MaM
Messaggio del 15 novembre 1984:Cari figli, voi siete un popolo eletto, e Dio vi ha concesso grazie. Non siete coscienti di tutti i messaggi che vi do. Ora desidero dirvi soltanto questo: pregate, pregate, pregate! Non so che cosa dirvi altro, perché io vi amo e desidero che nella preghiera conosciate il mio amore e quello di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 12-79 Gennaio 27, 1919 Le tre ferite mortali del cuore di Gesù.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù, nel venire, mi faceva vedere il suo adorabile cuore tutto pieno di ferite che scaturivano fiumi di sangue, e tutto dolente mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tra tante ferite che contiene il mio cuore, vi sono tre ferite che mi danno pene mortali e tale acerbità di dolore, da sorpassare tutte le altre ferite insieme, e queste sono: Le pene delle mie anime amanti. Quando veggo un’anima tutta mia soffrire per causa mia, torturata, conculcata, pronta a soffrire anche la morte più dolorosa per Me, Io sento le sue pene come se fossero mie e forse di più ancora. Ah! l’amore sa aprire squarci più profondi, tanto da non far sentire le altre pene. In questa prima ferita entra per prima la mia cara Mamma, oh! come il suo cuore trafitto per causa delle mie pene traboccava nel mio, e ne sentivo al vivo tutte le sue trafitture e, nel vederla morente e non morire per causa della mia morte, Io sentivo nel mio lo strazio, la crudezza del suo martirio, e sentivo le pene della mia morte che sentiva il cuore della mia cara Mamma, ed il mio cuore ne moriva insieme, sicché tutte le mie pene unite insieme innanzi alle pene della mia Mamma, sorpassavano tutto; era giusto che la mia Celeste Mamma avesse il primo posto nel mio cuore, tanto nel dolore quanto nell’amore, perché ogni pena sofferta per amor mio, aprivano mari di grazie e di amore, che si riversavano nel suo cuore trafitto; in questa ferita entrano tutte le anime che soffrono per causa mia e per solo amore, in questa entri tu, e quantunque tutti mi offendessero e non mi amassero, Io trovo in te l’amore che può supplirmi per tutti, e perciò, quando le creature mi cacciano, mi costringono a farmi fuggire da loro, Io lesto vengo a rifugiarmi in te come a mio nascondiglio, e trovando il mio amore, non il loro, e penante solo per Me, dico: Non mi pento di aver creato cielo e terra, e d’avere tanto sofferto. Un’anima che mi ama e che pena per Me è tutto il mio contento, la mia felicità, il mio compenso di tutto ciò che ho fatto, e mettendo come da parte tutto il resto, mi delizio e scherzo con lei. Però, questa ferita d’amore nel mio cuore, mentre è la più dolorosa, da sorpassare tutto, contiene due effetti nel medesimo tempo: Mi dà intenso dolore e somma gioia, amarezza indicibile e dolcezza indescrivibile, morte dolorosa e vita gloriosa. Sono gli eccessi del mio amore, inconcepibili a mente creata; e difatti, quanti contenti non trovava il mio cuore nei dolori della mia trafitta Mamma?

(3) La seconda ferita mortale del mio cuore è l’ingratitudine. La creatura coll’ingratitudine, chiude il mio cuore, anzi lei stessa vi mena la chiave a doppie girate, ed il mio cuore ne gonfia perché vuol versare grazie, amore, e non può, perché la creatura me l’ha chiuso e vi ha messo il suggello coll’ingratitudine, ed Io vo in delirio, smanio senza speranza che questa ferita mi sia rimarginata, perché la ingratitudine me la va sempre inasprendo, dandomi pena mortale.

(4) La terza è l’ostinazione. Che ferita mortale al mio cuore; l’ostinazione è la distruzione di tutti i beni che ho fatto verso la creatura; è la firma di dichiarazione che mette la creatura di non più conoscermi, di non appartenermi più, è la chiave dell’inferno, cui la creatura va a precipitarsi; ed il mio cuore ne sente lo strappo, mi si fa in pezzi, e mi sento portar via uno di quei pezzi. Che ferita mortale è l’ostinazione.

(5) Figlia mia, entra nel mio cuore e prendi parte a queste mie ferite, compatisci il mio cuore straziato, soffriamo insieme e preghiamo”.

(6) Io sono entrata nel suo cuore, come era doloroso, ma bello, soffrire e pregare con Gesù.