MaM
Messaggio del 11 luglio 2009:Cari figli, anche oggi vi invito in questo tempo di grazia: aprite i vostri cuori, apritevi allo Spirito Santo. Cari figli, in particolare stasera vi invito a pregare per il dono del perdono. Perdonate, cari figli, amate. Sappiate, cari figli, che la Madre prega per voi e intercede presso Suo figlio. Grazie, cari figli, per avermi accolto anche oggi, aver accolto i miei messaggi e perché vivete i miei messaggi.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - Messaggi anno:1903

4-179 Febbraio 23, 1903 Non vogliono per capo Nostro Signore. La Chiesa sarà sempre Chiesa.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata vicino ad un giardino che pareva che fosse la Chiesa, vicino al quale ci stavano persone che macchinavano un’attentato alla Chiesa e al Papa, ed in mezzo a questi ci stava Nostro Signore crocifisso, ma senza testa. Chi può dire la pena, il ribrezzo che faceva nel vedere il suo Santissimo Corpo in quello stato, e comprendevo che gli uomini non vogliono Gesù Cristo per loro capo, e siccome la Chiesa lo rappresenta su questa terra, perciò cercano di distruggere quello che ne fa le veci. Dopo mi sono trovata in un’altro luogo, in cui ho trovato altre persone che mi domandavano: “Che ne dici tu della Chiesa?”

(2) Ed io, sentendomi una luce nella mente ho detto: “La Chiesa sarà sempre Chiesa, al più potrà lavarsi nel proprio sangue, ma questo lavacro la renderà più bella e gloriosa”.

(3) Quelli nel sentire ciò hanno detto: “E’ falso, chiamiamo il nostro dio e vediamo che cosa ne dice”.

(4) Onde è uscito un’uomo che superava tutti nell’altezza, con corona in testa, ed ha detto: “La Chiesa sarà distrutta, non esisteranno funzioni pubbliche, al più qualcuna nascosta, e la Madonna non sarà più riconosciuta”.

(5) Io nel sentire ciò ho detto: “E chi sei tu che ardisci di dire questo? Non sei tu forse quel serpente condannato da Dio a strisciare la terra? Ed ora ardisci tanto da farti credere re ingannando le gente? Ti comando di farti conoscere per quel che sei”.

(6) Mentre ciò dicevo, da alto si è fatto basso basso, ha preso la forma di serpente, e facendo un lampo ha sprofondato; ed io mi sono trovata in me stessa.

4-180 Marzo 5, 1903 Gesù si fa vedere che porta un fascio di croci in braccia, e le dice che sono le croci del disinganno, che tiene pronta per ciascuno.

(1) Trovandomi nel mio solito stato mi sono trovata insieme col benedetto Gesù che portava un fascio di croci, di spine in braccia, tutto stanco ed affannato. Ed io, vedendolo in quello stato ho detto: “Signore, a che pro affannarvi tanto con questo fascio in braccia?”

(2) E Lui: “Figlia mia, queste sono le croci del disinganno, che tengo sempre pronte per disingannare le creature”.

(3) Ora, mentre ciò diceva, ci siamo trovati in mezzo alle gente, ed il benedetto Gesù, non appena vedeva uno che si attaccava alle creature, prendeva da quel fascio la croce della persecuzione e ce la dava, e quello vedendosi perseguitato, mal veduto, restava disingannato e comprendeva che erano le creature e che solo Iddio merita d’essere amato. Se qualche altro alle ricchezze, prendeva da quel fascio la croce della povertà, e ce la dava, e quel vedendosi sfumate le ricchezze, ammiserito, comprendeva che tutto è fumo quaggiù, e che vere ricchezze sono le eterne, e quindi a tutto ciò che è eterno attaccava il suo cuore. Se altro si legava alla propria stima, al sapere, il benedetto Gesù con tutta dolcezza prendeva la croce delle calunnie e delle confusioni, e ce la dava, e quello confuso, calunniato, come una maschera si toglieva e comprendeva il suo nulla, il suo essere, e tutto il suo interno ordinava in ordine solo a Dio e non più a sé stesso. E così poi di tutte le altre croci. Dopo ciò, il mio adorabile Gesù mi ha detto:

