Sicché il tutto sta quando si possiede un bene, se la volontà umana vuol prendere quel bene, ed il modo come lo vuol prendere; e a seconda che se ne serve così riceve gli effetti. Così è della mia Volontà, per formarsi vita dell’anima deve far scomparire la propria volontà nella mia, il suo volere non deve più esistere, deve sottentrare in tutti i suoi atti, come atto primo, la mia Volontà, la quale si darà all’anima, ora come acqua per dissetarla con le sue acque divine e celesti; ora come fuoco, non solo per riscaldarla ma per distruggere ciò che è umano, e riedificare in lei la Vita della mia Volontà, e ora come cibo, per alimentarla e renderla forte e robusta. Oh! com’è difficile trovare una creatura che ceda tutti i suoi diritti, per dare solo al mio Volere il diritto di regnare; quasi tutti vogliono riservare qualche cosa del proprio volere, e perciò la mia Volontà non regnandovi completamente, non può formare la sua Vita in tutte le creature”.
(1) Il dolore della privazione del mio Gesù si accentra più nel povero mio cuore. Che lunghe notti senza di Lui, mi sembrano notti eterne senza di Gesù, senza stelle e senza sole, solo mi resta il suo amabile Volere, dove mi abbandono e vi trovo il mio riposo nelle fitte tenebre che mi circondano. Ah! Gesù, Gesù, vieni al mio straziato cuore, che più non posso senza di Te. Ora, mentre nuotavo nel mare immenso del dolore della sua privazione, il mio Gesù si è mosso dentro del mio interno, e prendendomi le mani nelle sue se le ha stretto forte al suo cuore, e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, per scendere la mia Volontà in terra, è necessario che la tua volontà salga in Cielo; e per salire in Cielo e vivere nella patria celeste, è necessario svuotarla di tutto ciò che è umano, che non è santo, puro e retto. Nulla entra in Cielo a far vita comune con Noi, se non è tutto divinizzato e trasformato tutto in Noi; né la mia Volontà Divina può scendere in terra e svolgere la sua Vita come nel suo proprio centro, se non trova la volontà umana svuotata di tutto, per riempirla di tutti i beni che il mio Volere contiene. Lei non sarà altro che un velo sottilissimo che mi servirà per coprirmi e dimorarvi dentro, quasi come ostia consacrata, in cui Io formo la mia Vita, faccio tutto quel bene che voglio, prego, soffro, godo, e l’ostia non si oppone, mi lascia libero, il suo ufficio è di prestarsi a tenermi nascosto, ed in muto silenzio aderire a conservare la mia Vita Sacramentale.
(3) E’ questo il punto dove stiamo, il tuo volere ad entrare in Cielo, ed il mio a scendere in terra; perciò il tuo non deve avere più vita, non deve avere ragione d’esistere. Questo successe alla mia Umanità, che mentre aveva una volontà umana, questa era tutta intenta a dar vita alla Volontà Divina, mai si arbitrò, neppure di respirare da sé sola, ma anche il respiro lo dava e lo prendeva nella Volontà Divina, e perciò il Volere Eterno regnò nella mia Umanità come in Cielo così in terra, vi fece la sua Vita terrestre, e la mia volontà umana, sacrificata tutta alla Divina, impetrò che a tempo opportuno scendesse sulla terra per vivere in mezzo alle creature, come vive in Cielo. Non vuoi dare tu il primo posto in terra alla mia Volontà? ”.
(4) Ora, mentre ciò diceva, mi sembrava di trovarmi in Cielo, e come da un punto solo vedevo tutte le generazioni, ed io, prostrandomi innanzi alla Maestà Suprema, prendevo il loro mutuo amore, la loro adorazione perfetta, la santità sempre una della loro Volontà, e l’offrivo a nome di tutti come contraccambio dell’amore, dell’adorazione e della sottomissione e unione che ogni creatura dovrebbe avere col loro Creatore. Volevo unire Cielo e terra, Creatore e creatura, affinché si abbracciassero e si dessero il bacio dell’unione delle loro volontà, onde il mio Gesù ha soggiunto:
(5) “Questo è il tuo compito, di vivere in mezzo a Noi e fare tuo ciò che è nostro, e darlo a Noi per tutti i tuoi fratelli, onde Noi, tirati da ciò che è nostro, possiamo restare vincolati con le umane generazioni, e ridarle il bacio supremo dell’unione della loro volontà con la nostra, che le demmo nella Creazione”.
