MaM
Messaggio del 25 settembre 2020:Cari figli! Sono con voi così a lungo perché Dio è grande nel suo amore e nella mia presenza. Figlioli, vi invito a ritornare a Dio e alla preghiera. La misura del vostro vivere sia l'amore e non dimenticate, figlioli, che la preghiera e il digiuno operano miracoli in voi e attorno a voi. Tutto ciò che fate sia per la gloria di Dio e allora il Cielo riempirà il vostro cuore di gioia e voi sentirete che Dio vi ama e manda me per salvare voi e la terra sulla quale vivete. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1903

5-15 Giugno 30, 1903 Bellezza dell’anima interiore.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, ho visto la Regina Madre, ed prostrandomi ai suoi piedi le ho detto: “Dolcissima Madre mia, in che terribile strette mi trovo priva dell’unico mio bene e della mia stessa vita, mi sento di toccare gli estremi”.

(2) E mentre ciò dicevo piangevo, e la Vergine Santissima aprendosi dalla parte del cuore come se si aprisse una custodia, ha preso il bambino da dentro e me lo ha dato dicendomi:

(3) “Figlia mia, non piangere, eccoti il tuo bene, la tua vita, il tuo tutto; prendilo e tienilo sempre con te; e mentre lo terrai con te, tieni il tuo sguardo fisso nel tuo interno sopra di Lui, non ti imbarazzare se non ti dice niente, o se tu non saprai dire nulla, guardalo solo nel tuo interno, che col guardarlo comprenderai tutto, farai tutto, e soddisferai per tutti; questa è la bellezza dell’anima interiore, che senza voce, senza istruzione, siccome non c’è nessuna cosa esterna che l’attira o l’inquieta, ma tutto il suo attiramento, tutti i suoi beni stanno conchiusi nell’interno, facilmente col semplice guardare Gesù tutto intende e tutto opera. In questo modo camminerai fino alla vetta del Calvario, e giunta, che lì saremo, non più bambino lo vedrai, ma Crocifisso e tu vi resterai insieme con Lui crocifissa”.

(4) Onde pareva che col bambino in braccia e la Vergine Santissima facevamo la via del Calvario; mentre si camminava qualche volta trovavo qualcuno che mi voleva togliere Gesù, e chiamavo in aiuto la Regina Madre dicendole: “Mamma mia, aiutami che vogliono strapparmi Gesù”. Ed Essa rispondevami: “Non temere, il tuo studio sia tenere lo sguardo interno fisso sopra di Lui, e questo ha tanta forza, che tutte le altre forze umane e diaboliche restano debilitate e sconfitte”.

(5) Ora mentre si camminava abbiamo trovato un tempio in cui si celebrava la santa messa, nel punto di far la comunione io sono volata col bambino in braccia all’altare per comunicarmi, ma quale non è stata la mia sorpresa, che appena andato dentro di me Gesù Cristo, mi è scomparso dalle braccia, e dopo poco mi sono trovata in me stessa.

5-16 Luglio 3, 1903 Chi si dona a Gesù in vita, Gesù si dona a lei in morte, e la esenta del purgatorio.

(1) Questa mattina trovandomi sommamente afflitta per la perdita del mio adorabile Gesù, quando al meglio si ha fatto vedere nel mio interno, che tutto riempiva la mia persona, cioè la mia testa, le mie braccia, e così di tutto il resto. E mentre ciò vedevo mi ha detto, quasi volendomi spiegare il significato del come si faceva vedere:

(2) “Figlia mia, perché t’affliggi essendo Io il padrone di tutta te? E quando un’anima giunge a rendermi padrone della sua mente, delle braccia, del cuore e dei piedi, il peccato non può regnare, e se qualche cosa involontaria vi entra, essendo Io il padrone, e l’anima stando sotto l’influsso della mia padronanza, sta in continua attitudine di purgazione e subito ne esce. Oltre di ciò, essendo Io santo, riesce difficile ritenere in sé qualche cosa che non è santa; di più, avendomi dato tutta sé stessa in vita, è giustizia che Io le doni tutto Me stesso in morte, ammettendola senza alcun ritardo alla visione beatifica. Onde, chi tutto a Me si dona, le fiamme del purgatorio non hanno che ci fare con essa”.

