(1) Mi lamentavo col mio dolce Gesù dicendogli: “Dove sono le tue promesse? Non più croce, non più somiglianza con Te, tutto è svanito e non mi resta che piangere la mia dolorosa fine”. E Gesù, movendosi mi ha detto nel mio interno:
(2) “Figlia mia, la mia crocifissione fu completa, e sai perché? Perché fu fatta nella Volontà Eterna del Padre mio. In questa Volontà la croce si fece tanto lunga e larga, da abbracciare tutti i secoli, da penetrare in ogni cuore presente, passato e futuro, in modo che restavo crocifisso in ciascun cuore di creatura; questa Divina Volontà metteva chiodi a tutto il mio interno, ai miei desideri, agli affetti e palpiti miei, posso dire che non avevo vita propria, ma la Vita della Volontà eterna, che rinchiudeva in Me tutte le creature ed a cui voleva che rispondessi per tutto. Mai la mia crocifissione poteva essere completa ed distesa tanto da abbracciare tutti, se il Voler eterno non ne fosse l’attore. Anche in te la crocifissione voglio che sia completa e distesa a tutti. Ecco perciò il continuo richiamo nel mio Volere, le spinte a portare innanzi alla Maestà Suprema tutta l’umana famiglia, ed a nome di tutti emettere gli atti che loro non fanno. L’oblio di te, la mancanza di riflessioni personali, non sono altri che chiodi che mette la mia Volontà. La mia Volontà non sa fare cose incomplete e piccole, e facendosi corona intorno all’anima, la vuole in Sé, e distendendola in tutto l’ambiente del suo Voler eterno, vi mette il suggello del suo completamento. Il mio Volere svuota tutto l’umano dall’interno della creatura, e vi mette tutto il divino, e per essere più sicuro, va suggellando tutto l’interno con tanti chiodi, per quanti atti umani possono aver vita nella creatura, sostituendoli con tanti atti divini, e così vi forma le vere crocifissione e non per un tempo, ma per tutta la vita”.
(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, gli atti fatti nella mia Volontà sperdono gli atti umani, ed immedesimandosi coi miei atti divini, s’innalzano su, fin nel cielo, circolano in tutti, abbracciano tutti i secoli, tutti i punti e tutte le creature, e siccome restano fissi nel mio Volere, in ogni offesa che le creature mi fanno, non solo nel tempo presente ma fino alla fine dei secoli, questi atti sono e saranno i difensori del mio trono, ed elevandosi a mia difesa faranno le riparazioni opposte alle offese che le creature faranno. Gli atti fatti nel mio Volere hanno virtù di moltiplicarsi a seconda del bisogno e le circostanze che la gloria mia richiede. Quale sarà la felicità dell’anima, quando si troverà lassù in Cielo e vedrà i suoi atti fatti nel mio Volere, come difensori del mio trono, che avendo un eco continuo di riparazione respingeranno l’eco delle offese che viene dalla terra? Perciò l’anima che vive nel mio Volere in terra, la sua gloria in Cielo sarà diversa dagli altri beati; gli altri attingeranno da Me tutti i contenti, questi invece non solo li attingeranno da Me, ma avranno i loro piccoli fiumi nel mio stesso mare, ché vivendo nel mio Volere se li sono formati lei stessa in terra nel mio mare. Il piccolo fiume di felicità e di contenti è giusto che l’abbiamo in Cielo. Come son belli questi fiumi nel mio mare, loro si riversano in Me ed Io in loro, sarà una vista incantevole, che tutti i beati ne resteranno sorpresi”.
(1) Stavo offrendomi nel santo sacrificio della messa insieme con Gesù, affinché anch’io potessi subire la sua stessa consacrazione, e Lui, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, entra nella mia Volontà, affinché possa trovarti in tutte le ostie, non solo presenti ma anche future, e così subirai insieme con Me tante consacrazioni quante ne subisco Io. In ogni ostia Io vi metto una mia Vita, e per contraccambio ne voglio un’altra, ma quanti non me la danno! Altri mi ricevono, Io mi do a loro e loro non si danno a Me, e il mio amore resta dolente, inceppato e soffocato, senza contraccambio, perciò nella mia Volontà vieni a subire tutte le consacrazioni che subisco Io, ed Io troverò in ogni ostia il contraccambio della tua vita. E non solo finché starai in terra, ma anche quando starai in Cielo, perché essendoti tu consacrata anticipatamente mentre stai in terra nella mia Volontà, come le subirò Io le consacrazioni fino all’ultimo, così le subirai tu, ed Io troverò fino all’ultimo dei giorni il contraccambio della tua vita”.