(4) “Hai visto la causa perché tengo questo fascio di croci in braccia? L’amore verso le creature me lo costringe a tenerlo, stando in continua attitudine per loro; essendo la croce il primario disinganno ed il primo che giudica l’operato delle creature, in modo che se la creatura si arrende, la croce le farà scansare il giudizio di Dio, tenendomi soddisfatto quando uno in vita si sottopone al giudizio della croce; se poi non si arrende, si troverà nell’ambiente del secondo disinganno della morte, e sarà giudicato con più strettissimo rigore da Dio, molto più per avere scappato dal giudizio della croce, che è tutto giudizio d’amore.

(5) Dopo ciò è scomparso, ed io comprendevo pure che è vero che Gesù ama la croce, ma molte volte l’uomo stesso incita, stuzzica Gesù a dargli la croce, perché se stesse ordinato in ordine a Dio, a sé stesso ed alle creature, non vedendo in lui nessun disordine, il Signore se ne starebbe e darebbe pace.

4-181 Marzo 6, 1903 Gesù la porta a vedere il mondo e dice “ecce homo”.

(1) Dopo aver molto stentato, il benedetto Gesù si faceva vedere da dentro il mio interno dicendomi:

(2) “Vogliamo andare a vedere se le creature mi vogliono”.

(3) Ed io: “Sicuro che vi vorranno, essendo voi l’Essere più amabile, chi avrà ardire di non volervi?”

(4) E Lui: “Andiamo e poi vedrai quello che faranno”.

(5) Ci siamo andati e quando siamo giunti ad un punto dove ci stavano molta gente, è uscita la sua testa da dentro il mio interno ed ha detto quelle parole che disse Pilato quando lo mostrò al popolo: Ecce Homo. E comprendevo che quelle parole significavano se volevano che il Signore regnasse per loro Re, ed avesse il dominio nei loro cuori, nelle menti, ed opere; e quelli risposero: “Toglietelo, non lo vogliamo, anzi crocifiggetelo, acciocché sia distrutta ogni sua memoria”. Oh! quante volte si ripetono queste scene. Onde il Signore ha detto a tutti: “Ecce Homo”.

(6) Nel dire ciò è successo un mormorio, una confusione, chi diceva: Non lo voglio per mio Re, voglio la ricchezza; un’altro il piacere, un’altro l’onore, chi le dignità, e chi tante altre cose. Con ribrezzo ascoltavo queste voci, ed il Signore mi ha detto:

(7) “Hai inteso come nessuno mi vuole, eppure questo è niente; volgiamoci al ceto religioso e vediamo se mi vogliono”.

(8) Onde mi sono trovata in mezzo ai sacerdoti, vescovi, religiose, devote; e Gesù con voce sonora ha ripetuto: “Ecco Homo”.

(9) E quelli dicevano: “Lo vogliamo, ma vogliamo anche il nostro comodo, altri, lo vogliamo, ma unito all’interresse. Rispondevano altri: Lo vogliamo ma unito alla stima, l’onore; che se ne fa un religioso senza stima? Replicavano altri: Lo vogliamo, ma unito a qualche soddisfazione di creatura, come si può vivere solo e senza che nessuno ci soddisfaccia? E certuni giungevano a volere al meno la soddisfazione nel sacramento della confessione, ma solo solo quasi nessuno lo voleva, non mancando pure che qualch’uno non si curasse affatto di Gesù Cristo”.

(10) Onde tutto afflitto mi ha detto: “Figlia mia, ritiramoci, hai visto come nessuno mi vuole, o al più mi vogliono unito con qualche cosa che loro piace, Io non mi contento di questo, perché il vero regnare è quando si regna solo”.

(11) Mentre ciò diceva mi sono trovata in me stessa.

4-182 Marzo 9, 1903 Gesù parla de l’umiltà e della corrispondenza.

