(1) Questa mattina trovandomi sommamente afflitta per la perdita del mio adorabile Gesù, quando al meglio si ha fatto vedere nel mio interno, che tutto riempiva la mia persona, cioè la mia testa, le mie braccia, e così di tutto il resto. E mentre ciò vedevo mi ha detto, quasi volendomi spiegare il significato del come si faceva vedere:
(2) “Figlia mia, perché t’affliggi essendo Io il padrone di tutta te? E quando un’anima giunge a rendermi padrone della sua mente, delle braccia, del cuore e dei piedi, il peccato non può regnare, e se qualche cosa involontaria vi entra, essendo Io il padrone, e l’anima stando sotto l’influsso della mia padronanza, sta in continua attitudine di purgazione e subito ne esce. Oltre di ciò, essendo Io santo, riesce difficile ritenere in sé qualche cosa che non è santa; di più, avendomi dato tutta sé stessa in vita, è giustizia che Io le doni tutto Me stesso in morte, ammettendola senza alcun ritardo alla visione beatifica. Onde, chi tutto a Me si dona, le fiamme del purgatorio non hanno che ci fare con essa”.