(3) Poi ha soggiunto: “Gli atti fatti nella mia Volontà sono sempre quelli che primeggiano su tutti ed hanno la supremazia su tutto, perché essendo fatti nella mia Volontà entrano nell’ambito dell’eternità, e prendendovi i primi posti, lasciano dietro tutti gli atti umani, correndo loro sempre avanti, né può influire se siano fatti prima o dopo, se in un’epoca o in un’altra, se piccoli o grandi; basta che siano stati fatti nella mia Volontà, perché siano sempre tra i primi e corrano innanzi a tutti gli atti umani. Sono similitudine all’olio messo insieme agli altri commestibile. Fossero pure di più valore, fosse anche oro o argento, o cibi di grande sostanza, tutti vi restano sotto, e l’olio vi primeggia sopra, mai si abbassa sotto, fosse pure in minima quantità, col suo specchietto di luce pare che dice: “Io sono qui per primeggiare su tutto, né faccio comunanza con le altre cose, né mi mescolo insieme. Così gli atti fatti nel mio Volere, siccome sono fatti nella mia Volontà, diventano luce, ma luce legata, immedesimata con l’eterna luce; quindi non si mischiano con gli atti umani, anzi, hanno la virtù di far mutare gli atti umani in divini, perciò tutto lasciano dietro ed essi sono i primi fra tutto”.
(1) Continuando il mio solito stato e raccogliendomi nella preghiera, vedevo un abisso in me, dove non potevo scorgere il fondo, ed in mezzo a questo abisso di profondità e di larghezza, il mio dolce Gesù afflitto e taciturno. Io non sapevo comprendere come lo vedevo in me, e mi sentivo lontana da Lui, come se per me non fosse. Il mio cuore ne restava torturato e provavo lo strazio d’una morte crudele; e questo non una volta, ma chi sa quante volte mi trovo in questo abisso come separata dal mio tutto, dalla mia vita. Ora, mentre il mio cuore gocciolava sangue, il mio sempre amabile Gesù, uscendo da questo abisso, mi ha cinto il collo con le sue braccia, mettendosi da dietro le mie spalle, e mi ha detto:
(2) “Figlia diletta mia, tu sei il mio vero ritratto, oh! quante volte la mia gemente Umanità si trovava in queste torture, Essa era immedesimata con la Divinità, anzi erano una sola cosa, e mentre erano una sola cosa, sentivo lo strazio della separazione, dell’abisso della Divinità, che mentre mi avvolgeva dentro e fuori, immedesimato con Lei, mi sentivo lontano. La mia povera Umanità doveva pagare il fio e la separazione che col peccato l’umanità prevaricatrice aveva commesso, e per congiungerla alla Divinità, dovevo soffrire tutta la pena della loro separazione, ma ogni istante di separazione era per Me una morte spietata.
(3) Ecco la causa delle tue pene e dell’abisso che tu vedi, è la mia somiglianza. Anche a questi tempi procellosi, l’umanità corre come in precipitosa fuga lontano da Me, e tu devi sentire la pena della sua separazione, per poterla congiungere a Me. E’ vero che è troppo doloroso il tuo stato, ma è sempre una pena del tuo Gesù, ed Io, per darti forza, ti terrò stretta da dietro le tue spalle, che mentre ti tengo più sicura, do più intensità alla tua pena, perché se ti tenessi davanti, col solo vedere le mie braccia vicine, la pena ti verrebbe dimezzata e la mia somiglianza si farebbe più tardi”.
(1) Mi sentivo molto afflitta e tutta sola, senza appoggio di nessuno; ed il mio dolce Gesù mi ha stretto fra le sue braccia, sollevandomi in aria e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Umanità quando viveva sulla terra, viveva a mezza aria, tra il Cielo e la terra, avendo tutta la terra sotto, e tutto il Cielo sopra di Me, e col vivere in questo modo, Io cercavo di attirare tutta la terra in Me, e tutto il Cielo e farne una sol cosa. Se Io avessi voluto vivere a piano terra, non avrei potuto tirare tutto in Me, al più qualche punto. E’ vero che il vivere a mezza aria mi costò molto, non avevo né dove poggiarmi né a chi poggiarmi, e solo le cose di stretta necessità erano date alla mia Umanità, del resto ero sempre solo e senza alcun conforto, ma ciò era necessario, prima per la nobiltà della mia persona, che non conveniva vivere nel basso, con appoggi umani vili e manchevoli; secondo, per il grande ufficio della Redenzione, che doveva tenere la supremazia su tutto. Quindi, mi conveniva vivere nell’alto, sopra di tutti.