(1) Mi sentivo tutta annientata in me stessa, le sue privazioni mi gettano nella più profonda umiliazione; senza di Gesù, l’interno dell’anima mia me lo sento devastato, tutto il bene mi pare che declina e muore. Mio Gesù! Gesù mio! Com’è dura la tua privazione! Oh! come mi sanguina il cuore nel vedere in me tutto morire, perché Colui che è vita e che solo può dar vita non è con me. Onde, mentre mi trovavo in questo stato, il dolcissimo mio Gesù è uscito da dentro il mio interno, e poggiandomi la sua mano sul mio cuore, e premendolo forte mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perché tanto ti affliggi? Abbandonati in Me e lasciami fare, e quando ti pare che tutto declina e muore, il tuo Gesù farà tutto risorgere, ma più bello, più fecondo. Tu devi sapere che l’anima è il mio campo dove Io lavoro, semino e raccolgo, ma il mio campo prediletto è l’anima che vive nella mia Volontà, in questo campo il mio lavoro è dilettevole, non m’infango nel seminare, perché la mia Volontà l’ha convertito in campo di luce, il suo terreno è vergine, puro e celeste, ed Io mi diverto molto nel seminare in esso piccole luci, quasi come rugiada che forma il Sole della mia Volontà. Oh! com’è bello vedere questo campo dell’anima tutto coperto di tante stille di luce, che man mano che crescano si formeranno tanti soli, la vista è incantevole, tutto il Cielo è rapito dalla sua vista, e stanno tutti attenti a guardare il celeste agricoltore che con tanta maestria coltiva questo campo, e che possiede un seme sì nobile, da convertirlo in sole. Ora figlia mia, questo campo è mio, e ne faccio ciò che voglio; quando questi soli si son formati, Io li raccolgo e li porto in Cielo, come la più bella conquista della mia Volontà, e ritorno di nuovo al lavoro del mio campo, quindi metto tutto sottosopra, e la piccola figlia del mio Volere si sente tutto finire, tutto morire. Ai soli sì sfolgoranti di luce, si vede le stille di luce che Io vado seminando e crede che tutto perisce; come t’inganni, è il nuovo raccolto che si deve preparare, e siccome lo voglio fare più bello del primo, allargarlo di più per poter raddoppiare il mio raccolto, il lavoro a primo aspetto sembra più stentato e l’anima ne soffre di più, ma quelle pene sono come le zappate al terreno, che fanno andare più giù il seme per farlo germogliare più sicuro, più fecondo e bello. Non vedi tu un campo quando è mietuto come resta squallido e povero? Ma lascia che si semini di nuovo e lo vedrai più fiorito di prima, perciò lasciami fare; e tu col vivere nel mio Volere starai insieme con Me al lavoro, semineremo insieme le piccole stille di luce, faremo a gara a chi ne semina di più; quindi, or ci divertiremo nel seminare, ora nel riposare, ma sempre insieme. Lo so, lo so, qual è il tuo più forte timore, che ancora Io ti lasci; no, no, non ti lascio, chi vive nel mio Volere è inseparabile da Me”.
(3) Ed io: “Mio Gesù, Tu mi dicevi prima che quando non venivi era perché volevi castigare le gente, e ora non è per questo che non vieni, ma per altro”.
(4) E Gesù, come sospirando: “Verranno, verranno i castighi, ah! se sapessi! ”.
(5) Detto ciò è scomparso.