5-17 Agosto 3, 1903 Quanto più l’anima si spoglia delle cose naturali, tanto più acquista delle cose soprannaturali e divine.

(1) Trovandomi nel solito stato, quando appena è venuto il mio adorabile Gesù facendomi sentire la sua dolcissima voce che diceva:

(2) “Quanto più l’anima si spoglia delle cose naturali, tanto più acquista delle cose soprannaturali e divine; quanto più si spoglia dell’amor proprio, tanto più acquista d’amor di Dio; quanto meno s’affatica nel conoscere le scienze umane, nel gustare i piaceri della vita, tanto di conoscenza di più acquista delle cose del Cielo, della virtù, e tanto più le gusterà convertendosi le amare in dolci. Insomma sono cose tutte che vanno di pari passo, di modo che, se niente si sente del soprannaturale, se l’amore di Dio è spento nell’anima, se non si conosce niente delle virtù e delle cose del Cielo, e nessun gusto si prova, la ragione si conosce benissimo”.

5-18 Ottobre 2, 1903 Chi cerca di starsi unito con Me, cresce nella mia stessa vita, e dà lo sviluppo all’innesto da Me fatto nella Redenzione, aggiungendo altri rami all’albero della mia Umanità

(1) Trovandomi nel solito mio stato, tutta amareggiata ed afflitta e quasi stupidita per la privazione del mio adorabile Gesù, non sapendo io stessa dove mi trovasse, se nell’inferno o sulla terra, come lampo che sfugge appena l’ho visto che diceva:

(2) “Chi si trova nella via delle virtù sta nella mia stessa vita, e chi si trova nella via del vizio, si trova in contraddizione con Me”. Ed è scomparso.

(3) Dopo poco, in un’altro un lampo ha soggiunto:

(4) “La mia Incarnazione innestò l’umanità alla Divinità, e chi cerca di starsi unito con Me, con la volontà, con le opere e col cuore, cercando di svolgere la sua vita a norma della mia, si può dire che cresce nella mia stessa vita, e dà lo sviluppo all’innesto da Me fatto, aggiungendo altri rami all’albero della mia Umanità. Se poi non si unisce con Me, oltre che non cresce in Me non dà nessuno sviluppo all’innesto, ma siccome chi non sta con Me non può avere vita, quindi con la perdizione si scioglie questo innesto”.

(5) E di nuovo è scomparso. Dopo di ciò mi sono trovata fuori di me stessa, dentro d’un giardino dove stavano varie macchie di rose, alcune belle sbocciate, in giusta proporzione, quasi semichiuse, ed altre con le foglie tutte cadenti, che appena ci voleva un leggero movimento per farle sfrondare restando il solo gambo della rosa nudo, ed un giovane, non sapendo chi fosse, mi ha detto:

(6) “Le prime rose sono le anime interne, che operano nel loro interno sono simbolo delle foglie della rosa che contengonsi nell’interno, dando un risalto di bellezza, di freschezza e di solidità, senza temere che qualche foglia cada per terra; le foglie esterne sono simbolo dello sboccio che fa l’anima interiore all’esteriore, che avendo vita da dentro sono opere profumate di carità santa, che quasi luci colpiscono gli occhi di Dio e del prossimo. Le seconde macchie di rose sono le anime esteriori, che quel poco di bene che fanno tutto è esterno ed a vista di tutti, onde non essendo un sboccio dell’interno, non ci può essere la sola mira di Dio, ed il solo suo amore, onde dove non c’è questo, le foglie non possono essere radicate, cioè le virtù, onde va il leggiero soffio della superbia, e vi fa cader le foglie, il soffio della compiacenza, dell’amor proprio, della stima altrui, delle contraddizioni, mortificazione, ed appena la toccano, e le foglie vanno per terra, sicché la povera rosa resta sempre nuda, senza foglie, restandole le sole spine, che le pungono la coscienza”.

(7) Dopo ciò mi sono trovata in me stessa.

5-19 Ottobre 3, 1903 Gesù continua la sua vita nel mondo non solo nel Santísimo Sacramento, ma anche nelle anime che si incontrano in grazia.

