(1) Trovandomi nel solito mio stato, per poco ho visto il mio adorabile Gesù e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il peccato offende Dio e ferisce l’uomo, e siccome fu fatto dall’uomo, ed offeso Dio, per ricevere una piena soddisfazione ci voleva un uomo ed un Dio che soddisfacesse. E la trentina degli anni del mio corso mortale soddisfece per le tre età del mondo, per i tre diversi stati di leggi: Di natura, scritta, e di grazia, e per le tre diverse età di ciascun uomo: Adolescenza, gioventù e vecchiezza. Io per tutti soddisfeci, meritai, ed impetrai; e la mia Umanità serve di scala per salire al Cielo; ma se l’uomo non vi sale questa scala con l’esercizio delle proprie virtù, in vano si provi a salirvi e renderà inutile per sé stesso il mio operato”.
(3) Ond’io, sentendo nominare il peccato ho detto: “Signore, dimmi un po’ perché tanto vi piacete quando un’anima s’addolora di avervi offeso”.
(4) E Lui: “Il peccato è un veleno che tutta l’anima avvelena e la rende tanto deforme, da farle scomparire in sé stessa la mia immagine, ed il dolore distrugge questo veleno e le restituisce la mia immagine, il vero dolore è un contravveleno, e siccome il dolore distrugge il veleno vi fa un vuoto nell’anima, e questo vuoto lo riempie la mia grazia; ecco la causa del mio piacere, ché veggo risorta per mezzo del dolore l’opera della mia Redenzione”.