MaM
Messaggio del 8 dicembre 1987: Crescete come fiori affinchè io vi possa offrire a Gesù per Natale.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1920

12-140 Novembre 15, 1920 Il bene di continuo fa che la creatura si senta trasportata ad operare il bene.

(1) Il mio stato è sempre più doloroso; solo il Santissimo Volere è il mio unico aiuto. Onde, trovandomi col mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, ogni opera fatta per Me, pensiero, parola, preghiera, patire, ed anche un semplice ricordo di Me, sono tante catene che l’anima va formando per legarmi e per legarsi a Me, e queste catene hanno la virtù, che senza violentare la libertà umana, le somministrano dolcemente la catena della perseveranza, facendo formare l’ultimo anello e l’ultimo passo per farle prendere possesso della gloria immortale, perché il bene di continuo ha tale virtù, tale attrazione sull’anima, che senza che nessuno la obblighi o la violenti, volontariamente essa si sente trasportata ad operare il bene”.

12-141 Novembre 28, 1920 Quando Gesù vuol dare, chiede. Effetti della benedizione di Gesù.

(1) Stavo pensando quando il mio dolce Gesù, per dar principio alla sua dolorosa Passione, volle andare dalla sua Mamma a chiederle la sua benedizione; ed il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quante cose dice questo mistero, Io volli andare a chiedere la benedizione alla mia cara Mamma per darle l’occasione di chiedermi anche Lei la benedizione. Erano troppi i dolori che doveva sopportare, ed era giusto che la mia benedizione la rafforzasse. E’ mio solito, che quando voglio dare, chiedo; e la mia Mamma mi comprese subito, tanto vero, che non mi benedisse se non quando mi chiese la mia benedizione, e dopo benedetta da Me, mi benedisse Lei. Ma questo non è tutto, per creare l’universo dissi un Fiat, e col solo Fiat riordinai ed abbellii cielo e terra. Nel creare l’uomo, il mio alito onnipotente gli infuse la vita. Nel dar principio alla mia Passione, volli con la mia parola onnipotente e creatrice benedire la mia Mamma, ma non era solo Lei che benedivo, nella mia Mamma vedevo tutte le creature, era Lei che teneva il primato su tutto, ed in Lei benedivo tutti e ciascuno; anzi, benedivo ciascun pensiero, parola, atto, ecc.; benedivo ciascuna cosa che doveva servire alla creatura, come quando il mio Fiat onnipotente creò il sole, e questo sole, senza diminuire di luce né di calore, sta facendo il suo corso per tutti e per ciascuno dei mortali; così la mia parola creatrice, benedicendo, restava in atto di benedire sempre, sempre, senza mai cessare di benedire, come mai cesserà di dare la sua luce il sole a tutte le creature. Ma non è tutto ancora, con la mia benedizione volli rinnovare i pregi della Creazione; volli chiamare il mio Celeste Padre a benedire, per comunicare alla creatura la potenza; volli benedirla a nome mio e dello Spirito Santo, per comunicarle la sapienza e l’amore, e così rinnovare la memoria, l’intelletto e la volontà della creatura, restituendola sovrana di tutto. Sappi però che nel dare voglio, e la mia cara Mamma comprese e subito mi benedisse, non solo per Sé, ma a nome di tutti. Oh! se tutti potessero vedere questa mia benedizione, la sentirebbero nell’acqua che bevono, nel fuoco che li riscalda, nel cibo che prendono, nel dolore che li affligge, nei gemiti della preghiera, nei rimorsi della colpa, nell’abbandono delle creature, in tutto sentirebbero la mia parola creatrice che gli dice, ma sventuratamente non sentita: “Ti benedico in nome del Padre, di Me, Figlio, e dello Spirito Santo, ti benedico per aiutarti, ti benedico per difenderti, per perdonarti, per consolarti, ti benedico per farti santo”. E la creatura farebbe eco alle mie benedizioni, col benedirmi anche lei in tutto.

(3) Questi sono gli effetti della mia benedizione, cui la mia Chiesa, ammaestrata da Me, mi fa eco e quasi in tutte le circostanze, nell’amministrazione dei sacramenti ed altro, dà la sua benedizione”.

12-142 Dicembre 18, 1920 Contraccambio d’amore e di ringraziamento per tutto quello che Dio operò nella Mamma Celeste.

(1) Stavo tutta afflitta senza del mio Gesù, e mentre pregavo me l’ho sentito vicino, che mi diceva:

(2) “Ah figlia mia, le cose peggiorano, quale turbine entrerà per sconvolgere tutto, regnerà quanto dura una turbine e finirà come finisce la turbine. Al governo italiano gli manca il terreno sotto dei piedi e non sa dove deve andare a parare. Giustizia di Dio!”

