MaM
Messaggio del 25 luglio 2009:Cari figli, questo tempo sia per voi tempo di preghiera. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 5-24 Ottobre 24, 1903 Immagine della Chiesa.

(1) Avendo detto al confessore i miei timori sul non essere Volontà di Dio il mio stato, e che almeno per prova vorrei provare a sforzarmi di uscire, e vedere se riuscivo o no. Ed il confessore, senza fare le sue solite difficoltà ha detto: “Va bene, domani proverai”.

(2) Onde io sono lasciata come se fosse stata liberata da un peso enorme. Or, avendo celebrato la santa messa ed avendo fatto la comunione, quando appena ho visto il mio adorabile Gesù nel mio interno che mi guardava fisso, colle mani giunte, in atto di chiedere pietà ed aiuto. Ed in questo mentre mi sono trovata fuori di me stessa, dentro d’una stanza dove stava una donna maestosa e veneranda, ma gravemente inferma, dentro d’un letto con le spalliere tanto alte che quasi toccavano la volta; ed io ero costretta a stare al di sopra di questa spalliera in braccio ad un sacerdote per tenerla ferma, e guardare la povera malata. Ond’io mentre stavo in questa posizione, vedevo pochi religiosi che circondavano ed apprestavano cure alla paziente, e con intensa amarezza dicevano tra loro: “Sta male, sta male, non ci vuole altro che una piccola scossa”. Ed io pensavo a tener ferma la spalliera del letto per timore che movendosi il letto potesse morire. Ma vedendo che la cosa andava per le lunghe e quasi infastidendomi dello stesso ozio, dicevo a colui che mi teneva, per carità, fammi scendere, io non sto facendo nessun bene, né dando nessun aiuto, a che pro starmi così inutile, almeno se scendo posso servirla, aiutarla”.

(3) E quello: “Non hai sentito che anche una piccola scossa può peggiorare e succederle cose tristissime? Onde, se tu scendi, non stando chi mantiene fermo il letto può anche morire”.

(4) Ed io: “Ma può essere possibile che facendo solo questo le può venire questo bene? Io non ci credo, per pietà fammi scendere”. Quindi, dopo aver ripetuto varie volte queste parole, mi ha sceso sul pavimento ed io sola, senza che nessuno mi teneva, mi sono avvicinata all’ammalata e con mia sorpresa e dolore vedevo che il letto si muoveva. A quei movimenti quella illividiva la faccia, tremava, faceva il rantolo dell’agonia. Quei pochi religiosi piangevano e dicevano: “Non c’è più tempo, è già agli estremi momenti”. Poi entravano persone nemiche, soldati, capitani per battere l’ammalata, e quella donna così morente si è alzata con intrepidezza e maestà per essere piagata e battuta. Io nel veder ciò tremavo come una canna e dicevo tra me: “Sono stata io la causa, ho dato io la spinta a succedere tanto male”. E comprendevo che quella donna rappresentava la Chiesa inferma nelle sue membra, con tanti altri significati che mi pare inutile spiegare, perché si comprende leggendo quello che ho scritto. Onde mi sono trovata in me stessa e Gesù nel mio interno ha detto:

(5) “Se ti sospendo per sempre, i nemici incominceranno a far versare il sangue alla mia Chiesa”.

(6) Ed io: “Signore, non è che non voglia stare, il Cielo mi guardi che io mi allontani dalla tua Volontà anche per un batter d’occhi, solo che se vuoi mi starò, se non vuoi mi leverò”.

(7) E Lui: “Figlia mia, non appena il confessore ti ha sciolto, cioè col dirti: ”Va bene, domani provaci”. Il nodo di vittima si è pur sciolto, perché il solo fregio dell’ubbidienza è che costituisce la vittima, e non mai l’accetterei per tale senza di questo fregio, anche a costo, se fosse necessario, di fare un miracolo della mia onnipotenza per dar lume a chi dirige, per far dare questa ubbidienza. Io soffrii, soffrii volontario, ma chi mi costituì vittima fu l’ubbidienza al mio caro Padre, che volle fregiare tutte le mie opere, dalla più grande alla più piccola col fregio onorifico dell’ubbidienza”.

(8) Quindi trovandomi in me stessa, mi sentivo un timore di provare ad uscire, ma poi me la sbrigavo dicendo: “Doveva pensare chi me l’ha dato l’ubbidienza, e poi se il Signore mi vuole io sono pronta”.