(3) Ora, a chi chiamo alla mia somiglianza, la metto nelle stesse condizioni che misi la mia Umanità, perciò il tuo poggio son’Io, le mie braccia sono il tuo sostegno, e facendoti vivere nelle mie braccia a mezza aria, ti possono giungere le sole cose di stretta necessità. Per chi vive nel mio Volere, distaccato da tutti, tutto a Me, il di più delle strette necessità sono cose vili ed un degradarsi della sua nobiltà, e se li vengono dati gli appoggi umani, sente la puzza dell’umano ed essa stessa li allontana”.
(4) Poi ha soggiunto: “Come l’anima entra nel mio Volere, il suo volere resta legato col mio Voler Eterno, ed ancorché lei non ci pensi, essendo restato legato il suo volere al Mio, ciò che fa il mio Volere fa il suo, ed insieme con Me corre a bene di tutti”.
(1) Stavo secondo il mio solito portando al mio dolce Gesù, tutta l’umana famiglia, pregando, riparando, sostituendomi a nome di tutti per ciò che ciascuno è in dovere di fare, ma mentre ciò facevo un pensiero mi ha detto: “Pensa e prega per te stessa, non vedi in che stato penoso ti sei ridotta?” E quasi mi accingevo a farlo, ma il mio Gesù movendosi nel mio interno e tirandomi a Sé mi ha detto:
(2) “Figlia mia, perché vuoi scostarti dalla mia somiglianza? Io non pensai mai a Me stesso, la santità della mia Umanità fu il pieno disinteresse, nulla feci per Me, ma tutto soffrii e feci per le creature, il mio amore può dirsi vero, perch’è improntato dal mio proprio disinteresse, dove c’è l’interesse non si può dire che c’è una fonte di verità; ma però l’anima col disinteresse proprio è la più che si fa avanti, e mentre si fa avanti il mare della mia grazia la prende da dietro inondandola, in modo da farla restare tutta sommersa senza che lei ci pensasse; invece chi pensa a sé stessa è l’ultima, ed il mare della mia grazia le sta davanti e deve lei a forza di braccio solcare il mare, se pure gli riesce, perché il pensiero di sé stessa li creerà tanti intoppi, da incuterle timore di gettarsi nel mio mare, e passa pericolo di restare alla riva”.
(1) Vivo quasi in continue privazioni, al più il mio dolce Gesù si fa vedere e come lampo mi sfugge, ah! solo Gesù sa il martirio del mio povero cuore. Ora stavo pensando all’amore con cui ha tanto sofferto per noi, ed il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il mio primo martirio fu l’amore, e l’amore mi partorì il secondo martirio: Il dolore. Ogni pena era preceduta da mari immensi d’amore, ma quando il mio amore si vide solo, abbandonato dalla maggior parte delle creature, Io deliravo, smaniavo, e non trovando a chi darsi si concentrava in Me, affogandomi e dandomi tale pene, che tutte le altre pene mi parevano refrigerio a confronto di queste. Ah! se avessi compagnia nell’amore mi sentirei felice, perché tutte le cose con la compagnia acquistano la felicità, si diffondono, si moltiplicano; l’amore vicino ad un altro amore è felice, fosse pure un piccolo amore, perché trova a chi darsi, a chi farsi conoscere, a chi poter dar vita col suo stesso amore, ma vicino a chi non l’ama, a chi lo disprezza, a chi non si cura di lui, è ben infelice perché non trova la via per comunicarsi e per dargli vita. La bellezza vicina alla bruttezza si sente disonorata e pare che si fuggono a vicenda, perché il bello odia la bruttezza e la bruttezza si sente più brutta vicino alla bellezza, ma il bello vicino all’altro bello è felice ed a vicenda si comunicano la loro bellezza, così di tutte le altre cose. Che giova al maestro essere dotto, aver tanto studiato se non trova un alunno a chi imparare? Oh! com’è infelice non trovando a chi insegnare tanta dottrina; che giova al medico aver compreso l’arte della medicina se nessun infermo lo chiama per far conoscere la sua valentia? Che giova al ricco essere ricco se nessuno lo avvicina, ed essendo solo, ad onta delle sue ricchezze, non trovando la via a chi farle conoscere e comunicarle, forse si morrà della fame? La sola compagnia è quella che felicita tutti, fa svolgere il bene, lo fa crescere, l’isolamento infelicità e sterilisce tutto. Ah! figlia mia, oh! come il mio amore soffre questo isolamento, e quei pochi che mi fanno compagnia formano il mio refrigerio e la mia felicità”.
