MaM
Messaggio del 4 ottobre 1983:Dio ha scelto san Francesco come suo eletto. Sarebbe bene imitarne la vita, tuttavia noi dobbiamo fare la volontà di Dio su di noi.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1919

12-115 Ottobre 15, 1919 Il Voler Divino porta lo stato di sicurezza.

(1) Continuando il mio solito stato, stavo pensando: “Come sarà? Sono così cattiva, non son buona a nulla; con le privazioni del mio Gesù mi son ridotta ad uno stato da far piangere, se si potesse vedere, anche le pietre; e con tutto ciò non dubbi, né timori, né di giudizio né d’inferno, che stato raccapricciante è il mio”. Mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non appena l’anima entra nel mio volere e si decide a vivere in Esso, partono da lei tutti i dubbi e tutti i timori, succede come ad una figlia d’un re, che per quanto si voglia dire dalla gente che non è figlia a suo padre, lei non da retta, anzi va orgogliosa e dice a tutti: E’ inutile dirmi il contrario, mettermi dubbi e timori, io sono vera figlia del re, lui è padre mio, vivo con lui, anzi, il suo stesso regno è mio. Sicché, a tanti altri beni che porta il vivere nel mio Volere, porta insieme lo stato di sicurezza, e siccome fa suo ciò che è mio, come può temere di ciò che possiede? Sicché il timore, il dubbio, l’inferno si smarriscono e non trovano la porta, la via, la chiave per entrare nell’anima, anzi, come l’anima entra nel Voler Divino si spoglia di sé, ed Io la vesto di Me con abiti regali, e queste vesti le mettono il suggello che è mia figlia; il mio regno, come è mio è suo, e difendendo i nostri diritti prende parte a giudicare ed a condannare gli altri, dunque, come vuoi tu andare pescando timori?”

12-119 Dicembre 26, 1919 Vivere nella Divina Volontà è Sacramento e sorpassa a tutti gli altri Sacramenti uniti insieme.

(1) Stavo pensando tra me: “Come può essere che il fare la Volontà di Dio oltrepassa gli stessi sacramenti?” E Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, e perché i sacramenti si chiamano sacramenti? Perché sono sacri, hanno il valore e potere di conferire la grazia, la santità, però questi sacramenti agiscono a seconda le disposizioni delle creature, tanto che molte volte restano anche infruttuosi, senza poter conferire i beni che contengono. Ora, la mia Volontà è sacra e santa, e contiene tutta insieme la virtù di tutti i sacramenti, non solo, ma non deve lavorare a disporre l’anima a ricevere i beni che contiene questa mia Volontà, ma non appena l’anima si è disposta a fare la mia Volontà, si è già disposta da sé, e la mia Volontà trovando il tutto preparato e disposto, anche a costo di qualunque sacrificio, senza indugio si comunica all’anima, versa i beni che contiene e vi forma gli eroi, i martiri del Divin Volere, i portenti più inauditi, e poi, che fanno i sacramenti se non che unire l’anima con Dio. Che cosa è fare la mia Volontà? Non è forse unire la volontà della creatura col suo Creatore? Sperdersi nel Volere eterno, il nulla salire al Tutto, il Tutto discendere nel nulla; è l’atto più nobile, più divino, più puro, più bello, più eroico che la creatura può fare. Ah! sì, te lo confermo, te lo ripeto, la mia Volontà è Sacramento ed oltrepassa tutti i sacramenti insieme, ma in modo più ammirabile, senza intermedio di nessuno, senza alcuna materia; il Sacramento della mia Volontà si forma tra la Volontà mia e quella dell’anima, le due volontà si annodano insieme e formano il sacramento; la mia Volontà è Vita, e l’anima è già disposta a ricevere la vita; è santa, e riceve la santità; è forte, e riceve la fortezza, e così di tutto il resto. Invece, gli altri miei sacramenti, quanto devono lavorare a disporre le anime, se pure vi riescono. E questi canali che ho lasciato alla mia Chiesa, quante volte restano malmenati, disprezzati, conculcati? E certi se ne servono per lordarsi e li rivolgono contro di Me per offendermi, ah! se tu sapessi i sacrilegi enormi che si fanno nel sacramento della confessione e gli abusi orrendi del sacramento della Eucaristia, ne piangeresti Meco per il gran dolore. Ah! sì, solo il sacramento della mia Volontà può cantare gloria e vittoria, è pieno nei suoi effetti ed intangibile d’essere offeso dalla creatura, perché per entrare nella mia Volontà deve deporre la sua volontà, le sue passioni; ed allora la mia Volontà si abbassa a lei, la investe, la immedesima, e ne fa dei portenti, perciò quando parlo della mia Volontà vado in festa, non la finisco mai, è piena la mia gioia, né amarezza entra fra Me e l’anima; ma per gli altri sacramenti il mio cuore nuota nel dolore, e l’uomo me l’ha cambiato in fonte d’amarezze, mentre Io li ho dato come tante fonti di grazia”.