(1) Continuando il mio solito stato, sentivo che nel mio interno il benedetto Gesù pregava dicendo:

(2) “Padre Santo, glorifica il nome tuo, confondi e nasconditi ai superbi e manifestati agli umili, perché il solo umile ti riconosce per suo Creatore, e si riconosce per tua creatura”.

(3) Detto ciò non si ha fatto più sentire, sebbene io comprendevo la forza dell’umiltà innanzi a Dio, mi pareva che non ha nessun ritegno ad affidargli i più preziosi tesori, anzi tutto è aperto per gli umili, nessuna cosa è sotto chiave; tutto all’opposto per i superbi, anzi pare che gli mette un laccio ai loro piedi per confonderli ad ogni passo. Onde dopo poco si ha fatto vedere un’altra volta, e mi ha detto:

(4) “Figlia mia, se un corpo è vivo, si conosce dal calore interno continuo, ché si può dare che mediante qualche calore esterno può riscaldarlo, ma non venendo dalla vera vita, ritorna subito a raffreddarsi. Così l’anima si può conoscere se è viva alla grazia, se la sua vita interna è viva nell’operare, all’amarmi, se sente la forza della mia stessa vita nella sua; se poi, è per qualche causa estrinseca che se accalora, fa qualche bene e poi si raffredda, ritorna ai vizi, commette le solite debolezze, c’è gran certezza ch’è morta alla grazia, oppure sta negli ultimi estremi di vita. Così si può conoscere se veramente sono Io che vado all’anima, se sente la mia grazia nel suo interno e tutto il suo bene si fonda nel suo interno; se poi è tutto esterno e niente avverte nel suo interno di bene, ci può essere l’opera del demonio”.

(5) Mentre ciò diceva è scomparso, ma poco dopo è ritornato ed ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, quanto può essere terribile per quelle anime che sono state molto fecondate dalla mia grazia, e non hanno corrisposto. La nazione Ebrea, la più prediletta, la più fecondata, eppure la più sterile, e tutta la mia persona non fece quel frutto che fece Paulo nelle altri nazioni, meno fecondate ma più corrispondente, perché l’incorrispondenza alla grazia accieca l’anima e la fa travedere e la dispone all’ostinazione, anche di fronte di qualunque miracolo”.

4-183 Marzo 12, 1903 Lamenti. Gesù parla della sua vita e dell’Eucaristia.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi vedevo tutta sola ed abbandonata, onde dopo avere molto stentato si è fatto vedere nel mio interno, ed io gli ho detto:

(2) “Dolce mia vita, come sola mi avete lasciato, quando tu mi mettesti in questo stato tutto fu unione, e tutto fu combinato insieme, e con dolce forza tutta a Te mi tirasti. Oh! come si è cambiata la scena, non solo mi hai abbandonato, non solo non mi fai nessuno sforzo per tenermi in quello stato, ma sono costretta a farvi un continuo sforzo per non uscire da questa posizione, e questo sforzarvi è per me un continuo morire”.

(3) E Lui mi ha detto: “Figlia mia, lo stesso ha successo quando nel concistoro della Sacrosanta Trinità si decretò il mistero della Incarnazione per salvare l’umano genere, ed Io unito con la loro Volontà accettai e mi offrii vittima per l’uomo; tutto fu unione tra loro e tutto combinato insieme, ma quando mi misi all’opera vi giunse un punto, specie quando mi trovai nell’ambiente delle pene, degli obbrobri, carico di tutte le scellerataggini delle creature, vi restai solo ed abbandonato da tutti, fin dal mio caro Padre; non solo, ma così carico di tutte le pene come stavo dovevo sforzare l’Onnipotente che accettassi e che mi facesse continuare il mio sacrificio per la salvezza di tutto il genere umano, presente e futuro. E questo l’ottenni, il sacrificio dura ancora, lo sforzo è continuo, sebbene tutto sforzo d’amore, e vuoi sapere dove e come? Nel sacramento dell’Eucaristia; là il sacrificio è continuo, perpetuo è lo sforzo che faccio al Padre ché use misericordia alle creature ed alle anime per ottenere il loro amore, e mi trovo in continuo contrasto di morire continuamente, sebbene tutte morti d’amore. Quindi, non sei tu contenta che ti metta a parte ai periodi della mia stessa vita?”