(3) Dopo ciò mi son sentita fuori di me stessa, e mi son trovata insieme col mio dolce Gesù, ma tanto stretta con Lui e Lui con me, che quasi non potevo vedere la sua Divina Persona; ed io non so come ho detto: “Mio dolce Gesù, mentre sono avvinta a Te voglio attestarti il mio amore, la mia gratitudine e tutto ciò che la creatura è in dovere di fare, per avere creato la nostra Regina Mamma Immacolata, la più bella, la più santa, ed un portento di grazia, arricchendola di tutti i doni e facendola anche nostra Madre. E questo lo faccio a nome delle creature passate, presenti e future; voglio prendere al volo ciascun atto di creatura, parola, pensiero, palpito e passo, ed in ciascuno di essi dirti che ti amo, ti ringrazio, ti benedico, ti adoro, per tutto ciò che hai fatto alla mia e tua Celeste Mamma”. Gesù ha gradito il mio atto, ma tanto che mi ha detto:

(4) “Figlia mia, con ansia aspettavo questo tuo atto a nome di tutte le generazioni. La mia giustizia, il mio amore ne sentivano il bisogno di questo contraccambio, perché grandi sono le grazie che scendono su tutti per avere tanto arricchito la mia Mamma; eppure non hanno mai una parola, un grazie da dirmi”.

(5) Un altro giorno stavo dicendo al mio amabile Gesù: “Tutto è finito per me, patire, visite di Gesù, tutto”.

(6) E Lui, subito: “Hai forse finito d’amarmi, di fare la mia Volontà?”

(7) Ed io: “No, non sia mai”.

(8) E Lui: “Se ciò non c’è, nulla è finito”.

12-143 Dicembre 22, 1920 La Potenza Creatrice sta nella Divina Volontà. Le morti che danno vita agli altri.

(1) Stavo pensando alla Santissima Volontà di Dio, dicendo tra me: “Che forza magica tiene questa Divina Volontà, che potenza, che incanto”. Ora, mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la sola parola Volontà di Dio, contiene la potenza creatrice, quindi tiene il potere di creare, trasformare, consumare e far correre nell’anima nuovi torrenti di luce, d’amore, di santità. Solo nel Fiat si trova la potenza creatrice, e se il sacerdote mi consacra nell’ostia, è perché la mia Volontà, a quelle parole che si dicono sull’ostia santa, le diede il potere, sicché tutto esce e si trova nel Fiat. E se solo al pensiero di fare la mia Volontà, l’anima si sente raddolcita, forte, cambiata, è perché col pensare di fare la mia Volontà, è come se si mettesse in via per trovare tutti i beni; che sarà farla?”

(3) Dopo ciò, mi son ricordata che anni addietro il mio dolce Gesù mi aveva detto:

(4) “Ci presenteremo innanzi alla Maestà Suprema, scritto sulla nostra fronte, a caratteri incancellabili: “Vogliamo morte per dar vita ai nostri fratelli, vogliamo pene per liberare loro da pene eterne”.

(5) Ora, dicevo tra me, come posso far ciò se Lui non viene? Lo potevo fare insieme con Lui, ma da sola non so andare, e poi, come poter subire tante morti? Ed il benedetto Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto:

(6) “Figlia mia, sempre ed in ogni istante puoi farlo perché sto sempre con te né mai ti lascio; e poi voglio dirti come sono queste morti e come si formano: Io soffro la morte quando la mia Volontà vuole operare un bene nella creatura, e partendosi da Me, porta con Sé la grazia, gli aiuti che ci vogliono per fare quel bene; se la creatura si presta a fare quel bene, la mia Volontà è come se moltiplicasse un’altra vita; se la creatura è restia, è come se subisse una morte, oh! quante morti subisce la mia Volontà. La morte nella creatura è quando voglio che faccia un bene, e non facendolo, la sua volontà muore a quel bene, sicché se la creatura non sta in continuo atto di fare la mia Volontà, quante volte non la fa, tante morti subisce, muore a quella luce che dovrebbe avere facendo quel bene, muore a quella grazia, muore a quei carismi.