12-116 Novembre 3, 1919 Partecipazione delle pene dello stato di vittima di Gesù.

(1) Stavo in pensiero sul povero mio stato, il dolore della sua privazione m’impietrisce, ma calma e tutta abbandonata nel mio dolce Gesù. Il Cielo mi sembra chiuso, la terra è da molto che neppure la conosco, e se non la conosco come posso sperare aiuto? Sicché non ho neppure la dolce speranza di sperare aiuto da persone di questo povero mondo. Se non avessi la dolce speranza nel mio Gesù, nella mia vita, nel mio tutto, unico e solo mio appoggio, io non so che cosa farei. Onde il mio sempre amabile Gesù, vedendomi che non ne potevo più, è venuto, e mettendomi la sua santa mano alla fronte per darmi forza, mi ha detto:

(2) “Povera figlia, figlia del mio cuore e delle mie pene, coraggio, non ti abbattere, nulla è finito per te; anzi, quando pare che finisce allora incomincia. Tutto ciò che tu pensi, nulla è vero, anzi il tuo stato presente non è altro che un punto dello stato di vittima della mia Umanità. Oh! quante volte si trovava la mia Umanità in queste strette dolorose, Essa era immedesimata con la mia Divinità, anzi una sol cosa, eppure la mia Divinità che ne teneva tutto il potere e ne voleva la espiazione di tutta l’umana famiglia, mi faceva sentire il rifiuto, l’oblio, i rigori, il distacco che meritava tutta l’umana natura. Queste pene per Me erano le più amarissime, e per quanto più immedesimato con la Divinità, tanto più mi riusciva doloroso provare il distacco mentre ero unito, amato e sentirmi obliato, onorato e provare il rifiuto, santo e vedermi coperto di tutte le colpe; che contrasto! che pene! tanto che per soffrire ciò c’era un miracolo della mia onnipotenza. Ora, la mia giustizia vuole la rinnovazione di queste pene della mia Umanità; ora, chi mai poteva sentirle, se non a chi avevo immedesimato con Me, onorato tanto da chiamarla a vivere nell’altezza del mio Volere, dove dal suo centro prende tutte le parti di tutte le generazioni, le unisce insieme e mi ripara, mi ama, si sostituisce a tutte le creature, e mentre ciò fa, sente l’oblio, il rifiuto, il distacco di chi forma la sua stessa vita? Queste sono pene che solo il tuo Gesù può calcolare, ma in certe circostanze mi son necessarie, tanto che son costretto a più nasconderti in Me, per non farti sentire tutta l’acerbità del dolore; e mentre ti nascondo, Io ripeto ciò che faceva e soffriva la mia Umanità, perciò chetati, finirà questo stato per farti passare agli altri passi della mia Umanità. Quando senti che non ne puoi più, abbandonati più in Me, e vi sentirai il tuo Gesù che prega, soffre, ripara, e tu seguitemi, ed Io sarò attore, e tu spettatrice, e quando ti sarai rinfrancata prenderai la parte di attore ed Io sarò lo spettatore; così ci alterneremo a vicenda”.

12-117 Dicembre 6, 1919 L’anima nella Divina Volontà dà a Dio l’amore che non daranno l’anime perdute. Dio nel creare l’uomo lo lasciò libero, e le diede il poter di fare il bene che vuole.

(1) Non mi sento la forza di scrivere le mie dolorose vicende, dico solo poche parole che il mio dolce Gesù mi aveva detto e che io neppure pensavo di metterle su carta, ma Gesù rimproverandomi di ciò, mi ha fatto decidere a scriverle.