(1) Vivo sempre amareggiata e col cuore impietrito dal dolore della privazione del mio dolce Gesù, mi sento senza vita perché Colui che è vera vita non è con me. Oh! come spesso ripeto: “Dimmi, o mio unico e sommo bene, dove rivolgesti i tuoi passi? Ond’io, seguendoli possa ritrovarti. Ahi! da lontano ti bacio quelle mani che con tanto amore mi abbracciavano e mi stringevano al tuo cuore; adoro e bacio quel volto che con tanta grazia e bellezza mi si faceva vedere, e ora si nasconde, è da me lontano, dimmi dove sei? Quale via devo prendere per venirti a raggiungere? Dimmi che dovrei fare? Dove vi ho offeso, che fuggi da me lontano? Eppure mi dicevi che mai mi avresti lasciato, e ora mi lasci? Ah! Gesù, Gesù, ritorna a chi non può vivere senza di Te, alla piccola figlia tua, alla povera esiliata”. Ma chi può dire tutti i miei lamenti e spropositi che dicevo? Onde, in questo mentre mi son sentita perdere i sensi, e vedevo una colomba, tutta fuoco che spasimava, e una persona vicina che col suo alito bruciante imboccava alla colomba le sue fiamme per alimentarla, ed impediva che potesse prendere altro cibo, tenendola stretta e tanto vicina alla sua bocca, che non poteva fare altro che respirare ed ingoiare le fiamme che da lei uscivano, e la povera colomba spasimava e si convertiva in quelle fiamme di cui era nutrita. Io sono rimasta meravigliata nel vedere ciò, ed il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perché temi che ti lasci? Dovrei lasciare Me stesso per lasciarti, ciò che non posso fare; per quanta potenza Io abbia, non ho il potere di distaccarmi da Me stesso. Così per chi fa la mia Volontà, rendendosi inseparabile da Me, mi manca il potere di distaccarmi da lui; non solo, ma lo vado alimentando con le mie stesse fiamme, non hai visto tu quella colomba tutta fuoco? Era l’immagine dell’anima tua, e quello che l’alimentava col suo alito infuocato ero Io, che tanto mi diletto nel nutrire chi vive del mio Volere solo delle fiamme che sprigiona il mio cuore per mezzo del mio fiato. Non sai tu che chi vive nella mia Volontà dev’essere trafilato nella luce purissima di Essa? Ed essere trafilato è più che essere messo sotto del torchio, perché il torchio, sebbene mette in frantumi, ma mette tutto insieme fuori, bucce e noccioli, che posandosi sotto fanno restare sempre qualche cosa di torbido. Invece, quando una cosa è trafilata, specie poi se è trafilata dalla fitta luce della mia Volontà, non c’è pericolo che faccia deposito di qualche cosa di torbido, ma tutto è chiaro, simile alla chiarezza della luce in cui è stata trafilata, e questo è un grande onore per l’anima che vive nel mio Volere, che tutto ciò che fa, se pensa, se parla, se ama, ecc. , la mia Volontà prende l’impegno di trafilarlo nella sua purissima luce, e questo è necessario, affinché in tutto ciò che fa non ci sia nessuna distinzione da ciò che facciamo Noi, ma tutte le cose si devono dare tra loro la mano e la somiglianza”.
(3) Ora, mentre ciò diceva, mi son trovata fuori di me stessa, dentro d’un giardino, ed io, stanca, mi son seduta sotto d’un albero per riposarmi, ma i raggi del sole mi dardeggiavano in modo da sentirmi bruciare, ed io volevo andare sotto qualche albero più folto, che facesse più ombra, affinché il sole non mi ferisse, ma una voce mi ha impedito col dirmi (mi sembra che fosse il mio diletto Gesù) :
(4) “Chi vive nella mia Volontà deve stare esposto ai raggi d’un sole ardente ed eterno, per vivere di luce, per non vedere altro che luce, per non toccare che luce, e questo porta alla deificazione dell’anima. Allora si può dire che l’anima vive nella mia Volontà, quando resta tutta deificata in Dio. Anzi, esci da sotto quest’albero e passeggia in questo Eden Celeste del mio Volere, affinché il sole, squadrandoti tutta ti converta in luce e ti dia l’ultima pennellata della deificazione in Dio”.
(5) Io mi son messa a passeggiare, ma mentre ciò facevo, l’ubbidienza mi ha chiamato in me stessa.