(7) Ora ti dico quali sono le tue morti che potresti dar vita ai nostri fratelli: Quando ti senti priva di Me ed il tuo cuore è lacerato, e senti una mano di ferro che te lo stringe, tu senti una morte; anzi più che morte, perché la morte per te sarebbe vita, questa morte potrebbe dar vita ai nostri fratelli, perché questa pena e questa morte contengono una Vita Divina, una luce immensa, una forza creatrice, contengono tutto, è una morte e pena che contiene un valore infinito ed eterno, quindi, quante vite potresti dare ai nostri fratelli? Io soffrirò insieme questi morti, le darò il valore della mia morte, per far uscire dalla morte la vita. Onde, vedi un po’ quante morti tu fai, quante volte mi vuoi e non mi trovi, è per te una morte reale, perché veramente non mi vedi, non mi senti, per te è morte, è martirio, e ciò che a te è morte, agli altri può essere vita”.

12-144 Dicembre 25, 1920 La sorte Sacramentale di Gesù, è più dura ancora della sua sorte infantile.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa, insieme con Gesù, facevo una lunga via, ed in questo cammino ora camminavo con Gesù, ora mi trovavo con la Mamma Regina; se mi scompariva Gesù, mi trovavo la Mamma, e se scompariva la Mamma, mi trovavo Gesù. In questo cammino molte cose mi hanno detto. Gesù e la Mamma erano molto affabili, con una dolcezza che incantava, io ho dimenticato tutto, le mie amarezze, anche la loro stessa privazione, credevo di non più perderli. Oh! com’è facile dimenticare il male davanti al bene. Ora, all’ultimo del cammino la Celeste Mamma mi ha preso in braccia, io ero piccina, piccina e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, voglio corroborarti in tutto”.

(3) E pareva che con la sua santa mano mi segnava la fronte, come se scrivesse e vi mettesse un suggello; poi, come se scrivesse negli occhi, nella bocca, nel cuore, nelle mani e piedi, e poi vi metteva il suggello. Io volevo vedere ciò che Lei mi scriveva, ma io non sapevo leggere quello scritto, solo alla bocca ho visto due lettere che dicevano: “Annientamento di ogni gusto”. Ed io subito ho detto: “Grazie, oh! Mamma, mi togli ogni gusto che non sia Gesù”. Volevo capire altro, ma la Mamma mi ha detto:

(4) “Non è necessario che lo sappia; abbi fiducia in Me, ti ho fatto ciò che ci voleva”.

(5) Mi ha benedetto ed è scomparsa, ed mi son trovata in me stessa. Onde dopo è ritornato il mio dolce Gesù, era tenero bambinello, vagiva, piangeva e tremava per il freddo; si è gettato nelle mie braccia per essere riscaldato. Io mi l’ho stretto forte forte, e secondo il mio solito mi fondevo nel suo Volere per trovare i pensieri di tutti insieme coi miei e circondare il tremante Gesù con le adorazioni di tutte le intelligenze create; gli sguardi di tutti, per far guardare Gesù e distrarlo da pianto; le bocche, le parole, le voci di tutte le creature, affinché tutte lo baciassero per non farlo vagire, e col loro fiato lo riscaldassero. Mentre ciò facevo, l’infante Gesù non più vagiva, ha cessato dal piangere, e come riscaldato mi ha detto:

(6) “Figlia mia, hai visto che cosa mi faceva tremare, piangere e vagire? L’abbandono delle creature. Tu Me le hai messe tutte intorno, mi sono sentito guardato, baciato da tutti ed Io mi sono quietato dal pianto, ma sappi però che la mia sorte Sacramentale è più dura ancora della mia sorte infantile. La grotta, sebbene fredda, ma era spaziosa, aveva un’aria da respirare; l’ostia è anche fredda, è tanto piccola che quasi mi manca l’aria. Nella grotta ebbi per letto una mangiatoia con un poco di fieno per letto, nella mia Vita Sacramentale anche il fieno mi manca, e per letto non ho altro che metalli duri e gelati. Nella grotta ci aveva la mia cara Mamma, che spesso spesso mi prendeva con le sue purissime mani e mi copriva con baci infuocati per riscaldarmi, mi quietava il pianto, mi nutriva col suo latte dolcissimo; tutto al contrario nella mia Vita Sacramentale, non ci ho una Mamma, se mi prendono, sento il tocco di mani indegne, mani che danno di terra e di letame; oh! come ne sento la puzza, più del letame che sentivo nella grotta, invece di coprirmi con baci, mi toccano con atti irriverenti, ed invece di latte mi danno il fiele dei sacrilegi, della noncuranza, delle freddezze. Nella grotta San Giuseppe non mi fece mancare una lanternina di luce nella notte; qui nel Sacramento, quante volte resto al buio anche la notte? Oh! com’è più dolorosa la mia sorte Sacramentale, quante lacrime nascoste non viste da nessuno, quanti vagiti non ascoltati; se ti ha mosso a pietà la mia sorte infantile, molto ti deve muovere a pietà la mia sorte Sacramentale”.