(1) Mentre stavo pensando all’ora della Passione quando Gesù si licenziò dalla sua Madre per andare alla morte e si benedissero a vicenda, e stavo offrendo quest’ora per riparare per quelli che non benedicono in ogni cosa il Signore, anzi l’offendono, per impetrare tutte quelle benedizioni che ci sono necessarie per conservarci in grazia di Dio e per riempire il vuoto della gloria di Dio, come se tutte le creature lo benedicessero. Mentre ciò facevo, me l’ho sentito muovere nel mio interno, e diceva:

(2) “Figlia mia, nell’atto di benedire mia Madre intesi pure di benedire ciascuna creatura in particolare ed in generale, di modo che tutto sta benedetto da Me: I pensieri, le parole, i palpiti, i passi, i movimenti fatti per Me, tutto, tutto sta avvalorato con la mia benedizione. Anzi ti dico, che tutto ciò che di bene fanno le creature, tutto fu fatto dalla mia Umanità, per fare che tutto l’operato delle creature fosse prima da Me divinizzato. Oltre di ciò, la mia vita continua ancora reale e vera nel mondo, non solo nel Santissimo Sacramento, ma nelle anime che si trovano in Grazia mia, ed essendo molto ristretta la capacità della creatura, non potendo afferrare una sola tutto ciò che Io feci, faccio in modo che in un’anima continui la mia riparazione, in un’altra la lode, in ciascun’altra il ringraziamento, in qualche altra il zelo della salute delle anime, in un’altra le mie sofferenze, e così di tutto il resto, a seconda che mi corrispondono così sviluppo la mia vita in loro, quindi, devi pensare in quali strettezze e pene mi mettono, mentre Io voglio operare in loro e quelli non mi danno retta”.

(3) Detto ciò è scomparso, ed io mi sono trovata in me stessa.

5-20 Ottobre 7, 1903 Le anime vittime, sono gli angioli umani che devono riparare, impetrare, proteggere l’umanità.

(1) Avendo detto al confessore che mi lasciasse nella Volontà di Nostro Signore, togliendomi l’ubbidienza che o mi voleva o non mi voleva dovevo continuare a starmi in questo stato di vittima, e lui, prima che non voleva, e poi, se io assumessi la responsabilità di rispondere a Gesù Cristo di quello che poteva succedere nel mondo, onde, ci pensasse prima e poi rispondere, e volendo dire che non volendo io oppormi al Voler Divino, solo che se il Signore lo vuole io voglio, se non vuole non voglio; a che pro questa responsabilità? E lui: Pensai prima e domani risponderai, quindi pensando nel mio interno mi ha detto:

(2) “La giustizia lo vuole, l’amore no”.

(3) Poi, trovandomi nel solito mio stato, quando appena l’ho visto, e mi ha detto:

(4) “Gli angioli, ottengano o non ottengano, fanno sempre il loro uffizio, non si ritirano dall’opera affidatagli da Dio, della custodia della anime, ad onta che veggono che quasi a dispetto delle loro cure, diligenze, industrie, l’assistenze continue, le anime vanno miseramente perdute, sono sempre là, ai loro posti; né se ottengono o non ottengono danno maggiore o minore gloria a Dio, perché la loro volontà è sempre stabile di compiere il lavoro affidatogli. Le anime vittime, sono gli angioli umani che devono riparare, impetrare, proteggere l’umanità, e se ottengono o non ottengono, non devono cessare dal loro lavoro; meno che non le venisse assicurato dall’alto”.

5-21 Ottobre 12, 1903 Significati della coronazione di spine.

(1) Questa mattina vedevo il mio adorabile Gesù nel mio interno coronato di spine, e nel vederlo in quel modo gli ho detto: “Dolce mio Signore, perché il vostro capo invidiò il flagellato vostro corpo che aveva tanto sofferto e tanto sangue aveva versato, e non volendo il capo restare da meno del corpo, onorato col fregio del patire, istigaste voi stesso i nemici a coronarvi con una sì dolorosa e tormentosa corona di spine?”

