MaM
Messaggio del 2 settembre 2014:Cari figli, io, vostra Madre, vengo nuovamente in mezzo a voi per un amore che non ha fine, dall’amore infinito dell’infinito Padre Celeste. E, mentre guardo nei vostri cuori, vedo che molti di voi mi accolgono come Madre e, con cuore sincero e puro, desiderano essere miei apostoli. Ma io sono Madre anche di voi che non mi accogliete e, nella durezza del vostro cuore, non volete conoscere l’amore di mio Figlio. Non sapete quanto il mio Cuore soffre e quanto prego mio Figlio per voi. Lo prego di guarire le vostre anime, perché Egli può farlo. Lo prego di illuminarvi con un prodigio dello Spirito Santo, affinché smettiate di tradirlo, bestemmiarlo e ferirlo sempre di nuovo. Prego con tutto il Cuore affinché comprendiate che solo mio Figlio è la salvezza e la luce del mondo. E voi, figli miei, apostoli miei cari, portate sempre mio Figlio nel cuore e nei pensieri. Così voi portate l’amore. Tutti coloro che non conoscono Lui lo riconosceranno nel vostro amore. Io sono sempre accanto a voi. Sono in modo particolare accanto ai vostri pastori, perché mio Figlio li ha chiamati a guidarvi sulla via verso l’eternità. Vi ringrazio, apostoli miei, per il sacrificio e l’amore!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 12-81 Febbraio 4, 1919 La Passione interna che la Divinità fece soffrire all’Umanità di Gesù nel trascorso di tutta la sua Vita.

(1) Continuando il mio solito, per circa tre giorni mi sentivo sperduta in Dio, molte volte il buon Gesù mi tirava dentro della sua santissima Umanità, ed io nuotavo nel mare immenso della Divinità, oh! quante cose si vedevano, come si vedeva chiaro tutto ciò che operava la Divinità nella Umanità, e spesso e spesso il mio Gesù interrompeva le mie sorprese e mi diceva:

(2) “Vedi figlia mia con che eccesso d’amore amai la creatura, la mia Divinità fu gelosa di affidare alla creatura il compito della Redenzione facendomi soffrire la Passione. La creatura era impotente a farmi morire tante volte per quante creature erano uscite e dovevano uscire alla luce del creato, e per quanti peccati mortali avrebbe avuto la disgrazia di commettere. La Divinità voleva vita per ciascuna vita di creatura, e vita per ciascuna morte che col peccato mortale si dava. Chi poteva essere così potente su di Me, a darmi tante morti, se non che la mia Divinità? Chi avrebbe avuto la forza, l’amore, la costanza di vedermi tante volte morire, se non che la mia Divinità? La creatura si sarebbe stancata e venuta meno. E non ti credere che questo lavorio della mia Divinità incominciò tardi, ma non appena fu compiuto il mio concepimento, fin nel seno della mia Mamma, cui molte volte era a giorno delle mie pene e restava martirizzata e sentiva la morte insieme con Me. Sicché fin dal seno materno la mia Divinità prese l’impegno di carnefice amoroso, ma perché amoroso più esigente ed inflessibile, tanto, che neppure una spina fu risparmiata alla mia gemente Umanità, né un chiodo, ma non come le spine, i chiodi, i flagelli che soffrii nella Passione che mi diedero le creature, che non si moltiplicavano, quanti me ne mettevano, tanti ne restavano; invece, quelli della mia Divinità si moltiplicavano ad ogni offesa, sicché tante spine per quanti pensieri cattivi, tanti chiodi per quante opere indegne, tanti colpi per quanti piaceri, tante pene per quanta diversità di offese; perciò erano mari di pene, spine, chiodi e colpi innumerevoli. Innanzi alla Passione che mi diede la Divinità, la Passione che mi diedero le creature l’ultimo dei miei giorni non fu altro che ombra, immagine di ciò che mi fece soffrire la mia Divinità nel corso della mia Vita, perciò amo tanto le anime, sono vite che mi costano, sono pene inconcepibili a mente creata, perciò entra dentro della mia Divinità e vedi e tocca con mano ciò che soffrii”.

(3) Io non so come mi trovavo dentro dell’immensità divina, ed erigeva trono di giustizia per ogni creatura, a cui il dolce Gesù doveva rispondere per ogni atto di creatura, subirne le pene, la morte, pagare il fio di tutto; e Gesù come dolce agnellino restava ucciso dalle mani divine, per risorgere e subire altre morti. Oh! Dio, oh! Dio, che pene strazianti, morire per risorgere, e risorgere per sottoporsi a morte più straziante. Io mi sentivo morire nel vedere ucciso il mio dolce Gesù, tante volte avrei voluto risparmiare una sola morte a Colui che tanto mi ama. Oh! come comprendevo bene che solo la Divinità poteva far soffrire tanto il mio dolce Gesù, e poteva darsi il vanto di avere amato gli uomini fino alla follia e all’eccesso, con pene inaudite e con amore infinito. Perciò, né all’angelo né all’uomo teneva in mano questo potere, di poter amarci con tanto eroismo di sacrificio come un Dio. Ma chi può dire tutto? La mia povera mente nuotava in quel mare immenso di luce, di amore e di pene, e restavo come affogata senza saperne uscire; e se il mio amabile Gesù non mi tirava nel piccolo mare della sua santissima Umanità, in cui la mente non restava così inabissata senza poter vedere nessun confine, io non avrei potuto dire un acca. Onde, dopo ciò il mio dolce Gesù ha soggiunto: “Figlia diletta, parto della mia Vita, vieni nella mia Volontà, viene a vedere quanto c’é da sostituire a tanti atti miei sospesi ancora, non sostituiti da parte delle creature. La mia Volontà dev’essere in te come la prima ruota dell’orologio, se essa cammina tutte le altre ruote camminano e l’orologio segna le ore, i minuti, sicché tutto l’accordo sta nel moto della prima ruota, e se la prima ruota non ha moto, resta fermato. Così la prima ruota in te dev’essere la mia Volontà, che deve dare il moto ai tuoi pensieri, al tuo cuore, ai tuoi desideri, a tutto, e siccome la mia Volontà è ruota di centro del mio Essere, della Creazione, e di tutto, il tuo moto uscendo da questo centro verrà a sostituire a tanti atti delle creature, che moltiplicandosi nei moti di tutti come moto di centro, verrà a deporre al mio Trono da parte delle creature gli atti loro, sostituendosi a tutto, perciò sii attenta, la tua missione è grande, è tutta divina”.