4-184 Marzo 18, 1903 Gesù dice che chi fa il suo Volere sceglie l’ottimo.

(1) Questa mattina avendomi detto il confessore se mi sentisse il desiderio di patire, io gli ho risposto: “Sì, ma mi sentivo più quieta, godevo più pace e contento quando non volevo altro se non ciò che vuole Iddio; perciò in quello volevo fermarmi. Onde dopo, essendo venuto il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, tu hai scelto l’ottimo; perché chi sta sempre nella mia Volontà, mi lega in modo da fare uscire da Me una continua virtù da tenerla in continua attitudine verso di Me; tanto che essa forma il mio cibo ed Io il suo. Invece, ancorché l’anima facesse cose grandi, sante e buone, siccome non è virtù che è uscita da Me, non potrà essermi cibo gustoso, perché non le riconosco per opera della mia Volontà”.

Deo Gratias.

5-1 I.M.I.

(1) In nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

(2) Signore, venite in mio aiuto, legatemi questa volontà ribelle che vuole sempre ricalcitrare contro la santa obbedienza, mi mette in tale ristrettezza, che mentre delle volte pare morta, allora più che mai, come serpe me la sento viva e mi rode dentro, perciò legatemi con nuove funi; anzi riempitemi della vostra Santa ed adorabile Volontà fino a traboccarne fuori in modo che la mia volontà resti consumata nella vostra, ed allora potrò avere la felicità di non più lottare contro la santa obbedienza. E tu, o santa obbedienza, perdonami se ti muovo sempre guerra e dammi la forza per poterti in tutto placidamente seguire, che delle volte pare che ne abbia tutta la ragione. Come lottare contro di te, come in questo scrivere sul conto del confessore, ma via, facciamo silenzio, non facciamo più indugi ed incominciamo a scrivere.

(3) Siccome il mio confessore passato si trovava molto occupato, molto più che nel corso degli anni che lui mi dirigeva, non potendo lui venire, ci veniva il confessore presente, ma io non ci ho pensato mai che doveva trovarmi nelle mani di questo, molto più che n’ero contenta di quello, e ci aveva tutta la mia fiducia. Quale, circa un anno e mezzo prima che mi fosse confessore, stando nel mio solito stato, il benedetto Gesù mi disse di non essere contento che il confessore non si brigava più del mio interno, e del modo come lui concorreva con Nostro Signore sul mio stato, dicendomi che:

(4) “Quando ci metto nelle mani del confessore anime vittime, il lavorio del loro interno deve essere continuo, perciò digli: O mi corrisponde, o ti metto nelle mani di qualche altro”.

(5) Ed io: “Signore, che dite, chi sarà colui così paziente che dovrà prendersi questa croce di venire ogni giorno a sacrificarsi come questo confessore?”

(6) E Gesù: “Darò lume, nominando il confessore presente, e ci verrà”.

(7) Ed io: “Quanto è impossibile che quello si metterà a prendere questa croce”.

(8) E Gesù: “Sì, ci verrà, e poi, quando non sentirà a Me, ci manderò la mia Madre, e lui che l’ama non le negherà questo favore. Certo che a chi veramente si ama non si rimandano indietro. Però voglio vedere un altro poco che cosa fa questo, e digli tutto ciò che ti ho detto”.