(2) E Gesù: “Figlia mia, molti significati contiene questa coronazione di spine, e per quanto ne dicessi resta sempre molto da dire, perché è quasi incomprensibile alla mente creata il perché il mio capo volle tenersi onorato con l’avere la sua porzione distinta e speciale, non generale, d’una sofferenza e spargimento di sangue a parte, facendo quasi a gara col corpo; il perché fu ché essendo il capo che unisce tutto il corpo e tutta l’anima, di modo che il corpo senza il capo è niente tanto che si può vivere senza delle altre membra, ma senza del capo è impossibile, essendo la parte essenziale di tutto l’uomo, tanto vero, che se il corpo pecca o fa del bene, è il capo che dirige, non essendo altro il corpo che uno strumento, onde, dovendo il mio capo restituire il regime ed il dominio, e meritargli nelle menti umane che entrassero nuovi cieli di grazie, nuovi mondi di verità, e ribattere nuovi inferni di peccati fino a farsi vili schiavi di vili passioni, e volendo coronare tutta l’umana famiglia di gloria, di onore e di decoro, perciò volli coronare ed onorare in primo la mia Umanità, sebbene con una corona di spine dolorosissima, simbolo della corona immortale che restituivo alle creature, tolta dal peccato. Oltre di ciò, la corona di spine significa che non c’è gloria ed onore senza spine, che non ci può mai essere dominio di passioni, acquisto di virtù, senza sentirsi pungere fin dentro la carne e lo spirito, e che il vero regnare sta nel donare sé stesso, colle punture della mortificazione e del sacrificio; inoltre queste spine significavano che vero ed unico Re sono Io, e chi solo mi costituisce Re del proprio cuore, gode pace e felicità, ed Io la costituisco regina del mio proprio regno. Onde, tutti quei rivoli di sangue che sgorgavano dal mio capo, erano tanti fiumicelli che legavano l’intelligenza umana alla conoscenza della mia sovranità sopra di loro”.

(3) Ma chi può dire tutto ciò che sento nel mio interno? Non ho parole ad esprimerlo; anzi quel poco che ho detto mi pare di averlo detto sconnesso, e così credo che deve essere nel parlare le cose di Dio, per quanto alto e sublime uno ne possa parlare, essendo Lui increato e noi creati, non si può dire di Dio che balbettando.

5-22 Ottobre 16, 1903 La Divina Volontà è luce, e chi la fa si pasce di luce.

(1) Trovandomi nel mio solito stato mi sentivo tutta piena di peccati e di amarezza, onde si è fatto come un lampo nel mio interno, ed appena ho visto il mio adorabile Gesù, ma però alla sua presenza i peccati sono scomparsi, ed io temendo ho detto: “Signore mio, come alla vostra presenza che io devo conoscere di più i miei peccati, succede il contrario?”

(2) E Lui: “Figlia mia, la mia presenza è mare che non ha confini, e chi si trova nella mia presenza è come una gocciolina, che sia pur nera o bianca, che nel mio mare si sperde, come si può più conoscere? Inoltre il mio tocco divino purga tutto, e le nere le fa bianche, come dunque tu temi? Oltre di ciò la mia Volontà è luce, e facendo tu sempre la mia Volontà ti pasci di luce, convertendosi le tue mortificazioni, privazioni e sofferenze in nutrimento di luce per l’anima, perché il solo cibo sostanzioso e che dà vera vita è la mia Volontà. E non sai tu che questo continuo nutrirsi di luce, ancorché l’anima contragga qualche difetto, la purga continuamente?”

(3) Detto ciò è scomparso.

5-23 Ottobre 18, 1903 Il peccato è un’atto opposto della volontà umana alla Divina. Il vero amore è vivere nella volontà del amato.

(1) Continuando il mio solito stato, per brevi istanti ho visto il mio adorabile Gesù, e mi ha detto:

(2)Figlia mia, sai tu che cosa forma il peccato? Un atto opposto della volontà umana alla Divina. Immaginati due amici che stanno in contraddizione, se la cosa è lieve tu dici che non è perfetta e leale la loro amicizia, fosse pure in cose piccole; come amarsi e contraddirsi? Il vero amore è vivere nella volontà altrui, anche a costo di sacrificio; se poi la cosa è grave, non solo non sono amici, ma fieri nemici. Tale è il peccato. Opporsi al Volere Divino è lo stesso che farsi nemico di Dio, sia pure in cose piccole, è sempre la creatura che si mette in contraddizione col Creatore”.

5-24 Ottobre 24, 1903 Immagine della Chiesa.

