(1) Questa mattina il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere sotto d’una tempesta di colpi, e col suo sguardo dolce mi guardava chiedendomi aiuto e rifugio. Io mi son lanciata verso Gesù per sottrarlo da quei colpi e chiuderlo nel mio cuore, e Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Umanità sotto i colpi dei flagelli taceva, e non solo taceva la bocca, ma tutto in Me taceva: Taceva la stima, la gloria, la potenza, l’onore; ma con muto linguaggio ed eloquentemente parlava la mia pazienza, l’umiliazione, le mie piaghe, il mio sangue, l’annientamento quasi fino alla polvere del mio Essere; ed il mio amore ardente per la salute delle anime metteva un eco a tutte le mie pene. Ecco mia figlia il vero ritratto delle anime amanti, tutto deve tacere in loro ed intorno a loro: Stima, gloria, piaceri, onori, grandezze, volontà, creature; e se le avesse, deve essere come sorda e come se niente vedesse, ed invece deve sottentrare in lei la mia pazienza, la mia gloria, la mia stima, le mie pene, ed in tutto ciò che fa, che pensa, che ama, non sarà altro che amore, il quale avrà un eco solo col mio e mi chiederà anime. Il mio amore per le anime è grande, come voglio che tutti si salvino, perciò vado in cerca di anime che mi amino e che prese delle stesse follie del mio amore, soffrano e mi chiedano anime. Ma ahimè! quanto scarso è il numero che mi dà ascolto!”