(9) Quando venne il confessore gli narrai tutto, ma poveretto, una nuova occupazione da lui presa lo rendeva impossibilitato ad occuparsi del mio interno, si vedeva proprio che non era la volontà, ma l’impotenza che non poteva occuparsi da me. Quando si lo diceva s’impegnava meglio, e subito ritornava a non brigarsi come prima. Gesù benedetto si lamentava di lui, ed io lo ridicevo al confessore. Un giorno lui stesso mi mandò il padre presente, ed io anche con lui aprii l’anima mia dicendogli tutto ciò che ho 4[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta detto, lui accettò di venire ed io restai meravigliata come aveva detto sì, e dicevo tra me: “Aveva ragione Gesù”. Ma subito cessò la meraviglia, non so dire come, durò appena quanto dura un’ombra che subito sfugge. Vi venne appena due o tre giorni e non si vide più, anche come ombra sfuggì ed io continuavo a starmene nelle mani del confessore passato, adorando le disposizioni di Dio, molto più che io n’ero contenta di quello che tanti sacrifici aveva fatto per causa mia. Dopo che passò circa un altro anno, ed io sentendomi un bisogno di coscienza lo dissi al confessore passato, e mi disse: “Ti mando Don Gennaro”. Cioè il padre presente, investendosi della mia necessità.

(10) Impensierita su di una tempesta successa tra loro, Gesù ha ripetuto: “Non movete le cose, tutto ho disposto Io e tutto ciò ch’è stato fatto, è stato ben fatto”.

5-2 Marzo 19, 1903 Il vero amore è quel che soffrendo per Dio, vuole più soffrire.

(1) Questa mattina vedevo il confessore tutto umiliato, ed insieme il benedetto Gesù e san Giuseppe, il quale gli ha detto: “Mettiti all’opera, ed il Signore è pronto a darti la grazia che vuoi”.

(2) Dopo ciò, vedendo il mio caro Gesù sofferente come nel corso della Passione gli ho detto: “Signore, non sentivate stanchezza nel soffrire tante diverse pene?

(3) E Lui: “No, anzi una sofferenza accendeva più il cuore a soffrire l’altra, questi sono i modi del patire divino; non solo, ma nel patire ed operare non guarda altro che al frutto che da quello riceve. Io nelle mie piaghe e nel mio sangue vedevo le nazioni salvate, il bene che ricevevano le creature, ed il mio cuore anziché provare stanchezza ne sentiva gioia e ardente desiderio di più soffrire. Onde questo è il segno se ciò che si soffre è partecipazione delle mie pene: Se unisce patire e gioia di più patire, e se nel suo operare opera per Me, se non guarda a ciò che fa, ma alla gloria che dà a Dio ed al frutto che ne riceve.

5-3 Marzo 20, 1903 Gesù e san Giuseppe consolano al padre nelle sue difficoltà.

(1) Trovandomi fuori di me stessa, vedevo il padre tutto difficoltà in riguardo alla grazia che vuole, e Gesù benedetto un’altra volta con san Giuseppe che gli dicevano:

(2) “Se ti metti all’opera tutte le tue difficoltà scompariranno, e se ne cadranno come squame di pesce”.

5-4 Marzo 23, 1903 Se l’amore è santo forma la vita della santificazione, se è perverso la vita della dannazione.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, dopo d’aver molto stentato, per poco ho visto il mio adorabile Gesù fra le mie braccia ed una luce che gli usciva dalla sua fronte, ed in questa luce stavano scritte queste parole: L’amore è tutto per Dio e per l’uomo, se cessa l’amore cesserebbe la vita, però due specie d’amore vi sono, l’uno spirituale e divino, l’altro corporale e disordinato, e tra questi amori vi è gran differenza tra loro per l’intensità, molteplicità, diversità, si può dire quasi la differenza che passa tra il pensare della mente e l’operare delle mani; la mente in brevissimo tempo può pensare a cento cose, dove le mani appena possono compire un’opera sola”. Iddio Creatore, e se crea le creature, il solo amore le fa creare; se tiene in continua attitudine tutti i suoi attributi verso le creature, è l’amore che a ciò lo spinge e gli stessi attributi dall’amore ne ricevono la vita; lo stesso amore disordinato, come le ricchezze, i piaceri e tante altre cose, non sono queste che formano la vita dell’uomo, ma se sente amore a queste cose, non solo formano la vita, ma giunge a farne un idolo proprio. Sicché se l’amore è santo forma la vita della santificazione, se è perverso forma la vita della dannazione”.