(1) Avendo detto al confessore i miei timori sul non essere Volontà di Dio il mio stato, e che almeno per prova vorrei provare a sforzarmi di uscire, e vedere se riuscivo o no. Ed il confessore, senza fare le sue solite difficoltà ha detto: “Va bene, domani proverai”.

(2) Onde io sono lasciata come se fosse stata liberata da un peso enorme. Or, avendo celebrato la santa messa ed avendo fatto la comunione, quando appena ho visto il mio adorabile Gesù nel mio interno che mi guardava fisso, colle mani giunte, in atto di chiedere pietà ed aiuto. Ed in questo mentre mi sono trovata fuori di me stessa, dentro d’una stanza dove stava una donna maestosa e veneranda, ma gravemente inferma, dentro d’un letto con le spalliere tanto alte che quasi toccavano la volta; ed io ero costretta a stare al di sopra di questa spalliera in braccio ad un sacerdote per tenerla ferma, e guardare la povera malata. Ond’io mentre stavo in questa posizione, vedevo pochi religiosi che circondavano ed apprestavano cure alla paziente, e con intensa amarezza dicevano tra loro: “Sta male, sta male, non ci vuole altro che una piccola scossa”. Ed io pensavo a tener ferma la spalliera del letto per timore che movendosi il letto potesse morire. Ma vedendo che la cosa andava per le lunghe e quasi infastidendomi dello stesso ozio, dicevo a colui che mi teneva, per carità, fammi scendere, io non sto facendo nessun bene, né dando nessun aiuto, a che pro starmi così inutile, almeno se scendo posso servirla, aiutarla”.

(3) E quello: “Non hai sentito che anche una piccola scossa può peggiorare e succederle cose tristissime? Onde, se tu scendi, non stando chi mantiene fermo il letto può anche morire”.

(4) Ed io: “Ma può essere possibile che facendo solo questo le può venire questo bene? Io non ci credo, per pietà fammi scendere”. Quindi, dopo aver ripetuto varie volte queste parole, mi ha sceso sul pavimento ed io sola, senza che nessuno mi teneva, mi sono avvicinata all’ammalata e con mia sorpresa e dolore vedevo che il letto si muoveva. A quei movimenti quella illividiva la faccia, tremava, faceva il rantolo dell’agonia. Quei pochi religiosi piangevano e dicevano: “Non c’è più tempo, è già agli estremi momenti”. Poi entravano persone nemiche, soldati, capitani per battere l’ammalata, e quella donna così morente si è alzata con intrepidezza e maestà per essere piagata e battuta. Io nel veder ciò tremavo come una canna e dicevo tra me: “Sono stata io la causa, ho dato io la spinta a succedere tanto male”. E comprendevo che quella donna rappresentava la Chiesa inferma nelle sue membra, con tanti altri significati che mi pare inutile spiegare, perché si comprende leggendo quello che ho scritto. Onde mi sono trovata in me stessa e Gesù nel mio interno ha detto:

(5) “Se ti sospendo per sempre, i nemici incominceranno a far versare il sangue alla mia Chiesa”.

(6) Ed io: “Signore, non è che non voglia stare, il Cielo mi guardi che io mi allontani dalla tua Volontà anche per un batter d’occhi, solo che se vuoi mi starò, se non vuoi mi leverò”.

(7) E Lui: “Figlia mia, non appena il confessore ti ha sciolto, cioè col dirti: ”Va bene, domani provaci”. Il nodo di vittima si è pur sciolto, perché il solo fregio dell’ubbidienza è che costituisce la vittima, e non mai l’accetterei per tale senza di questo fregio, anche a costo, se fosse necessario, di fare un miracolo della mia onnipotenza per dar lume a chi dirige, per far dare questa ubbidienza. Io soffrii, soffrii volontario, ma chi mi costituì vittima fu l’ubbidienza al mio caro Padre, che volle fregiare tutte le mie opere, dalla più grande alla più piccola col fregio onorifico dell’ubbidienza”.

(8) Quindi trovandomi in me stessa, mi sentivo un timore di provare ad uscire, ma poi me la sbrigavo dicendo: “Doveva pensare chi me l’ha dato l’ubbidienza, e poi se il Signore mi vuole io sono pronta”.