(2) Ora ricordo che una notte stavo facendo l’adorazione al mio crocifisso Gesù e gli dicevo: “Amor mio, nel tuo Volere trovo tutte le generazioni, ed io a nome di tutta l’umana famiglia, ti adoro, ti bacio, ti riparo per tutti; le tue piaghe, il tuo sangue lo do a tutti, affinché tutti trovino la loro salvezza. E se le anime perdute non possono più fruire del tuo santissimo sangue, né amarti, lo prendo io per loro per fare io ciò che dovrebbero far loro; il tuo amore non voglio che resti defraudato da parte delle creature, per tutti voglio supplire, ripararti, amarti, dal primo fino all’ultimo uomo”. Mentre ciò dicevo ed altro, il mio dolce Gesù mi stese le braccia al collo, e tutta stringendomi mi disse:

(3) “Figlia mia, eco della mia Vita, mentre tu pregavi, la mia misericordia si raddolciva e la mia giustizia perdeva l’asprezza, e non solo nel tempo presente, ma anche nel tempo futuro, perché la tua preghiera rimarrà in atto nella mia Volontà, ed in virtù di essa, la mia misericordia raddolcita scorrerà più abbondante, e la mia giustizia sarà meno rigorosa, non solo, ma sentirò la nota dell’amore delle anime perdute, ed il mio cuore sentirà verso di te un amore di speciale tenerezza, nel trovare in te l’amore che mi dovevano queste anime, e verserò in te le grazie che tenevo preparate per loro”.

(4) 2o Un’altra volta mi disse: “Figlia mia, amo tanto la creatura, che nel creare il cielo, le stelle, il sole e tutta la natura, non li lasciai nessuna libertà, sicché il cielo non può aggiungere una stella di più né una di meno, né il sole sperdere o aggiungere una goccia di luce di più; invece, nel creare l’uomo lo lasciai libero, anzi lo volevo insieme con Me a creare le stelle, il sole, per abbellirsi il cielo dell’anima sua, e come doveva fare il bene, esercitarsi nelle virtù, gli davo il potere di formarsi le stelle, i soli più splendidi; e quanto più bene faceva, tante più stelle formava, e quanta più intensità d’amore e di sacrificio, più splendore e più luce aggiungeva ai suoi soli, ed Io, spaziandomi insieme nel cielo dell’anima sua gli dicevo: “Figlio mio, quanto più bello vuoi farti, più piacere mi dai; anzi, amo tanto la tua bellezza che ti spingo, t’insegno, e non appena ti decidi, Io corro ed insieme con te rinnovo la potenza creatrice e ti do il poter di fare il bene che vuoi, ti amo tanto che non schiavo ti ho fatto, ma libero; ma ahi! quanto abuso di questo potere che ti ho dato, hai il coraggio di convertirlo a tua rovina e ad offesa del tuo Creatore”.

12-118 Dicembre 15, 1919 La Divina Volontà, fonte di bene e di santità.

(1) Stavo dicendo al mio sempre amabile Gesù: “Giacché non vuoi dirmi nulla, dimmi almeno che mi perdoni se in qualche cosa vi ho offeso”. E Lui subito ha risposto:

(2) “In che vuoi che ti perdoni? Per chi fa la mia Volontà e vive in Essa, ha perduto la fonte, il germe, l’origine del male, perché la mia Volontà contiene la fonte della santità, il germe di tutti i beni, l’origine eterno ed immutabile ed inviolabile, sicché chi in questa fonte vive è santa, ed il male non ha più contatto con lei, e se in qualche cosa apparente comparisce il male, l’origine, il germe è santo, il male non attecchisce, e questo succede anche in Me: quando la giustizia mi sforza a colpire le creature, apparentemente pare che le faccio il male, facendole soffrire, e quanto me ne dicono, fino a dirmi ingiusto, ma ciò non può essere mancando in Me l’origine, il germe del male; anzi, in quella pena che mando c’è in Me un amore più tenero e più intenso. La sola volontà umana è fonte che contiene il germe di tutti i mali, e se qualche bene para che faccia, quel bene è infetto, e chi tocca quel bene ne resterà infettato ed avvelenato”.

(3) Ond’io ho seguito il mio corso, cioè di sostituirmi per tutti come Gesù mi ha insegnato, come sta accennato altrove nei miei scritti; e mentre ciò facevo mi ha detto:

(4) “Figlia mia, come vai ripetendo ciò che ti ho insegnato, così mi sento ferito dal mio stesso amore; quando te lo insegnai Io, ferii te col mio eterno amore; quando me lo ripeti tu, ferisci Me, ed anche il solo ricordarti delle mie parole ed insegnamenti, sono ferite che mi mandi; se mi vuoi bene, feriscimi sempre”.