(1) Stavo facendo i miei atti nel Voler Santissimo del mio Gesù, e Lui movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, come l’anima fa i suoi atti nella mia Volontà, così resta il suo atto confermato nella mia Volontà, cioè, se prega nella mia Volontà, restando confermata nella mia Volontà, riceve la vita della preghiera, in modo che non avrà più bisogno d’uno sforzo per pregare, ma sentirà in sé la prontezza spontanea nel pregare, perché restando confermata nella mia Volontà sentirà in sé la sorgente della vita della preghiera, che quasi come un occhio sano non fa sforzo nel guardare, ma naturalmente guarda gli oggetti, si allieta, ne gode perché contiene la vita della luce nell’occhio, ma un occhio malato, quanti sforzi, come soffre nel guardare; così se soffre nella mia Volontà, se opera, sentirà in sé la vita della pazienza, la vita dell’operare santamente, sicché come restano confermati i suoi atti nella mia Volontà, perdono le debolezze, le miserie e l’umano, e restano sostituiti da sorgenti di Vita Divina”.
(1) Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il mio sempre amabile Gesù come se mettesse nel mio interno un globo di luce, e poi mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia verità è luce, e nel comunicarle alle anime, essendo loro esseri limitati, così comunico le mie verità con luce limitata, non essendo capaci di ricevere la luce immensa. Però succede come al sole, che mentre nell’alto del cielo si vede un globo di luce limitato, circuito, la luce che da esso spande investe tutta la terra, riscalda, feconda, sicché all’uomo riesce impossibile numerare le piante fecondate, le terre illuminate e riscaldate dal sole; mentre nell’alto dei cieli, con un batter d’occhio lo vede, non può vedere poi la luce dove va a finire ed il bene che fa, così succede ai soli delle verità che comunico alle anime: Dentro di loro compariscono limitati, ma quando escono fuori queste verità, quanti cuori non colpiscono? Quante menti non illuminano? Quanti beni non fanno? Perciò hai visto che ho messo in te un globo di luce, sono le mie verità che ti comunico, sii attenta nel riceverle, più attenta nel comunicarle per dare il corso alla luce delle mie verità”.
(3) Ora, ritornando a pregare, mi son trovata in braccia alla mia Mamma Celeste, che stringendomi al suo seno mi carezzava, ma poi, non so come, l’ho dimenticato e mi stavo lamentando che tutti mi avevano lasciato, e Gesù passandomi di volo mi ha detto:
(4) “Poco prima è stata la mia Mamma, che con tanto amore ti ha stretto fra le sue braccia, (ma mentre lo diceva l’ho ricordato) . Così succede di Me, quante volte vengo e tu lo dimentichi, potrei forse stare senza venirci? Anzi faccio come la mamma quando la sua bimba dorme, la bacia, la carezza e la bimba non ne sa nulla, e quando si sveglia si lamenta che la mamma non la bacia e non le vuole bene, così fai tu”.
(5) Viva Gesù, artefice di amorosi stratagemmi.
(1) Mi sentivo molto oppressa, tutta sola, senza neppure la speranza di avere una parola di aiuto, di sicurezza, ancorché fossero persone sante mi sembra che se vengono da me vogliono aiuto, conforti, togliersi dubbi, ma per me nulla. Onde, mentre mi sentivo in questo stato, il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, chi vive nel mio Volere viene messo nelle mie stesse condizioni. Supponi che Io potessi avere bisogno delle creature, ciò che non può essere, le creature non sono capaci di poter aiutare il Creatore, sarebbe come se il sole volesse chiedere luce e calore alle altre cose create, che direbbero esse? Tutti indietreggerebbero e confusi gli direbbero: “Come, tu chiedi luce e calore da noi, che con la tua luce riempi il mondo e col tuo calore fecondi tutta la terra? La nostra luce scomparisce innanzi a te, anzi, dacci tu luce e calore. Così succede a chi vive nel mio Volere, mettendosi nelle mie condizioni e stando in lei il Sole del mio Volere, è lei che deve dar luce, riscaldare, aiutare, assicurare, confortare; sicché il tuo aiuto sono Io solo, e tu da dentro il mio Volere aiuterai gli altri”.